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sabato 3 novembre 2012

Repubblica e l'internet che non c'è

Scene da un futuro anteriore.

Ieri ho fatto una cosa che faccio sempre più di rado: ho comprato la Repubblica di carta. Ero in cerca di approcci provinciali al dibattito sull'accorpamento delle province, e so che in questo la Rep non mi delude mai; per esempio stavolta c'era una paginata dedicata a personaggi illustri a cui veniva chiesto di dire qualcosa di campanilistico, un pisano è riuscito a dire che i livornesi sono i migliori amici dell'uomo, roba così. Sullo sfondo c'è la più grande (e drastica) risistemazione delle entità amministrative locali in Italia, però a Repubblica hanno deciso che è solo una rissa a chi ha il campanile più lungo, e non c'è verso di uscirne. Ne parliamo un'altra volta.

Ieri ho comprato la Repubblica di carta. È una cosa che faccio sempre più di rado, perché - banalmente - su internet trovo quasi tutto quello che mi serve. Forse proprio perché non la compro più spesso riesco a notare le differenze, come con gli amici che smetti di vedere tutti i giorni. Ecco, rispetto a qualche mese fa, credo che a Repubblica stiano sviluppando un'ossessione per internet. Non siamo ancora al livello dell'ossessione televisiva che dilagò su tutti i quotidiani nazionali negli anni '90, quando si parlava per pagine e pagine di quello che era successo in tv la sera prima; però la direzione mi sembra quella. Per dire, la prima cosa che ieri si leggeva in alto a sinistra era: "YouTube" (no, in realtà si leggeva "La cultura", ma era un titoletto: e sotto il sottotitolo: "YouTube anni '70").

Dici: che c'è di male a parlare di internet? Non c'è niente di male, tanto più che effettivamente un sacco di cose ormai succede su internet. Il problema è l'ossessione. L'ossessione ti spinge a vedere anche cose che non succedono, su un internet che non c'è. Ieri su Repubblica, a pagina 3, si leggevano le seguenti, incredibili righe:

Il fortino di Casaleggio vanta il supporto di almeno dieci internauti capaci di un indice klout superiore a 75 (indice che valuta da 1 a 100 la capacità di influenza sui social network). Vuol dire che ciascuno di quei dieci "megafoni" è in grado di contattare, influenzare, condizionare almeno 100 mila persone, centomila elettori. Dunque un milione, giusto per capire di che numeri parliamo. E di quanto il virtuale stia acquisendo nel giro di poche settimane peso politico reale, si stia trasformando in consensi e in voti.

Non saprei neanche da dove iniziare. Ammetto di non essere andato a controllare chi siano i dieci internauti casaleggiani con un indice superiore a 75, dal momento che considero l'indice klout una simpatica scemenza, come tante su internet, che non misura certo il tuo grado di influenza - o meglio, qualche cosa la misurerà, per esempio se fai una grossa cazzata on line e tutti ne parlano, il tuo indice klut aumenta. Sarebbe interessante cercare di capire come funziona klout, che senso abbia klout, se valga la pena di misurare qualsiasi cosa con i parametri di klout, ma non ho tempo e vorrei che passasse un messaggio semplice: caro Carmelo Lopapa, chi ti ha detto che con 75 punti klout riesci a "contattare, influenzare, condizionare almeno 100mila persone" ti stava prendendo per il culo, ok? Ma di brutto. Non è che già che c'era ti ha venduto una certa fontana barocca a Roma, posizione centralissima, sei sicuro? In ogni caso, se ci fossero anche dieci persone in Italia in grado di influenzare 100mila persone scribacchiando cosine su internet, messe assieme non farebbero un milione. Non è così che funziona. È un po' come dire che siccome in Italia siamo 60 milioni, e abbiamo tutti avuto un papà e una mamma, allora i nostri genitori erano 120 milioni. Non si fanno queste moltiplicazioni nelle scienze sociali. Casaleggio avrà pure i suoi influencer, e loro avranno pure qualche decina di migliaia di utenti nel loro parco buoi: però non hanno dieci parchi buoi diversi, ne hanno uno solo. Vale un milione di voti? Non so, non credo, d'altro canto su scala nazionale un milione di voti non è nemmeno un granché. Ma se davvero il fortino di Casaleggio ha questa potenza di fuoco, mi spieghi perché Grillo, che ha un'età, continua a fare campagna con la cosa meno virtuale e internettiana che esista, il suo corpo? Che bisogno c'era di farsi lo stretto a nuoto, e di comiziare piazza per piazza, il tutto per tirar su nemmeno 300.000 voti? Non poteva mandare avanti i suoi dieci uomini d'oro?

Ma chi è che continua a spacciare la bufala di Casaleggio eminenza dell'internet, giusto perché gestisce il blog di Beppe Grillo? Lopapa, ma lo sai che in questo momento Casaleggio e Grillo sono il principale ostacolo all'evoluzione internettistica del Movimento 5 Stelle, dove c'è un sacco di gente che vorrebbe passare a una piattaforma digitale più decente? Dai, a noi puoi dircelo, chi è che ti ha evangelizzato su Klout? Ahimè, il pezzo prosegue così:

Il deputato Pd Mario Adinolfi - tra i più attenti osservatori e frequentatori del web -

Ahi.

Nell'inserto culturale poi c'è una paginata di Deaglio dedicata interamente a un tumblr (davvero bello e interessante). In effetti potrebbe anche essere una novità assoluta, un momento storico, la prima volta che un tumblr va su Repubblica. Conta poco che dalle nostre parti ormai Tumblr sia percepito una cosa simpatica ma un po' vecchiotta, diciamo, quasi modernariato. Su Repubblica ne parlano come di una nuova dimensione della fisica, qualcosa che non può nemmeno essere immaginato, per cui ogni espressione verbale deve rimanere nel vago, nell'approssimativo. "È una sorta di sito", dice l'occhiello: chissà poi perché, una sorta. Deaglio in realtà riesce a definirlo con una certa precisione: "per intenderci, è una specie di blog, però fatto solo di immagini e di un breve testo"; dovendo definire il 90% dei tumblr che conosco, non sarei altrettanto sintetico e preciso. Mi rimane il dubbio che molti lettori di Repubblica nemmeno sappiano cosa sia un blog, e forse lo stesso dubbio deve avere assalito Deaglio o il titolista, che a un certo punto hanno deciso di farla più semplice e paragonare il tumblr a youTube. Perché? Non è chiaro, salvo che youtube lo sanno più o meno tutti cos'è. La paginata si intitola infatti METTI YOUTUBE NEGLI ANNI '70, e forse è semplicemente un paraculissimo tentativo di attirare i lettori ventenni (youtube) e i cinquantenni (anni settanta!), un po' come in Notte prima degli esami qualcuno ha pensato di mettere Vaporidis con Venditti e ha fatto il botto.

Il problema semmai sono quelli come me, che di fronte a un titolo così vanno in confusione e restano per cinque minuti a pensare: ma in che senso? Youtube? Negli anni Settanta? Ma c'è un sacco di '70 su Youtube. O vuole dire un'altra cosa? Youtube+Settanta uguale a? Uguale a? Trovato! TecheTecheTe'! No, aspetta, parla di un tumblr. Ma ci sono dei video? No. E allora perché dice che è youtube se invece è un tumblr? Ecco, mentre un emisfero del cervello continua a farsi 'ste domande cretine, l'altro sta leggendo un pezzo di Deaglio che sembra costruito con avanzi di testi di Battiato:

Anche se è solo un piccolo esperimento (per ora), si tratta della distruzione di vecchie categorie interpretative, della loro frantumazione e della loro riproposizione, come tante palline di mercurio, in un movimento non organizzato. Un vecchio brodo culturale, che se ne stava dimenticato in un’ampolla, ma che però costituiva il Sacro Testo della nostra interpretazione degli eventi, viene agitato e versato sulla tovaglia. Sporca, certo, come un blog o un primordiale YouTube; ma, proprio per questo, ti obbliga ad intervenire. Crea un caos, che necessita di risposte. Decostruisce, frantuma, è acefalo come solo può esserlo la cronaca, ma ha un grande dono. È storia, non solo vera, ma soprattutto viva. E se questa è un’operazione a posteriori aiuta però ad immaginare come ora leggiamo il presente, immersi in un collage di immagini, testi, video dove cronologia e causalità sono scomparse.

Anche qui, boh. Deaglio, non so bene come dirtelo, è un tumblr. Un tumblr molto superiore alla media, ma comunque è un tumblr. La cosa più normale del mondo, ormai. E comunque l'abitudine a postare schizzi randomizzati di brodo culturale del nostro passato recente esisteva prima di tumblr, è uno dei motivi per cui certi mattoidi aprivano siti nei preistorici anni Novanta. Dopodiché, l'emozione di trovarsi davanti lacerti di un passato condiviso, e la sorpresa di trovarli molto diversi dal passato conservato nei ricordi, è una cosa che capisco benissimo. Ma con tutto il rispetto, internet è piena di posti così; la cosa veramente nuova è che ne hai finalmente trovato uno, e magari ci hai passato una notte intera: benvenuto! Sei uno di noi!

In un vecchissimo romanzo Urania, L'occhio del purgatorio, un pittore soffriva di una sindrome che non gli consentiva più di vedere gli oggetti nel loro presente, ma solo in un futuro che accelerava sempre più: dopo qualche tempo vedeva solo scheletri al posto delle persone, solo macerie al posto delle case, eccetera. L'unico sistema per vedere le cose intorno a sé era scattare fotografie: le vedeva già invecchiate, ingiallite, ma erano le uniche immagini del presente che riusciva a percepire. Ecco, se compro Repubblica ormai ci trovo qualcosa del genere: mi parlano del mondo in cui vivo, un mondo in cui ci sono i social network, c'è youtube, ci sono anche i tumblr, insomma ci sono anch'io... ma tutto è stranamente ingiallito, virato seppia, come se Wells fosse arrivato qui con la sua Macchina del Tempo vittoriana, avesse scattato una foto, e dopo un secolo io vedessi la foto su un tumblr. Un futuro anteriore.

17 commenti:

  1. Questo articolo, come quello dell'anno scorso, meriterebbe un importante riconoscimento... hai centrato in pieno tante di quelle tematiche che mi hai quasi emozionato. Bravo Leonardo

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  2. "...ma non o tempo e vorrei che passasse un messaggio... "
    Prof!
    Si?!
    Insieme ai pannolini abbiamo buttato le h?
    NO, O solo sonno!

    Con affetto

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    1. Si vede che non havevo tempo di rileggere...

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    2. :-)
      no problem!
      meglio una h di meno che un abuso delle virgolette.
      e che "tumblr"!

      Ma perche' poi Deaglio scrive tumblr tra virgolette?

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  3. La situazione non è poi così surreale, le generazioni che convivono oggi sono lontane anni luce l'una dall'altra. Pensiamo a nostro nonno che non ha mai usato il cellulare e a nostro nipote "nativo digitale", esattamente futuro anteriore!

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  4. Una sorta di, una specie di: indici (chiari) che qualcuno non aveva le idee chiare sull'argomento che stava affrontando...

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  5. Ma Deaglio è quello costretto a passare parecchio tempo con la Fornero?
    Se sì si capiscono tante cose, altrimenti è grave. Secondo me, nèh.

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  6. @ Juhan
    No, Enrico è il cognato. Il fratello Mario lo sposo.

    @ Leonardo.
    Post gustosissimo.

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  7. Bellissimo post. Questi dementi dei giornalai di partito si stanno inventando l'alleanza Di Pietro-Grillo, e la strombazzano un po' su tutti i media. Siamo ridotti veramente male.

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  8. Anche io alle volte resto un po' perplesso per il modo banalizzante e semplificatorio con cui certi giornali affrontano l'argomento internet, spesso trattandolo come un blocco monolitico. Fa riflettere ad esempio l'espressione "esperto di internet"... cosa è esattamente un esperto di internet? Un hacker che è in grado di violare il sito della NASA? Oppure un fighetto che passa la propria su Facebook? Oppure un alpinista che conosce decine di siti che parlano di montagna ed escursioni? Oppure uno membro di Wikipedia che è stato eletto a cariche elevate?
    L'espressione "esperto di internet" è ambigua al pari di "esperto del mondo". Un assiduo frequetatore dei bordelli di Bangkok? Uno che ha scalato le Ande? Uno che ti sa indicare un ottimo ristorantino in campagna?
    Anche la frattura generazionale mi sembra una visione semplicistica: conosco nonnine tecnologiche maestre nello scaricare files piratati e ventenni che non sanno adoperare la posta elettronica. E' semplicemente una questione di accesso e di abitudine, un po' come la bicicletta: c'è chi la usa e chi non la usa, indipendentemente dall'età. Di solito per internet un livello di istruzione elevata è indice di una consuetudine all'uso della rete, ma non è assolutamente condizione necessaria. Come per tutti i mezzi, una istruzione elevata permette di comprenderlo meglio e di esserne utenti attivi e non di subirlo, ma credo che la stessa cosa valesse pure per il telegrafo.
    Ma comunque direi che è stato fatto un passo avanti: sino a qualche anno fa internet veniva visto come popolato da individui strani, spesso pedofili, membri di bizzarre sette, terroristi (e/o terronisti?), preferibilmente con problemi relazionali e in ogni caso abbastanza pericolosi per la Gente Normale.

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  9. Basta che poi non dai dei fighetti a quelli accusati di stare troppo in rete e poco "sul territorio" o nel "paese reale": dovessi fare un'ipotesi, direi che un lettore su dieci di Repubblica (forse) sa cosa sia un Tumblr. Siamo tutti microcosmi.

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  10. Uno su dieci mi sembra un rapporto ottimista, poi non credo che sia così fondamentale sapere cos'è un tumblr (ma bastava dire: è una specie di album di ricordi alla rinfusa).

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  11. Sono felice che sia stato citato L'occhio del Purgatorio di Jacques Spitz, uno dei miei più grandi spaventi letterari da piccola... Grazie a lei, Leonardo, per il suo bellissimo blog.

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