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venerdì 11 gennaio 2013

La scena cult

Muore Mariangela Melato (la meravigliosa, magnifica, Mariangela Melato) e sulla home di Repubblica compare, accanto ai coccodrilli del caso, il link tutto in maiuscolo: VIDEO: LA SCENA CULT . Siccome hai un debole per i culti, specie quelli che sembra che tutti condividano tranne te, clicchi, e ti trovi di fronte a una clip brevebreve in cui Giancarlo Giannini, dall'alto di una rupe (e di una trucida superiorità antropologico-culturale) le grida, testuale: M'HAIRROTTO LAMMINCHIA!
IO FACCIO QUELLO CHE STRATACAZZOMMI PARE!
TROIA!
MA CHI TI CREDI DI ESSERE!
MAVAFFANCULO, VA'!

Che per carità, forse può essere davvero un modo divertente, intelligente, e soprattutto non snob (bisogna stare sempre attenti a non sembrare snob) di ricordare una grandissima attrice. Mariangela Melato fu Medea, lavorò con Ronconi e Visconti, però se ce la ricordiamo tutti per i film della Wertmüller un motivo ci sarà.

A questo punto viene in mente che quando compì ottant'anni l'altra grandissima, bravissima protagonista del cinema italiano di quegli anni, Monica Vitti, una delle prime cose che si vide in tv fu un montaggio di tutte le botte che aveva preso nelle commedie all'italiana. Botte tremende, con rumori che oggi userebbe soltanto Neri Parenti, ammesso che Parenti faccia ancora dei film, non so, magari ha smesso. Qualche ceffone con lo schiocco se lo prese anche la Melato, d'altronde la commedia all'italiana funzionava così: mostrava l'Italia per quel che era, un posto dove le donne finivano all'ospedale. Ci finiscono ancora adesso che i registi preferiscono mostrare altre cose, quindi forse le cose non sono così migliorate. Anche se, forse.

Forse il punto non è tanto che in Amore mio aiutami Alberto Sordi si vanti delle costole che è riuscito a incrinare alla moglie (anche se non è vero che mandò la controfigura Fiorella Mannoia in ospedale). O che Giannini in Travolti da un insolito destino violenti la sua datrice di lavoro. Il fatto è che entrambi i film sono congegnati in modo da stimolare la complicità dello spettatore - almeno dello spettatore maschio. Quando a metà del film Sordi chiude il pugno e decide di passare alle maniere forti, è come se quel pugno glielo piegasse telepaticamente lo spettatore, che ha visto la Vitti rendersi sempre più insopportabile e non la regge più, Quella lì ha scassato la minchia. Quando Giannini urla il suo proclama, siamo tutti con lui, finalmente qualcuno ha il coraggio di dire a voce alta cosa pensa delle insopportabili borghesi di Milano: troie. E scatta il cult. È lo stesso fenomeno che ha fatto sì che la frase più famosa degli ultimi trent'anni di cinema italiano (almeno in Italia) sia diventata La corazzata Potiemkin è una cagata pazzesca. Non è vero (d'altro canto chi l'ha mai vista, la corazzata in questione, da Fantozzi in poi nessuno ha sentito la necessità di verificare), ma dirlo era tantissimo liberatorio, e il sospetto è che i nostri padri andassero al cinema soprattutto a fare questo: a liberarsi. Un'esigenza tra il fisico e il morale che oggi si sfoga attraverso altre valvole, se siamo incazzati con Berlusconi o Monti o le donne fedifraghe e arroganti che non sanno stare al loro posto gliene diciamo quattro su twitter o facebook e poi stiamo subito meglio. Forse i cinema, quando erano pieni, erano pieni di gente che non avrebbe mai menato la moglie, ma che a vedere una donna menata, giustamente menata, si metteva di buon umore. Con l'alibi della commedia, del paradosso, della critica sociale eccetera.

È morta Mariangela Melato, e la scena a cui tutti pensano, la scena "cult", è quella in cui si sente dare della troia. Un ruolo come un altro in fin dei conti; e poi che senso ha prendersela, gli attori interpretano quello che la gente vuole. Si sarebbe probabilmente meritata film migliori, qualche ruolo meno macchiettistico, e un pubblico meno finto-progressista, meno intimamente devoto al culto del ceffone. Ma è un rimpianto senza senso, ognuno vive la vita che può, recita al meglio i copioni che la vita gli offre. Meglio di Mariangela Melato, qui da noi negli ultimi trenta o quarant'anni, poche. Forse nessuna.

7 commenti:

  1. Tutto benissimo, a parte che Monica Vitti non è morta.

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  2. Che picchiare donne-attrici, dalle maschere e molto probabilmente anche dalle personalità, belle-brave-e-intelligenti sia per un numero e una sorta inconfessabile di uomini catartico, è una riflessione molto condivisibile. Monica Vitti però non è morta.
    Isabella

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  3. A parte che la Vitti è ancora viva (forse hai confuso con quando morì Sordi), oggi alla notizia della morte della Melato sono andato a ripescarmi le sue parti in Medea e nell'Orlando Furioso. Improvvisamente capisco perché non leggo Repubblica.

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  4. Il grande classico di quel tipo di film/commedie (ormai sinceramente datate) di là dal discorso delle botte è il genere di situazione: moglie che dimostra 105 anni rispetto al marito "vitellone", amante donna libera spesso dai facili costumi. Che si finisca a botte sia con l'una che con l'altra questo non c'è dubbio; ma al netto di questo guardiamo un attimo qual è la situazione nei film di oggi. C'è il maschio che tradisce la moglie ormai passata agli anta con una ventenne, onde poi ravvedersi e tornare da lei – qualche volta. Le parti, dunque, si sono rovesciate: è l'amante la rovinafamiglie, mentre la moglie è la madonna straziata dal dolore. Devo essere sincera, trovo che questo cambiamento di visione non sia un grande miglioramento, e riflette una strana nuova opposizione tra generazioni di donne. Quella di prima, quella degli anni '70 era tra la nuova generazione "liberata" e quella conservatrice delle vecchie babbione. Quella di oggi ha assorbito tutte le contraddizioni del femminismo e oppone il modello "squinzia" alla donna rigorosa, alla femminista invecchiata se vogliamo. Tutto questo comunque era per dire che io la Melato non ce la vedo proprio in uno di questi che sembrano gli unici ruoli della donna nei film italiani degli ultimi 20 anni. Resta forse la parte della madre, ma per quello si sa che c'è la Sandrelli.

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  5. Io la Corazzata l'ho vista, è un capolavoro e dura anche una sola oretta e un quarto...

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