Pages - Menu

domenica 27 ottobre 2013

Avresti dovuto scriverne 15

Lavoro

Andy era cattolico, con l'etica nella spina dorsale.
Viveva da solo con sua madre collezionando maldicenze e giocattoli.
Ogni domenica, quando andava in chiesa
s'inginocchiava e diceva:

È lavoro.
Importa solo il lavoro.

Andy era tantissime cose;
quella che ricordo di più,
è quando diceva "Devo portare a casa la pagnotta",
"qualcuno deve portare a casa il salame".
Arrivava alla Factory per primo,
se glielo chiedevi te lo diceva in faccia:

È lavoro
La cosa più importante è il lavoro.

Non importava cosa facessi, non sembrava mai abbastanza;
diceva che ero pigro, io dicevo che ero giovane.
Mi chiedeva "quante canzoni hai scritto?"
Ne avevo scritte zero, mentivo e gli dicevo "dieci".

"Non sarai giovane per sempre,
avresti dovuto scriverne quindici:

È lavoro
Quello che importa è il lavoro".

Mi ordinava di fare cose grandi:
alla gente piacciono così.
E le canzoni con le parolacce:
si assicurava che le registrassi così.
Andy adorava creare polemiche,
pensava che fosse divertente.

"È lavoro (diceva)
importa solo il lavoro".

Andy mi fece un discorso un giorno,
"Decidi cosa vuoi fare.
Vuoi espandere i tuoi parametri
o giocare al museo come un dilettante?"
Lo licenziai su due piedi,
si fece rosso e mi diede del sorcio.
Era la parola peggiore a cui riusciva a pensare,
non l'avevo mai visto così.

Ma era solo lavoro.
Pensavo che avrebbe detto "è lavoro".

Andy diceva tante cose, le custodisco tutte nella mia testa.
A volte, quando non riesco a decidere che fare,
mi chiedo: cosa mi avrebbe detto Andy?
Probabilmente mi direbbe: "Tu pensi troppo,
si vede che c'è del lavoro che non vuoi metterti a fare.

Ma è lavoro.
La cosa più importante, il lavoro".
Il lavoro.
Quello che importa è il lavoro.

Lou Reed (1942-2013), John Cale. Da Songs for Drella, 1990.

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Ma qual è il problema a mettere l'indirizzo, Zanardo? Hai paura dell'odiosa censura cattocom?

      Elimina
  2. Zanardo é sbroccato completamente. Oggi indirizza una lunga lettera con una strappa-storia-lacrime ad un ex amico colpevole di essere sionista, ma non sionista talebano come lui, il che è intollerabile. Il nostro ormai non più in grado di capire quel che scrive, avvalla pure i peggiori pregiudizi antisemiti, del tipo che gli ebrei sono ricchi (per una serie di ragioni che non sto a spiegare, per far fiorire il deserto servono soldi) e farebbero beneficienza solo all'interno della propria comunità.
    Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, è uno spasso.

    RispondiElimina
  3. Scusa per l'OT, ma sei tu il Tondelli che viene subito dopo P. Roth?
    http://www.repubblica.it/cronaca/2013/10/31/news/non_sentiamoci_in_colpa_si_pu_essere_gay_e_felici-69917365/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahah, beh, in effetti Gabardini l'ho incrociato un paio di volte ed è sempre stato molto carino. Ma si riferisce a Pier Vittorio.

      Elimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.