A Sanremo in sessant'anni qualche bella canzone deve esser passata per forza. Il più delle volte non era a suo agio; spesso è finita penultima o ha strappato il premio della critica - ma quello non vuol dire, lo han dato pure a Tricarico. Quella che segue è una modestissima lista di canzoni davvero rispettabili: non piaceri proibiti da spararsi in cuffia a tarda notte di nascosto; canzoni che lasciano il mondo un po' più bello di come l'han trovato. Basterebbe ricordarsi queste e dimenticare quasi tutte le altre.
6. Alice, Per Elisa (1981)
Per Elisa paghi sempre tu e non ti lamenti, ti metti in fila per le spese! E il guaio è che non te ne accorgi. Il Sanremo del 1981 è l'ombelico di tutta la storia del festival. Cecchetto riesce finalmente ad azzeccare una formula televisiva che poi Baudo smarmellerà in versioni ancor più nazionalpopolari. C'è Maledetta primavera (Goggi); c'è Sarà perché ti amo (Ricchi e Poveri), però vince Alice che dopo dieci anni di altalenante carriera ha trovato sulla sua strada Franco Battiato e Giusto Pio, una fortuna spaventosa che non è mai più capitata a nessuna cantante anche più meritevole. In quegli anni Battiato e Pio sono in una forma straordinaria: potrebbero musicare e arrangiare l'elenco telefonico di Catania (a Milva qualche anno dopo fanno effettivamente cantare un tabellone aeroportuale e ne salta fuori un disco per l'estate). Alice di suo ci mette un testo rancoroso e sdegnato che non sembra decisamente adatto a ingraziarsi pubblico e giuria. Invece vince e arriva anche prima in classifica, negli anni in cui significava fare il botto. Non so quanto possa aver contribuito al successo la diceria che quasi subito trasformò Elisa nell'eroina. Crescendo a dire il vero poveri cristi ridotti a guardare le vetrine ne ho visti tanti e l'eroina non c'entrava più o meno mai. Per Elisa è una storia d'amore rovesciata, osservata dal punto di vista meno simpatetico in assoluto. La trovo geniale, e gli arrangiamenti di Pio continuano a sembrarmi meravigliosi. Sono così fiero di essere cresciuto con canzoni così, anche se nell''81 preferivo Hop Hop Hop Somarello. Per Elisa è anche un rimpianto: gli anni Ottanta avrebbero potuto essere molto più interessanti anche all'Ariston, perlomeno eravamo partiti col piede giusto. Invece l'anno dopo vinse Riccardo Fogli e Al Bano e Romina arrivarono secondi con Felicità.
5. Nada, Ma che freddo fa (1969)
Cos'è la vita senza l'amore? Di canzoncine perfette come Ma che freddo fa a Sanremo ne saranno passate tante: quella che Nada intona a quindici anni racchiude in pochi minuti quasi tutti i festival passati e venturi. Se rallenti un po' il ritornello, ci senti Nilla Pizzi e le romanze; la strofa si incarica di farci sentire giovanili e yé-yé. Tradizione e rivoluzione, tutto in tre minuti.
4. Daniele Silvestri, A bocca chiusa (2013)
E a occhi strizzati per non frignare come fontane. Boh, mi starò rammollendo, ma secondo me di cose del genere al festival non se ne erano ascoltate mai. Silvestri - che rischia di passare alla storia festivaliera per un paio di coreografie sceme - si siede a pianoforte e descrive in poche, sorvegliatissime parole, tutta la frustrazione di un pezzo d'Italia abbandonato a sé stesso e a rituali stanchi ma non rimpiazzabili. E quando la canzone volge al termine, e ci sarebbe da pestare il pedale e strappare l'applauso, la stoppa canticchiando: una lezione di antiretorica alla vigilia del risultato elettorale più sciagurato della nostra storia. Fatece largo che passiamo... noi.
Daniele Silvestri? Il Fabio Fazio della musica italiana? L'uomo che ha il grande coraggio intellettuale quello che sempre il suo pubblico vuole sentirsi dire? WTF
RispondiEliminaCesco
Per lo meno compone frasi di senso compiuto, lui! :)
EliminaMaledetto ipad! Ho tagliato "di dire"...
Eliminae ti sta bene!
EliminaReplay, Bersani, Sanremo 2000. E gli Avion Travel.
RispondiEliminaNo gli avion travel nooooo!
EliminaMinchia signor tenente - Faletti
RispondiEliminaPoi io lo so che scrivere un post su brani spartiacque della storia apre il fiume di Ognuno c'ha la sua, ma credo che non mettere tra quelle quattro e a prescindere dal giudizio che si possa avere dell'autore, Vita spericolata di Vasco Rossi sia una mancanza che non può passare!
Non inserire almeno sul podio la terra dei cachi significa capire molto poco di musica
RispondiEliminaNon è affatto questione di musica, imho, è che quello è proprio l'inno nazionale morale.
EliminaAh, ecco da dove veniva fuori quel sound così sorprendente (per quei tempi) di Per Elisa. Non avevo mai notato (o forse lo avevo dimenticato?) che Battiato e Giusto Pio fossero coautori. In effetti è come ascoltare La voce del padrone. Peccato per il testo deboluccio. D'altra parte, immagino che se anche il testo fosse stato al livello de La voce del padrone, Elisa non avrebbe vinto il festival. Inoltre lei, per sua fortuna, di suo aveva da metterci anche una buona presenza scenica e una voce particolare.
RispondiEliminacalma gente, ha detto quelle dal quarto al sesto, le prime tre deve ancora dirle!
RispondiEliminacomunque, sarò banale, sarà che erano i miei ventanni, ma per me Silvestri a Sanremo è L'uomo col megafono, la prima che sentii di lui e penso ancora la più bella sua.
Orpo, è vero!
Elimina(io) Non avevo notato i numeretti.
Allora c'è ancora speranza, nella lista delle spartiacque della storia patria, di vederci dentro anche L'Italiano di Cutugno.
Un brano un'epoca e con l'autoradio nella mano destra ha preso in un colpo uno per uno quelli davanti alla tv come nessuno mai più dopo di lui.
Leo, è morto il grande di giacomo, la voce del banco.
RispondiEliminaSe puoi scrivere qualcosa....
grazie
La canzone di nada ancora molto bella da ascoltare ed ha quasi 50 anni.
RispondiEliminaLa canzone di nada ancora molto bella da ascoltare ed ha quasi 50 anni.
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