...sed victa Catoni.
Piano piano ci stiamo arrivando: cominciamo re-interessarci di Gaza. Un po' in ritardo sulle nostre bacheche on line arrivano le solite dannate foto di bambini morti - magari non sono esattamente i bambini che stanno morendo stavolta; magari sono altri bambini di altre guerre, ma insomma, è l'orrore che conta. Però è vero che stavolta abbiamo avuto bisogno di più tempo del solito per carburare la nostra indignazione.
Parlo soprattutto di chi sta coi palestinesi; la controparte ha sempre riflessi più pavloviani. Però da noi è in minoranza: così che c'è stato un momento, durato fino quasi alla fine del mondiale di calcio, in cui davvero sembrava che stavolta gli israeliani avrebbero potuto occupare Gaza senza neanche passare su una prima pagina italiana. Si respira una disaffezione generale per una tragedia che una volta era La Tragedia, il punto focale di tutte le travagliate vicende del Medio Oriente e del mondo - e poi a un certo punto ha smesso di appassionarci. Quando è successo? Dopo Piombo Fuso, prima di piazza Tahrir. Perché è successo? Perché tanto sembra che non cambi mai nulla.
L'insofferenza per una stagione di stasi infinita la mette a verbale sul Post Christian Raimo ("La ripetitività della tragedia") : "Lo scandalo della tragedia lascia il passo, è terribile dirlo ma è innegabile, a una sensazione di ripetitività, di moto inerziale. Le analisi geopolitiche sono delle versioni aggiornate, sempre un po’ al peggio, delle analisi geopolitiche di un anno o cinque o dieci anni fa. Il conflitto israelo-palestinese è diventato una figura retorica che indica qualcosa di irrisolvibile e ricorsivo". Chi si ostina a discuterne dà a volte l'effettiva impressione di un reduce sotto choc che continua a fare gli stessi discorsi, a ricordare le stesse battaglie: Quarantotto, confini del '67, accordi di Oslo, eccetera.
Quel reduce a volte siamo anche noi - e forse il problema è tutto lì: perché chi segue la scena con un'attenzione più costante sa che quello che scrive Raimo è vero solo in apparenza: Gaza 2014 non è Piombo Fuso. Netanyahu non è Olmert, Abu Mazen non è più lo stesso Abu Mazen che aveva ottenuto una legittimazione popolare con le elezioni del 2005. Anche Hamas non è più la stessa Hamas. Dietro ai nomi sono cambiate davvero tantissime cose. Forse l'unica cosa che non è cambiata siamo noi, con le nostre idee sul conflitto israelo-palestinese ormai cristallizzate da più di un decennio, refrattarie a tutto quello che nel frattempo si è incaricato di smentirci.
Siamo peraltro in ottima compagnia, se persino John Kerry all'inizio dell'anno pensava di riproporre Due Popoli e Due Stati. Nel frattempo Israele continua a costruire colonie al centro di quello che dovrebbe essere lo Stato di Palestina; nel frattempo un Abu Mazen che non osa più convocare le elezioni riesce a trovare un accordo di governo con Hamas; ma anche Hamas è molto diversa da quella che conoscevamo. È un'organizzazione indebolita, che non può più contare sull'appoggio dei Fratelli Musulmani, passati dall'oggi al domani dal governo dell'Egitto alla clandestinità, e che fatica a contenere correnti più estremiste ed eterodirette.
Nel frattempo, soprattutto, l'intero Medio Oriente sta collassando; tra Siria e Iraq è nato un nuovo sedicente califfato che costituisce per Israele una minaccia meno apocalittica della fumosa atomica iraniana, ma più vicina e concreta: il che offre poi a Netanyahu l'occasione migliore per ridere in faccia a Kerry e a chiunque creda che gli israeliani siano mai intenzionati a ritirarsi davvero. Obama può lamentarsi e magari lo farà, ma quando dovrà scegliere tra Israele e uno Stato Islamico del Levante non potrà avere molti dubbi; quanto agli altri osservatori (Europa, Onu), ci aspettiamo tutti che brontolino, ma la loro impotenza è agli atti da decenni. Quindi?
Quindi Israele ha vinto. Ma non adesso: da molti anni. Forse dalla Seconda Intifada, se non da prima. Tutto quello che è successo poi, il piombo fuso e le cupole d'acciaio, fanno già parte della cruenta cerimonia trionfale. Israele ha vinto, nell'unico modo in cui poteva probabilmente vincere. Non riusciva a cacciare i palestinesi e non voleva sterminarli; non poteva assimilarli senza rischiare di essere assimilato; e allora li ha recintati, umiliando e stroncando sul nascere qualsiasi embrionale tentativo di formare una classe dirigente. Ogni vittoria ha un prezzo, e ogni tanto in effetti qualche israeliano muore per mano palestinese. Ne uccide più il traffico, ma quando succede l'IDF può dimostrare a tutti i bravi cittadini israeliani la sua forza morale e la sua potenza di fuoco. In modo davvero non dissimile gli Spartani dichiaravano ogni anno la guerra ai loro schiavi Iloti: quella era Sparta, questo è l'Israele di Netanyahu. A noi la cosa non piace e riteniamo che prima o poi debba cessare, in un modo o nell'altro; è un modo molto occidentale di ragionare. Essendo tutti ormai nati in tempo di pace, riteniamo che la guerra sia uno stato eccezionale; che debba finire prima o poi, e sarebbe meglio prima: basterebbe dare un'occhiata migliore ai libri di Storia per capire che l'eccezione siamo noi.
Gli israeliani non sono come noi; la nostra pace non è la loro priorità. Il futuro che lasciano ai loro figli è comunque promettente: chi 15 anni fa cresceva col terrore degli attacchi suicidi oggi può gustarsi i bombardamenti stagionali dell'IDF portandosi il divano in una posizione panoramica. Eppure basta qualche razzo alimentato a fertilizzante a sentirsi sotto assedio e pronti a giustificare qualsiasi bombardamento. Ragazzi e ragazze crescono bellicosi: saranno buoni soldati e maggiormente inclini a votare per la sicurezza e la disciplina. Ci sarà sempre, anche laggiù, una minoranza che non si rassegna; ma chi credeva che Israele avrebbe potuto diventare un'altra cosa ha avuto molto tempo per ricredersi: così chi con tanto ottimismo immaginava che i palestinesi avrebbero potuto resistere, di generazione sconfitta in generazione sconfitta, all'abbraccio del fanatismo islamico. Peraltro il loro ruolo di eterni sconfitti non deve troppo dispiacere anche a chi ancora li finanzia, mantenendoli in vita quanto basta perché possano infastidire il nemico a intervalli regolari. La Palestina non è che la casella di una scacchiera più complessa che non abbiamo mai compreso per intero.
In una parte di questa scacchiera Israele sembra proprio aver vinto. Ammetterlo non significa approvarlo; quel che sta bene agli dei non deve piacere per forza anche a noi. Abbiamo ancora un po' di spazio e di tempo per ribellarci alla cattiva fede di chi inverte bombardatori e bombardati, di chi scambia un razzo qassam per un attacco atomico, di chi lancia accuse di antisemitismo a vanvera, di chi paventa la fine di Israele faro-di-democrazia-nel-medio-oriente. Israele non è un faro; non è nemmeno il cane da guardia dell'occidente, come molti falsi amici pretenderebbero che fosse: è un piccolo Paese che ha militarizzato i suoi problemi esterni per risolvere i suoi problemi interni. Proprio perché funziona, proprio perché rischia di essere un modello esportabile, vale la pena di osservarlo, studiarlo, smontarlo. Senza quelle certezze prefabbricate che alla lunga, davvero, annoiano.
Leonardo,
RispondiEliminaLo dico da uno che ha avuto simpatia per la causa palestinese - più in passato che oggi, lo dico onestamente - e che in Israele ci ha vissuto.
E' vero che Israele ha usato la guerra e sta usando la militarizzazione per distogliere l'attenzione da altri suoi problemi interni... però il problema non è nato lì. Credo anche io che in fin dei conti, quella guerra Israele la stia vincendo - l'abbia vinta probabilmente già da tempo, e il prezzo da pagare, per gli israeliani, sia relativamente lieve.
La militarizzazione però non può essere considerata a senso unico. Anche Hamas trae vantaggio - addirittura la sua ragioin d'essere, - dalla guerra.
La resistenza non è sempre e solo militare, giusto?
Israele e Palestina sono in guerra fin dall'inizio, entrambi hanno attaccato per primi in diverse occasioni, entrambi hanno rifiutato buone occasioni per ottenere una pace relativamente accettabile, su cui pensare di costruire poi in futuro. L'intransigenza è da parte di entrambi, mi spiace, non solo da parte di Israele.
Non possiamo guardare la situazione attuale e pensare sia tutta colpa di Israele perché in questo momento sta vincendo.
Noi guardiamo a quella guerra come se dovesse finire a tavolino, in base alla nostra ottica europea: sei più forte, molli due terre di qui e due di lì, dividi Gerusalemme, porta pazienza, torna ai confini dell'accordo di Oslo, fai rientrare i profughi e tutto andrà bene.
Gli israeliani (come popolazione, persone) non si fidano. Sono stati attaccatti troppe volte (e credono di essere stati attaccati ancora di più), per fidarsi di un pezzo di carta che garantisca la pace.
O l'Unione Europea o l'ONU si mettono in mezzo, come pace-keeping (non so se Israele, né la stessa Palestina, l'accetterebbero), o la guerra continuerà, e temo per colpa di entrambi i popoli...
D'altra parte, quasi sempre, le guerre sono continuate. Non fino allo sterminio, ma fino a una sonora sconfitta.
> O l'Unione Europea o l'ONU si mettono in mezzo, come pace-keeping (non so se Israele, né la stessa Palestina, l'accetterebbero),
EliminaNon so se ricordi che qualche mese fa, prima che il tentativo di Kerry abortisse del tutto (ma era gia' nato morto), Abbas aveva proposto una forza internazionale permanente o semi-permanente della NATO a controllare i confini (nella stessa proposta, l'esercito palestinese non sarebbe esistito, ovvero questa forza NATO l'avrebbe sostituito nel suo ruolo di difesa generale). Quindi sappiamo che i leader palestinesi di adesso lo accetterebbero (a meno che non fosse un tatticismo, vedi sotto), e ha senso visto che la proposta israeliana era quella di un controllo israeliano di lunga durata (e nessun esercito palestinese, ovviamente). Netanyahu rifiuto' sdegnosamente, e siccome non capivo (pensavo: ma quando mai gli sara' rifatta una proposta cosi' vantaggiosa?), chiesi ai miei colleghi israeliani cosa ne pensassero. La risposta fu che nessun governo israeliano, nemmeno laburista, accetterebbe una forza straniera di interdizione, nemmeno dagli USA (che, ho scoperto nella stessa occasione, in Israele viene considerato un paese di tendenze anti-israeliane!!!). Alla mia sorpresa, mi hanno citato la forza d'interdizione dell'ONU negli anni '80, che a quanto pare veniva continuamente accusata di essere one-sided e di tollerare ad esempio che Hezbollah lanciasse razzi.
Ah si', avevo scritto "vedi sotto" perche' volevo anche aggiungere che a quanto pare il sentimento israeliano su quella proposta e' che Abbas sapeva benissimo 1) che Israele non avrebbe accettato e 2) che a qualunque occidentale sarebbe sembrata una proposta generosa, e quindi non l'intendeva veramente ma era solo propaganda.
Eliminaal netto della propaganda (nel senso che i torti e le ragioni esistono indipendentemente dalle loro rappresentazioni) la situazione è complicata e poco si presta alle semplificazioni
RispondiEliminatuttavia direi che i presupposti dovrebbero poggiare su basi realistiche:
- vuoi distruggere israele? è possibile che israele tenti di impedirtelo con i mezzi che i vari governi israeliani ritengono utili
- fai attacchi militari (per quanto sconclusionati) e puoi considerarla una buona occasione per il tuo nemico di menare duro
anche perché, diciamola tutta, a noi dei popoli arabi ce ne frega qualcosa?
voglio dire di tutti gli arabi che non vivono "sotto il dominio" israeliano
sappiamo che non ci piace l'interventismo americano, ma non esistono strumenti per fermare i massacri in giro per il mondo, però vorremmo che gli americani intervenissero in armi proprio in israele...
ochei, ora sto sproloquiando, ma era tanto tempo che non si parlava del conflitto israelo-palestinese (mi appassiona più del m5 strilli)
...eppure caro marcello, 'sti pezzi non tirano...ergo meno click, meno traffico con tutto quel che ne consegue...vedrai che a breve uscirà un nuovo pezzo sui 5 strilli ...
RispondiEliminain realtà so perché mi appassiona l'argomento: perché ho l'impressione che - trattandosi di un "civile paese occidentale" - dovremmo avere gli strumenti per intervenire (noi civili paesi occidentali nei confronti di un civile paese occidentale)
Eliminaa differenza di quel che non possiamo nei confronti di non civili paesi non occidentali
pensa che stavo giusto leggendo dei 600 morti per ebola in africa occidentale. sì, s e i c e n t o, S E I C E N T O morti per ebola... cavolo, non è colpa di israele o degli usa...
ecco, forse il conflitto israelo-palestinese ci sembra risolvibile o causato da noialtri occidentali, ma anche il resto dei conflitti in corso in asia e in africa dipende da noi, eppure...
perciò questi post mi appassionano e mi destabilizzano e mi consentono di non essere d'accordo con leonardo
Trovo che dei numerosi articoli, approfondimenti, post o opinioni che ho letto in questi giorni, questo è uno dei peggio scritti: l'analisi politica è superficiale né la conoscenza della materia non pare particolarmente approfondita.
RispondiEliminaRimangono l'immagine di un Paese, Israele, tratteggiato in maniera caricaturale (con la sua gioventù guerrafondaia, il paragone con Sparta e la sua krypteia) e la ambigua affermazione che gli "israeliani non sono come noi", da considerarsi quantomeno sfortunata.
E dire che io sono convinto che Israele non dovrebbe invadere Gaza e nemmeno reagire ai missili di Hamas, perché il sangue dei palestinesi uccisi in questi giorni gli ricade completamente sul suo capo. Né non mi nascondo l'abuso di Israele in materia di insediamenti di coloni.
Questo articolo fa da pendant alle esternazioni di Rondolino, ed è funzionale soltanto al gioco delle tifoserie.
Appoggio in pieno. Non ho sentito le esternazioni di Rondolino, ma a vedere te c'è un 'entità capitalista-sionista che rovina la pace e il progresso arabo-islamico.
EliminaC'è qualcuno che tiene i palestinesi con il pugno di ferro, ed è Hamas. Cosa hanno fatto gli amici della palestina, perché hamas si sentisse almeno disapprovata? "Fratelli delle sinistre. La vostra sensibilità al calvario palestinese ha accenti sublimi, e radici malsane. Intrisi di un cristianesimo che credete di aver evacuato... Se oggi Sansone dà bastonate alla cieca è anche colpa della vostra compiacenza nei confronti dei Filistei (Palestina deriva da Falastin, Filisteo)."
(Herbert Pagani, sul Corriere, al tempo della prima intifada)
DS
Non so se ci sia un'entità capitalista-sionista, ma la pace e il progresso arabo-islamico nel pezzo proprio no.
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaQualcuno vuole bannare questo antisemita che si nasconde dietro al nick di "Contadino della Galilea"?
EliminaSarebbe finita nello spam, ma tu hai risposto.
EliminaE comunque Zanardo da qualche parte si deve grattare; se non dà fastidio a me lo dà a qualcun altro. Meglio a me.
questo e quello di Lia di Haramlik sono i post più lucidi che ho letto in questi giorni. E quel che è singolare, pur arrivando a conclusioni apparentemente opposte, si armonizzano perfettamente;)
RispondiEliminaanait
Hamas ha rifiutato la tregua. Il prossimo post di Leonardo sara' dedicato alle colpe di Israele: e alla sua crisi economica decennale.
RispondiEliminahttp://temi.repubblica.it/limes/il-conflitto-tra-israele-e-hamas-e-una-guerra-rituale/40458#.U8i8PGmkLtc.twitter
RispondiEliminaA me sembra che questo continuo lamentarsi della scarsa considerazione che hanno i media sul M.O., sia totalmente infondata..ma insomma, i Tgaprono con Gaza, i quotidiani hanno sempre in prima pagina Gaza, tutti i quotidiani!!!, sul web non ne parliamo proprio, tutto un peana a favore della Palestina...boh..ogni volta che sento che questa guerra si svolge nell' "assordante silenzio" dei media, mi viene da ridere.
RispondiElimina