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giovedì 28 agosto 2014

Come tenere i negretti al loro posto

28 agosto 1955 - Emmett Till viene seviziato, ucciso, gettato come un rifiuto nelle acque limacciose del fiume Tallahatchie. I suoi assassini, subito arrestati, non saranno mai puniti.

A casa del pastore Wright arrivarono alle due del mattino, senza infilare cappucci bianchi o altre pagliacciate: che bisogno c'era di nascondersi? Erano armati e avevano le torce. C'erano Roy Bryant e il fratellastro JW Milam, e qualcun altro che lavorava con loro e forse era nero. Chiesero a Wright di vedere gli amici di famiglia, i tre ragazzi di Chicago venuti in villeggiatura. Chi dei tre era passato dalla bottega di Bryant quattro giorni prima, chi dei tre aveva rivolto la parola alla moglie di Roy? Fu Emmett a rispondere: sono stato io. Aveva quattordici anni, ma sembrava più grande. Gli dissero di vestirsi, che doveva venire con loro. Il pastore non protestò troppo, sapeva cosa stava rischiando. Solo la zia fece un po' di baccano. Senza vergogna offrì del denaro a Bryant e Milam. Finsero di non averla sentita. Infilarono il ragazzo nel pick-up e sparirono. Mose Wright attese venti minuti, poi prese la macchina e si diresse verso il centro del paese. È là che l'avrebbe ritrovato, se i due volevano soltanto dargli una lezione e poi lasciarlo libero. Ma Emmett non era pratico della zona e c'era comunque rischio che si perdesse.

Emmett fu picchiato con criterio, forse col calcio di una pistola. In un fienile, e poi di nuovo sul pick-up. In una baracca in mezzo a una piantagione, e sul pick-up di nuovo. Non riuscivano a lasciarlo andare. Ammesso che l'idea iniziale fosse davvero di risparmiarlo, il ragazzo non stava reagendo nel modo giusto.
Gli aveva pur detto la mamma che in Mississippi i bianchi e i neri non si comportano nello stesso modo che a Chicago, e di stare attento - ma niente da fare. Avrebbe dovuto farsela sotto e implorare pietà, questo è il modo in cui ci si salva da un linciaggio. Invece continuava a fare il bullo e a incassare i colpi con una flemma che Roy e JW non avevano mai visto in un nero, un'arroganza insopportabile, il modo di fare dei neri di città che non sanno stare al loro posto. Bastardi, li chiamava. Forse davvero non negò di essere stato con donne bianche. I due non potevano sapere che quattro anni prima Emmett aveva puntato una pistola a un ex della madre che continuava a stalkerarla. Se ti rivedo da queste parti ti sparo, le aveva detto una cosa del genere. A dieci anni, con una pistola in mano. Dunque se questi due bifolchi avevano intenzione di picchiarlo, non poteva evitarlo: ma abbassare lo sguardo davanti a loro era fuori discussione.

E questo era un problema. Man mano che il pick-up proseguiva nella notte, e il ragazzo si ammaccava sempre di più, anche il problema diventava più grosso, e la prospettiva di lasciarlo vivo si allontanava. Il vecchio Mose Wright non li avrebbe mai denunciati, ma il ragazzo? Li aveva visti in faccia e non se li sarebbe scordati. Tra qualche giorno se ne sarebbe tornato a Chicago, dov'è pieno di giornalisti e altri impiccioni. L'alternativa era tirargli un colpo in testa e disfarsi del corpo. La notte cominciava a ritirarsi e in breve l'alternativa non fu più un'alternativa. Quando lo tirarono fuori, anche Emmett capì. A quel punto forse gli avevano già cavato un occhio. Albeggiava e qualcuno sentì gridare, Signore, Pietà - poi uno sparo. Ora bisognava trovare qualcosa di pesante, che se lo portasse nel fondo del fiume e non lo restituisse più. Fino a quel momento non ci avevano pensato. Entrarono in un qualche magazzino, frugarono tra le cianfrusaglie e alla fine svitarono la ruota metallica di un macchinario per sgranare il cotone. Fu l'unico momento in cui temettero davvero di finire nei guai: non per l'omicidio, ma per il furto di una ruota metallica. La legarono al cadavere col filo spinato.

Il giorno dopo lo sceriffo venne a prenderli. Mose Wright non aveva avuto il coraggio, ma uno dei ragazzi di Chicago, Curtis Jones, lo aveva chiamato. Non potevano negare di aver prelevato Emmett, ma raccontarono di averlo mollato nottetempo, nei pressi del negozio di Roy. Volevano solo dargli una lezione per quello che era successo quattro giorni prima. Che cos'era successo? Tutti sapevano cos'era successo.

Il giorno prima Emmett aveva rivolto la parola alla moglie di Roy, Carolyn.

Aveva 21 anni, il marito 24. Era sola nel negozio; Emmett era entrato coi suoi amichetti della villeggiatura e le aveva detto "bye, baby". Forse. Il ragazzino per la verità soffriva di una lieve balbuzie, soprattutto quando si trattava di far uscire la lettera "b". La mascherava fischiettando. Magari aveva solo chiesto del bubble gum, e gli era partito un fischio. In seguito la versione di Carolyn, cambiò, e al processo il quattordicenne balbuziente di Chicago si ritrovò in bocca cose irriferibili: ehi baby, che ne dici se usciamo assieme? Che ti succede, non ce la fai? Non ti preoccupare [omissis], sono già stato con altre bianche. Le avrebbe preso la mano, cercando poi di cingerle i fianchi. Carolyn, terrorizzata, corse fuori dal negozio, a prendere la pistola che teneva sotto il sedile della macchina. A quel punto Emmett e gli altri ragazzi si dileguarono. Non prima che Emmett lanciasse un altro fischio. Ma forse non stava più fischiando a Carolyn; dall'altra parte della strada qualcuno giocava a dama.

Quel mattino, lui e i cugini erano sgattaiolati fuori dalla chiesa mentre zio Wright officiava. Si erano messi a chiacchierare coi coetanei, braccianti figli di braccianti, raccontando di com'era la vita su a Chicago. Là le cose erano molto diverse, neri e bianchi andavano a scuola assieme. Ma dai. Chi volete prendere in giro. Emmett però aveva con sé qualche foto. Visto? Qui siamo a scuola. Questo sono io. E questa è la mia ragazza. È bianca, sì. Non ci credi? Credi che io non abbia il coraggio di parlare a una bianca? Ti faccio vedere.

Roy era fuori città per affari. Tornò solo il 27, quando ormai la storia la sapevano anche i muri. Che altro poteva fare? Così spiegò a un giornalista l'anno dopo - era appena stato assolto per l'omicidio di Emmett Till.
Non avevo mai fatto male a un negro in vita mia. Mi piacciono i negri - quando stanno al loro posto - so come ci si comporta con loro. Avevo solo deciso che era il momento di mandare un segnale a un po' di gente. Finché sarò vivo e potrò farci qualcosa, i negri dovranno restare al loro posto. Dove vivo io i negri non voteranno mai. Se lo facessero, controllerebbero il governo. Non andranno mai a scuola coi miei figli. Quando un negro arriva al punto di parlare di sesso con una donna bianca, è segno che è stanco di vivere. Sono pronto ad ammazzarlo. Io e i miei compaesani abbiamo combattuto per questo paese, e abbiamo ottenuto qualche diritto. Stavo lì in quella baracca ad ascoltare quel negro sibilarmi il suo veleno in faccia, e alla fine mi sono deciso. Ragazzo di Chicago, ne ho abbastanza di quelli che vi mandano qui da noi a fare casino. Al diavolo, farò di te un esempio per tutti, giusto perché capiscano come ci regoliamo qui da noi.

Bryant e il fratellastro furono trattenuti con l'accusa di rapimento. Sui giornali non si escludeva ancora la possibilità che il ragazzino fosse fuggito, o che qualcuno di famiglia lo avesse nascosto. Tre giorni dopo due ragazzini a pesca nel Tallahatchie trovarono il corpo. Per quanto il volto fosse sfigurato, fu subito chiaro che si trattava di un ragazzo di colore, che non era annegato e che prima di essere ucciso era stato percosso. Comunque non ci fu un'autopsia: lo chiusero in una cassa di pino e stavano per seppellirlo. La madre si mise in mezzo. Si impuntò: voleva che lo riportassero a Chicago (continua...)

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