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venerdì 22 agosto 2014

Il più grande furto d'arte di tutti i tempi, forse

I ladri fotografati mente si portano
via l'Urlo in pieno sole.
22 agosto 2004 - falsi pompieri rubano una versione dell'Urlo di Munch da un museo di Oslo. Non è neanche la prima volta. Sarà ritrovato due anni più tardi.

Definito da Arthur Lubow "la Gioconda dei nostri tempi", l'Urlo di Munch ha in comune anche la complicata questione dell'originalità: non esiste 'un' Urlo, ma almeno quattro versioni d'autore, tutte considerate originali. Persino il furto dell'Urlo, dieci anni fa, non è originale: nel '94 un'altra copia era sparita dieci anni prima, sostituita da un biglietto in cui si ringraziava la galleria nazionale di Oslo per la scarsa sorveglianza. Due anni fa una versione a pastello è stata battuta da Sotheby's per 119 milioni di dollari; solo un Francis Bacon è stato venduto a un prezzo più alto. Attualmente quell'Urlo è la decima opera d'arte al mondo per quotazione, in una classifica guidata dai giocatori di carte di Cézanne, dove la Gioconda neanche compare (non c'è più nessun maestro del Rinascimento: tutti spodestati a partire dagli anni '80). A proposito, quanto costa la Gioconda?

Difficile dirlo. L'ultima volta fu assicurata per cento milioni di dollari (durante il tour americano del 1962, in cui incontrò anche Kennedy - i Beatles due anni dopo non fecero in tempo). Tenuto conto dell'inflazione, oggi sarebbero 780 milioni, più del doppio del quadro di Cézanne. Ma è una cifra senza senso: l'assicurazione non è stata rinnovata. Il Louvre ha ritenuto preferibile investire in sicurezza. Peraltro, a questo punto l'oggetto è diventato talmente iconico che persino un mitomane, un terrorista o qualsiasi Etostrato non potrebbe che distruggerne l'involucro esteriore, quella fragile tavola di legno che è destinata a deteriorarsi comunque nel giro di qualche secolo. L'immaginario collettivo non ci perderebbe nulla: l'immagine ormai è fissata in miliardi di terabyte che saranno nella nuvola finché ci sarà un'umanità interessata a questo tipo di cose. Anzi, una fine tragica renderebbe l'icona ancora più indelebile nelle nostre coscienze. Anche il Louvre in realtà non avrebbe che da perdere un quadro molto complicato da gestire e custodire: la fila che oggi si forma davanti al capolavoro si sbrigherebbe a trovare qualche altra opera-feticcio; non è che la gente abbia smesso di andare a NY perché non ci sono le due torri (tutto il contrario, direi). Insomma Monna Lisa a levarsi di mezzo ci farebbe quasi un piacere.

E poi magari a quel punto salterebbe fuori l'originale.


"30 are better than one" (Andy Warhol)
D'accordo, ormai si è convenuto che non esiste un 'originale'. Esiste un'idea nella testa di un artista perennemente insoddisfatto, che si porta con sé un quadro per molti anni modificandolo in continuazione: non per arrivare a un risultato finito, ma perché l'opera deve rimanere aperta come la vita. Poi l'artista muore, e l'opera non-finita diventa quella che tutti conosciamo come originale. Non corrisponde necessariamente all'ultima idea di Leonardo sulla Gioconda - sempre ammesso che l'ultima sua idea ci debba interessare più di quelle che aveva da giovane: coi musicisti e gli scrittori non funziona così, spesso preferiamo le versioni giovanili. Senz'altro se confrontiamo una dozzina di copie d'autore, la Gioconda del Louvre spicca: non per la conservazione (molti dettagli sono spariti, ad es. le sopracciglia che Vasari aveva pur visto), non per la finitezza, e allora per cosa? Siamo completamente sicuri di preferire la Gioconda del Louvre perché è migliore di quella del Prado o di Baltimora, e non perché corrisponde alla nostra idea interiore di Gioconda - che perlappunto è modellata sulla Gioconda del Louvre? Cosa vogliamo vedere quando vediamo Monna Lisa Gherardini del Giocondo? Un ritratto enigmatico su uno sfondo etereo e straordinario, o più semplicemente una faccia nota che ci conforti, che ci faccia sentire a casa anche quando ci avventuriamo nelle foreste sconosciute delle gallerie d'arte?

E se Peruggia avesse cambiato le carte in tavola, esibendo agli esperti fiorentini una copia d'autore diversa da quella che aveva trafugato al Louvre? Se i due anni tra il furto e l'arresto non li avesse trascorsi in cenette romantiche con la Gherardini, ma in attesa di contattare un collezionista in grado di fare uno scambio del genere? Qualcuno già in possesso di una copia molto buona della Gioconda, tuttavia ritenuta imperfetta perché... mal conservata, senza sopracciglia, senza balaustra e colonne. E' un'ipotesi da blog d'agosto, e però pensateci: questo spiegherebbe l'apparente dabbenaggine con cui Peruggia si fa arrestare: i soldi veri non sperava certo di farli a Firenze; magari li aveva già messi da parte in Svizzera per la famiglia. Non restava che fare il matto patriottico e portar pazienza un paio d'anni.

Geri e Poggi si rendono conto subito di avere per le mani un'opera eccezionale: ma possono essere sicuri che sia davvero quella trafugata al Louvre due anni prima? Le foto in bianco e nero e i quadri a colori ci mostrano un dipinto che potrebbe essere una qualsiasi delle Gioconde disseminate nelle collezioni d'Europa e America. Non è nemmeno facile capire se ci fossero le colonne o no. Alcune Gioconde (come quella del Prado) le mostrano ai bordi estremi del quadro. La Gioconda ritrovata a Firenze proprio non le ha, né è possibile che siano state tagliate in un secondo momento.Però le aveva la Gioconda di Reynolds, quella che dovrebbe essere stata dipinta a Parigi. Perché aggiungere le colonne, se l'originale del Louvre non le ha?

A meno che... a Parigi non fosse esposta un'altra Gioconda. Quella versione sulla quale già il segretario dell'Académie aveva espresso i suoi dubbi a Reynolds - e non sono considerazioni che si buttano lì a cuor leggero. Forse Peruggia trafugò quella, e poi la scambiò col collezionista che possedeva la versione mal conservata, senza sopracciglia, che oggi è diventata la Gioconda iconica che tutti riconosciamo. Quel collezionista avrebbe fatto l'affare peggior della Storia - e Peruggia sarebbe il più grande ladro di tutti i tempi.

E poi ovviamente c'è lo scenario "inside job". Possibile che Peruggia riesca a uscire dal Louvre con un capolavoro in un cappotto senza che nessuno sospetti di nulla? Svegliaaaa! Metti che al Louvre avessero due versioni. E' uno spreco, no? Si inscena il furto, si mette in commercio una delle due versioni (magari è una delle copie spuntate qua e là nel corso del secolo), e dopo un paio d'anni si ritrova l'altra - per il rocambolesco avvenimento, quale scenario migliore di Firenze? Risultato: tanta pubblicità, e qualche milione di franchi in cambio di un quadro che a Parigi sarebbe stato soltanto un doppione - mentre i visitatori vogliono l'Esperienza Unica. Non era ancora arrivato Andy Warhol a spiegarci che 30 gioconde "are better than one"...

2 commenti:

  1. Quest'articolo, come tutti gli ultimi che hai scritto, è stupendo. Complimenti.

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  2. Era nata come una provocazione ma… adesso sembra si stia divertendo.
    E noi con lui.

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