Zoran, il mio nipote scemo (Matteo Oleotto, 2013)
Nel finale dell'ultimo, ahinoi, film di Mazzacurati, a un certo punto Battiston incontra un orso nella foresta e ci va a vivere assieme. Il film è una commedia, ma quella scena vira decisamente verso il demenziale spinto. E però in un certo senso è necessaria. La metamorfosi di Battiston in un orso, intendo. Prima o poi doveva succedere.
Quanto è bravo Battiston. Quanto è bello e buono e morbido, da abbracciare. E quante facce sa fare, quanti ghigni, e sa anche urlare. Quante volte ci siamo detti eh, Battiston, peccato che possa fare solo il comprimario. Il Seymour Hoffman de noantri, pardon, (consulta la wikipedia veneta) de noaltri. Quante volte ci siamo detti che ce lo saremmo visti volentieri un film tutto sulle confortevoli spalle di Battiston. Ed ecco Zoran. Ben ci sta.
Zoran è una coproduzione italo-slovena affidata a Matteo Oleotto, giovane regista goriziano che dopo gli studi a Roma per il suo primo lungometraggio è tornato in quel Friuli liminare al mondo slavo. In realtà, sotto la patina paesaggistica stesa sui raccordi, la scena che circoscrive e quasi claustrofobica: un mondo di una dozzina di persone che lavorano assieme, bevono assieme, e giocoforza dormono anche assieme. Ci sono due solo ragazzi, uno è autistico e l'altra è graziosa e determinata a limonarlo; situazione improbabile, non fosse che effettivamente danno l'impressione di essere rimasti gli unici due adolescenti del Friuli. Non c'è neanche un bar, si beve in una rivendita di damigiane e pneumatici. Persino i divorziati si frequentano assiduamente, addirittura si invitano a pranzo tutte le domeniche anche perché probabilmente c'è una sola tavola imbandita per chilometri e chilometri fino alla frontiera. Insomma è una provincia microcosmo. E Battiston se la beve tutta.
Da bere peraltro ce n'è. Il vino scorre copioso come non accadeva dai tempi di Alcool di Tretti. Il coro canta Chi lassa il vin furlan xè propio un fiol de can... (continua su +eventi!) Battiston è un alcolista che lavora in una casa di riposo. Morti, sono tutti morti. La moglie lo ha lasciato è colpa sua. Vorrebbe fuggire dal microcosmo, ma come? La provvidenza gli provvederà Zoran, nipote sloveno autistico con le solite doti straordinarie che hanno gli autistici nei film. Questo è un campione di freccette, ha una bella voce bianca e un lessico ottocentesco. Va bene.
Io i genitori degli autistici veri li capisco, quando poi gli girano i coglioni. Perché questa cosa dell'autistico campione di questo o quello, non è solo uno stereotipo narrativo un po' frusto, figlio di una visione un po' schematica della narratologia ("dobbiamo fornire un ubriacone incasinato di un opposto, uhm... che ne dite di un autistico maniaco dell'ordine?"). Pian piano è diventato un meme, un'idea che gira, se in classe hai un autistico ti chiedono subito in cosa eccelle, chissà quanta memoria ha! Battiston, forse consapevole della debolezza dell'operazione, se ne frega e gigioneggia, ma che dico gigioneggia, orsonwellseggia. Calato in un personaggio peggiore del solito, non si ferma di fronte a nessuna abiezione, senza mai riuscire a sbarazzarsi di quella maledizione che lo perseguita film dopo film: la simpatia. Dovrebbe fare un bastardo, ha studiato da bastardo, tutto quello che fa è profondamente bastardo, ma non c'è niente da fare: l'orsacchiotto ha la meglio anche stavolta. Sulla carta, il suo personaggio è talmente stronzo che non si capisce come possa sussistere in un qualsiasi macrocosmo senza che lo buttino fuori a calci o randellate. Sulla scena, diventa persino verosimile che l'ex moglie sia tentata di rimettersi con lui - ok, è un alcolista falso manipolatore e stalker... ma è così pucci.
Poi c'è ovviamente (spoiler!) la redenzione finale, che ci riporta all'annoso problema del cinema italiano. Che non sono i registi - ne crescono di bravi in continuazione - non sono gli attori - simpaticissimi, bravissimi - non è la fotografia, anzi avercene - è la scrittura. C'è un personaggio X che è stronzo. Continua a fare stronzate. Al culmine della sua stronzaggine casca in un fosso, e da lì comincia la redenzione. Perché? E perché dovremmo trovare commovente la redenzione di un tizio che fin lì si è comportato male con tutti e con tutto? Perché è Battiston, ed è impossibile voler male all'orsetto Battiston. Va bene, ma... no, non è vero che va bene. Non va bene.
Zoran, il mio amico scemo è al Monviso di Cuneo sabato e domenica alle 21:30.
Leo, ti prego cambia grafica
RispondiEliminaquesta non si può vedere
se lascia questa credo che non ti verrò più a trovare
Ti prego, non mettermi nella condizione di dover scegliere tra te e google analytics.
Eliminasi è vero non si può guardare
RispondiEliminaNon per voler fare il signor precisini ma in "La sedia della felicità" presumibilmente Battiston muore facendo un volo con la moto in una scarpata. La storia di lui che vive con l'orso è una leggenda favolistica che, ci racconta Mastandrea, nasce dopo il tragico evento
RispondiEliminacragno, hai già fatto questo test?
Eliminaa me è piaciuto. Telefonato finché vuoi, ma è piaciuto.
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