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mercoledì 8 ottobre 2014

Il punitore di sé stesso

Sin City - Una donna per cui uccidere (Frank Miller, Robert Rodriguez, 2014).

Sei lì tranquillo che hai appena messo la moka sul fornello, quando bussano alla porta. È Pablo Picasso.

Ciao, sono il tuo immaginario anni '90, ma in carne ossa,
ora puoi vergognarti in 3D.

"Buonasera, mi perdoni l'intrusione, ma..."
"Maestro! Non trovo le parole per dire quanto questo sia un onore per me..."
"Non le cerchi nemmeno le parole, giovanotto, io vado un po' di fretta".
"Posso offrirle qualcosa? Un caffè?"
"Come se avessi accettato, grazie. Le spiego senz'altri convenevoli il motivo della mia visita. Lei ha per caso presente una tela discutibile che dipinsi qualche anno fa, Les Demoiselles d'Avignon?"
"Come potrei non conoscerla, Maestro? È forse la sua opera più celebre".
"Già, già. E non ha per caso nel suo appartamento qualche riproduzione di siffatta opera, in bianco e nero o a colori?"
"Mi dispiace, no. Ma non deve pensare che questo sia un segno di disistima nei suoi confronti..."
"Non lo penso, non lo penso. Ma mi chiedevo... anche solo una foto in un libro, un catalogo, un manuale per la scuola media..."
"Ah, beh, certo, Storia dell'Arte 3. È qui nella mensola alta, un attimo... Eccolo. C'è la foto a piena pagina, come può notare".
"Già. Splut!"
"Maestro, ma cosa sta facendo? Perché scaracchia nel mio libro e si soffia il naso con la foto del suo capolavoro?"
"Perché lo odio quel quadro di merda! Non lo sopporto più!"
"Ma non dica così, è una pietra miliare del..."
"È una zozzeria orrenda!"
"Ma ci sono fior di critici, e connaisseurs, e collezionisti, che non condividono questa sua opinione".
"Lo credo bene, l'ho dipinto per pigliarli per il culo!"
"Beh, questo ha un senso, almeno nel quadro delle avanguardie artistiche del secolo scorso".
"Sì, appunto, è passato un secolo, mobbasta. Secondo lei io ero talmente coglione da dipingere le facce romboidali? Io se mi impegnavo davo i punti a Rembrandt. Questa schifezza ha rotto le palle".
"E quindi cosa intende fare? Entrare in casa di ogni persona che l'ha vista e distruggerla con le sue mani? È un'impresa impossibile!"
"E perché?"
"Perché l'editoria stampa manuali e cataloghi a getto continuo... e poi c'è internet... e ora che ci penso lei comunque è morto".
"Già, non la trova un'ingiustizia? Che io sia morto e che quella schifezza possa sopravvivermi?"
"Credo che debba rassegnarsi".
"Mai. Dopotutto è roba mia, ci ho messo il nome sopra, perché non posso più distruggerla? Possibile che non ci sia un modo per sabotarne definitivamente la ricezione?"
"No, mi dispiace. L'unico che conosco che ci è riuscito è Frank Miller".
"Chi è Frank Miller?"
"Un fumettista che disegnava tavole violentissime e molto eleganti, che tutti compravamo e mettevamo sulle mensole alte".
"E poi ha fatto come me? È entrato di casa in casa di ogni singolo acquirente e ci si è nettato il culo?"
"No, le ha trasformate in film e ce li ha fatti guardare".
"Interessante".
"Meno di quanto sembra".
"Trasformare l'arte grafica in cinema per distruggerla. Pura avanguardia".
"Sul serio? Non ci avevo pensato".


Una donna per cui uccidere è la prima storia di Sin City che mi capitò di leggere, e dunque è quella che ricordo meglio. Non tanto la storia (le storie di Sin City non sono fatte per essere ricordate): ricordo me stesso che leggeva Una donna per cui uccidere; ricordo la ragazza che me l'ha prestato e che era un'artista, lei, molto promettente. Affrescava pareti e illustrava libri per bambini, privilegiava le tinte pastello e disegnava dolcissimi leprotti. E intanto ascoltava Licensed to ill a palla, e mi prestava i fumetti di Lobo o Sin City di Frank Miller. Una dicotomia davvero affascinante, se solo ci avessi fatto caso. Ma era una di quelle fasi della vita di noi maschietti in cui, come spiegarlo? Non fai caso a niente. Il sistema endocrino governa ogni tua percezione, il sistema nervoso centrale è completamente succube della prima ragazza che ti telefona e dice: mi aiuti ad accendere il computer? a rimettermi col mio ragazzo? a traslocare? a uccidere il marito ricco e noioso? Così potremmo dire che Una donna per cui uccidere parlava di me, in quel modo grottesco e completamente fuori le righe che aveva già allora Miller per parlare delle cose: ma siamo onesti, in quella fase della vita di noi maschietti qualsiasi messaggio complesso parla di noi, anche le istruzioni per lo spremiagrumi. Probabilmente, se lo tirassi fuori da quella mensola alta, scoprirei che Una donna per cui uccidere è un fumetto bislaccamente violento, che ti sbatte in faccia una serie insostenibile di luoghi comuni con la scusa postmoderna della riscoperta del "genere". Ma allora non ci facevo caso. Lo trovavo elegante, nella sua rozza e programmatica abolizione delle sfumature. Ammiravo la sintesi del tratto, la trasformazione degli schizzi di sangue in cascate di luce; e un occhio cavato da un'orbita non mi impressionava più di tanto. Poi, vabbè, la storia era assurda e tagliata con l'accetta: ma l'importante era lo stile, e lo stile richiedeva che la storia fosse così. Le donne erano tutte puttane, tranne le puttane professioniste, loro sì affidabili e deliziosamente spietate: ma che importava, Miller mica faceva il moralista, Miller trasfigurava i cliché dell'hardboiled in sofisticate silhouettes, Miller era un genio. Gli mancava solo di morire in quel momento.

Invece è sopravvissuto a sé stesso, Frank Miller, cominciando da un certo punto in poi a sabotare la sua stessa reputazione. Una cosa persino eroica, a suo modo, perché è facile essere iconoclasti col culo degli altri, ma provate a usare il vostro – nessuno è mai stato capace di autodistuggersi come lui. Potremmo dire che si è rincoglionito, ma è troppo facile. Capita a tutti di rincoglionire, è più o meno il destino di tutti  gli artisti che non hanno l’occasione di levarsi di mezzo da giovani. Una sorte in qualche modo persino augurabile. Ma per quanto tu possa rincoglionire, se hai fatto delle cose buone da giovane non puoi rovinarle. Ormai stanno lì, sulle nostre mensole: non puoi venire casa per casa e stracciare ogni singola edizione del Cavaliere Oscuro. Puoi ingegnarti a scriverne un sequel; puoi farlo brutto apposta, ma non servirà a niente: lo dimenticheremo presto e continueremo a sfogliare il Cavaliere Oscuro. Per quanto il nuovo Miller si sforzasse di autosabotarsi, non c’era nulla che potesse fare per distruggere la stima che avevamo di lui.
Ma a questo punto entra in scena Robert Rodriguez, el Rey dei tamarri.
Un giorno si presenta a casa di Miller e gli mostra un pezzo del suo Sin City trasformato in film. Non è una semplice trasposizione cinematografica. È proprio Sin City. Gli attori si muovono come nelle vignette. I dialoghi sono gli stessi delle nuvolette. Dunque si può fare! Abolire lo script tradizionale e usare le tavole di un fumetto come storyboard. Era da anni che non facevamo che scomodare l’aggettivo ‘cinematografico’ per l’arte di Frank Miller, e benché i suoi rapporti col mondo del cinema non fossero del tutto incoraggianti, era impossibile non accostarsi al primo film tratto da Sin City con curiosità. Quante volte ci eravamo detti insoddisfatti di un fumetto tratto da un film? Più o meno tutte le volte che abbiamo avuto il coraggio di andarlo a vedere. Bene, col primo Sin City non avevamo più scuse: il film era il fumetto. Rodriguez prometteva di girarlo esattamente come Miller lo aveva immaginato. Direttamente dal cervello di Miller al grande schermo.



Questa è sempre la Dawson, ma secondo i due registi non dovremmo accorgercene subito: cioè questa secondo loro è la Dawson mascherata.

E quindi insomma, cosa avevamo da obiettare al viso di cartapesta di Mickey Rourke? Ai ridicoli completi sadomaso di Rosario Dawson? Non erano uguali a quelli stilizzati sulle tavole di Miller? Perché ci faceva strano che le teste tagliate parlassero? Non succedeva la stessa cosa nella storia più divertente di Miller? Com’è possibile che trovassimo insostenibili le continue voci narranti? Non facevano che rileggere le didascalie di Frank Miller. Alcune di quelle didascalie le sapevamo persino a memoria (“il suo bacio è una promessa di paradiso”). Perché ci sembrava ridicolo il colore bianco del sangue? È che quella che sulla tavola di Miller sembrava una cascata di luce, al cinema diventava una cagata di piccione. Il primo Sin City fu un film importante se non altro perché mise definitivamente i patiti di fumetto di fronte alla realizzazione dei loro desideri, sbattendo loro in faccia l’amara verità: sul serio desideriamo questo? Sul serio crediamo che quelle silhouette in bianco e nero possano trasformarsi in personaggi in carne e ossa e indugiare in quei monologhi paratattici senza passare dal ridicolo?
Da lì in poi non ci siamo più lamentati del fatto che le storie a fumetti al cinema diventassero un’altra cosa. Anzi, abbiamo cominciato ad augurarci che incontrassero registi privi di timore reverenziale, pronti a violentarli se necessario; perché se invece i film pretendono di mettere in scena le vignette come tableaux viventi, come sacre rappresentazioni, non solo diventano ridicoli, ma irradiano di ridicolo anche gli originali cartacei. Io sul serio non mi ero reso conto di quanto fosse tamarro Frank Miller, finché el rey Rodriguez non mi ha levato il velo artistoide dagli occhi. Tutte quelle puttane che saltano sui tetti imbracciando cannoni, un immaginario softporno anni Settanta, ma sul serio abbiamo perso così tanto tempo ad ammirare un misogino negato con l’anatomia che racconta sempre la stessa storia ed è pure una storia scema? Noi credevamo di essere fini connaisseurs, poi arriva Rodriguez e ci dice wow! tacchi a spillo e pistole! tette e teste mozzate! katane e frusini! i miei sudditi prolet cafoni andranno pazzi per questa roba! Daccene ancora! Dici: e vabbe’, sarà il cinema che deforma, che svilisce, che semplifica. Ma sotto sotto sai che non è vero; che se avessi davvero voglia di riaprire quel volume nella mensola lì in alto, ci troveresti tutto già deformato, svilito, semplificato. 

Nove anni dopo, Miller e Rodriguez tornano sulla scena del delitto. Chissà perché poi. Probabilmente entrambi sono in una fase non particolarmente felice della loro rispettiva carriera e hanno bisogno di lavorare; nel frattempo il digitale ha fatto grandi progressi, e probabilmente girare un film completamente su green screen è diventato così facile che sembra stupido non provarci. Mickey Rourke non è che abbia l’agenda fitta di impegni, Bruce Willis è un signore e cinque minuti di set non li negherebbe neanche a Ed Wood; le storie ci sono già, il brand bene o male esiste e non è ancora stato definitivamente sputtanato – ecco, appunto, rimaneva solo questa mossa: sputtanare definitivamente il brand. Non credo che nessuno dei due registi sperasse davvero di cavarci fuori un film decente. In particolare le storie nuove scritte da Miller esplicitamente per il film ribadiscono che il tizio odia sé stesso e passa il tempo a farsi il verso da solo. Me li immagino, registi e produttori seduti a un tavolo, mentre si pongono il problema: ok, molto probabilmente verrà una merda. Possiamo fare qualcosa per mandare comunque la gente a vederla? Qualcuno ha qualche idea? Tu là in fondo. 

“Tette”.
“Un po’ banale, forse”.
“Di Eva Green”.

“Ah, beh no, allora è un classico”.
“Non stancano mai”.
“Non hai tutti i torti”.
“Io ho già consumato due dvd dei Dreamers”.
“Eh, ma d’altronde il grande cinema europeo, Bertolucci, il Sessantotto francese…”
“Ah, è ambientato in Francia?”
“Credo di sì, onestamente non l’ho mai visto intero”.
“Neanch’io”.
“Ok, quindi se nessuno ha un’idea migliore tagliamo su tutto il budget e investiamo nelle tette di Eva Green, qualcuno è contrario? Ok, all’unanimità”.
***
Drin Drin
“Casa Rodriguez, chi parla?”
“Chiedo scusa, lei è proprio Roberto Rodriguez? El rey dei tamarri?”
“In carne e cappellone”.
“Mi presento, sono Pablo Picasso, un pittore del secolo scorso, forse avrà già sentito parlare di me”.
“Vagamente”.
“Volevo proporle un soggetto che la renderà ancora più ricco, famoso e culturalmente rilevante: una torbida storia ambientata in un bordello nella Francia del sud”.
“Un bordello nella Francia del sud?”
“La storia è ispirata a un mio quadro famoso”.
“Ci sono le tette?”
“In tutte le angolazioni possibili, e inoltre volti deformati senza un perché”.
“Tette e volti deformati. Ha la mia attenzione”.
Sin City 2, se proprio uno ci tiene a vedere Frank Miller che si sputa addosso, è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:10 e alle 22:45, e in versione 3d al Multisala Impero di Bra alle 22:30. 

29 commenti:

  1. Te a Miller gli potresti a malapena lustrare gli stivali prima di farti prendere a calci in bocca, pennivendolo.

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    1. Prima di fare il macho forse dovresti controllare se lì sotto hai gli attributi, non trovi?
      (Hint: se sei anonimo non ce li hai).

      Sai, esistono teorie interessanti sui ragazzini che si eccitano guardando donne discinte brandire grosse pistole.

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    2. Te invece ce li hai vero? Lustra lustra, pennivendolo.

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    3. Le teorie di cui parli sono quelle di quell'ebreo cocainomane teorico della pedofilia? Interessante che tu le segua.

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    4. Ora però sono curioso: chi sarebbe il teorico, e dove esattamente avrebbe teorizzato "la pedofilia"?

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    5. La psicanalisi è veleno. É il primo passo verso il comunismo.

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    6. Puoi spiegarti meglio? Cosa c'è di velenoso in un metodo che può mettere in luce le pulsioni che ti portano a comportarti male con degli sconosciuti?

      Ti va di discuterne?

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    7. Io Isabella continuo a immaginarmela come Bon Scott in questo video.

      https://www.youtube.com/watch?v=868Daj-ys40

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  2. non leggo fumetti da millanta anni, m essendo grafio ed essendo stato ragazzino li ho amati un bel po' e ho continuato a comprarne fino a tipo 30 anni
    poi hanno smesso di interessarmi
    il primo sin sity l'ho visto in dvd senza conoscere il fumetto e l'ho trovato bello, divertente, cinematograficamente interessante e totalmente scemo
    qualche tempo fa ho sfogliato il fumetto, ma oramai non mi interessano più (quelli da ragazzini intendo)
    per curiosità lo vedrò (su dvd)
    pensa che, quando guardo un film o un serial tv, per imostrare la mia disapprovazione dico "è un fumetto" o anche "che palle anche 'sta serie è diventta un fumettone"
    comunque è una delle recensioni più divertenti lette negli ultimi anni e, avesi pure gli stramilioni, difficilmente appenderei a un muro di casa mia quel quadro di picasso (ha fatto ben altro di fondamentale)

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    1. Marcello, sarebbero questi i circoli di cui tanto parli per sostenere la democrazia nel tuo partito?

      http://video.corriere.it/mammuccari-zingarata-circolo-pd-ma-che-co-state-parlando/963b1d72-4fc8-11e4-8d47-25ae81880896

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    2. non ho capito una cosa, anzi due:
      - che c'entrano i circoli con sin city?
      - che c'entrano i complotti con sin city?

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    3. Marci, se ragioni a compartimenti stagni non vai da nessuna parte. Cerca di cogliere il nesso....

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  3. Il peccato fondamentale di questa recensione è suggerire che Miller non ne capisca d'anatomia. Detto ciò, Miller è anche un autore di destra, lo è sempre stato, sin da Ronin; il politicamente corretto non lo ha mai sfiorato, né il bisogno di essere vicino al vero: dipinge un affresco morale, a suo modo, lo ha sempre fatto e continua a farlo qui.
    Ritengo che questo film abbia un solo grande peccato: non dice niente (né come contenuti né come stile) che non abbia già detto il primo Sin City.

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    1. Ma il punto non è mica che sia di destra; però si può essere di destra anche senza raccontare sempre la stessa storia con sempre le stesse tutine sadomaso, gli stessi pistoloni, ecc. Cioè anche l'"affresco morale" dovrebbe avere una maggiore consistenza.

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    2. Tu sei contro i pistoloni perchè hai solo un piccolo pistolino? La tua è tutta invidia del pistolone di Miller? Visto che ti piace Freud...

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    3. Ma no, lo disturbano le donne discinte in tutine sadomaso. Probabilmente gli garbano i maschi.

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    4. Noto nell'aria molta intolleranza verso gli omosessuali.
      Chi fa battute omofobe nel sec XXI è un ignorante totale che meriterebbe solo di essere sbeffeggiato... se solo ciò non fosse assolutamente off-topic con l'argomento del post.

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    5. Se mi posso permettere: sì, è un ignorante molto frustrato che sta cercando di disturbare in tutti i modi...

      Ma sbeffeggiarlo non serve. Bisogna capire cosa lo ha portato a farsi compatire così. Senz'altro c'è un problema a monte, un fattore di stress o un trauma. In particolare i riferimenti all'omoerotismo lo fanno innervosire.

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    6. Che carini pio e claudio... perchè non andate in Ispagna a sposarvi?

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    7. Potrebbe essere un'idea, ma se speri che ti invitiamo alle nozze stai fresco!
      Quelli come te possono rimanere sulla porta a uggiolare d'invidia.

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    8. Tranquillo, io ai matrimoni mi rompo i coglioni. A quelli etero dico, a quelli froci non ci vado a prescindere.

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    9. L'amore fa paura a chi non lo conosce, vero?
      Probabilente non sei ancora cresciuto abbastanza per distinguerlo dal sesso, ma vedrai che prima o poi crescerai anche tu, e non avrai più nulla da temere.

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    10. Amen. Ora puoi andare a farti sodomizzare. Buon per te. Ma se c'è da votare se affidare o no un bambino a te e al tuo fidanzato voterò comunque no.

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    11. Come ribadito sopra, hai paura dell'amore.
      So che il proprietario del blog non apprezza molto che noi si riempia i commenti di link, ma chiedo una dispensa per un breve video intitolato "fidelity - please don't divorce us".
      Naturalmente l'anonimo spaventato dall'amore lo vedrà con grande sollazzo, visto che parla di coppie obbligate a divorziare, ma spero che qualcun altro si commuova in merito.

      I link son due in quanto in alcuni paesi youtube è subissato di pubblicità, ma il video è il medesimo, pertanto scegliete la piattaforma che più vi aggrada

      http://youtu.be/b-awVQkTeVE
      http://vimeo.com/3089746

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    12. No, non li guardo quei link, ho di meglio da fare. I suggerimenti di uno che definisce "amore" due maschi che fanno sesso anale e i loro capricci in fatto di adozioni mi posso permettere di ignorarli.

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    13. Amore significa avere un progetto comune, è cosa diversa dal semplice sesso e questo è indipendente dall'essere etero o omosessuale.
      Amare una ragazza non si limita al semplice "me la voglio ingroppare" e lo stesso si può dire per l'amore omosessuale.

      Ma che ne sai tu? Sono dieci post che io parlo di amore e tu parli di sesso. Probabilmente quando vai a prostitute, dopo aver sganciato la banconota pensi tutto soddisfatto di aver fatto l'amore.

      Forse un giorno anche tu capirai che l'amore non si riduce al semplice sesso, ma mi auguro per te che ciò non accada troppo tardi, altrimenti realizzerai di aver sprecato la tua vita.

      Passo e chiudo.

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  4. Se stessi alle regole il "sè" davanti a "stesso" perderebbe il segnaccento, ma sono d'accordo con te: è un eccezione fastidiosa meritevole del disuso.
    E forse nel caso della trasposizione di Sin City si potrebbe risalire al lavoro di Storaro nella fotografia di Dick Tracy.
    E Picasso non mi piace e mi sta antipatico (ecco, ora mi piomba in casa e mi rompe il naso con un pugno)..

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