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domenica 17 maggio 2015

Veltroni profeta del Renzismo

(Continua da qui: nel nostro fantastico viaggio nella mente del renziano, ci imbattiamo finalmente in una figura chiave: Walter Veltroni. Ma non è il Veltroni che ci sembra di conoscere da una vita, è... diverso).

L'istrionismo del personaggio pubblico WV, il suo eterno baloccarsi tra cinema tv musica e letteratura, rischia di occultare l'importanza del suo ruolo politico, in una fase circoscritta ('07-'08) ma cruciale della storia d'Italia. In quei mesi, e solo in quelli, Veltroni non è il pacioso personaggio al quale in fondo siamo tutti affezionati. Ha una vocazione, una missione, un messaggio: e chi non è con lui è contro di lui. Il renzismo è ancora invisibile all'orizzonte, ma Veltroni lo percepisce e grida nel deserto: dirigite viam Domini. Non è un semplice leader: non propone un programma di governo, ma un nuovo regno di rettitudine che deve esistere, per prima cosa, dentro di noi. L'antiberlusconismo non è negato, come potrebbe sembrare superficialmente, ma trasferito completamente nella sfera della nostra coscienza: è qui che dobbiamo negarlo, rifiutarlo come fonte di ogni male. Se rinunceremo al Berlusconi che è in noi, non vi sarà più Berlusconi sulla terra, e finalmente il bene trionferà. La banale presenza in terra di un Berlusconi in carne e ossa e milioni coi quali può corrompere i senatori è minimizzata: quello non è così importante, è solo un epifenomeno che svanirà non appena ci saremo purificati.

Non è stato il Berlusconi reale a batterci - come avrebbe potuto? È solo mera apparenza, la forma che prende la punizione che ci autoinfliggiamo in quanto peccatori. Non siamo stati sconfitti perché perdevamo le elezioni contro un tycoon che giocava sporco. Siamo stati sconfitti perché siamo un popolo di dura cervice: cattivi, rissosi, indisciplinati, settari (e guardate che non sto negando che siamo stati indisciplinati o settari: ma a partire da Veltroni questa diventa la giustificazione di tutto quello che ci è successo, a prescindere se Berlusconi violi la par condicio o no, vari leggi elettorali anticostituzionali o no, corrompa guardie di finanza o no, eccetera).

Il battesimo che ci propone Veltroni è molto semplice: un nuovo partito (Pd), un nuovo strumento di investitura popolare (le primarie). La via che ci indica è anch'essa abbastanza lineare: come possiamo sopprimere il male che è in noi? Abolendo i partitini. Sono loro che ci hanno condannato all'esilio nel deserto: lasciamoci alle spalle (in ciò Veltroni mostra anche una perversa astuzia: contro Berlusconi forse non può vincere, ma contro i partitini sì).

Ma anche questa è una narrazione insoddisfacente, perché a conti fatti Veltroni non chiuse affatto le porte ai partitini, e anzi le spalancò ai due meno affidabili: Radicali e Italia dei Valori. I secondi li accolse in coalizione, i primi addirittura nelle liste del Pd, offrendo nove collegi sicuri a un gruppetto che non avrebbe avuto i numeri per eleggerne nessuno. Era abbastanza ovvio che appena arrivati in parlamento i radicali avrebbero fatto di testa loro, salvando in un paio di occasioni una maggioranza traballante. Ma con l'IdV andò persino peggio: il partito che nel 2006 aveva espresso De Gregorio, due anni dopo portò in parlamento Scilipoti. Il primo fece cadere Prodi nel 2008, il secondo salvò Berlusconi nei giorni più bui del 2010, quando persino Fini scappò dalla corte dell'amico della nipote di Mubarak. La storia insomma dimostra che i partitini erano davvero inaffidabili, e che Veltroni non avrebbe avuto così torto a sbarazzarsene - ma non lo fece.


Il Lingotto visto da Tiepolo.
Si sbarazzò invece della sinistra, che aveva una fama orribile dai vecchi tempi del '98, ma che nel frattempo aveva fatto un discreto pezzo di strada: se si eccettua il caso di Turigliatto (1 senatore 1), aveva sostenuto con lealtà il governo Prodi, anche nelle sue scelte meno popolari; stava faticosamente cercando di superare i settarismi, mandando avanti un progetto federativo che aveva grossi limiti, ma che era un passo avanti. A Veltroni però (forse anche a causa di un'impostazione atlantista) tutti questi sforzi e questa lealtà non interessavano. La sinistra non era affidabile, punto (soprattutto quando si trattava di avallare le scelte della NATO): andava emarginata, fine. Se il prezzo da pagare era una sconfitta elettorale e altri cinque, di nuovo cinque anni del Berlusconi vero, Veltroni lo avrebbe pagato con voluttà di martire. In realtà pagammo noi: dopo qualche mese Veltroni si stancò e adesso fa lo scrittore, il regista, si tiene impegnato.

(Quando dico che "si stancò" la sto facendo troppo semplice, però effettivamente tutta la determinazione che aveva dimostrato in fase pre-elettorale quando si trattava di sbarazzarsi di verdi e postcomunisti, la smarrì completamente quando il Pd si ritrovò nel nuovo parlamento come l'unica opposizione di sinistra a Berlusconi. Si vide in quei giorni che chiamare una coalizione "partito" non serve a eliminare divisioni e tensioni: il Pd non riusciva a pronunciarsi sul caso Englaro, non sapeva quando convocare manifestazioni e perché, nel frattempo radicali e Scilipoti erano già sul mercato. In realtà la missione di Veltroni, la sua vocazione - eliminare la sinistra - era conclusa).

Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: "Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco".

Chi era scettico su Veltroni sin dall'inizio ha avuto tantissimo tempo per rallegrarsi, si fa per dire, di avere avuto ragione. Ma chi in Veltroni credeva, come deve aver vissuto il contraccolpo? Un uomo viene dal deserto a battezzarci, a darci un nome e una speranza: nel giro di pochi mesi viene sconfitto e tradito, fine della storia. Non è la prima volta che succede: i predicatori che chiedono ai loro seguaci un grande investimento emotivo, lasciano dietro di sé schiere di orfani, di creditori emotivi predisposti a seguire qualsiasi messia si faccia avanti in quel momento. Battesimo e catechesi sono già più o meno definite: Dio ci ha punito con 20 anni di caos a causa dell'egoismo di Fausto Bertinotti e dei litigiosi partitini di sinistra, ma se crediamo in Lui, Berlusconi è già sconfitto dentro di noi; e se celebriamo le primarie come si deve, Lui riconoscerà il suo popolo e ci manderà un Uomo. Qualcuno a cui lo stesso Veltroni non era degno di allacciare le scarpe.

Intorno a noi, nel frattempo, è cresciuta una marea montante di gente arrabbiata che non riconosciamo. Sembrano venire da un altro pianeta, anzi da un'altra dimensione, infatti li chiamiamo Antipolitica. Non abbiamo più gli occhi allenati per riconoscere in loro i nostri amici, colleghi, l'altro spezzone di una scissione che non ricordiamo: quando noi decidemmo di introiettare completamente l'antiberlusconismo, di trasferirlo dentro di noi, altri fecero la mossa opposta e complementare: decisero che Berlusconi era completamente al di fuori, non un fenomeno culturale ed economico ma una persona soltanto: coi suoi processi, i suoi difetti fisici e morali sui quali infierire senza pietà. È l'antiberlusconismo più intransigente, quello che tuona implacabile perché rifiuta ogni comunanza con l'oggetto del suo odio: è il popolo che incontra Travaglio sull'Unità, lo segue al Fatto Quotidiano, e nel '13 corre a votare il Movimento 5 Stelle. Così come noi non li riconosciamo, loro non riescono più ad apprezzare differenze tra noi e l'oggetto del loro odio. Nessuno dei due vede il quadro nel suo insieme, del resto punti di vista privilegiati non ne esistono.

Ps: chiedo scusa per aver iniziato una lunga discussione tirando in ballo la "psicopatologia", nientemeno (ci ho pensato quasi dieci minuti e non mi veniva in mente nient'altro), per virare come al solito verso la parodia religiosa; non perché sia la chiave di lettura migliore per entrare della testa di un veltron-renziano, ma perché è evidentemente l'unico strumento che ho in tasca.

6 commenti:

  1. Riguardo alla tua postilla, per me non c'è problema: la psicologia stereotipata, quella che blatera di cose che stanno in alto e cose che stanno a contatto con le scarpe, la terra e lo sporco, somiglia ad una dottrina religiosa

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  2. Non hai ancora capito. Non devi combattere Renzi, ma il renzismo che è in te.

    Ma basta parlare del tuo nemichetto: urge una recensione sull'ultimo Garrone. Capolavoro o delusione?

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  3. Con WV s'è capito come buttava (male) quando si è tirato fuori dalla manifestazione di piazza Navona di luglio (vai a ricordarti l'anno... era quella famosa delle frasi della Guzzanti sulla Carfagna) e poi pochi mesi dopo l'adunata del Circo massimo se n'è andato (non in Africa) e non ha mai detto esattamente perché (il dettaglio).

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    1. Secondo me fu coerente a tirarsi fuori dalla manifestazione No Cav (era il 2008), dato che proponeva una linea di opposizione che superasse l'antiberlusconismo. Parteciparono molti personaggi che avevano basato la loro carriera sull'antiberlusconismo: da Di Pietro a Travaglio alla stessa Guzzanti, e che adesso sono spariti. La fine del berlusconismo ha spazzato via anche loro.

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  4. "La fine del berlusconismo ha spazzato via anche loro"
    capisco che per chi sostiene un essere che nel giro di 24 ore passa da "Berlusconi game over" a "con Berlusconi ci riformo la costituzione", conciliare fede renziana e realtà sia impossibile, ma non mi risulta che Travaglio sia disoccupato. E i grillini, che ne sono i degni eredi (per anni i corsivi di Travaglio erano sul sito di Grillo), ad oggi rimangono il secondo partito e, plurimi esempi passati a dimostrazione, con ottime possibilità di ribaltare le parti al ballottaggio. Ma voi avanti così, come i lemming nell'oceano ghiacciato...

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    1. Ti prego di moderare il linguaggio. Non ho nessuna "fede renziana" da conciliare con "la realtà".

      La costituzione non è stata riformata con Berlusconi, dato che il disegno di legge è firmato solo da Renzi e Boschi. Berlusconi ha dato un appoggio iniziale, ma si è definitivamente tirato indietro al voto di marzo, uscendo dall'esecutivo e creando problemi all'interno di Forza Italia.
      http://www.polisblog.it/post/214803/abolizione-senato-riforma-come-funziona-cosa-cambia

      Non ho detto che Travaglio sia disoccupato. Sarebbe un peccato, dato che ha del merito. Però ha avuto la sfortuna di legare troppo il proprio nome a quello di paladino antiberlusconiano. Google Trend indica che le ricerche con il nome "Marco Travaglio" sono in costante diminuzione, e non hanno mostrato più nessun picco dal 2008.
      http://www.google.it/trends/explore#q=marco+travaglio&geo=IT
      Sono d'accordo che Google Trend è uno strumento rozzo, ma è l'unico che ho per misurare al volo la popolarità di qualcuno. Adesso, la cosa migliore per Travaglio è quella di riciclarsi come paladino antirenziano, ed è quello che sta cercando di fare.

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