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lunedì 30 novembre 2015

Il Natale è solo relativista culturale (rassegnatevi)

Ci sono idee talmente buone che hanno funzionato per millenni. Ad esempio qualcuno a un certo punto (terzo secolo?) prese la festa pagana in cui si onorava il Sole, trionfante dalle tenebre tre giorni dopo il solstizio d'inverno, e ci appiccicò la storia evangelica di una sposina in cerca di alloggio per la notte che partorisce il salvatore dell'umanità.

Vedo l'asino, vedo le pecore, ma dov'è il bue?
Quel tizio sconosciuto trasformò la festa dell'imperatore nella festa dei pastori, e dei poveracci in generale; si impadronì del giorno in cui si celebrava l'unità dell'impero, e lo trasformò nella notte in cui un forestiero bussa alla tua porta, ti chiede ospitalità e ti porta la Luce del Mondo. Quel tizio era un genio, basti vedere quanto la sua idea ha funzionato.

Per contro, quei signori che vogliono prendere la festa del bambino galileo nella stalla giudea, e trasformarla in un Vessillo dell'Occidente da sventolare in faccia ai nuovi arrivati, ecco, siccome non sono i primi che ci han provato, per loro credo di avere una cattiva notizia.

Non funziona. Magari per qualche anno, ma più probabilmente no. Vi si sgonfierà il pandoro, vi cascheranno gli angeli dalla stalla del presepe. Lo spumante saprà di tappo e anche quest'anno nessuno vi porterà il regalo che avevate chiesto. A chi lo avevate chiesto, poi: al Dio che chiude la porta in faccia ai forestieri?

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