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sabato 20 febbraio 2016

Il romanziere più snobbato del Novecento

Umberto Eco ha probabilmente fatto cose più importanti, ma prendiamo anche solo i primi tre romanzi. Eco è il romanziere più snobbato del Novecento: forse aveva venduto troppo per essere preso sul serio dai coetanei, mentre i più giovani avevano pudore di farsi vedere in compagnia di un professore. Resta il fatto che Il nome della rosa è uno dei più penetranti libri sugli anni di piombo, ed è una detective story ambientata in un monastero trecentesco. Il pendolo di Foucault è un libro di fine anni Ottanta che spiega il fenomeno del Codice Da Vinci vent'anni prima che Dan Brown si metta a scriverlo - basterebbe questo. Ma Il pendolo è molto di più: è anche il romanzo definitivo su quel fenomeno che crediamo nato con Internet, il complottismo cosmico. Eco lo aveva scoperto molto prima, bazzicando librerie equivoche ed editori senza scrupoli, e aveva anche capito che non si trattava di un episodio di secondaria importanza: no, i complottisti erano legione, avrebbero forse ereditato il mondo - col consenso magari divertito degli intellettuali.

Poi c'è l'Isola del giorno prima che, letto d'un fiato ancora fresco di stampa, ovviamente mi deluse, e riaperto qualche anno dopo mi convinse di trovarmi davanti al migliore romanzo di Eco e alla migliore istantanea di com'era vivere in Italia a fine Novecento, sulla linea esatta tra un ieri ormai incomprensibile, inereditabile e un domani che non arrivava: salvo che non era ambientato in Italia, ma dall'altra parte del mondo, e non a fine Novecento, ma nel secolo più letterariamente antipatico di tutti, quello della peste e dei lanzichenecchi. Umberto Eco ha fatto cose magari più importanti, ma quei tre libri sono un monumento di cui dobbiamo ancora apprezzare la vera grandezza. Credo.

D'altro canto, sono anche i romanzi con cui sono cresciuto. Il mio Montecristo, se avete presente cos'era Montecristo per Eco. Magari hanno difetti, anzi ne hanno tantissimi, ma quanto mi ci sono divertito. Adso e Guglielmo che mappano il labirinto dall'esterno, Causabon che cerca la password di Abulafia, i collages di citazioni di Belbo, e quel folgorante capitolo sull'Editoria A Proprie Spese che probabilmente mi ha salvato la vita e i risparmi. La lista della spesa dei templari, "ma gavte la nata", l'assedio di Casale, la digressione sulla longitudine - sono quelle cose che quando sei un ragazzino, in quegli anni in cui hai il cervello che si secca e si imbeve come una spugna, possono fare la differenza. Credo di essere stato davvero fortunato a crescere nel preciso momento in cui i ragazzini in edicola trovavano il tascabile del Nome della Rosa prima del Signore degli Anelli. Insomma per me sono libri bellissimi, formativi e indispensabili, e non ho intenzione di riaprirli per verificarlo. Non li tengo neanche in casa, per sicurezza.

Umberto Eco è stato molto di più di un romanziere divertente, però che romanziere che è stato. Mi è ancora più difficile del solito parlare di lui senza ritrovarmi a parlare di me: di come mi capiti di aprire Apocalittici e Integrati in media una volta ogni due mesi (ormai è un plico di pagine scollate), di perché penso a lui ogni volta che un deficiente su un giornale infila una tautologia crociana o un signora mia dove andremo a finire; di quanto sono debitore del suo stile schietto e affabile e vittima delle sue arguzie d'erudito che altri, comprensibilmente, non sopportavano. Come se davvero potessi fornire me stesso come dimostrazione di quanto bene Eco ha reso al mondo, quando è il contrario: Eco meritava discepoli molto migliori. E li ha avuti.

7 commenti:

  1. E aggiungerei Il cimitero di Praga, che avevo appena iniziato a leggere ma che come sai non è un romanzo..
    Eco ci mancherà.

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  2. Il secondo diario minimo. Ogni volta che lo rileggo rido fino alle lacrime.

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  3. Il secondo diario minimo. Ogni volta che lo rileggo rido fino alle lacrime.

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  4. Bellissimo, mi ci ritrovo in modo perfetto, il Pendolo mi prese allo stesso modo. Oggi tutti stanno facendo girare queste lezione per Critone (che non ricordavo); ecco ti garantisco che tu mi passerai dall'altra sponda solo il giorno prima del telegramma di convocazione.
    Pasquale

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  5. io conoscevo umberto eco per quello che scriveva sull'espresso e perciò comprai subito il nome della rosa e via via gli altri
    anche secondo me è sottovalutato come romanziere. nel senso che lui è davvero uno di quelli grandi.
    però - tra quelli che hanno scritto tanti libri, tanti articoli e rubriche - è stato uno dei pochissimi a non aver esagerato, cioè, altri col suo talento avrebbero scritto il triplo dei libri e centinaia di articoli in più, riuscendo ad andare spesso in tivvù.
    diciamo che non era mai banale o autoreferenziale. insomma io mi auguravo di poter leggere almeno altri 2 o 3 suoi romanzi, vabbe'...

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  6. In effetti Il Pendolo e` profetico, ...pero` che palle che mi son venute leggendolo! Troppe trollate in un libro solo.
    Perche' dici che il Nome della Rosa (che invece mi e` piaciuto) e` un romanzo sugli anni di piombo?

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  7. Siamo della stessa generazione e vado ancora fiero di avere letto Il Pendolo in quinta superiore. E' proprio così. Uno dei libri più profetici che conosca, sicuramente per un colpo di fortuna ma Eco aveva le carte giuste, e ha indovinato quasi tutto.

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