Sabato, per una curiosa coincidenza, sui due principali quotidiani italiani due anziani leader hanno presentato per l'ennesima volta la loro versione dei fatti. Uno non ha fatto che ripetere le solite cose, ha fatto spallucce davanti a errori anche gravi (d'altronde nessuno è perfetto), e ha promesso che da qui in poi sarà diverso, bisogna fidarsi. L'altro era Beppe Grillo.
Beppe Grillo è buffo, e lo sappiamo. La sua letterina al Corriere è così deliziosamente delirante che ti fa quasi sospettare un eccesso di malizia: vuoi vedere che l'ha scritta così apposta, vuoi vedere che dietro la punteggiatura da pensionato che iperventila c'è tutta una scienza, una retorica. Vuoi vedere che... ma va'. Beppe Grillo è stanco, sono anni che ce lo dice; quelli che ha chiamato a sostituirlo, nel migliore dei casi, apprendisti cialtroni. È già stata anche localizzata, da mesi, l'arena in cui li vedremo misurarsi con la realtà e mordere la polvere: il comune di Roma. Tutto già scritto, in parte prevedibile, ma poi è lo svolgimento che è interessante. È una specie di reality, una di quelle cose che in cambio del tempo che perdi a guardarle ti restituiscono un'appagante sensazione di superiorità. Era poi destino che Grillo, che di internet ha fatto una grancassa, su internet finisse spernacchiato. D'altro canto.
D'altro canto tutta questa gente che lo spernacchia tra qualche mese andrà a votare per un referendum, e magari seguirà i consigli di Giorgio Napolitano. Il quale, disturbato una volta in più da Mario Calabresi, non ha fatto che ribadire quella che sta diventando la linea: la Riforma ha dei difettucci ma dobbiamo prendercela così com'è, sennò sarà una specie di Brexit; quanto all'Italicum... beh, ma figuratevi, che problema vuoi che ci sia a cambiare l'Italicum? È almeno la seconda volta che Napolitano lo afferma, e ieri sera a quanto pare è diventata anche la linea di Renzi. Ma certo che si può cambiare l'Italicum - dal momento che è cambiata la situazione politica.
Momento.
Quand'è che sarebbe cambiata la situazione?
Ora, Beppe Grillo è tanto buffo, e il suo movimento si merita le pernacchie ormai inevitabili, e tuttavia qui ci troviamo di fronte a una cosa un po' più grave. Un presidente emerito che afferma: (a) che le leggi elettorali (comprese quelle da lui controfirmate) si possono un po' cambiare a seconda della situazione: cambiano le situazioni, cambiamo le leggi. E il presidente del consiglio è d'accordo. Ammettiamo anche che una figura istituzionale super partes possa riconoscere libertà alla maggioranza di fare e disfare leggi elettorali a seconda di come soffia il vento, resta il problema che (b) due anni fa il vento era già bello che soffiato. Cioè, ci state informando che l'italicum, col suo premio di maggioranza che non ha eguali al mondo, in un sistema tripolare diventa una specie di roulette? E due anni fa la cosa non era già evidente? Il M5S non era già quasi il primo partito d'Italia, intorno al 25%? Renzi, che ora è disponibile a ridiscuterne, non se n'era accorto, ché ci mise la fiducia? Giorgio Napolitano, che adesso dice che va cambiato, era distratto, ché ci mise la sua bella firma in calce? Però Beppe Grillo è buffo, certo. Magari, se continua a fare scenate sul blog o sul Corriere, ci svolta l'autunno. Come ai tempi di Berlusconi: finché si parlava di olgettine sembrava quasi che la crisi non ci fosse.
Condivido l'analisi, però -rispetto ad un paio d'anni fa- c'è una differenza: in questi due anni il M5S ha dimotrato di riuscire a vincere ai ballottaggi. Resta da capire se questo avviene per proprio merito (è meno respingente di prima) o per demerito del PD (Renzi è più respingente di prima).
RispondiEliminaPosto che non sono così contrario al fatto che si cambino le leggi in base al contesto, dici una cosa vera:
RispondiEliminail contesto non è cambiato.