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lunedì 6 marzo 2017

Il mondo finisce un'altra volta

È solo la fine del mondo (Xavier Dolan, 2016)


Ogni volta che muori, il mondo finisce con te: quindi di che cosa ti preoccupi? Di chi ti lasci indietro? Li hai ignorati per tutta la vita, la morte cosa cambia? Vorresti lasciare un buon ricordo? Comprensibile, ma forse è un po' tardi. Vuoi chiedere scusa? Si vede che non sei ancora così morto, ai morti queste cose non interessano. Non si sentono in colpa, non si sentono in dovere, non si preoccupano di noi.

"Tutto bene?"
"Sì che vuoi?"
"Niente. Sei occupato?"
"Devo scrivere la recensione".
"Ottimo. Ti è piaciuto il film?"
"Devo pensarci".
"Allora non ti è piaciuto".
"Ma a te poi che ti frega?"
"Quando ti piacciono te ne accorgi subito".
"Non hai veramente niente di meglio..."
"Quando tergiversi, quando vai a vedere le recensioni, le percentuali di giudizi positivi, i premi... hai paura di fare una brutta figura".
"Io? Si vede che non mi conosci".
"È più giovane di te, vero? Il regista".
"Questo cosa c'entra".
"Mi preoccupo, sai, perché..."
"Ma perché ti devi preoccupare, non ha proprio senso".
"...succederà sempre più spesso, man mano che avrai avanti. Musicisti più giovani, registi più giovani, persino un presidente del consiglio, se non sbaglio".
"Era l'ultimo dei suoi problemi".
"Devi cominciare ad accettarla, questa cosa".
"Che sto invecchiando? La accetto".
"Bravo".
"Non che ci fossero alternative".
"Una c'era. Quanti anni ha il regista?"
"Non lo so... va per i trenta".
"Uh, un ragazzo!"
"Non è questo il problema".
"Sicuro?"
"C'è un tipo di cinema che proprio non mi prende. Colpa mia. Io nasco lettore, è la mia formazione. Se mi prendi un testo teatrale e sostituisci i monologhi con gli sguardi intensi e i primi piani, io non ci casco".
"Quindi è un limite tuo".
"Non dovrei scrivere di cinema. Non di questo tipo di cinema, almeno. Per me il primo piano più intenso non sarà mai significativo come un discorso. Se hai da dire delle cose, dille. Se guardi fisso in camera non mi stai dicendo cose. Non importa quanto sia espressivo il tuo broncetto e ben impaginata l'inquadratura, tu non mi stai dicendo cose".
A lei comunque voglio bene.
"Il cinema è fatto di immagini".
"In movimento, però".
"Perché non sei andato a vedere Lego Batman?"
"Non mancherà l'occasione".
"Insomma non ti è piaciuto".
"Non è il mio tipo di film".
"L'età non c'entra niente?"
"Cosa dovrebbe c'entrare?"
"Dolan non ha trent'anni, che vuoi che ne sappia?"
"È un regista bravissimo e bisogna dargli atto che un'ora e mezza filano dritte come un treno, sembra sempre che stia per succedere qualcosa di orribile che poi..."
"Non come regista. Come persona. Che vuoi che ne sappia di cosa vuol dire morire?"
"Immagino che ci abbia ragionato, come tutti".
"A vent'anni? Lo sai anche tu come sono i ventenni?"
"No non lo so".
"Romantici".
"Sai che non sono d'accordo. Davanti alla morte abbiamo tutti la stessa età".
"E quindi cos'è che ti affligge?"
"Non lo so, è una sensazione, è... hai presente Natural Blues di Moby?"
"Why does my heart feel so bad?"
"Quella?"
"Ti piace?"
"La odio".
"Ecco, mi pareva" (continua su +eventi!)
"È uno di quegli esempi lampanti di Kitsch in musica... Un banale pastone dance impreziosito da un campionamento blues falso come l'ottone. E non ci sarebbe niente di male".
"Non hai niente contro la dance, adesso?"
"È un prodotto come un altro, ma questa idea che Moby la voglia fare di nicchia, la techno d'autore. Sono Moby, sono un genio, ho messo il blues nella house, so che non vedevi l'ora di sentirti profondo mentre ballavi in un club fighetto a fine anni 90".
"Coraggio, dillo".
"Cosa devo dire?"
"Che tu già a fine anni '90 eri... coraggio!"
"Troppo vecchio?"
"...per queste stronzate".
"Ma non è un problema di età. È proprio un pezzo brutto".
"Tutte le generazioni hanno i loro pezzi brutti. Poi la nostalgia, sai com'è".

(Ma alla fine voglio bene anche a loro).

"Non è un problema di nostalgia. La nostalgia la capisco. Sono cresciuto con questa canzone scema, so che è scema ma mi ricorda il primo amore, scusate, ok, ci siamo passati tutti, espediente non nuovo ma tollerabile. È il motivo per cui a un certo punto mette i Punk Bimbominchia, come si chiamano, i Blink-numero-a-caso".
"182".
"Ma Moby lo mette in fondo, Moby se lo tiene proprio come strappamutande finale, te lo immagini proprio questo ventenne che pensa adesso vedete che vi commuovo, adesso accendo le luci in sala e vi metto il pezzo che vi strizza il cuore come una spugna, dopodiché ecco cominciare un brano che per me ha lo stesso spessore emotivo della Lambada".
"È vero che a te piaceva la Lambada".
"C'è molta, molta più poesia nelle silhouette dei ballerini sul molo, contro il tramonto".
"Quindi lo stroncherai perché ha scelto la canzone sbagliata".
"Ma non è uno sbaglio, è proprio che... che il film è precisamente così, crede di essere una bomba emotiva e invece è solo il tranello di un dj disperato che pompa i bassi per far battere il cuore alla gente. E impreziosisce il tutto incastrandoci un testo teatrale raccattato dallo scaffale, ovviamente una cosa triste triste che gira a vuoto, perché mi sento così? Perché? Stai per morire, va bene, si è capito nei primi cinque minuti. Se non sai che altro dire... se non sai dire nemmeno quello..."
"Mi preoccupi, sai".
"Non è vero".
"Non vorrei che ti trasformassi in uno di quegli attempati brontoloni che..."
"Tu non sei in grado di preoccuparti, basta con questa stronzata".
"Non voglio dire che mi deludi, ma credo che potresti fare di meglio, l'ho sempre creduto".
"Piantala - poi questa cosa di urlarsi in faccia le peggio cose, tra famigliari, non so quanto Dolan si renda conto che è proprio un luogo comune del cinema continentale, cioè gira che ti rigira è riuscito a girare un film dove gli attori francesi passano il tempo a mandarsi affanculo o a dirsi "t'es malade", non esattamente il primo che vedo, ecco".
"E non ti fanno più effetto".
"I francesi che si urlano in faccia? Son quasi peggio degli italiani. C'è pure la scena in macchina, così possono litigare senza troppi controcampi. E allora è un genio anche Muccino, rivalutiamo Muccino".
"A te proprio non la si fa".
"Senti, l'ho già detto, è bravo. Però un'ora e mezza di riunione di famiglia di francesi che si urlano cose in faccia non... non..."
"Non è la fine del mondo".
"Non per me".
"Dovevi andare a vedere Lego Movie".
"Ti sto deludendo?"
"Non ti devi preoccupare di questo".
"Sei tu che non ti devi preoccupare".
"Facciamo che non si preoccupa nessuno".
"Tutto qui?"
"Puoi mettere un pezzo se vuoi".
"Chorando se foi quem um dia so me fez chorar..."
"Sei un idiota lo sai".

È solo la fine del mondo è al cinema Lux di Busca, giovedì 9 e venerdì 10 marzo alle 21. Spoiler: il mondo non finisce.

11 commenti:

  1. Oggi ho visto Brooklyn e poi mi sono letto la tua recensione...
    quindi questo lo commenterò tra un anno o due, volevo dire che -ultimamente - le tue recensioni non è che siano proprio recensioni. voglio dire: 'sti cazzi! leggendo la recensione non capisco niente del film che andrò a vedere, ma tanto lo vedrò fra qualche anno...
    in compenso le recensioni sono divertenti e spesso hai proprio ragione: in effetti Brooklyn sembra proprio un racconto dei nonni: c'è tutto, però senza le cose raccapriccianti; d'altra parte tutti i nonni morti ammazzati o finiti all'ergastolo o moerti fi tubercolosi non hanno mai potuto fare racconti ai nipoti. si sa che per avere dei nipoti ai quali raccontare di quand'eri giovane hai bisogno di 2 cose: restare vivo e trovare una brava ragazza per farci dei bambini che a loro volta dovranno fare dei bambini, sennò niente nipoti e niente storie
    cioè, io - oh, si fa per parlare - ho apprezzato che nel film non ci fossero i classici irlandesi mangiapatate straccioni e morti di fame e che il ragazzotto fosse un poraccio che si spaccava il culo in una famiglia (dove tutti si spaccavano il culo) che pensava di mandare il piccoletto al college invece che venire da una famiglia di gangster, per dire

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    1. Dici ultimamente? speravo di essere un po' migliorato col tempo.
      Vabbe'.

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  2. Quando si dice analfabetismo funzionale... Ho letto "Xavier, Logan" e ho letto tutta la recensione pensando che stessi parlando dell'ultimo film degli X-Men.
    A mia parziale discolpa c'è da dire che volendo la recensione si attaglia un po' a tutto.

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    1. Quindi Logan non è la fine del mondo? Ach, stavo per andarci.

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  3. "Se guardi fisso in camera non mi stai dicendo cose."
    giovanotto, provi con O. Hardy.

    (senti: siccome sto a fa' le pulizie di pasqua nei preferiti: ma insomma da qui in avanti fai il critico ebbasta? cinema e quella cariatide miracolata di bobdylan? no, pe' sape'...)

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    1. Onestamente non lo so, tanti impegni e poche cose da dire.

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    2. [oh era una iperbolica vuota minaccia eh. non ti levo dai preferiti (anche se bob dylan un po' ha scassato li cojoni davero).]

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. aho amen. manco lo (te) pagassi..!

      (io leggerò le prime tre righe e le ultime due. e poi se mi gira depongo anche un commento a cazzo, massime su il post)

      (o forse intendevi - con la amabilità che ti è propria da quando ti leggo - incoraggiarmi a procedere, e levarmi dar cazzo?)

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  4. Ma infatti hai capito benissimo il motivo per cui è... sopravvalutato. Sì, l'ho detto, ho detto la S-word.

    Anche lo scorso film - Mommy - era tutto gente che si urlava in faccia, primi piani intensi, musica pop strappalacrime.


    E no, ho meno anni di Dolan, non è neanche questione di vecchiezza.

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