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mercoledì 21 giugno 2017

Abbiamo un problema con l'istigazione all'odio religioso (sì, è illegale)

Quel che avevo da dire sul brutto pezzo anti-islamico di Filippo Facci l'ho scritto un anno fa. Sulla sentenza che sospende Facci dall'Ordine dei Giornalisti per due mesi non dovrei entrare nel merito: non sono un giornalista e, soprattutto, non ho letto la sentenza. Facci, furbastro, ne ha pubblicato solo quelle due o tre righe che potevano servirgli a fare un po' di ironia sulla giudice, a rilevarne il "dubbio livello culturale". Sa che c'è solo una cosa che piace ai lettori di Libero quasi quanto il livore contro gli stranieri, ed è il livore contro i giudici e i magistrati. Magari la giudice avrà buttato giù qualche sfondone, ma il fatto che invece di ricorrere in appello Facci preferisca fare la vittima à la Sallusti mi sembra significativo. (Leggo di giornalisti che, decisi a difendere Facci a prescindere, parlano addirittura di abolirlo, l'Ordine: non mi sembra una cattiva idea. Restituire la tessera potrebbe essere un modo per realizzarla).

Mi rimetto a parlare del caso perché inquadra un problema enorme che in Italia forse non abbiamo ancora messo a fuoco: l'odio religioso. È un argomento molto delicato, un po' nascosto sotto i faldoni enormi di altri argomenti non meno pressanti: la libertà di opinione, il razzismo, la xenofobia. E non riguarda Facci più di quanto riguardi chiunque in questi giorni, criticandolo, si sentiva obbligato ad aggiungere una postilla: 'però odiare le religioni non è affatto sbagliato'. Come se il problema fosse che Facci ne odia una sola, invece di odiarle in generale. Una posizione simile, in Italia, passa per progressista. Credo che qui ci sia un grosso problema.

Lo stesso Facci lo ha ribadito: lui le religioni le odia tutte (tutte? jainisti inclusi? che gli han fatto?), ha già litigato col Vaticano e coi sionisti, ci ha un odio panreligioso grosso così, che gli deriverebbe dal razionalismo anglosassone. Eppure se scrivesse le stesse cose nel Regno Unito, rischierebbe molto di più che di due mesi di stipendio: perlomeno, mi sembra che il suo pezzo rientri in pieno nella definizione di hate speech che si usa nelle corti di laggiù (vedi il Racial and Religious Hatred Act del 2006). Questo forse spiega perché un fenomeno come la tarda Oriana Fallaci è nato in Italia (sul Corriere della Sera): altrove una sbrodolata come la Rabbia e l'orgoglio non sarebbe stata né pubblicata né, forse, concepita. Prima ancora di risultare illegale, si sarebbe rivelata politicamente disastrosa, un pugno nell'occhio di tutti i lettori di estrazione musulmana. In Italia invece in qualche modo l'odio religioso è tollerato e... coccolato.

Non solo a destra, dove perlomeno ha una chiarissima funzione identitaria. Anche nel centro moderato (malgrado gli sforzi ecumenici dei pontefici: è bastato che uno solo tra loro, in 50 anni, incespicasse in una bizzarra citazione da Manuele Paleologo, perché migliaia di credenti si sentissero autorizzati a odiare il prossimo loro islamico). Anche a sinistra, dove a molti anticlericali non par vero di poter moltiplicare i cleri a cui opporsi. Poi ci sono le femministe che rimarcano la misoginia; i lgbt che rimarcano l'omo/transfobia; medici e scienziati preoccupati dal diffondersi di nuovi e vecchi credi irrazionali, eccetera.  Pensate quindi a come si deve trovare un giovane italiano e musulmano, oggi: si trova contro postfascisti, postdemocristiani, postcomunisti, femministe, lgbt, pensionati lettori di Libero e lettori del Manifesto, oltre a tanti simpatici elettori Cinquestelle che pur non essendo né di destra né di sinistra riescono lo stesso a condividere i patemi di Salvini sugli islamici alle porte. Insomma in questo momento storico così frammentato, l'unico collante che sembra poter tenere insieme la maggioranza della popolazione potrebbe essere l'odio per l'Islam. (Facci ci ha già pensato un anno fa - mica scemo).

Tutto questo malgrado la legge Mancino preveda la reclusione fino a un anno e sei mesi, o una multa fino a 6.000 euro, per chiunque istighi a commettere atti di discriminazione per motivi non solo razziali, non solo etnici, non solo nazionali, ma anche religiosi; malgrado tale legge recepisca la Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (ONU, 1965), che raccomanda di "sviluppare ed incoraggiare il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione". Per cui, effettivamente no, odiare le religioni non è un diritto, né in Italia né in nessun Paese che rispetti le convenzioni internazionali. Si può ovviamente mettere in discussione la legge Mancino, e in generale qualsiasi legge limiti il diritto del singolo di esprimere opinioni anche odiose e foriere d'odio; si può in sostanza fiancheggiare l'alt-right americana, che questa battaglia contro il "politically correct" in nome del "free speech" in America la sta combattendo con un discreto successo.

Detestare Facci è facile quanto scrivere "odio l'Islam"; cercare di spiegare perché l'odio religioso non può essere ammesso in una società tollerante e civile è un po' più complicato. La maggior parte delle volte la discussione viene deviata sull'odio razziale: lo stesso Facci ha buon gioco a sottolineare che nella sentenza si parla di "razzismo", mentre lui nelle razze non ci crede. Rispetto al razzismo, l'intolleranza religiosa sembra sempre un male minore; una cosa più moderna, à la page. È l'esatto contrario. L'odio razziale è un fenomeno relativamente recente - così come la nozione ottocentesca di "razza". Senz'altro è stato il principale ispiratore dei genocidi del Novecento, ma non è che nei secoli precedenti non ci si massacrasse, in Europa e altrove. Non lo si faceva per razzismo, perché appunto, la "razza" non era una nozione affatto chiara.

In compenso, l'odio religioso lascia una scia di sangue lungo tutti i secoli. Cosa portò i crociati a sterminare i gerosolimitani nel 1099? Che idea guidò i conquistadores alle ecatombi del Cinquecento? Le espulsioni degli ebrei dalla Spagna o dall'Inghilterra; i pogrom; la notte di San Bartolomeo; la Guerra dei Trent'Anni: non c'è pagina della Storia moderna che non ci ricordi le conseguenze dell'intolleranza religiosa. Gli stessi nazisti, quando sostituiscono all'odio religioso un odio razziale, si trovano per così dire il terreno già dissodato: il loro primo bersaglio non a caso è il popolo ebraico, che prima di patire le persecuzioni razziali aveva già sofferto per secoli di persecuzioni religiose. È ancora l'odio religioso, del resto, uno dei grandi moventi dell'odierno terrorismo di matrice islamica - e non c'è bisogno credo di spiegare quanto sarebbe ingenuo reagire all'odio con l'odio (oltre che ingenuo, perdente). Quindi, no, l'odio religioso non è meno pericoloso dell'odio razziale. Non è neanche così ben distinto.

Eppure c'è in molti di noi questa idea che odiare una persona per quel che crede sia meno grave che odiarla per le sue origini. In effetti le origini non si possono cambiare, le credenze sì: quindi se ti odio in fondo è colpa tua; rinnega il tuo Dio e tutto ti sarà perdonato. Peccato che non sia mai andata così. Se la Storia ci insegna qualcosa, ci insegna proprio che le comunità perseguitate resistono e si radicalizzano, in certi casi fino a trionfare e diventare esse stesse persecutrici (vedi i puritani in Inghilterra). Forse il problema è che in Italia non abbiamo avuto né l'editto di Nantes, né la Rivoluzione Gloriosa, e nemmeno una misera Pace di Augusta; la società non si è costituita attraverso una serie di patti tra comunità religiose in competizione tra loro. Non abbiamo mai concepito la laicità come una terra di nessuno, una franca contea tra fedi diverse; in Italia la laicità è arrivata tardi e si è concepita come alternativa al cattolicesimo. L'arrivo di altre confessioni l'ha messa in crisi.

Chi scrive - oltre ad avere pubblicamente scherzato coi santi per anni - è convinto che esistano religioni più misogine e omofobe di altre, e che in generale tutte le religioni organizzate abbiano un livello di misoginia e omofobia superiore a quello che la nostra società dovrebbe permettersi. Credo che un certo tasso di anticlericalismo sia non solo consentito, ma perfino necessario. Rispetto il testimone di Geova che preferisce la morte a una trasfusione, ma ritengo giusto strappargli il figlio a cui vorrebbe imporre una scelta del genere. In generale credo che qualsiasi forma di irrazionalismo vada combattuta, ma con armi più sottili e scaltre di quelle dei predicatori d'odio. Rimango convinto che una scuola pubblica laica, ben finanziata e aperta a tutti, sia un presidio necessario ed efficace. Credo che chiunque abbia il diritto di discutere di religione in modo anche polemico.

E tuttavia penso che da qualche parte ci sia un limite - tra la mia libertà e quella del mio prossimo di poter uscire di casa e recarsi in chiesa, o in sinagoga, o un moschea, o al parco, senza sentirsi insultato da bravi cittadini istigati da opinionisti che danno il buon esempio sputando luoghi comuni sui giornali. Non saprei nemmeno dire dove passa il limite - il buon senso mi suggerisce che la Fallaci e Facci l'hanno abbondantemente superato. Ci aspettano anni difficili, in cui ogni nostra credenza sarà messa a dura prova: le migrazioni si intensificheranno, e chi si culla nell'idea di poterle bloccare si radicalizzerà. Comunque vadano le cose, io continuerò a pensare che le persone non vadano giudicate e detestate per le loro fedi religiose. Nel momento in cui qualcuno riuscirà a cambiarmi idea, avrò perso la mia fede, e la mia vita non avrà più un gran valore. Non credo di poter spiegare questa cosa meglio di così: c'è probabilmente sotto qualcosa di irrazionale, che non vi chiedo di comprendere e nemmeno di rispettare. Soltanto di tollerare.

8 commenti:

  1. Grazie, davvero. I tuoi post su questa ed altre questioni risultano sempre necessari ed indispensabili

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  2. la legge dice "chiunque istighi a commettere atti di discriminazione per motivi non solo razziali, non solo etnici, non solo nazionali, ma anche religiosi". non parla di odio, parla di istigazione. quindi volere tutti i cristiani morti è reato, non dargli un lavoro è reato, non farfli entrare al ristorante è reato. il non farli entrare in casa mia, considerarli dei subumani, pensare che fra loro ed il nazismo non c'è stata tutta questa differenza nella storia non lo è [stessa cosa vale per portare il formaggio dentro ad un ristorante ebraico, o ridere di chi digiuna perché glielo ha detto un folletto]. a me pare che si faccia una certa confusione fra libertà e stili di vita. io non farei mai nulla per impedirti di professare la tua religione di merda, ma gira al largo da dentro casa mia. da qui alle crociate c'è di mezzo un universo che non ha a che fare con l'odio religioso, ma con la miseria umana in generale.

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  3. boh. Un conto è istigare e un conto è esprimere le proprie opinioni. La mia opinione è che stiamo parlando comunque di reati di opinione. Se dico che tutti i Catari devono essere bruciati potete anche darmi dell'istigatore. Se dico che non possiamo vivere mescolati Catari ed Albigesi è tutta un'altra faccenda. Per me deve esistere anche il diritto all'odio.Anche poi sulla definizione di insulto dovremmo parlare più estensivamente. Quel misogino appiccicato a noi fondamentalisti cristiani non è che mi sia piaciuto più di tanto...

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  4. Anche per me c'è una grossa differenza tra la religione e le persone. Posso dire che io il Giainismo (per dire, tutto quello che so del Giainismo viene da PASTORALE AMERICANA) lo schifo e lo sputo con la mano sul cuore, ma che ciò non vale per i Giainisti, che considero miei fratelli/sorelle umani.
    Questo è quello che ha detto Facci. Ed è tipo legale, credo.
    Che poi si possa obiettare che è ovvio che se ODIO una religione sarà difficile che possa essere perfettamente neutrale verso chi quella religione la professa, magari apertamente; però è un altro discorso.
    è come quando anni fa nel Canton Ticino vendevano la marijuana nei negozi, con sopra il simbolino di VIETATO FUMARE, e se chiedevi al commesso "allora a che serve" ti rispondeva che era per profumare la biancheria, tipo lavanda.
    Non so, da come la mette Facci la questione riguarda la libertà di opinione (che implica ovviamente anche la libertà di opinione NEGATIVA) e il diritto di esprimere quell'opinione. Che è diverso da istigare all'odio. è un po' come quella cosa che dicono i cristiani "io odio il peccato, non chi lo commette".
    Poi che non sia il caso, ripeto, è un altro tipo di discorso.

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  5. Non ho ancora letto il post salvo le prime righe, ma segnalo che io la sentenza l'ho pubblicata immediatamente. (F.F.)
    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10155401478042103&set=pcb.10155401438452103&type=3&theater

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  6. Mmm, non so Leo, qualcosa non mi torna.

    "Anche a sinistra, dove a molti anticlericali non par vero di poter moltiplicare i cleri a cui opporsi. Poi ci sono le femministe che rimarcano la misoginia; i lgbt che rimarcano l'omo/transfobia; medici e scienziati preoccupati dal diffondersi di nuovi e vecchi credi irrazionali, eccetera."
    Eh.
    E direi che una certa ragione l'abbiamo.
    E che il nostro diritto a non veder legittimate su base religiosa misoginia, omo/transfobia, proliferare di nuovi e vecchi credi irrazionali (perché, ce ne sono di altri?) sia tipo qualche miliardo di volte più importante di quello di chiunque non già di credere al suo padre-padrone immaginario, ma di legittimare quelle e altre schifezze in nome di questa specie di zona franca con cui la religione, qualunque religione, viene intesa.

    "Pensate quindi a come si deve trovare un giovane italiano e musulmano, oggi: si trova contro postfascisti, postdemocristiani, postcomunisti, femministe, lgbt, pensionati lettori di Libero e lettori del Manifesto, oltre a tanti simpatici elettori Cinquestelle che pur non essendo né di destra né di sinistra riescono lo stesso a condividere i patemi di Salvini sugli islamici alle porte. Insomma in questo momento storico così frammentato, l'unico collante che sembra poter tenere insieme la maggioranza della popolazione potrebbe essere l'odio per l'Islam. (Facci ci ha già pensato un anno fa - mica scemo)."

    Ok, ma decidiamoci: stiamo parlando dellE religionI tutte, o solo dell'Islam? Perché l'Islam a me viene da difenderlo, o come minimo non additarlo mai da solo, già anche soltanto per la puntualità con cui le sue vicissitudini presso l'opinione pubblica italiana rivelano che da noi te la puoi prendere con una religione solo in misura di quanto tieni - versante religioso o versante più smaccatamente affaristico-economico, poco cambia - per una religione concorrente, o in misura del tuo essere Facci.
    Invece se uno vuole semplicemente che nessuna libertà individuale o collettiva possa esser sancita su base religiosa in alcun modo che per sé stessi, da alcuna religione, beh... per me persegue uno scopo nobile.
    Anche la tolleranza è nobile, intendiamoci. E molto.
    Ma nel momento in cui al testimone di Geova che preferisce la morte a una trasfusione strappi di mano il figlio a cui vuole imporre la medesima cosa hai già deciso che non puoi rispettarlo.
    Puoi lasciarlo crepare come crede.
    Puoi "rispettare" la sua oramai avvenuta - se vogliamo proprio essere ottimisti - "autodeterminazione", per gli effetti che ha strettamente su di lui.
    Ma non puoi rispettare lui.
    Perché alla fine il punto non è credere, e non è neanche la tolleranza.
    Il punto è l'uso che fai di entrambe le cose.

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  7. Dopo aver fatto la doverosa premessa che Facci non ha avuto ragione una sola volta in tutta la sua vita e non inizierà certamente adesso con questa pagliacciata di autodifesa raffazzonata, ti faccio un appunto: odiare una religione non è solo quantitativamente diverso dall'odiarle tutte, lo è in primo luogo qualitativamente. Le crociate e la guerra dei trent'anni sono state causate da persone che odiavano una specifica religione essendo fedeli (fanatici?) di un'altra. L'illuminismo ed il razionalismo in generale, che le religioni le considerano tutte egualmente detestabili, non hanno mai fatto versare una goccia di sangue a nessuno ed anzi hanno portato luce e progresso. È proprio una differenza radicale di visione del mondo, anche se ovviamente uno che scrive su Libero non può sostenere d'essere un illuminista e pretendere che chi lo ascolta non capisca subito che ce sta a prova'

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