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sabato 24 novembre 2018

Burioni e il futuro del PD (è il futuro del PD?)

Le primarie non le vincerà, ma almeno il Congresso Pd sembra averlo portato a casa Dario Corallo. A distanza di qualche giorno il suo intervento è l’unico rimasto in mente a chi non segue il dibattito congressuale per mestiere o masochismo. Non era neanche così imprevedibile che un outsider ottenesse questo risultato, anzi, è una situazione ricorrente nelle fasi più critiche della storia del partito: qualcosa di molto simile capitò quasi 10 anni fa dopo la caduta di Veltroni, quando a un’assemblea parlò una giovane Debora Serracchiani. Corallo non era nemmeno l’unico giovane a proporre l’ennesima tabula rasa, l’ennesima rottamazione; se è riuscito a battere la concorrenza e a imporsi su YouTube è perché ha avuto l’idea di scatenare una polemica con un personaggio che in rete funziona meglio di qualsiasi quadro del Pd: Roberto Burioni.


Con una mossa apparentemente pretestuosa, al culmine di un ragionamento un po’ confuso, Corallo ha avuto quel guizzo di genio che gli ha permesso di apparire sulle homepage di più testate nazionali. Anche perché Burioni se l’è presa – ma questa era la cosa più prevedibile di tutte – mettendo in guardia il Pd dalla “tentazione di fregarsene della scienza (e della salute delle persone), per accarezzare il pelo all’ignoranza”.

Vale la pena di spiegare l'equivoco? Corallo ovviamente non proponeva di ”fregarsene della scienza”, ma lamentava che il Pd avesse fatto proprie un insieme di dottrine economiche – più liberali che socialdemocratiche – scambiandole per scienza “esatta” e rifiutandosi di discuterle con gli elettori, così come Burioni si rifiuta di discutere seriamente coi NoVax. È un paragone piuttosto sghembo: i NoVax sono una frangia tutto sommato modesta dell’elettorato (anche se blandita da M5S e Lega); il Pd deve porsi il problema di recuperare un bacino molto più ampio.

Evocando Burioni, Corallo è riuscito a dirottare un po’ di attenzione su di sé, ma il risultato è che ora non stiamo parlando davvero di Corallo: stiamo parlando di Burioni. Malgrado abbia colto l’occasione per ribadire che non intende impegnarsi in politica, è lui il vero vincitore del congresso. Non come candidato, ma come programma politico. Chiunque vincerà le Primarie – Zingaretti o Minniti, la gara non entusiasma – si troverà davanti a un bivio: essere burionisti o rinnegare il burionismo? Il Pd del 2019 sarà il partito delle eccellenze, dei professionisti di successo, o sarà il partito del “99% che non ce la fa”? Sembra che alla fine lo scontro – perché di uno scontro c'è bisogno – sarà questo. In attesa che Renzi si rifaccia vivo (impossibile pensare che non vorrà di nuovo dire la sua); in mancanza di candidati dalla personalità forte; nell’eclissi generale dell’ideologia, il burionismo è almeno un argomento su cui ci si può confrontare.


Ha anche il pregio della chiarezza: il burionismo non è così difficile da definire. È una forma di meritocrazia – parla solo chi è competente, parla solo chi è laureato – che da lontano può somigliare a quel caro vecchio elitismo, quell’attitudine snob che gli avversari della sinistra le hanno sempre imputato. Salvo che una volta la sinistra respingeva la definizione o, quando proprio non poteva respingerla, l’ammetteva con pudore, come una debolezza, un peccato originale; mentre il burionismo oggi rivendica la propria superiorità senza vergogna, anzi con una certa sfacciataggine – e in questo modo, paradossalmente, perde tutta quella patina snob e talvolta finisce per somigliare, nei toni urlati e sprezzanti, ai populisti che combatte: vedi come ha reagito all’intervento di Corallo la fanbase dei seguaci di Burioni su Twitter.


Il burionismo, poi, non poteva che nascere sui social: è una strategia comunicativa che ha senso soprattutto lì. E forse non è un caso che i grandi “blastatori” italiani su Twitter siano quasi tutti professionisti ultracinquantenni, che scoprono il mezzo quando ormai i giorni in cui erano abituati a confrontarsi tra pari sono un ricordo lontano. Paradossalmente è proprio questo approccio verticale a dare spettacolo, quando impatta contro l’architettura democratica dei social network e produce scintille: le “blastate”. La differenza tra il burionismo e il grillismo, o il leghismo 2.0 rifondato su Facebook da Salvini e Morisi non è il mezzo, infatti, ma il fine: il burionismo è arrogante perché deve proteggere la scienza e salvare delle vite. Di questo Burioni è convinto e non si stanca di spiegarlo – anche se non ha ancora i numeri per provarlo: blastare funziona. A chi gli obietta che le umiliazioni e gli insulti non hanno mai convinto nessuno, Burioni risponde che il suo scopo non è convincere i NoVax – per Burioni sono irrecuperabili – ma impressionare il pubblico che assiste agli scambi, e che evidentemente si lascia conquistare più da un blastaggio che da un ragionamento pacato. Il burionismo è uno scientismo cinico: crede nella scienza e solo nella scienza, ma allo stesso tempo non ritiene che la scienza sia comprensibile a tutti. La divulgazione dev’essere semplice, e includere qualche momento catartico-liberatorio in cui l’ignorante viene sollevato dallo spettacolo dell’umiliazione di qualcuno più ignorante di lui.

Luca Morisi

Questo per sommi capi è il burionismo, e non è detto che non funzioni. Il personaggio c’è, vende libri, va in tv, egemonizza il dibattito del principale partito d’opposizione, e nel frattempo le vaccinazioni aumentano – non necessariamente grazie a lui, ma aumentano. Non è così strano che il nome di Burioni desti più attenzione di quello di qualsiasi concorrente alla segreteria del Pd. Il Pd è reduce da un insuccesso storico; Burioni, per dirlo con le sue parole, è: “Qualcosa di unico sia dal punto di vista social media sia dal punto di vista editoriale, non solo nel nostro Paese”. Ma il burionismo può davvero diventare la base programmatica e la strategia comunicativa del Pd? Burioni diventò famoso quando gli capitò di scrivere che la scienza non è democratica, un’affermazione abbastanza controversa che fece breccia però immediatamente, al punto da alimentare un sospetto: non è che a tanti burionisti la scienza piace proprio perché non è democratica? Un bell’argomento per chi si scopre critico nei confronti del suffragio universale, per chi periodicamente propone di “superarlo”.

Può il Partito Democratico ospitare in sé un punto di vista così poco democratico? E cosa succede – si domandava Corallo – quando dalla scienza “dura” si passa a discipline più controverse, come l’economia, la sociologia, l’ecologia? Come impedire che la fiducia nella competenza si trasformi in dogma, e il burionismo diventi una specie di religione? Ammesso che blastare i NoVax funzioni, possiamo pensare di blastare allo stesso modo i NoTav, fingendo che non abbiano argomenti e obiezioni sensati, basati su osservazioni, calcoli, ragionamenti?

Si sarà capito che per me tutte queste sono domande retoriche. Non credo che si possa essere burionisti e democratici, bisognerebbe scegliere: e in un partito che si chiama ancora “Democratico”, la scelta mi sembra ovvia – sempre che possiamo ancora permetterci di essere democratici. Perché ecco, forse il problema è proprio questo: possiamo ancora permettercelo?

Corallo propone di andare verso il popolo, una proposta fin troppo ovvia per quello che in teoria sarebbe un partito di (centro) sinistra. Ma nella pratica il popolo è già stato opzionato da altri due partiti populisti, che si sono contesi lo stesso bacino elettorale con promesse imbattibili, e attualmente governano insieme. Certo, prima o poi saranno costretti a vedere i loro bluff, prima o poi ogni promessa elettorale rivelerà il suo lato oscuro. Ma potrebbe volerci ancora qualche anno, e a quel punto è persino possibile che gli elettori reagiscano alla delusione cercando qualcosa di sensibilmente diverso. Per un partito politico in crisi la ricerca di un’identità coincide spesso con la ricerca di una nicchia elettorale e con due avversari populisti al governo, il Pd non potrebbe essere popolare e democratico, neanche se ci tenesse davvero (continua su TheVision sempre più menagramo).




9 commenti:

  1. lo so, non era Corallo l'argomento principale di questo tuo intervento, però hai dimenticato di citare la qualifica "qualsiasi" da lui adoperata nei confronti di Burioni: a parte il significato dispregiativo,come se di Burioni ce ne fossero a centinaia (purtroppo non è) o, peggio, equiparandolo a un complottista "qualsasi"

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  2. Anch'io ho smesso di capire quel che stava dicendo quando ha pronunciato le parole "un burioni qualsiasi", la stessa cosa che ho provato quando di maio ha detto "un padoan qualsiasi"... io ho pensato ma chi cazzo sei tu per dare del "qualsiasi" a chiunque. ecco.

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  3. Quando Burioni dirà (e non lo farà mai, perchè è una persona seria) che i suoi argomenti hanno valore universale, e quindi il medico, in quanto laureato e/o competente del suo ramo del sapere, ha sempre ragione su qualsiasi argomento, politica inclusa, a prescindere in quanto lui è laureato e gli altri non sono un c..., Corallo avrà un minimo di ragione.
    Ma fino a quando, come è stato finora, BUrioni non parlerà da candidato segretario di un partito, ma da esperto di UN argomento che su quell'argomento prende a sberle metaforiche gli analfabeti che pretendono pari dignità in nome di un'inesistente democrazia della conoscenza, Corallo rimarrà un emerito imbecille.

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  4. (mettiti il cuore in pace: nemmeno stalin, nemmeno einstein, nemmeno einstein coi poteri di stalin riuscirebbe/riuscirà a togliervi l'automobilina)

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  5. Il paragone non è "sghembo" perché i No-Vax siano pochi. Ma sul serio serve spiegarlo?
    Il paragone è *senza senso* perché:
    - una cosa sono le opinioni politiche, altra le teorie (nel senso più epistemologicamente corretto) della scienza;
    - i No-Vax non sono gente con cui si possa "discutere";
    - un partito DEVE discutere con gli elettori; gli scienziati non devono discutere con i pazzi saccenti rischiando di dare visibilità alle loro fesserie.

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  6. Il problema della gioventù piddina consiste nella pochissima creatività politica.
    Sono ancorati ad un concetto di "sinistra" arcaica e,tristemente,credono che il futuro siano anziani demagoghi come il Sanders o,peggio ancora,il Corbyn.
    Sono veramente una generazione perduta.
    Fare un discorso,da parte di un trentenne da dieci anni organico al partito,fiacco e scontato culminante in un lapsus freudiano dove viene seppellita la pluridecennale esperienza di un luminare,legandolo ad un "come un Burioni qualsiasi" rende l'idea della mentalità del suddito insita in tal giovane uomo.
    La democrazia è in pericolo perché nn c'è una classe politica giovane che difenda la competenza come veicolo di libertà.

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    1. Un'eredità di questi ultimi decenni è il fatto che persone non di sinistra stanno a spiegare a quelli di sinistra cosa devono fare per essere di sinistra nel modo giusto.

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    2. Come te la cavi con poco!
      Spiega cos'è la "la vera sinistra" per te.

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  7. Vedo che quasi tutti qui nei commenti parlano di Corallo. Mi sembrava chiaro l'incipit su di lui fosse solo un pretesto, ma forse mi sbaglio io.

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