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martedì 11 febbraio 2020

Pietà di Morgan (sonata patetica)

Morgan ha più o meno la mia età, quindi non c'è mai stato un periodo della mia vita adulta in cui non ne abbia sentito parlare – il più delle volte perché, mi dicevano, si stava autodistruggendo. E vabbe' agli artisti capita, però, davvero: Jim Morrison nel '66 era uno sconosciuto, nel '67 incise Light My Fire, alla fine del '71 era morto. Janis Joplin, John Belushi, Amy Winehouse, ci siamo capiti. Morgan ha iniziato ad autodistruggersi mentre io ero matricola all'università e ora ho i capelli bianchi e non pubblico articoli accademici da boh, un decennio? Non voglio dire che ci seppellirà – immagino sia il compito che spetta a Vasco Rossi – però credo abbia perso meno capelli di me, preso meno chili, insomma la sua strategia di autodistruzione lascia molto a desiderare e produce risultati quasi indistinguibili dal logorio dell'esistenza di un cristiano standard con un lavoro i figli il mutuo. Del resto cosa c'è di più mortale della vita. Vivre, c'est très dangereux pour la santé, diceva un tale.
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Di uscire dal mio guscio
Morgan a Sanremo ha fatto il Morgan. È stato incontrollabile, è stato insopportabile, bullistico, eccetera. Nessun dubbio, e però persino Sanremo conosce traiettorie di autodistruzione molto più nette e verticali, vedi Tenco. Morgan poi è esattamente la persona da cui ti puoi aspettare quel che è successo, e chi lo ha scritturato soprattutto non ha margini per stupirsi, né per lagnarsi. Bugo senza Morgan non sarebbe stato selezionato, e senza un Morgan così assolutamente Morgan sarebbe facilmente scomparso verso lo sfondo del festival, dove vanno a languire gli zarrilli. Bugo ha un disco in uscita e ora una ventina di milioni di italiani sanno chi è. Morgan non incide più niente da anni e forse per un po' è meglio che non si faccia vedere in Rai – ok, la Mediaset gli ha già aperto le porte, ma lui per primo sa quanto siano girevoli. Quindi sì, Morgan è un tizio che sopravvive facendo spettacolo di sé stesso, ipotecando lotti di credibilità che non riscatta quasi mai. Il paragone con Sgarbi non funziona, Sgarbi non muore mai, non si consuma, è infestante come la gramigna. Morgan non sembra altrettanto immortale: diamo tutti per scontato che abbia ancora un piccolo patrimonio di visibilità e reputazione che però si sta mangiando, proprio come i rentier del tempo che fu si mangiavano la terra dei genitori.

Morgan ha più o meno la mia età, e come faccio a non capirlo. Si tratta di uscire vivi dagli anni Ottanta in Valpadana, dalla rockstar nell'era della sua riproduzione di massa, quella sensazione diffusa per cui eravamo tutti convinti che una vita da David Bowie o anche solo Simon Le Bon ci spettasse per diritto di nascita: bastava credere ai propri sogni e sperare che i genitori non mandassero in malora la fabbrichetta, il mobilificio. Ne siamo usciti quasi tutti, Morgan no: forse perché aveva appena un briciolo più di talento di altri, o forse perché ne aveva troppo poco per accorgersene, ma insomma gli è capitato questo destino di prigioniero di una dimensione dismessa, una tempolinea che non frequenta più nessuno: invece di invecchiare sbiadisce come le copertine dei Rockstar e dei Ciao2001 chiusi in uno scatolone del solaio. Morgan ci imbarazza come un Dorian Gray distorto, e allo stesso tempo ci riconcilia con la nostra mediocrità, perché lui ha effettivamente vissuto la vita di eccessi e avventure che volevamo vivere a sedici anni, e non sembra poi questa gran vita dopotutto.

Morgan del resto ha un problema, e lo sappiamo tutti qual è il suo vero problema, vero? Ecco, questa è una cosa che sento dire praticamente da sempre. Non mi è mai capitato di assistere a una conversazione su Morgan, anche solo a uno scambio di battute su un social, senza che non arrivasse qualcuno a ribadire l'ovvio, a rimarcare che insomma, dai, lo sappiamo perché si comporta così. Lui stesso, bisogna ammetterlo, non ha mai fatto molto per smentire la vox populi. E però insomma se parliamo di Sanremo, di uno spettacolo dove ci si aspetta che conduttori e artisti alle soglie dei sessant'anni ballino e cantino arzilli alle due del mattino, vuoi vedere che l'unico a indulgere nell'uso di eccitanti e vasodilatatori debba essere necessariamente Morgan? Inoltre: quand'è che cominciamo a dirci che le dipendenze non sono il movente, ma un sintomo? Sono anche uno straordinario moltiplicatore di casini, nessuno lo nega. Ma nessuno mi leva il sospetto che Morgan sia più che altro vittima del suo personaggio. Le dipendenze ti tirano fuori il peggio, esagerano i tuoi colori naturali, e si dà il caso che Morgan per campare abbia bisogno di dare il peggio di sé.

Morgan ha più o meno la mia età (e il mio sesso) e quindi non avrebbe mai potuto davvero piacermi. L'invidia mi ha sempre impedito di apprezzare i coetanei, o forse semplicemente non suonava musica che m'interessasse. Sotto la maschera da maudit mi sembrava di indovinare un piazzista e devo dire che a un certo punto ho persino iniziato ad ammirarlo proprio perché riusciva a rivendersi come un intellettuale ripetendo due o tre nozioni da ginnasio; gli bastava recitare un verso uno di Omero perché Simona Ventura andasse in brodo di giuggiole, Mara Maionchi ne parla ancora bene e in un certo senso ha ragione lei, oltre a un certo livello la cialtronaggine diventa una forma d'arte e lui quel limite spesso lo superava. Finché non succedeva qualcosa di imbarazzante, al che mi accorgevo che Morgan mi faceva pena, anzi addirittura che cominciavo a preoccuparmi per lui come per un fratello minore: che insomma stavo invecchiando più rapidamente. Ed è una cosa che mi fa rabbia, preoccuparmi per le persone che nemmeno conosco, come se quelle che conosco ed amo non mi bastassero, non mi avanzassero. Poi a un certo punto ho messo a fuoco una cosa, una cosa di cui non mi pare parlino in molti, quando capita di parlare di Morgan. La pena che provavo per lui era una reazione morale al fastidio fisico di sentirlo cantare. Avete presente la voce di Morgan? È una tortura, sia per chi l'ascolta che (suppongo) per chi la sta usando.

È un chiavistello arrugginito che non scatta più e lo stesso deve girare, girare, è straziante. Ogni verso è uno sforzo, uno strappo a una catena. Morgan ha perso la voce a un certo punto, e non gli torna. Per un po' è sembrata una menomazione momentanea, ma sono anni ormai: anni in cui ha praticamente smesso di incidere. Ci sono cantanti che sono riusciti a fare delle loro difficoltà laringali un punto di forza, ma non è il suo caso. Morgan aveva un suo timbro e l'ha perso, e si è ritrovato a trentacinque anni incapace di fare l'unica cosa che sapeva fare per campare. Poi certo, il narcisismo che serviva per non mollare a vent'anni e ti impedisce di capire dove ti trovi a quaranta; le dipendenze che ti tirano il peggio, la tv che ti chiede di fare la ruota finché non cadi e poi ti butta senza complimenti, tutto probabilmente vero. Ma niente mi toglie l'idea che alla fine certe scenate non siano che i pezzi di bravura di un tizio che deve rivendersi come cantante, cantando il meno possibile. Va bene, sì, la maschera è quella di un cialtrone arrogante, d'accordo, ma lo capite che sotto c'è un signore di mezza età con le corde vocali a brandelli? Poi uno dice le dipendenze: vorrei vedere voi cosa v'inventereste al posto suo.

Morgan alla fine ci prova a suonare, a cantare (anche se non dovrebbe più), a farci divertire, Morgan qualcosa combina sempre. Spero di continuare a sentirne parlare finché campo, perché in fondo mi ha sempre fatto ridere e litigare, che è una cosa che mi piace, ma soprattutto mi ha sempre fatto sentire meglio di lui: più colto, maturo, sobrio. I feticci televisivi a questo servono: a concimare il nostro piccolo vasetto d'autostima, a sentirci migliori di gente che alla nostra età si comporta più o meno come i compagni di classe antipatici che avevamo alle medie, e guardate che ci vuol talento anche per comportarsi così a quarant'anni. Quasi cinquanta. Jim Morrison a 27 si era già chiamato fuori, ricordiamo.

11 commenti:

  1. Ohibò, mica male! Il finale mi ha fatto ripensare alla "Fenomenologia di Mike Bongiorno" di Umberto Eco.. E ancora mi chiedo se ci servano davvero gli scemi da confronto (anche quando scemi non sono, ci siamo capiti).

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  2. Grande post. "Morgan ci imbarazza come un Dorian Gray distorto, e allo stesso tempo ci riconcilia con la nostra mediocrità, perché lui ha effettivamente vissuto la vita di eccessi e avventure che volevamo vivere a sedici anni, e non sembra poi questa gran vita dopotutto" e questa frase da sola è la sintesi di noi ragazzi degli anni '80. P.S.: mai sentito né sopportato Morgan.

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  3. Non ci conosciamo ma devo dire che ti seguo da tempo e apprezzo moltissimo i tuoi lavori (quello sui Beatles meriterebbe davvero grande risonanza).
    L'analisi che fai su questo post a mio avviso è molto interessante oltre che ben scritta, contiene numerosi elementi di verità e per certi versi esplicita in modo serio quale dovrebbe essere il pensiero di un osservatore intellettualmente onesto. Però...

    Però - consentimi - sembra una disamina parecchio impietosa e in un certo senso ingenerosa.

    Oltre a tutto ciò che esponi, Morgan obiettivamente ha anche rappresentato altro. In un certo momento storico, Morgan (specie come Bluvertigo) ha costituito una modalità di espressione artistica quasi unica nel suo genere in Italia, sia tramite una ricerca esasperata del tecnicismo sonoro funzionale alla melodia, sia con un approccio sistematico all'oggetto "strumento" quale fonte di suono, dall'ukulele all'iPad, talvolta con esiti innovativi per quanto misconosciuti.

    Anche dopo i Bluvertigo, parte della produzione di Morgan avrebbe probabilmente meritato maggiore fortuna. "Canzoni dell'appartamento" è un lavoro serio, riuscito, nettamente sottovalutato; i tentativi continui, ostinati di recuperare Sergio Endrigo o Umberto Bindi (o in parte anche De Andrè) dall'oblio sarebbero lodevoli già solo per l'intenzione.

    Gli aspetti controversi del Morgan televisivo sono stati ampiamente evidenziati da te in vari post, ma oltre a qualche citazione improbabile, ricordo anche dissertazioni non proprio banali (ad es. sul senso storico-sociologico dell'accento marcatamente cockney di Bowie in "Life on Mars?"), e performance live di un certo rilievo, tra cui una versione che all'epoca mi sembrò da brividi di Long and Winding Road piano e voce con Giorgia. Non proprio cose che si vedono tutti i giorni nella tv generalista, voglio dire.

    Uno che sostiene che i Beatles vanno considerati alla stregua di Bach e dunque vanno trattati come tali, col rispetto che si deve ai classici, non può essere solo una macchietta. Fermo restando il senso ultimo del tuo post, credo che l'idea di liquidare Morgan come poco più di un piazzista/cialtrone arrogante non sia sostanzialmente corretta e mi pareva giusto fartelo notare.

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  4. Personalmente non ho mai ascoltato morgan, non credo di conoscere nessuna sua cosa (a parte il disco con le canzoni di de andre'... ma io ho i suoi - di de andre' - dischi e l'ho mal sopportato)
    conosco un po' il morgan personaggio televisivo e be' anche lui contribuisce a non guardare mai nessun programma di nessun genere sulla rai, mediaset e sky (a parte qualche film e serie tv), quindi lo capisco che tutto quel che fa è sempre meglio che lavora'. Ho sincera ammirazione per chiunque (in tv, alla radio, sull'internet) riesca a campare (bene) senza lavorare, finché ci riescono, però oh, a 'na certa trovate un lavoro vero e smettila de piagnucola'!

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  5. "Venti milioni di italiani ora sanno chi è Bugo". Perché prima non lo cosceva nessuno secondo te. Torna a farti le seghe sui Beatles e su Dylan, va.

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    1. Scherzi, vendeva milioni di milioni di milionesimi di milionesimi di dischi.
      Una volta cinque anni fa sono andato a vederlo gratis a Soliera, al culmine dell'entusiasmo per il suo disco fino a quel momento più di successo, e bisogna dire che era veramente imballato di gente, nella piazzetta del castello di Soliera, parliamo anche di trecento milionesimi di milioni di ascoltatori di Bugo gratis

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    2. Perché quindi chiunque non venda milioni di dischi è sconosciuto. Chiaro. Dai su Tondelli, davvero, torna a farti le seghe su Dylan e sui Beatles, perché la tua percezione sui cantautori contemporanei è decisamente falsata.

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    3. Che fosse sconosciuto lo stai scrivendo solo tu: la lingua batte dove ahem ahem...

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  6. Una "Pedra do Telegrafo" umana: sembra sempre sull'orlo dell'abisso ma in realtà è a 30 cm da terra... Ma gli voglio bene.

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