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martedì 17 novembre 2020

Il Covid alla fine del mondo (pagani, apocalittici e messianici).

Stamattina quasi prima di svegliarmi ho trovato il mio contatto più putiniano in assoluto che ripostava i Wu Ming, però non è una cosa così interessante alla fine. Tutte le sfumature esistono, quindi anche il rossobruno, ma non sono nemmeno sicuro che sia il caso. Mi piacerebbe discuterne, mi piacerebbe spiegare cosa mi allontana dagli uni e dagli altri, ma a questo punto credo che sia doveroso fare una premessa esistenziale: qualcosa che allontani anche le quindici persone che potevano sopportare di leggere un mio pezzo sull'argomento. 

Dire che questa epidemia ci ha presi alla sprovvista è un eufemismo. Se adattarsi al lockdown in marzo fu relativamente semplice (per quanto mi riguardava, avevo così tanto lavoro da fare che non mi restava il tempo per preoccuparmi), ci è voluto un po' più di tempo per riuscire a far entrare l'epidemia nel nostro sistema di credenze o di valori – in quello che potremmo chiamare "ideologia", salvo che per molti è una brutta parola. Molto spesso io lo chiamo religione, un'altra parola assai imprecisa ma che mi serve a ribadire un concetto: non si tratta di un insieme puramente razionale di idee: c'è parecchio irrazionale più in fondo, che tiene su l'iceberg. Se vi è capitato di litigare con qualcuno in questi mesi (a me è capitato) molto spesso erano le parti basse degli iceberg a scontrarsi; per quanto noi contendenti guardassimo più in alto, verso i massimi sistemi. 

Mi prendo come esempio, essendo la persona che conosco meglio (ma non credo che altre persone funzionino in un modo troppo diverso). Dopo alcune sbandate iniziali, il mio approccio al virus è stato pragmatico e orientato alla prevenzione. Ho accettato relativamente presto che il virus c'era, e che era suscettibile di danneggiare me, i miei cari e la mia comunità; e ho accettato, anzi lottato per quanto poco potevo perché la comunità intorno a me prendesse misure di prevenzione, anche quando confliggevano con libertà individuali. Questo mi è successo per vari motivi razionali, che posso benissimo elencare; ma anche per motivi irrazionali: la base del mio iceberg. Infatti oltre a essere una persona pragmatica, razionale, prudente, responsabile, eccetera, io sono anche un millenarista: uno che sospetta la fine del mondo vicina. Lo nascondo molto bene, tanto che qualche lettore potrebbe non accorgersene (o addirittura essersi persuaso del contrario): ma in definitiva io credo che il mondo potrebbe finire, con tutta la forza della mia irrazionalità: questo ha sempre orientato ogni mia scelta, sin da bambino. Da bambino pensavo a un'escatologia un po' più cattolica, più o meno il Giudizio Universale; alle medie già ero più incline all'olocausto nucleare; in seguito l'ho sostituito con una crisi climatica irreversibile e non ho mai smesso di pensare che la Fine avrebbe anche potuto essere un mix delle tre cose. Alle epidemie non pensavo spesso, lo ammetto; ma non ho avuto nemmeno molta fatica a farla entrare nel quadro: dove c'è posto per tre cavalieri, si può accomodare anche il quarto. 

Con questo io non sto dicendo che nel profondo del mio iceberg credo che il Covid19 sia la Fine, ma che sono in un qualche modo predisposto già pre-razionalmente a reagire a crisi sistemiche, perché in fondo me le aspetto, me le sono sempre aspettate, addirittura sono un po' stupito che tardino. Il 2020 che per voi è un anno tanto sventurato, per me fino a qualche anno fa era uno di quegli anni che si mettevano nei titoli di quei film di fantascienza sociale che da bambino mi terrorizzavano. Non credevo di arrivarci così facilmente: neanche una guerra, appena un terremoto ma non micidiale. Così, quando arriva qualcosa che turba la mia quotidianità come mai mi era successo prima, la mia reazione è "Ecco, ci siamo". Poi razionalmente so benissimo che non ci siamo, e anzi all'inizio mi disturbava un po' che si potesse trattare di un falso allarme, una distrazione: lo scenario della crisi ambientale è ancora quello che mi convince di più. La razionalità ha però questa cosa fantastica, che dopo un po' si accomoda; in effetti ci sono migliaia di indizi che ci fanno pensare che il Covid19 sia collegato alla crisi ambientale: che si tratti di un effetto collaterale della sovrappopolazione, della deforestazione o magari dello scioglimento dei ghiacci millenari con il loro tesoro di virus e batteri sconosciuti all'uomo. E se anche non c'entrasse assolutamente nulla, ebbene, si tratta comunque di un'anticipazione di cose che potrebbero succederci tra qualche anno: tanto vale prepararci. (Il covid, lo dico qui in un pezzo lungo e noioso, potrebbe salvare l'umanità, semplicemente mettendole una pulce nell'orecchio: devi cambiare atteggiamento, darti un po' più da fare con la ricerca, mettere a punto protocolli che funzionino davvero eccetera). 

Questa premessa serviva a spiegare perché di fronte all'emergenza ho reagito in un certo modo, e in generale come reagisco alle emergenze: non ho difficoltà ad accettare previsioni pessimistiche, purché provenienti da fonti autorevoli; non mi costa moltissima fatica cambiare i miei comportamenti, se mi viene spiegato che è il prezzo da pagare per attuare una politica di prevenzione. Tutto questo accade perché nella profondità del mio iceberg, la Domanda è: "Ci Siamo?" Ogni cosa che avviene, nella profondità del mio iceberg, viene divisa in eventi che prefigurano la Fine (da conservare) ed eventi che occultano la Fine (da respingere). Il covid entra nella prima categoria, quindi me lo tengo. E già irrazionalmente sto indovinando perché alcuni non sono disposti a farlo. La maggior parte di essi non aderisce a nessun credo millenario, anzi lo negano con tutta l'energia di cui dispongono. 

In sostanza sono pagani: per loro il mondo esisterà per sempre. Dal momento che non l'hanno visto nascere, perché dovrebbero vederlo finire? L'unica cosa che notano è che somiglia sempre meno a quello della loro infanzia, e vivono questa consapevolezza come il ricordo di un'Età dell'Oro. Non credono in un'Apocalisse; in compenso si struggono per una Caduta. Ogni evento che li allontani ancora di più da quell'Età, per loro è un abominio, qualcosa che non dovrebbe esistere: e quindi non esiste. Chi li chiama negazionisti, non sempre ha chiaro cosa neghino davvero. La scienza? L'autorità? La doxa? Sì, negano un po' tutte queste cose, ma perché? Quello che negano davvero, con ogni fibra del loro io razionale e irrazionale, è che il mondo possa cambiare e quindi finire. Questo ha permesso loro di crescere spensierati sbocconcellando merendine all'ombra degli euromissili; questo ha consentito loro di negare il riscaldamento globale persino quando dalle Alpi hanno iniziato a sparire i ghiacciai; questo li porta, oggi, a negare il virus. Se esistesse davvero, dovrebbero cambiare il loro stile di vita, il che è una bestemmia: quindi non esiste, è una truffa congegnata da una consorteria di uomini perfidi che non tollera la loro felicità. 

Questi sono i pagani. Ce n'è a destra come a sinistra, non è una questione di ideologia; non ancora. Persino la più squadrata e razionale delle ideologie non può non appoggiarsi su basi inconsce, prerazionali: la razionalità segue e riesce sempre a spiegare ogni asperità del terremo come se fosse un fatto necessario. Se nel mio inconscio credo che il Covid minacci il beato mondo della mia infanzia, il mio io conscio troverà il sistema razionale per spiegare questa cosa, tracciando relazioni di causa ed effetto che possono collegare Bill Gates con Big Pharma, se serve. Se invece nella profondità del mio inconscio credo che il Mondo debba finire, la mia razionalità si procurerà tutti gli indizi che servono a dimostrare che questa fine e vicina, e li comporrà nella più mirabile delle strutture. E così via. Ma questo spiega tutto? No, non credo. 


Non ci sono soltanto pagani e apocalittici. C'è un'altra famiglia di iceberg, più difficile da distinguere: è quella con cui me la prendo più spesso, come succede sempre tra gente che in teoria era compagna di strada. A differenza dei Pagani, essi non negano la possibilità di un'Apocalisse; a differenza degli apocalittici semplici come me, a volte persino la desiderano, per le potenzialità che scatenerebbe. Come definire un gruppo di persone unite dalla credenza irrazionale che da un'Apocalisse potrebbero venire cose buone? Non ho quasi scelta: devo definirli messianici. Magari non aspettano tutti lo stesso messia: per alcuni è un'utopia anarcosocialista, per altri è la democrazia partecipativa, per altri ancora un totalitarismo alla Putin; alcuni non sanno nemmeno che è un messia che stanno aspettando, ma lo aspettano lo stesso. Queste persone hanno nei confronti del Covid19 le difficoltà che avevo io all'inizio: non lo trovano abbastanza apocalittico. Non fa nulla di quello che dovrebbe fare un Armageddon serio. Non capovolge la piramide del potere, anzi la puntella; non getta i lavoratori nelle piazze, anzi li blinda in casa; non punisce i superbi per la loro avidità, anzi, stanno già speculando sui rialzi della Pfizer. Non è un'Apocalisse, è un bidone, un falso messia da rigettare. Queste le premesse irrazionali; da lì si innerva la razionalità, puntando il dito sugli abusi del potere, sul ruolo proditorio del capitale, sulla funzione di paravento assunta dai media, e devo dire che sono tutte analisi interessanti e fino a un certo punto condivisibili anche da me – perlomeno finché si rimane nella sfera razionale. Ma è impossibile: non possiamo nemmeno accostarci, senza che sott'acqua i nostri iceberg cozzino. Spero di essermi spiegato, almeno un poco.

15 commenti:

  1. Che il tuo evento apocalittico fosse il cambiamentp climatico, si era capito da un bel po'. Che il pianeta si stia riscaldando non c'é dubbio, ma siamo sicuri che sia un male? Alla fine è un cambiamento, che porterà guerre, morti e una redistribuzione delle ricchezze, insomma, rimescolerà un pò le carte. Siamo sicuri che sia un male per tutti gli uomini?Io credo che il problema principale sia la sovrapopolazione, e il riscaldamento climatico sia una causa della sovrapopolazione, ma sento che mi sto addentrando in una discussione troppo lunga :D

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    1. Beh sì, la causa del cambiamento climatico è la sovrappopolazione, che a sua volta è causa della rivoluzione industriale ecc. ecc. Quando penso all'apocalisse, più che alla causa, mi domando che aspetto avrà: da bambino pensavo più ai missili, adesso a carestie e pandemie.

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  2. Penso che quelli che tu chiami allegoricamente messianici possano essere chiamati accelerazionisti, in linguaggio politico. Sono anche quelli che si augurano che vinca Trump così il sistema capitalista finalmente crolla. Lo erano anche alcuni socialisti durante la repubblica di Weimar, di fronte all'ascesa di Hitler.

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    1. Sì però l'accelerazionismo è una cosa un po' diversa, o meglio si direbbe diversa. Se li chiamo messianici magari riesco a farne incazzare un po'.

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  3. Buffo il tuo atteggiamento: la fine del mondo è possibile e molti indizi la dicono relativamente vicina. Ma se ci chiudiamo in casa e fermiamo tutto, magari la ritardiamo un pochettino. Tu credi che i tuoi/nostri comportamenti possano evitare o ritardare la fine. Io non credo che come umanità abbiamo questo potere, e preferisco vivere, possibilmente rendendo migliore la vita, senza temere la morte, che contemplo (più o meno serenamente) come certamente possibile, non so quanto prossima ma in definitiva inevitabile. Ho anche il sospetto che sia questa la strategia più efficace per prolungare la vita, ma non è questo il punto.

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    1. Io non ho nessuna voglia di morire; e nemmeno mi arrogo il diritto di far morire gli altri con dei comportamenti dettati dall'"inevitabilità".
      E' proprio questo il punto: la responsabilità che si dovrebbe avere e sentire
      verso l'altro.

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    2. No, se hai capito il discorso di Leonardo e la mia risposta non è questo il punto.

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    3. Provo a dirlo in un altro modo. I millenaristi dell'anno Mille, credendo prossima la fine del mondo terreno, predicavano il pentimento per salvare l'anima nel mondo ultraterreno. Era una posizione sensata.
      Tu, Leonardo, millenarista dell'anno 2020, cosa speri che un cambiamento dei nostri comportamenti possa ottenere:
      A) una dilazione della fine del mondo;
      B) la salvezza di qualcosa - cosa?

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    4. Ci sarebbero anche i testimoni di Geova da poter consultare sulla "fine del mondo".
      Mi pare che stiano alla terza o quarta toppata,ma perseverano e sperano ancora che si possa schiattare in blocco.
      Come si potrebbero catalogare nel "registro Leonardi" tali persone?

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    5. Il discorso diventava troppo lungo, ma in sostanza per me il discrimine tra prospettiva millenarista e prospettiva messianica sta nel senso di responsabilità.

      Il messianico ritiene il Secondo Avvento ineluttabile (e a volte, non sempre, desiderabile), quindi a volte è tentato di accelerare i tempi, mentre altre volte reagisce con fastidio a crisi che non lasciano trasparire nessuna rivelazione.

      Il millenarista – il nome magari è scelto male – ha la sensazione tragica di vivere sulla soglia di una crisi finale e questa cosa lo fa sentire soltanto più angosciato: si domanda cosa può fare per rallentare la crisi, si interroga sulle sue responsabilità, e nel frattempo continua a a comportarsi in modo responsabile e a fare la sua piccola lotta quotidiana contro il caos.

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    6. Insomma, speri e disperi di poter dilazionare la fine dei tempi, ma impegnandoti donchisciottescamente speri almeno di salvarti l'anima.
      Posso dire? Non mi sembra un orizzonte di pensiero da cui far discendere scelte di natura politica. Però descrive una condizione di angoscia esistenziale diffusa, che meriterebbe di essere posta al centro di un'opera di narrativa.
      Sì, è un suggerimento.

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    7. Non ho molte scelte di natura politica da fare, ma non vedo perché uno non dovrebbe farle da una prospettiva del genere. Oltre a essere la mia, mi sembra anche una delle più ragionevoli in giro.

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  4. Leonardo, ho avuto bisogno di questo post per mesi, e finalmente lo hai scritto (e non potevi scriverlo che tu). Grazie. E ne vorrei leggere altri su questo argomento (e quanto piu' "lungo" diventa il "discorso", tanto meglio).
    Volevo solo dirti questo, e che hai compagni di strada (millenaristi) molto lontani ma che leggono tutto quello che scrivi qui, e per cui quello che scrivi e' necessario.
    Cerca di non smettere, e cerca di renderlo disponibile per la posterita'.
    Io sogno - anche se te l'ho gia' detto, e so che l'idea non ti piace - la tua opera omnia sui miei scaffali accanto a quella dei miei autori preferiti, pubblicata da te via crowdfounding. E aspettare un secolo per questo, come per les Mémoires di Saint-Simon, per ragioni ovvie e rese anche piu' ovvie da questo post, e' troppo.
    Con affetto.

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