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sabato 27 novembre 2021

Le guerre puniche del ministro Cingolani

Certe volte comincio a scrivere un pezzo poi mi viene il dubbio che magari l'ho scritto, boh, sette o quindici anni fa e non è l'ansia di ripetersi – una volta ogni quindici anni uno ne avrebbe anche il diritto – ma è la vertigine di trovarsi sempre nella stessa situazione. Quante volte un ministro si è messo a parlare di come avrebbe voluto cambiare la scuola, ma la scuola che aveva in mente era quella che aveva fatto lui mezzo secolo prima? Ecco, l'altro giorno il ministro per la transizione ecologica ha spiegato che i programmi scolastici sono vecchi, vecchi, gli studenti invece di imparare a fare i digital manager stanno ancora lì a imparare le guerre puniche quattro volte". 

Questa illustrazione l'ho già usata nel 2011.

Naturalmente se ora googlate "Cingolani guerre puniche" trovate tutto un levare di scudi e uno spiegare a Cingolani che la storia antica è importante, la cultura umanistica è fondamentale anche per fare il digital manager, l'utilità del latino-che-apre-la-mente, ecc. Non trovo però tra i primi risultati qualcuno che faccia notare una cosa più terra-terra, ovvero: Cingolani, ma come fa uno studente a studiare le guerre puniche quattro volte? I tuoi figli le hanno studiate quattro volte? Me ne duole, anche perché sono ben tre e si sa, quattro per tre fa dodici. Comunque. Io insegno alla scuola media da vent'anni e non ho mai avuto l'occasione di intrattenere i miei studenti sui ponti mobili e sulle imprese di Annibale, perché quando arrivai era appena stata adottata la riforma Moratti che prevedeva un ciclo unico tra scuola primaria (=elementare) e secondaria di primo grado (=media). 

Dunque da più di vent'anni, ministro, le guerre puniche alle medie non si fanno. Si fanno – se i docenti ritengono valga la pena – in quinta elementare, così per curiosità sono andato a vedere quanto spazio tengono su un manuale di quinta elementare: una pagina. Ovviamente non si parla di Fabio Massimo il Temporeggiatore, né degli ozi di Capua, né di Delenda Carthago, del resto è una tendenza che notavo già quando facevo le elementari io (molto, molto prima della Moratti): alle elementari più che le guerre interessavano le civiltà, come si vestivano i romani (la toga, la palla), in che tipo di case abitavano, le domus le insulae eccetera: me lo ricordo perché io invece volevo proprio sapere come si erano ammazzati tutti quei romani e quei cartaginesi e dovevo recuperare le cose sull'Enciclopedia Conoscere che avevano in classe. La quale, bisogna dire, aveva illustrazioni pazzesche e spiegazioni piuttosto chiare, ancorché talvolta retrive e ehm, razziste. Del resto in quinta elementare io ho studiato persino la bomba atomica, che mi preoccupò molto. Invece adesso in quinta si arriva all'Impero Romano e le medie cominciano, triste coincidenza, proprio con la Caduta. Alla bomba si arriva, sempre piuttosto trafelati, tre anni dopo. Questo è il primo ciclo: il secondo si fa alle superiori e forse entro i sedici anni uno studente italiano fa effettivamente in tempo a sentir parlare di guerre puniche un paio di volte. Secondo Cingolani invece succede quattro volte, il che gli suggerisce che si potrebbe tagliare ulteriormente, di tutte le materie, proprio la mia. Che gli si può obiettare? Che a scuola in realtà non importa cosa si insegna, (le cosiddette nozioni), ma come lo si insegna (il metodo, la competenza), e che ripetere la stessa nozione due volte in cinque anni non ha veramente nulla di scandaloso, anche perché nel frattempo i ragazzi sono cresciuti e possono anzi devono approfondire? Cioè avete un'idea di quante volte studiando matematica si torna sul concetto di frazione? Ma ogni volta c'è un buon motivo per tornarci. Ma mi sembra di averlo scritto un altra volta cinque o dieci anni fa, ho le vertigini. 

La tentazione stavolta è di rispondere come risponderà chiunque si porrà il problema tra cinque o sei anni: Eh? Guerre puniche cosa?

Questo lo misi in un pezzo del 2010 sull'argomento, si chiamava Addio agli antichi. Alla fine io se ho imparato qualcosa di Storia antica lo devo a Conoscere e ad Asterix. 

...Perché nel frattempo è successo questo: che tutto un bagaglio di nozioni che trovavamo inutili e diciamolo, un po' imperialiste, ma che usavamo tantissimo per veicolare un sacco di significati, abbiamo smesso di farle ripetere a macchinetta dagli studenti e il risultato è che ormai se ne interessa unicamente qualche nerd disposto a guardarsi documentari amatoriali su youtube: neanche tanti, perché all'Enciclopedia Conoscere Youtube gli pulisce ancora le scarpe, purtroppo. Perché la storia romana che fino alla generazione passata serviva ancora a fornirci figure di conversazione, personaggi esemplari, aneddoti memorabili, modi di dire – oggi è un paesaggio incomprensibile ai più. Lo stesso Cingolani tirando fuori "guerre puniche" sperava probabilmente di comunicare "argomento astruso e noioso", laddove se c'è qualcosa di avvincente e mai completamente inattuale nella storia della Repubblica Romana è proprio questa lunga faida tra due imperi coloniali che lottano per l'egemonia, l'Europa contro l'Africa, gli avventurieri con gli elefanti contro i temporeggiatori, e così via. Poi certo probabilmente adesso il mercato ha bisogno di digital manager, qualsiasi cosa significhi: e tra tre anni avrà bisogno di visual manager e di qualsiasi altra cosa. Se Annibale e Scipione hanno tenuto banco per più di duemila anni, forse avevano qualcosa da dirci di meno effimero. Forse. Ma comunque ormai stanno su due o tre pagine, meno di quelle che la mia antologia per la classe terza dedica a Steve Jobs. E però per Cingolani non basta, boh. Tagliare, tagliare, bisogna cancellare tutto, far spazio, salare le rovine, delenda schola, delenda.

Forse basta aspettare. Quanti ne abbiamo già sentiti come lui, in linea di massima più abbaiano meno mordono. Temporeggiamo.

49 commenti:

  1. Ogni generazione si porta dietro i propri rimpianti e borbottii.
    Mio nonno, babyboomer, ha la sgradevole abitudine di pontificare circa quanto fossero belli gli anni 70, noi siamo giovani e non possiamo capire, ma la profondità delle idee, del dibattito, i movimenti artistici, il ribollire culturale degli anni 70 fu qualcosa di meraviglioso.
    Poi è arrivata una nuova generazione, quelli del "la scuola non prepara al mondo reale", poiché quando loro erano giovani era così e pertanto devono pontificare circa il fatto che le scuole vadano rase al suolo.
    A questo punto mi domando cosa farò io quando i miei capelli saranno bianchi (a meno che io non schiatti prima, beninteso). Probabilmente tedierò i giovani su gli anni 20 ed il Covid, voi non potete capire come cambiò la nostra vita, cosa abbiamo dovuto affrontare, ma adesso ascolta me che ho passato la gioventù con mascherina e Green Pass e posso darti degli utilissimi consigli circa (inserite tema caldo del futuro che non c'entra nulla col Covid).

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    1. Ero una bambina negli anni '70, e ti garantisco che facevano schifo. La gente moriva per bombe o colera, mancava la benzina e a un certo punto anche gli spicci, chissà perché. Tuo nonno rimpiange solo l'assenza di artrosi, fidati.

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    2. Non possiamo liquidare Pasolini e gli anni '70 dicendo che mancava la benzina.
      Gli anni '70 sono stati un momento di riflessione intellettuale molto profondo: è durante tale periodo che sono stati analizzati schemi di funzionamento della società validi tutt'oggi.

      M.Z.

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    3. Sono del '67 quindi all'epoca la riflessione intellettuale mi premeva meno della possibilità di saltare per aria, l'unica cosa che salvo è la musica, è neanche tutta. Però ho dei brutti ricordi

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    4. Non ho mai detto che gli anni 70 siano da buttare: analizzando le opere di quel periodo si percepisce un forte spessore... però siamo anche nel 2021, il mondo è andato avanti, la società è cambiata.
      Non possiamo rimanere a contemplare una (presunta) età dell'oro.

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    5. Con quel "neanche tutta" hai vinto un visual manager.
      (Ce lo meritiamo, il visual manager.)

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    6. La società è cambiata... fino ad un certo punto; diciamo che la sovrastruttura è cambiata, ma la struttura rimane la stessa. Penso a certi meccanismi di condizionamento operati dalla pubblicità, ai mezzi di distrazione del popolo (un tempo la cronaca roda, oggi gli influencer che parlano di cucina, mentre invece il calcio continua a distrarre oggi come ieri), ma anche ai meccanismi di perpetrazione del potere.
      Certi film con Gian Maria Volonté non sono invecchiati affatto e alla gente farebbe un gran bene vederli! Anche oggi!

      M.Z.

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    7. Gian Maria Volonté, un attore contro. Ci mancava :)
      Tutto il rispetto per GMV, grande interprete della sua epoca, ma il mondo è andato avanti.

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    8. Continui a ripetere che il mondo sia andato avanti, io però ti sto dicendo che certe strutture sono rimaste, strutture che avevamo già messo in luce negli anni '70.
      Leggetevi Dario Fo o Elena Giannini Belotti e ditemi se non sono attuali anche adesso.

      M.Z.

      M.Z.

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    9. Tanto di cappello a Omero, ma vuoi mettere Pif.

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    10. Rispondendo a M.Z., avrei una domanda.
      Se davvero questi maestri degli anni 70 sono stati così definitivi, come mai allora la la società odierna, che da quella degli anni 70 discende, non è perfetta?
      Se la lezione era così chiara, come mai le generazioni successive non ne sono state illuminate?

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    11. «S'elli han quell' arte», disse, «male appresa,
      ciò mi tormenta più che questo letto.
      Ma non cinquanta volte fia raccesa
      la faccia de la donna che qui regge,
      che tu saprai quanto quell'arte pesa»

      M.Z.

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  2. Ma tu che sei esperto, ma se fosse l'eterno ritorno del futurismo?

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  3. Come spesso il problema è molto ampio e anche persone intelligenti ed istruite come Cingolani tendono a vederne solo un pezzetto. Essendo un lavoratore del mondo IT posso confermare che il nostro mondo ha una fame vorace di persone capaci e preparate e la penuria è tale che finiamo per andare a cercarle in Asia e produrre anche il software offshore, oltre che le cianfrusaglie, il che dal punto di vista di chi si occupa di innovazione digitale fa venire voglia di mangiarsi le mani. "ma possibile che con tanti ragazzi italiani disoccupati dobbiamo andare a fare il software in India?".
    Il che poi sposta l'asticella un po' più in la: ma davvero abbiamo bisogno di tutti questi umanisti, quando c'è questa fame di tecnologia? Ma davvero non possiamo sbilanciare un pochino l'asticella dei programmi ministeriali verso materie delle quali c'è così disperato bisogno a svantaggio di quelle per cui invece i posti di lavoro latitano?

    Il che però è solo una parte del problema ed una visione solo parziale della questione.

    Intanto perché anche un "software engineer" come sono io, se è una persona colta a 360 gradi il proprio lavoro lo fa meglio, ha una capacità di prendere decisioni e di vedere le cose con una prospettiva più ampia che non solo i bit e bytes. Ma poi ci sono anche questioni più sfumate, per esempio ci sono persone che non hanno nessuna inclinazione per materie tecniche o tecnologiche, e non penso sia solo una questione di influenza ambientale. Inoltre non è che si debba, fin da subito, fare e studiare solo le cose che ci procurano magari un buon lavoro.

    Quindi, in sintesi, io non penso che il discorso di Cingolani, per quanto uscito un po' sbilenco, sia da banalizzare, cercare di bilanciare un po' i corsi di studi per fare in modo che si formino medici (dei quali c'è una carenza drammatica che fra qualche anno sarà emergenziale) e ingegneri piuttosto che letterati e giuristi dei quali mi sembra di capire ce ne sono più di quel che servono o comunque non è che il mercato del lavoro li brami in modo disperato, sia in senso lato una buona idea, chiaramente con equilibrio e buon senso e facendo in modo che i ragazzi sappiano bene cosa sia stato l'Impero Romano.

    Mi è capitato di chiacchierare con un mio collega, che è un brillante ingegnere, il quale è caduto dal pero quando gli ho detto che Caporetto si chiama Kobarid e, salvo una breve parentesi durante la Prima Guerra Mondiale, è sempre stato un paese sloveno. Anche peggio di non conoscere le guerre puniche, non avere idea di cosa sia stata la peggior sconfitta militare della storia d'Italia dai tempi (guardacaso) di Canne.






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    1. Canne non è una "sconfitta militare della storia d'Italia".

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    2. Secondo me l'Italia e l'Europa hanno bisogno di persone istruite. Stare a farsi la guerra fra competenze è quanto di più idiota ci possa essere (l'istruzione non è il tifo da stadio).
      E poi anche questa stupidaggine che le "materie" siano dei compartimenti stagni, dunque la logistica è roba da matematici, Napoleone è proprietà privata degli storici, mentre i chimici si occupino di corrosione dei metalli e di idrogenazione dei grassi.
      Quindi il fatto che per nutrire l'esercito napoleonico (storia) servisse un grasso facilmente trasportabile (logistica) e quindi venne messo su il processo per fare la margarina (chimica), ma che poi però le basse temperature russe causarono la distruzione dei bottoni di stagno delle uniformi (chimica) e quindi i francesi persero la guerra (storia)...ehm... i sostenitori delle culture separate come lo raccontano?

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    3. Canne non è una "sconfitta militare della storia d'Italia", e la logistica non è "roba da matematici" — esiste, però, una curva logistica, coprotagonista della guerra delle sigmoidi, combattutasi su facciabuco agli albori della pandemia.

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    4. La matematica è una disciplina che si occupa di studiare le realazioni fra enti, astrattizzando il problema e andando a sviluppare tali relazioni in maniera indipendente dagli enti stessi.
      Quindi sì, andare a studiare un problema complesso che prevede l'ottimizzazione di numerose variabili molto lontane le une dalle altre e sovente in relazione fra loro in maniera non elementare è un lavoro proprio da matematici :)

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    5. Ma 'nfatti, balleri', Euclide, Gauss, Eulero e Poincarè, e un Figliuolo, astrattizzatis astrattizzandis, pari sono.

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    6. Alle volte trovo la tua ironia un po' tortuosa, ma non importa.
      È innegabile che vi siano aziende di logistica che usano persone con esperienza matematica per organizzare le cose (es: Deutsche Bahn Schenker), ma a me comunque non interessava incartarmi in precisazioni di precisazioni di precisazioni, che oltre un certo livello diventano solo fini a sé stesse (rivendico l'accento su "sé"!), bensì di prendere un argomento scolastico qualunque, nell'esempio le guerre napoleoniche, per far vedere come i diversi saperi si combinino fra loro.
      Poi possiamo stare a cavillare, che è sempre un piacere, ma oltre un certo livello scivola nell'onanismo.

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    7. E vabbè, se tiriamo in ballo i tedeschi allora non vale: loro sarebbero capaci di mettere scienziati ovunque!
      Troppo facile così.

      M.Z.

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    8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    9. Non so se la mia ironia è davvero tortuosa; al contrario, temo sia banale — esperimento: {*}.
      Il problema è col fatto che qui voi dovreste dire che qualsiasi cosa che si chiami "visual management" è una zozzeria, verosimilmente intesa a rifilare chissà quale fregatura a danno di chissà quale poveraccio.
      Invece apprendo che per essere un programmatore migliore è bene aver interiorizzato il mito della caverna, e che il ministro non ha capito niente perchè per fare una derivata c'è bisogno del matematico, per la ruggine dal cancello del chimico, e, perchè no, del fisico per registrare il brevetto.



      {*} Ore 23:52. "Generale, posso chiamarla collega?". "Potrai, mio caro Carlo Fedrico, se ti farai iniettare le 1729 dosi di vaccino che mi mancano per raggiungere la quota giornaliera, ottimizzata dal multivac a 500000.00". "E quando potrò mostrarle la mia quarta costruzione dell'eptadecagono regolare con riga e compasso?"; "Per l'eptadecagono ti tocca Astra Zeneca".

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    10. La scuola non deve preparare al lavoro, bensì alla vita. E nella vita, più cose sai, e più sei in grado di metterle in relazione e ragionarci sopra, meglio stai.

      Il mercato del lavoro si trasforma ogni settimana, e una competenza preziosissima può diventare obsoleta in un attimo; i programmi scolastici, invece, devono avere un metro temporale un tantinello più vasto. Detto questo non sono immutabili nell'eternità, e ritengo giusto insegnare ai ragazzi la programmazione informatica appena possibile, anche perché è un esercizio di intelligenza.

      Ma se pensiamo che la scuola debba correre dietro alle tendenze del mercato del lavoro, allora non ci intendiamo su cos'è la scuola.

      In ultimo, credo anch'io che la visione delle materie come compartimenti stagni (di qua i bimbi umanisti, di qua i bimbi Stem, di qua i manovali) sia un errore. Pensiamo a creare delle persone libere e pensanti, e poi, quando sarà il momento, ciascuno si scelga la vita secondo le sue inclinazioni e secondo i destini professionali che desidera.

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    11. Io credo che stiamo parlando lingue diverse, e me lo dimostra il paragrafo di Atlantropa
      "Apprendo che per essere um programmatore migliore...ecc"
      La mia prima reazione è stata "Come è possibile che abbia capito queste cose, visto che la gente aveva detto tutt'altro?"
      Ho cercato di pensare cosa avrei potuto scrivere per rendere più chiaro il mio pensiero, poi ho letto il commento di Nicolazzi e mi son detta "Ci ha già pensato lui"
      Adesso però mi pongo il problema: a mio giudizio il commento di Nicolazzi è chiaro, semplice e condivisibile... cosa verrà capito di ciò che ha scritto? Su quale microscopico dettaglio trascurabile ci si attaccherà per fare una precisazione?

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    12. Balleri', vedi che ci sono anche gli altri bimbi; segnatamente, il programmatore migliore se "colto" è nel commento cui staremmo rispondendo.

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    13. Anche qui ho riletto tre volte per essere sicura di quel che stavo leggendo.
      Veramente Atlantropa sente il dovere di spiegarmi che stava rispondendo a due commenti diversi, di cui uno non mio?
      Ma mi sta prendendo in giro o cosa?

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    14. Be', deciditi: o "la gente aveva detto tutt'altro", o la gente, in un commento non tuo, aveva detto grosso modo proprio quella roba lì.

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    15. "Deciditi" indica che una persona ha un atteggiamento ambiguo, contraddittorio.
      Tu hai capito che per programmare bene occorre conoscere il mito della caverna e che io ho detto che il ministro non ha capito niente poiché per fare una derivata c'è bisogno del matematico, ecc.
      Io invece ho capito che la caverna non serve per essere un buon programmatore, bensì per riuscire a capire il mondo anche fuori dal proprio lavoro; inoltre io intendevo dire suddividere le materie a compartimenti stagni non ha senso.
      Forse se tu polemizzassi meno, avresti meno difficoltà interpretative.
      E adesso attendo un tuo commento senza senso, lo so che arriverà.

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    16. Scusate, Ballerina e Atlantropa, ma si può sapere perché state litigando, voi due?
      Ballerina ha scritto che secondo lei non ha senso avere una visione del sapere frammentata in tanti pezzettini, facendo l'esempio delle guerre napoleoniche, allora Altlantropa si è impuntata che la logistica non sarebbe affare di matematici (il dito indica la Luna e Altlantropa guarda il dito), con Ballerina che le ha risposto andando a cercare una grande azienda tedesca e poi di seguito a dire "hai detto questo" "no,non l'ho detto"
      Non si capisce nemmeno più perché stiate litigando.

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    17. Inutile fare ironia: accusi Atlantropa di attaccarsi ai dettagli e di perdere la visione d'insieme... ma allora come mai le rispondi sempre?
      Al lettore è chiarissimo che tu volevi fare un esempio di come un fenomeno storico-culturale possa essere analizzato solo con un approccio multiculturale e che farsi la guerra fra scienziati e umanisti non ha senso.
      E allora perché continui a fare la guerra ad Atlantropa? Lasciala stare, lasciala che siano le sue stesse contraddizioni ad essere evidenti a chi legge.
      Non ci fai una bella figura a rispondere alle sue vuote provocazioni.

      M.Z.

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    18. Nessun litigio, per conto mio mi limito a rimarcare qualche "contraddizione" qua e là. L'ultimo in ordine di tempo: "un "software engineer", se è una persona colta a 360 gradi, il proprio lavoro lo fa meglio" significa che essere colti "non serve per essere un buon programmatore, bensì per riuscire a capire il mondo anche fuori dal proprio lavoro". Facile prevedere l'ermeneutica della parola "anche".

      Per inciso: studiare il mito della caverna ti può rendere migliore come uomo (sebbene non sia nè necessario nè sufficiente), ma è tempo sottratto all'iperspecializzazione tayloristica, anatema per ogni paradigma economico capitalista (a meno che tu non sia il pupazzotto da agitare in tivvù; in quel caso tutto fa brodo, anche greco e latino, certo meno di due palleggi e stop di nuca).

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    19. Ah, non so se la precisazione che sto per fare lede le inclusive sorti e sostenibili, ma atlantropa è he/his.

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    20. In effetti quello che dovevo dire l'ho detto, ossia che secondo me considerare il sapere in guisa di compartimenti stagni non ha senso e che problemi complessi si affrontano con un approccio multiculturale.
      Se adesso Atlantropa vuole disquisire sullo stagno (metallo), è libero di farlo.
      PS: fare esplodere le contraddizioni interne è molto sessantottino

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    21. Forse più quarantottino che sessantottino (per tacere della cifra che precede il 4).
      Non dubito che il mitico approccio "multiculturale", in determinati ambiti, possa far vendere più tappeti (peraltro Cingolani, in fatto di comunicazione&tappeti, è quasi un caposcuola); ma poi, o mi spieghi in che modo la mia cultura può farmi consegnare più rapidamente la pizza o il pacco amazzone :), oppure, al netto della fuffa, interdisciplinarietà, non compartimentabilità delle competenze e olismi vari hanno portata molto più prosaica di quanto si sta presumendo o solo evocando.

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    22. Guarda, direi che è molto semplice.
      Se hai gli strumenti per comprendere una qualunque cosa la vita ti ponga davanti (una pandemia, una famiglia leggere un giornale, sbarcare su Marte, consegnare la pizza, scrivere una sinfonia...) allora riesci a sfangarla, altrimenti no.
      Chi non riesce a comprendere gli eventi che ha davanti semplicemente si estingue.

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    23. Mica vero: i figli di Obama, Trump e Biden la sfangano anche a non saper nominare tre lettere dell'alfabeto tre, mentre altri un figlio non potranno mai permetterselo; e l'attuale darwinismo sociale non seleziona mica i comprenditori di cose, tutt'altro (c'è anche la canzone).

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    24. Cara Ballerina, per prima cosa vorrei farti notare che per rispondere ad Atlantropa stai usando argomenti molto sessantottini, ma per seconda cosa vorrei farti notare che è inutile che tu gli spieghi a cosa la scuola serva, visto che per chi legge la vostra discussione appare palese che ti sta prendendo in giro.
      Davvero pensi che sia così stupido da credere che la scuola serva a vendere più tappeti? E' palese che sta provocando.
      Adesso ti dirò una frase che potrebbe darti fastidio: negli anni '70 abbiamo imparato a riconoscere i provocatori e sappiamo che vanno ignorati, poiché il loro unico scopo è menare le mani.

      M.Z.

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    25. Accidenti, va a finire che mi toccherà di rivalutarli questi maledetti anni 70! ;)
      Ma basta coi film di Gian Maria Volonté, per favore: i miei nonni me ne hanno già fatti vedere abbastanza :-P

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    26. Guarda, tu non te ne rendi conto, ma leggendo ciò che scrivi si percepisce che qualcosina di quegli anni '70 lo hai comunque ereditato: sei troppo strutturalista! (e non mi riferisco ai commenti di questo post, bensì a tuoi commenti passati che ho letto su questo blog)

      M.Z.

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    27. Non so, a me pare che le pseudocose da me farfugliate in questa sede siano state (tutte ed ab initio) splendidamente ignorate dalla ballerina senza bisogno di alcuna eterodirezione; in ogni caso, visto che la mia natura di violento è stata ormai disvelata, osiamo dire: evviva AL, abbasso MZ (benchè io stesso sia MZ).

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  4. Sono scientifico e tecnico di formazione ma credo che una buona cultura di base sia fondamentale per la vita.
    Tra l'altro, nello specifico, le guerre puniche sono una delle pagine più avvincenti, fosse solo per gli elefanti sulle Alpi o per le terribili paludi toscane, che costarono un occhio (letteralmente) a Annibale Barca o per l'invincibile Cavalleria Numidica. Ma vanno sapute raccontare :-)

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    1. Potremmo anche aggiungere che Annibale ha aperto un problema direttamente connesso con la moderna TAV, ossia: come faccio ad attraversare le Alpi Occidentali? ;)

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    2. O la strategia Fabiana, concetto che si può applicare ancor'oggi

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  5. leona', quanti belli commenti! non se ne vedevano tanti, qua, dai tempi della battaglia di canne.

    (ma li hai assunti o sono bot?)

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