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martedì 7 dicembre 2021

Il cervello di un novax (è più o meno il nostro)

Se a questo punto della pandemia non avete ancora litigato con un novax, siete evidentemente un novax, e in questo caso ti saluto: ciao, vengo in pace. So che probabilmente mi ritieni un emissario di una dittatura sanitaria che forse anche tu paragoni al nazismo; io al contrario sono incline a considerarti un irresponsabile, disinformato ed egoista, in certi casi anche un po' untore – anche se magari ti tamponi ogni 48 ore e a questo punto il tuo green pass è più attendibile del mio che ancora aspetto la terza dose. Queste cose ce le siamo dette, andiamo avanti. In questi mesi il novax è diventato l'obiettivo polemico più facile: non importa che si tratti di un fenomeno relativamente contenuto, i media ci tenevano a mostrarli, ovviamente nelle forme più grottesche possibili. Persino qualche intellettuale si è prestato al gioco, per vanità e per convinzione. Per quanto grotteschi, confesso che preferivo leggere loro che i loro avversari: questi ultimi li ho trovati troppo spesso moralisti e ridondanti (nel senso che mi sento già abbastanza moralista io mentre mi parlo addosso). A un certo punto però c'è un intervento che ha lasciato il segno, pensate che me lo ricordo a quasi un mese di distanza. È questo paragrafo di Emanuele Trevi, sul Corriere della Sera:

Dovessi campare mille anni, leggendo e analizzando una per una le argomentazioni contro i vaccini e contro quel loro necessario complemento che sono i green pass, non riuscirei ad assimilare nemmeno un minimo frammento di quella maniera di pensare e di comportarsi. Come alla stragrande maggioranza dei miei simili, più di ogni singola polemica, più di ogni manipolazione dei dati, più di ogni infantile enormità stile «dittatura sanitaria» e «grande reset» è il tono di questa gente, capace di negare anche i numeri dei morti pur di godersi un posticino nel sole del dibattito, che mi infastidisce profondamente...

Ho citato fin troppo. Trevi si dice disgustato da un certo "tono", ed è buffo perché la sua eloquenza qui mi ricorda proprio quello di alcuni novax. Ma le righe che mi hanno lasciato il segno sono le prime tre. Trevi è sicuro che non potrebbe assimilare la mentalità novax, campasse mill'anni. Questo mi sorprende perché per me è l'inverso. Mi basta leggere poche righe di un novax per riconoscermi nella sua mentalità. Questo è il motivo per cui tra i miei perversi passatempi in questi mesi c'è stato quello di confrontarmi con loro: mi succede soltanto con persone in cui intravedo una profonda affinità di pensiero, anche se le nostre scelte di fede (o di ideologia, se preferite) ci hanno portato lontano. In tanti anni di antiberlusconismo non mi è mai capitato davvero di dialogare con un berlusconiano – con radicali e liberali sì. Coi sionisti sì, coi fascisti mai: non sono più coincidenze, ormai anche su internet di fascisti disposti a discutere delle loro idee c'è abbondanza, ma manca un terreno comune. Ormai ho capito che le persone con cui litigo davvero sono persone che in un altro secolo avrebbero preso la tessera del mio stesso partito, o si sarebbero affiliati alla mia stessa setta segreta, o avrebbero frequentato la mia stessa confraternita religiosa – fino alla dolorosa secessione che ci avrebbe portato a inseguirci pugnale in mano in qualche vicolo, o a scomunicarci a vicenda. I novax mi solleticano perché, al contrario di Trevi, la pensano in modo sinistramente simile a me – eppure ho deciso che sbagliano completamente. Il che significa che gli errori che commettono avrei potuto commetterli anch'io, e magari li commetto anch'io in tante altre discussioni senza accorgermene: la lotta contro l'eresia comincia in casa, comincia nella propria coscienza. Il cervello di un novax è il mio cervello, anche se il suo è più pratico da sezionare. Vediamo quali errori commette più frequentemente.


FALLACIA DEL BICCHIERE: Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno...

Il novax sembra aver rinunciato a ogni logica fuzzy. In un mondo in cui siamo abituati sin da piccoli a ragionare in termini di probabilità e percentuali, lui ha deciso che una cosa può solo essere Vera o Non Vera. Il vaccino non protegge dal contagio, dice. È così. Lo dicono anche gli esperti. Gli esperti veramente dicono che il vaccino può avere una copertura variabile dal 50% all'80%, numeri che ci costringono a mantenere alta la guardia, ma senz'altro superiori allo 0%... ecco, il novax non ha intenzione di seguirci su questa china statistica. I suoi circuiti sono molto più basici: possono essere soltanto chiusi aut aperti. Forse che un bicchiere può essere contemporaneamente vuoto e pieno? No, al massimo sarà un po' pieno, ma il novax misconosce il concetto di "un po'": non vede più mezze misure, un bicchiere è completamente vuoto finché non è pieno, o viceversa. Il vaccino copre o non copre? Evidentemente non copre, perché i vaccinati possono ammalarsi. Quindi i vaccini non funzionano. Non solo, ma si può morire di vaccino? Su milioni di vaccinati al mondo qualcuno potrebbe davvero essere morto di vaccino. È una percentuale ragionevole ma... no, stop, non esistono le percentuali. È morto qualcuno, quindi il vaccino è un veleno. La stessa fallacia determina le deformazioni grottesche che ormai conosciamo bene: il green pass è discriminatorio? In una certa misura sì, ma... no, non esiste una "certa misura": qualsiasi azione discriminatoria è il nazismo, e quindi il greenpass è nazismo. 

Alcuni – i più sofisticati del mazzo – sanno benissimo che per arrivare a conclusioni così nitide occorre rinunciare a parecchie sfumature, e lo rivendicano: le percentuali, ci spiegano, sono roba buona per gli scienziati, ma questa è Etica, e l'Etica non può scendere a compromessi. Magari è Kant, o qualche analogo parruccone. Non lo so. Alla fine un novax è semplicemente una persona che ha deciso che non cede a un determinato compromesso. Non è l'alieno che Trevi non potrebbe capire in mille anni: siamo tutti abbastanza allergici ai compromessi (non sarebbero compromessi, altrimenti). Quantomeno dovremmo ricordare che non si dà compromesso senza contrattazione, e che si tratta di una misura delicata che richiede una continua vigilanza. Il novax ha deciso che non ci sta, probabilmente intuisce che non riuscirebbe a vigilare così bene e ha calcolato che gli conviene chiamarsi subito fuori. Noi invece che ci riteniamo più furbi e smaliziati, siamo sicuri di aver controllato quanta acqua nel bicchiere era rimasta l'ultima volta che l'abbiamo dichiarato mezzo pieno? 

(Continua)

1 commento:

  1. Cercare di comprendere il ragionamento del Diverso da Sé (seppure non eccessivamente diverso, si specifica nell'articolo), cercare di vedere quali meccanismi abbiano portato ad una determinata scelta.

    Non per condividere, ma per capire.

    Vedremo le prossime puntate...

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