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mercoledì 3 agosto 2022

89. Tutte le macchine al potere gli uomini a pane ed acqua

[Benvenuti alla Gara delle canzoni di Franco Battiato, oggi per il vostro ludibrio si sfidano l'Ermeneutica e la Danza. Chi prevarrà? Avete qualche dubbio?] 

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1982: Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)

– Ok, è ancora il terzo brano più ascoltato su Spotify, ma Voglio vederti danzare  potrebbe nei prossimi anni diventare un ascolto difficile tanto quanto i Watussi di Vianello e per un motivo molto simile: contiene, ben due volte, una parola che oggi è ritenuta stigmatizzante. Da chi? beh per esempio dall’Ordine nazionale dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa. "Questa indicazione prende atto della posizione dei diretti interessati, cioè di molte voci autorevoli di origine Rom, ma anche di associazioni che operano nel campo e di studiosi non Rom. “La parola zingaro è diventata offensiva, per cui essi stessi e i loro amici evitano di pronunciarla. Una volta non lo era…”, scrive Predrag Matvejevic, professore di letterature slave alla Sorbona di Parigi e all’Università La Sapienza di Roma" (la pagina è molto interessante ed esauriente, non la copio tutta ma consiglio di leggerla). 

– Non ho tantissima voglia di controllare, ma direi che VVD sia il brano più rappresentato su Mappiato (un sito che comunque andrebbe aggiornato: manca Tibet...)

– A rileggere Tecnica mista su tappeto l'impressione è che Battiato abbia concepito Voglio vederti danzare come punto di accesso dell'Arca di Noè, un disco che si presentava da subito più difficile della Voce del padrone ma doveva comunque mantenere un minimo di attese: da qui una certa ambivalenza di Battiato nelle interviste, che da una parte deve ostentare un sovrano distacco per l'enorme successo della Voce e dall'altra reagisce immediatamente quando qualcuno parla di flop per l'Arca: non è vero, vendette bene. Certo un po' meno, ma comunque bene. È in fondo la stessa ambivalenza di Voglio vederti, un brano che parla di danza e riti tribali ma decide di fare a meno della batteria. Una scelta apparentemente autolesionista, ma col tempo è lecito domandarsi se non sia stata proprio questa ricorrente tendenza a complicarsi la vita a evitare che il nome di Battiato rimanesse legato a una singola stagione.   


2004: Ermeneutica (Battiato/Sgalambro, #190).

– L'unico brano superstite di Dieci stratagemmi, e in generale uno dei due sopravvissuti di tutti gli anni Zero, è anche uno dei brani meno ascoltati su Spotify (190esimo posto...) e soprattutto uno dei più folli! Ok, gli è capitata la batteria facile, anche rispetto ad altri brani dello stesso disco molto più accessibili. Ma è un'occasione per esprimere un rimpianto: per quanto Battiato abbia osato molto negli ultimi anni della sua carriera, forse avremmo preferito che osasse ancora di più. Se ormai i grandi classici li aveva già scritti, poteva ancora scrivere cose bizzarre come Ermeneutica che avremmo ascoltato comunque più volentieri di certe divagazioni sulle stagioni o memorie amorose non facili da condividere, specie se a metterci le parole era Sgalambro. 

– Ermeneutica, l'ultima volta che ho controllato, significava "interpretazione", poi purtroppo ci si è messo in mezzo Heidegger e adesso in molti circoli significa "devi leggere Heidegger per capire". Io non posso leggerlo Heidagger perché... sono allergico. Giuro. Mi vengono le bolle. Devo mostrarvele? Ho le foto eh. Heidagger e le noccioline. Sgalambro ha appunto la faccia di uno che ha cercato di assumere Heidagger senza fare un rash test. 

Ermeneutica è chiaramente ispirata, se non proprio scatenata, dalla seconda Guerra del Golfo. Battiato alla fine della prima era stato ospite a Baghdad, per lui non era un conflitto astratto e lontano. Scrivo queste cose perché col tempo non è così facile recuperare i contesti, a volte ci si confonde, di guerre ce ne sono state più di una, ad esempio nel suo Franco Battiato (Speriling & Kupfer, 2020) a un certo punto Aldo Nove scrive che Tariq Aziz, braccio destro di Saddam Hussein, sarebbe stato "arrestato e ucciso dalle forze d'invasione americane" poco dopo il concerto del 1993. È scritto a pagina 169 ed è un dettaglio strano – se non altro perché nella nostra sezione del multiverso, Tariq Aziz risulta morto a 79 anni, nel 2015, per un attacco cardiaco, in una cella di Nassiryia. E ora giù la maschera Aldo Nove: dicci da che universo vieni.   

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