23 ottobre: San Giovanni da Capestrano (1386-1456), predicatore e condottiero
A Budapest gli hanno fatto un monumento (anche se non lo tengono benissimo) |
Tutte le volte che scoppia una guerra e sui social comincio a vedere le bandierine, complice l'età, mi spazientisco: ma insomma quand'è che crescono questi, come fanno a prendere tutto come una partita di calcio? "Io sto con gli ucraini", scrivono – in che senso? No, seriamente, quelli stanno sparando ai russi, e i russi stanno bombardando l'Ucraina, e tu invece cosa stai facendo esattamente a parte chiacchierarne su Facebook? Poi succede qualcosa a Gaza ed eccoli, ti spiegano perché i palestinesi dovrebbero rendere gli ostaggi, o scappare in Egitto, ecc. Di un conflitto che si protrae da decenni, non è incredibile che proprio loro conoscano la soluzione, e non è triste che se ne restino confinati in un ambiente virtuale invece di essere in prima linea a spiegarla alle opposte fazioni? Non potreste andarci, a Gaza, a spiegare voi le ragioni degli israeliani, o viceversa?
Questa, mi rendo conto, è sempre una mossa sleale. A chi parla di guerra non si chiede mai di andarci davvero, non è così che funziona, tranne in rarissimi casi come ad esempio Giovanni da Capestrano, che quasi settantenne si ritrovò su un campo di battaglia, a Belgrado. Siccome era da anni che in qualità di predicatore sosteneva la necessità di una crociata contro i turchi, alla fine la organizzò davvero, reclutò i soldati, si arrabbiò coi generali che non erano sicuri di voler dare battaglia, in un qualche modo li convinse, e vinse. Poi morì di peste, contratta probabilmente nell'infermeria di campo, ma ormai una lezione di coerenza ce l'aveva data.
L'ultima di tante, perché prima di espugnare Belgrado, Giovanni era già uno dei predicatori più famosi della cristianità; unanimemente considerato il successore di Bernardino da Siena, che tanti anni prima lo stesso Giovanni aveva difeso con successo a Roma dall'accusa di idolatria (l'entusiasmo con cui Bernardino promuoveva la sua bandiera col nome di Gesù era parso ad alcuni rivali assai sospetto). Ma mentre il maestro Bernardino aveva portato avanti, anche con la sua bandiera, un'azione per lo più pacificatrice, a Giovanni toccò in sorte una carriera bellicosa: ancora prima dell'assedio di Belgrado, gli agiografi descrivono le sue imprese come una serie di missioni che prevedono la sconfitta di determinati avversari: i fraticelli, le schegge impazzite del movimento francescano, ancorate a un pauperismo ormai rigettato dalla Chiesa ufficiale; gli usurai per lo più ebrei, contro i quali la polemica dei predicatori francescani diventa sempre più violenta nel corso del Quattrocento, fino ad assumere toni antisemiti; gli eretici boemi, seguaci di Jan Hus; e alla fine appunto i turchi. Tempi difficili selezionano caratteri risoluti, e Giovanni non doveva averne uno semplice. La vittoria clamorosa riportata prima di morire non facilitò affatto il suo processo di canonizzazione, perché Enea Silvio Piccolomini, divenuto papa Pio II proprio nel 1456, non lo aveva in simpatia: i frati non dovrebbero attribuirsi i successi delle battaglie. Il risultato fu che gli aquilani dovettero aspettare più di due secoli prima di poterlo venerare il loro concittadino come un santo. Il sospetto è che avrebbe fatto meglio a fare come San Bernardo: restarsene in qualche convento confortevole a scrivere prediche ben tornite sul tema Armiamoci e Partite. I guerrieri da salotto sono sempre i più apprezzati, chi ha ucciso davvero Bin Laden? Nessuno lo sa; invece tutti sanno chi era Oriana Fallaci. Per fare un esempio.
Ottimo
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