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Collaborazioni

martedì 16 settembre 2025

Lo scherzo telefonico di Valditara

[Questo pezzo è apparso alla vigilia del primo giorno di scuola (15/9//2025) sul Manifesto: il titolo non è mio ma è divertente].

Se ci ricorderemo del ministro Valditara, più che di tanti altri suoi predecessori, sarà forse perché meglio di loro ha capito come le riforme che fanno discutere siano le più superficiali. La scuola è un insieme complesso di fenomeni, difficile da riorganizzare: ad alcuni che pure ne avevano la volontà è mancato il tempo. Valditara, che un po’ di tempo l’avrebbe avuto, preferisce fare grandi annunci, e non si può negare che la cosa abbia un senso, almeno dal punto di vista giornalistico. 

In particolare la stretta sugli smartphone è stata ribadita pubblicamente così spesso, che il pubblico a questo punto la dà per scontata: ogni volta che un giornalista glielo chiede, Valditara è ben felice di ribadire che con gli smartphone a scuola è finita, non se ne parlerà più. Fin qui è mancata evidentemente l’occasione di incalzarlo sull’argomento; di chiedergli con che strumenti verrà applicata questa proibizione così netta nei confronti di un dispositivo che la maggior parte di noi ormai tratta come una protesi del proprio corpo. Gli studenti dovrebbero separarsene all’ingresso della scuola, va bene: e se non lo faranno? Molto spesso, infatti, gli adolescenti non fanno quello che loro si comanda. Siccome le scuole non sono state provviste di costosi device-detector, né non sono previste perquisizioni all’ingresso, come si dovrebbe impedire agli studenti di tenerselo in tasca? La risposta del ministro a questa domanda (che nessuno riesce a porgli pubblicamente) se ne sta nascosta in una circolare, per quanto sia la più prevedibile che insegnanti, genitori e studenti potevano aspettarsi: arrangiatevi. Che in burocratese suona così: “È rimessa all’autonomia scolastica l’individuazione delle misure organizzative atte ad assicurare il rispetto del divieto in questione”. E siccome dirigenti e insegnanti, il problema degli smartphone, se lo ponevano ben prima della nomina di Valditara, e le “misure organizzative” le avevano prese anni fa (recipienti dove conservare gli smartphone, note disciplinari da minacciare a chi lascia la suoneria accesa), ci si potrebbe chiedere cosa è cambiato esattamente rispetto al passato: niente? Non proprio: è cambiata la reputazione di Valditara, ormai assurto alla statura di eroico salvatore della scuola dalla barbarie digitale.

Si potrebbe quanto meno pensare che, negando agli smartphone anche una funzione didattica, Valditara stia togliendo a insegnanti e studenti una scusa per tollerarne l’uso: peccato che anche questo divieto assoluto – più volte ribadito sui titoli di giornali – nella stessa circolare si stemperi di molto. Anzi, nel giro di poche righe “il divieto di utilizzo dello smartphone durante l'orario scolastico anche a fini didattici” viene prima ribadito, poi smentito per tutta una serie di eccezioni: lo smartphone intatti si continuerà a usare “nell’ambito degli specifici indirizzi del settore tecnologico dell’istruzione tecnica dedicati all’informatica e alle telecomunicazioni”. Uno potrebbe anche chiedersi perché nei tecnici sì e nei licei dove si fa informatica e telecomunicazione no: forse il riformatore sospetta che a questo punto almeno i licei siano abbastanza provvisti di dispositivi digitali, al punto che non sia più necessario lavorare con quelli che i ragazzi si portano da casa. La circolare prevede inoltre eccezioni per gli “alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento” che in certe classi, e Valditara lo sa bene, possono diventare la maggioranza; e per chi invocherà semplicemente “motivate necessità personali” – traduco: chiunque riesca a convincere i genitori a firmare un’autorizzazione e consegnarla in segreteria. Questa in sostanza è la ‘stretta’ imposta da Valditara sugli smartphone: in estate se ne è parlato molto, il ministro è riuscito ad accreditarsi presso il suo pubblico come un riformatore capace di scelte coraggiose e dolorose; lunedì si riparte un po’ in tutta Italia e i ragazzi continueranno a portarsi il telefono in tasca (spesso ne portano due: uno vecchio e rotto, da consegnare a inizio lezione, l’altro per chattare in bagno). Quando da qui in poi qualche studente combinerà un guaio con uno smartphone, la gente certo non se la prenderà col ministro: lui li aveva proibiti, maledetti dirigenti e insegnanti che non fanno rispettare le circolari. Se uno per caso fosse ancora curioso di capire il senso dell’autonomia scolastica, che in effetti può servire a tante cose, ma soprattutto a scaricare le responsabilità in modo rapido ed efficiente.

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