Dai e dai, ce l'hanno fatta anche stavolta. Su un mare di gente, sono riusciti a distinguere uno striscione che galleggiava diffondendo un messaggio molto discutibile. A quel punto bastava mostrare soltanto quello striscione, spiegare che il mare avrebbe dovuto dissociarsi, e non c'era più bisogno di spiegare perché loro avevano fatto stare bene a stare in casa all'asciutto.
(Certo, sarebbe stato meglio trovare qualche scena di guerriglia urbana, ma non se n'è visto un granché, anzi i casseur venivano isolati, quindi pazienza dai, meglio uno striscione che niente).
Lo slittamento, nell'ultimo anno, è stato così lento da apparire impercettibile, eppure c'è stato: ormai nessuno prova più a difendere Israele (e chi lo fa deve ricorrere a mezzi brutali, come Pacifici e i suoi amici). La maggior parte degli ex-difensori-di-Israele-a-ogni-costo non stanno più veramente difendendo Israele, quanto piuttosto sé stessi. Il mondo accusa Israele di genocidio, ebbene loro hanno qualche remora sull'utilizzo del termine. L'Italia sciopera e protesta con un'intensità che non si vedeva da decenni, e loro fanno presente che certi striscioni proprio no, non vanno bene; e anche Francesca Albanese dovrebbe comportarsi meglio. Ma anche nei suoi confronti, non riescono più a dire che è un agente di Hamas coi conti offshore (anche perché l'Albanese, si è scoperto, ha buoni avvocati). A un certo punto è diventata una questione di faccette, di vocina, di toni. I contenuti continuano a essere del tutto sconosciuti: la maggior parte dei criticanti non ha mai letto un suo report, non hanno nemmeno idea che lei ne abbia scritti. L'hanno identificata come il leader di un movimento che credono nato all'improvviso, e non capiscono perché lei da leader non si stia comportando: la vorrebbero in televisione a farsi bersagliare dai pupazzetti, e lei magari se la invitano ci va pure, ma non è il suo ruolo e si stanca subito, ha meglio da fare. Questo è molto frustrante.
Per i polemisti di destra, comunque, il copione è già scritto. Non ha nessuna importanza cosa dica o faccia: è una donna, quindi basta recuperare il canovaccio già adoperato con Boldrini, Bindi, Schlein, e tante altre. Un po' più complicata è la situazione per il centro cosiddetto liberale e filoisraeliano, ma qui apriamo una parentesi: ha davvero senso parlarne? Di chi scrive sul Foglio o Linkiesta, voglio dire, insomma, esistono ancora? A parte Guia Soncini, gli altri li legge davvero qualcuno? Non è che semplicemente sopravvivono (con fondi pubblici) come bersagli retorici, per far sembrare tutti gli altri un po' più svegli? Non lo so, magari nelle grandi città ci sono ancora fansclub, qualche socio ogni tanto mi si palesa sui social, non sono mai sicuro che non si tratti di un bot. Io sto in provincia e non riesco davvero più a immaginare quale abisso di alienazione possa condurre persone alfabetizzate a fidarsi di un Ferrara o di un Christian Rocca – ma fingiamo una volta in più che le loro opinioni abbiano una qualche rilevanza. Ecco, questi l'Albanese non sanno come prenderla. Non l'hanno capita all'inizio e non possono più capirla adesso – ciò equivarrebbe ad ammettere, appunto, che non hanno capito nulla fin qui, un suicidio professionale: gli opinionisti non possono rimangiarsi le loro opinioni, devono calare a picco con esse. In questi casi un disegno vale più di mille parole, il che ci permette di estrarre un significato interessante persino dalla vignettina del povero Bozzo: l'Albanese gli ricorda Olivia di Braccio di Ferro. Tutto qui, nessun accenno alle sue idee, al suo ruolo istituzionale, al modo in cui l'ha svolto, alle polemiche a cui ha partecipato, alle accuse gravissime che le sono state rivolte, alla persecuzione di cui è vittima: tutte cose che Bozzo magari ignora, probabilmente la considera un personaggio televisivo alla stregua di tanti, da liquidare con una caricatura.
Mesi fa, quando non era ancora al centro di un'attenzione ossessiva, fu Francesco Cundari, a proporre una formulazione che nell'ambiente piacque molto. Suggerì, Cundari, dall'alto del suo essere Cundari, che Francesca Albanese stava alla causa palestinese come Alessandro Orsini sta alla questione russo-ucraina. Ovvero.
Ovvero Cundari non sembrava in grado di distinguere un animaletto da talk italiano da un'esperta di diritto internazionale con un incarico alle Nazioni Unite. A volte mi domando se non siano, Cundari e compagnia, le vere vittime del grillismo. Se lo sono trovati davanti nei momento in cui dovevano diventare adulti, sviluppare un senso critico, emanciparsi dai maestri... e semplicemente si sono messi dietro una siepe davanti alla prima pagina del Fatto Quotidiano, scambiando i fondi di Travaglio per l'impero del Male. Il grillismo nel frattempo è sfumato, come qualsiasi altro fenomeno col tempo. Siamo tutti cresciuti, persino Di Battista è un po' cresciuto, ma loro sono restati lì, dietro la siepe, a impallinare obiettivi immaginari. Tanti anni fa qualcuno non solo decise che erano i primi della classe, ma li convinse di questa cosa: e nessun test invalsi è intervenuto a correggere questa autopercezione. Ora non importa quante pensose previsioni si siano rivelate errate, quanti granchi siano stati pescati, quanti riveriti maitre à penser si siano palesati per tromboni costipati; lo spettacolo deve andare avanti, e lo spettacolo si basa sull'assunto che i più intelligenti siano ancora loro. E veniamo a Guia Soncini, che intelligente lo sarebbe davvero – quel tanto che le basta per aver capito, da anni, che meno si sbilancia su Israele/Palestina, meglio è. Quando poi tutti ne parlano, quando non può proprio esimersi, la Soncini padroneggia diverse tattiche. Può mandare la palla in tribuna (Ci vuole labombatomica! Lo dicono tutti!) Può commentare la stessa clip di youtube che stanno commentando tutti (il siparietto tra l'Albanese e il sindaco di Reggio Emilia), dimostrando senza farci troppo caso di averla capita meglio di tutti: che io sappia è l'unica ad aver notato che l'Albanese è intervenuta non per criticare il sindaco, ma per difenderlo da un pubblico che lo fischiava. Può notare un dettaglio che magari non è neanche vero, ma è interessante (la "vocetta da Paperina"). Potrebbe forse descriverlo in maniera meno greve ("La vocetta da bisognosa della guida maschile è il modo in cui la donna al comando si accerta che a suo marito non caschi il cazzo"), ma forse è il suo modo di non spaventarci, di non sembrarci troppo intelligente: c'è chi fa la vocetta, c'è chi scrive le parolacce, ok. Persino la Soncini non riesce, comunque a vedere cos'è successo in questi giorni. Per la prima volta dopo anni i sindacati hanno manifestato coi cattolici, con i musulmani e con gli studenti: un blocco sociale sensibilmente diverso dai soliti, che ha mandato un po' in confusione il governo e che ha modificato irreparabilmente il quadro in cui viene descritta in Italia la questione di Gaza. E però la Soncini aveva un canovaccio troppo comodo per rinunciarvi – la gita in barca dei bianchi privilegiati esibizionisti che si illudono di salvare il mondo – e lo ha usato. Avrà finto di non vedere che la Flotilla è partita da Tunisi, aveva un nome arabo e radunava volontari da tutto il bacino del Mediterraneo – la barchetta che per poche migliaia di metri non è riuscita a spiaggiarsi sulla Striscia era turca.
Almeno una volta ho lasciato scritto che assistere più o meno passivamente a tutti questi disastri mi fa sentire come il personaggio di John Hurt nei Cancelli del cielo. Questo è vero un po' per tutta la mia classe, e in particolare in questi giorni mi sembra vero per la Soncini, la più brava di tutti noi a raccontarcela. A chi se non a lei avremmo fatto leggere un discorso nella cerimonia del diploma – un discorso, ovviamente, bislacco e divagante che avrebbe preso in giro tutti, dopodiché i maschi se ne sarebbero andati a menarsi in girotondo.
Ovviamente quando la Confcoltivatori del Wyoming decide di sterminare i peones lui non è così d'accordo, ma nemmeno si preoccupa troppo del problema: dopodiché continua a fare battute del cazzo finché non si ritrova al centro esatto di un girotondo all'ultimo sangue, dalla parte sbagliata della barricata, anche se non gli viene nemmeno in mente di sparare. L'ultima cosa che dice è: l'anno scorso ero a Parigi, oh quanto amo Parigi (la penultima è: madò, quanti sono, mica potete farli fuori tutti).