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martedì 17 luglio 2001
Gentile signor Merlo,
Ho letto il suo editoriale stamattina (ma ormai è già ieri mattina), e devo dirLe, sinceramente, che La compatisco.
Sono stato anch’io, nel mio piccolo un giornalista (pur senza essere affiliato o coscritto a nessun albo), ho tenuto anch’io le mie rubriche, e so cosa vuol dire dover essere divertente a tutti i costi.
Mettersi ogni tanto un naso finto e uscirsene sulla pubblica piazza. Magari c’è appena stata una tragedia, e non ne sappiamo niente, e per contratto dobbiamo far ridere la gente. Che non sempre può averne voglia. E si rimediano anche certe brutte figure…
Dicevo, ho letto il suo editoriale di lunedì mattina, che sin dal calembour iniziale (Il compromesso stoico) prometteva scintille. E chissà, forse l’avrei trovato pure divertente, non fosse che avevo già saputo di quel povero carabiniere che si era una busta esplosiva in faccia. Per cui non ero molto dell’umore, capisce. Pensavo a quel ragazzo di 21 anni, che forse avrebbe perso la vista, e al vigliacco che da qualche parte di quest’Italia aveva spedito quella busta. Forse un pazzo isolato. Forse un geniale esperto di strategia della tensione. In ogni caso – mi perdoni la retorica – un vigliacco.
Lei naturalmente non poteva sapere la piega tragica degli avvenimenti, quando domenica sera aveva buttato giù il suo fondo. C’era uno spunto interessante (il vademecum per i poliziotti redatto dal capo della polizia di Gennaro) e Lei voleva soltanto farci un po’ di ironia. Un colpo al cerchio (i soliti aggressivi e temerari rambo antiguerriglia...) e un colpo alla botte (il coro dei contestatori). E tutti a casa contenti, in perfetto stile Corriere.
Il problema è che questa smania di rendersi divertente a tutti i costi suonava, alla luce delle notizie del mattino, terribilmente fuori luogo. È chiaro che lei non è dalla parte dei manifestanti di Genova: sta bene, ormai cortigiani plaudenti ne troviamo fin che vogliamo, e certo non sentiamo la Sua mancanza. Ma perché mai prendersi gioco delle forze dell’ordine, proprio quando, dopo i tanti passi falsi degli ultimi giorni (le perquisizioni immotivate, la chiusura delle stazioni, ecc.) dimostrano un vero senso di responsabilità?
Il decalogo di De Gennaro è ispirato dal buon senso. Una vera boccata d’aria, per chi ha sentito parlare dei fatti accaduti durante il Global Forum di Napoli questa primavera (fatti duramente condannati da Amnesty International). È un piacere sapere che per i poliziotti “coloro che dimostrano non sono i nemici”. Perché dall’altra parte è da mesi che si lavora per far passare lo stesso concetto: i poliziotti non sono i nemici, non sono gli obiettivi, sono lì per fare il loro mestiere e non vanno disturbati. Questa, che è la logica del buon senso, sembra ormai prevalere da entrambe le parti. Certo, ci sarà pure qualche pazzo, qualche stratega della tensione, qualche vigliacco, che proverà a rovinare tutto con una carica ben piazzata. E allora sarà importante essere lì insieme e dimostrare che non siamo bambini, e non ci lasciamo intimorire, né ci facciamo mettere gli uni contro gli altri.
Ma lei, signor Merlo, doveva scrivere il suo pezzo divertente. Doveva per forza trovare la comicità della situazione. Lei già pregusta i tafferugli e le cariche, e il rimbrotto che rivolgerà a poliziotti e dimostranti: dov’è finita la vostra flemma? La vostra stoica comprensione del nemico? Non vedete? Siete soltanto cani e gatti…
E va bene signor Merlo, e lei cos’è? Mah, tante cose. Per esempio, lei è la perfetta dimostrazione del male che ha fatto il Liceo Classico a tante generazioni d’italiani. Che hanno studiato tanto latino, tanto greco, tanto cinismo e poca o punta educazione civica. Lei ci tiene a citare il suo Lucio Anneo Seneca, a citare la sua Stoà, e non gliene frega poi granché se intanto la società civile va a puttane: ci scriverà sopra qualche salace calembour. Per lei le cose in fondo sono semplici: i manifestanti sono violenti, e gli “sbirri” li devono sprangare. Gli “sbirri”, dico! È lei a chiamarli così! Senza il minimo rispetto per chi rischia sulla sua pelle! Fosse il “Manifesto”, passi anche. Ma il “Corriere”! Non si vergogna?
Lei certamente non è un violento. Lei non fa recapitare una busta di plastico a un povero ragazzo. Si limita a spargere un po’ di veleno per le edicole d’Italia. È un mestiere come un altro, e non mi sento di condannarla. Soltanto la compatisco. Sinceramente.
Nei prossimi giorni sarò a Genova, da una parte di una nota linea rossa (che in tutta franchezza non vorrei neanche oltrepassare). Dall’altra parte ci saranno persone come me, alcuni più giovani di me, e sicuramente più esaltati di me. So quanto lei che tra le forze dell’ordine non sono tutti lettori di Seneca (e forse neanche di De Gennaro), che anzi ce n’è parecchi che bruciano dalla voglia di sprangarci, e ce l’hanno anche già mandato a dire. Bene, signor Merlo, le dico una cosa: quei ragazzi, quegli uomini, non sono miei nemici. Non ho nulla contro di loro. Ho molto più rispetto per il più esaltato di loro di quanto potrò mai averne per lei, che seduto davanti al suo pc scorrerà i drammi del giorno chiedendosi: vediamo cosa posso buttar giù di divertente, oggi. In tutta franchezza, signor Merlo.
Ps:
Toscana in tedesco si scrive Toskana.
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