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martedì 15 luglio 2003

La storia che non voleva finire (prima parte)

Del resto è vero, i blog sono futili e noiosi, privi di qualunque utilità, come la storia che vi vado a raccontare.

C’erano, tanto tempo fa, un ragazzo e una ragazza, e in mezzo duecento chilometri.

Duecento chilometri non è così male, voglio dire, ne ho viste di peggio: il problema è che il ragazzo non conosceva la ragazza, e nemmeno qualcuno che la conoscesse; nessuno che potesse indicare l’indirizzo, il paese, perlomeno la direzione da prendere e la distanza da coprire, nessuno in grado di assicurare nemmeno se quella ragazza esistessa o no, per cui la cosa cominciava a diventare sconfortante. Se capite quello che intendo.

Finché un giorno, per la precisione due anni fa, a Genova ci fu la riunione dei potenti della Terra, e molta gente andò a protestare: e ci andò il ragazzo, e ci andò anche la ragazza.
Ma la città era molto grande, e la confusione tantissima, sicché i due ragazzi non si incontrarono; tornarono entrambi nelle loro case con le sirene nelle orecchie e una certa rabbia nel cuore, e questa storia sarebbe potuta finire qui.

Una storia estremamente insulsa, ne converrete.

Ma a quei tempi, bambini, c’era Internet.
Per la verità c’era anche la televisione, e il cinema, e anche loro giocarono la loro parte. Infatti, una sera di novembre il ragazzo (ma chiamiamolo uomo, a 28 sarebbe ora) doveva uscire con una ragazza, di cui in seguito si è perso il ricordo. Di lei si sa solo che doveva andare al cinema col nostro eroe, ma all’ultimo momento disse di no. Così il nostro uomo se ne restò sul divano di casa, a pigiar tasti di telecomando, finché non scoprì che la Rai dava un documentario su Genova.
Non gli piacque. Avrebbe voluto sentire le parole di Walden Bello o Susan George, ma si sentiva soltanto Manu Chao e ragazzini che suonavano i tamburi. E quel che peggio, i violini di Philip Glass. Il nostro uomo detestava Philip Glass. Sono quelle idiosincrasie assurde che possono decidere il nostro destino.

Forse, chissà, se quel giorno la ragazza dimenticata non avesse tirato il pacco; se la rai non avesse trasmesso il film dei registi italiani su Genova; se i registi italiani si fossero preoccupati di montare qualcosa di più interessante; ma soprattutto, se non avessero scelto Philip Glass come colonna sonora dei pestaggi, la storia sarebbe davvero finita qui. Ma tutte queste cose sono accadute, e altre ancora.

Accadde per esempio che l’indomani il nostro uomo, accecato dall’ira di ritrovarsi comparsa in una sceneggiata musicale di Glass, invece di rispondere alle mail di lavoro, scrisse un pezzo critico e spocchioso su un blog di certi suoi amici. Questi suoi amici avevano e hanno un blog molto bello, dove si parla di musica e ogni tanto, senza dar nell’occhio, si fa un po’ di lettteratura. Avevano anche pubblicato un piccolo libro, dettaglio non secondario, come si vedrà. Dunque, il pezzo critico e spocchioso cominciava così.

Un altro mondo è.... bleeeargh!
Era di sicuro meglio andare al cinema ma, paccato dall’ennesima fanciulla, domenica sera non mi è restato di meglio che sistemarmi sul divano ad aspettare Un altro mondo è possibile, il Documentario Finale sui giorni di Genova, firmato da praticamente tutti i registi italiani (per evitare polemiche quelli che non c’erano sono comunque stati inseriti nei titoli di coda).


Ora, è vero che c’è gente che scrive sui blog per far colpo sulle ragazze, e lo trovo più che giusto: ma direi che se uno vuol far colpo sulle ragazze non comincia un pezzo così. Però chissà, magari mi sbaglio. Non sono il massimo esperto mondiale di blog, tantomeno di ragazze.

Non pago di aver esternato il suo livore, il nostro uomo decise di farsi pubblicità (con la scusa che dopotutto la faceva per il sito dei suoi amici). A quei tempi era appena nato un sito di informazione indipendente molto ambizioso, e chiunque poteva commentare gli articoli. Orbene, anche ai redattori del sito il film dei registi non era affatto piaciuto. Il nostro uomo ne approfittò. Si iscrisse al sito, trovò la recensione al film, e scrisse un piccolo commento in cui lincava il blog dei suoi amici. Poi si vergognò, ma poco.

Ma se avesse saputo la conseguenza del suo gesto, ragazzi miei, non si sarebbe vergognato manco per niente. Quel commentino, che esiste ancora, era probabilmente la cosa migliore che avesse combinato in 28 anni di vita.

(Continua domani).

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