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mercoledì 16 luglio 2003

La storia che non vuole finire (seconda e ultima).

Capitava infatti che in quei giorni la ragazza, che abitava a 200 chilometri di distanza, avesse sentito dire che era appena nato un sito di informazione indipendente molto ambizioso. Così, un bel giorno, lo cliccò, lesse la recensione sul film dei registi e, già che c’era, cliccò anche su quel link laggiù in fondo, capitando così in un blog.

Chissà, forse era la sua prima volta. O forse no. Comunque sia, quel blog le piacque, per i motivi per cui di solito piacciono i blog: perché sono pieni di cose interessanti e cose futili, canzoni, appelli, riflessioni, fuffa, tutto assieme, esattamente come succede nella vita; così che alla fine leggendo il blog di uno sconosciuto hai come l’impressione di conoscerlo: impressione falsa, beninteso, ma piacevole. Alla ragazza il blog piacque talmente che scrisse ai redattori.

Fu così che un bel giorno il nostro uomo ricevette la mail da una sconosciuta, e non rispose.
A quel tempo rispondere alle mail era il suo mestiere, e non lo svolgeva volentieri. Se vogliamo prestar fede alle sue giustificazioni, si trattava di un brutto periodo: si dice sempre così, ma in questo caso stava cambiando casa, cambiando lavoro, cambiando vita. Per giunta non credeva agli incontri via internet, in generale non credeva alle favole, perché era un adulto, questo almeno credeva. Per cui la storia poteva anche finire lì.

Ma i mesi passavano, e la ragazza continuava ad apprezzare il blog, anche se uno dei redattori non rispondeva quasi mai (in compenso gli altri rispondevano, ed erano molto simpatici e alla mano). Venne l’estate, quando fa caldo e i locali all’aperto per distinguersi cercano qualsiasi pretesto. I titolari del blog in questione riuscirono a trovare una birreria all’aperto dove presentare il loro libro con un reading. Era un piccolo libro di racconti, scritto molto bene, davvero. Non lo dico per far pubblicità a nessuno, perché tanto è fuori commercio.

Il reading era fissato per lunedì 15 luglio 2002. Alla ragazza sarebbe piaciuto assistere, ma lavorava a 200 km. di distanza. E la storia sarebbe finita qui, sennonché lei pensò di prendersi un giorno di ferie. Voi forse al suo posto non vi sareste presi un giorno di ferie per andare a un reading di simpatici sconosciuti in una birreria all’aperto a 200 km. di distanza, ma lei sì. Con tutto che magari a voi la birra piace. Lei era astemia.

Siccome era la sostenitrice che veniva da più lontano, anzi, era praticamente l’unica, si decise di trattarla con tutti gli onori: sicché il nostro uomo acconsentì a ospitarla a casa sua per la notte.

Insomma, tutto era pronto per il fatale incontro.
Quand’ecco che lunedì mattina grosse nuvole grigie riempirono tutto il cielo che stava sopra i 200 chilometri in questione, mettendo per sempre fine a ogni speranza di presentare il libro all'aperto quella sera. E la storia, pensate, poteva anche finire qui.

Ma niente da fare, ormai la ragazza aveva preso le ferie, e venne a Modena lo stesso. Quando il nostro uomo seppe che arrivava, si sentì un po’ nervoso, perché non aveva pulito la casa come avrebbe voluto. Si mise in macchina per andarle incontro, ma la macchina non voleva saperne di partire, la pioggia aveva bagnato le candele. Quando tutto sembrava perduto passò di lì un suo amico (che aveva un blog pure lui, ma soprattutto aveva una twingo che non ti lascia a piedi nei momenti solenni).
“Ti prego! Accompagnami al casello! C’è una ragazza che mi sta aspettando!”
"Una ragazza? Quale?"
"Non so, non la conosco".

Tutto questo succedeva un anno fa. In seguito la storia sarebbe potuta finire tante altre volte, e invece non è ancora finita, ha l’aria di non voler finire ancora per un bel pezzo. Oggi quei due ragazzi sono un uomo e una donna, e stanno assieme. A duecento chilometri non è proprio il massimo, ma io ne ho viste di peggio.

Quando si incontrano, non parlano quasi mai di blog. Solo, quando qualche giornalista accusa i blog di essere futili e banali, loro si offendono un po’, ma poi lasciano perdere. Come se la vita non fosse banale. Come se non fosse la banalità, la futilità, a tenerci in vita, e tante volte a decidere il nostro destino, triste o felice che sia. C’è gente che ha studiato sodo, ha fatto i concorsi, ha lavorato, tanto che adesso riesce a citare filosofi tedeschi senza sbagliare il nome quasi mai, e crede di essersi fatto da sé e di non dover ringraziare nessuno: beati loro. Quell'uomo invece ringrazia Internet, i registi italiani, la tipa che quella sera lo bidonò (se solo si ricordasse chi è), Philip Glass che continua a non piacergli, ma adesso se lo ascolta gli si stampa un sorriso ebete in faccia. Ringrazia i suoi amici che lo ospitarono su un blog proprio simpatico, ringrazia il sito di informazione indipendente perché era ambizioso e indipendente, e tutti potevano commentare le notizie. Ringrazia il suo amico che scuotendo la testa gli diede un passaggio.
Ringrazia tutti.
E se gli scrivete una mail, adesso risponde.
(Sì, insomma, quasi sempre).

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