Pages - Menu

domenica 21 marzo 2004

Fermati, Piero

(ma tu non udisti, e il tempo passava...)

Io temevo, andando a Roma sabato, di annoiarmi un po’: tanto ormai il copione della Grande Manifestazione di Primavera lo conosco, e anche voi.
Ma non mi aspettavo quello che è successo.
Per prima cosa non mi aspettavo che un milione di persone scegliesse, come me, di sottoporsi a questa routine sfibrante (e se non erano un milione, non erano comunque molti meno, e non fa veramente differenza).
E poi non mi aspettavo di restare tre ore fermo in Piazza della Repubblica, perché… il corteo non partiva. Ma perché non partiva?
Per tutto ieri ho pensato a un problema di gestione della folla. Eravamo veramente troppi. Ma non poteva essere solo questo. Oggi forse sono riuscito a capire il perché. Dal newswire di Indymedia

Il tir dei disobbedienti è stato fermo a piazza dei Cinquecento dalle 14 alle 16 (eppure all'appuntamento della manifestazione era quasi all'inizio del corteo) perchè il cordone dei Ds/Cgil messo a protezione e, soprattutto a far paura, voleva far entrare lo spezzone del "partito" e far finire in coda tutti gli altri; a questo punto "anch'io con la tessera in tasta dei Ds" sono andata a fare un cordone contrapposto al loro per far passare il tir dei disobbedienti ed l'autobus di Global Tv! Dal loro Cordone è volato qualche schiaffo ma nessuno ne parla perchè il nostro cordone è stato abbastanza responsabile da chiudure comunque via Amendola per far passare il corteo che seguiva il normale tragitto della manifestazione (senza fare i "furbi" come invece etichetta Fassino tutti gli altri!!).
Quando il cordone dei disobbedienti si è tolto perchè il loro spezzone era passato, e stavano già passando anche gli universitari, i Ds si sono inseriti alla fine del corteo. Ora se sono stati presi a parolacce e al lancio lattine o aste "di plastica" di bandiere subito dopo è una conseguenza dei fatti "da loro stessi" architettati (hanno voluto forzare la mano per dire c’ero anch’io!


Come sono andate le cose non lo sapremo mai: come in molti incidenti, credo che sia lecito ipotizzare un concorso di colpe: alcuni disobbedienti (o simili) aspettavano Fassino al varco, e Fassino è stato abbastanza impudente da mostrarsi proprio a quel varco lì. Il che spiegherebbe l'enigmatica frase riportata stamattina da Repubblica a pag. 3, "Infilarci qui è stato un azzardo fottuto": no, non sono i Guerrieri della Notte, bensì un tizio del servizio d'ordine Diesse (ma siccome la Repubblica è un giornale moderno, e i DS sono un partito moderno, si parla di un "responsabile dei bodyguard").

Il problema, poi, non è soltanto chi abbia menato chi, ma chi abbia provocato chi. Ed è curioso che i DS, partito di massa (almeno nelle intenzioni) con un robusto servizio d'ordine, riescano a passare per vittime sacrificali. Ne è perplesso pure Paolo Flores D'Arcais, noto estremista anarcoinsurrezionalista:

I giornali di oggi danno eguale rilievo alla manifestazione “per la pace e contro il terrorismo” e alla aggressione dei “disobbedienti” contro Fassino. Verrebbe da notare che i manifestanti erano oltre un milione e gli aggressori qualche decina. Diciamo pure un centinaio: sarebbero lo 0,01%. Un tasso di stupidità statisticamente fisiologico in qualsiasi iniziativa anche la più perfettamente riuscita. Dare alle due notizie lo stesso peso vuol dire, perciò, scambiare il giornalismo con la manipolazione propagandistica. Ma la seconda notizia – l’aggressione – era davvero tale? Perché a leggere riga per riga le cronache, mettendo a confronto quelle delle testate più diverse, si riesce ad enucleare solo questa sequenza di fatti: Fassino viene contestato esclusivamente sul piano sonoro-verbale (fischi e lazzi) dunque assolutamente nella norma. Il suo servizio d’ordine reagisce in modo eccessivo, passando ai “fatti” e spedendo a terra qualche manifestante, compresa una ragazza giovanissima. Qualche decina di minuti dopo che il segretario Ds ha abbandonato il corteo, passano inammissibilmente “ai fatti” anche alcuni isolati manifestanti, gettando qualche asta di bandiera (di plastica sottilissima) e qualche bottiglia (vuota e di plastica sottilissima, o di leggerissima “lattina”).

In queste ore ho letto diversi predicozzi ai disobbedienti: in linea di massima mi associo, non si fa così, bricconi, e insomma, ecc.

Ora però vorrei fare un discorso più in astratto. Mi sbaglio a dire che una cosa del genere può succedere soltanto in Italia, o meglio, soltanto in una manifestazione della sinistra italiana? Com'è possibile che il partito-massa (nelle intenzioni), il primo partito della sinistra, non riesca a scendere in strada in occasione di un corteo che mette insieme tutti, dalle suore agli anarchici? Possibile che sia tutta colpa di Caruso? Accidenti, però, 'sto Caruso, che organizzazione.

Ora, il problema è che nei giorni scorsi Fassino si è comportato proprio con la supponenza che Caruso e altri gli hanno rimproverato. Si è auto-invitato, ha preteso di cambiare la piattaforma, non ce l'ha fatta, ha aderito all'aborto di contro-manifestazione indetto da Berlusconi (un piccolo tranello a cui ha smesso di credere per primo lui stesso) e alla fine ha preteso di scendere in piazza come se nulla fosse successo. Ha ragione il signore, è stato un azzardo fottuto.

Quel che butta giù è il paragone con la Spagna. Là c'è un popolo di sinistra che nel momento di crisi ha fatto quadrato intorno ai partiti della sinistra, e in particolare intorno al candidato del Psoe, Zapatero. Ora, non è che la posizione di Zapatero sulla guerra sia limpida e cristallina: via dalla guerra, sì ma non subito, anzi, restiamo ma sotto l'Onu… finché qualcuno non fa notare che l'Onu ci sarebbe già, almeno nelle intenzioni. Ma l'opinione pubblica spagnola (ed europea) è disposta a perdonare a Zapatero questa e altre confusioni: quello che importa è che Zapatero non sia un filo-Bush, e che la linea della Spagna, in un qualche modo dovrà cambiare. Il ritiro delle truppe, l'egida dell'Onu… i "se" e i "ma"… sono dettagli. Importanti quanto si vuole, ma dettagli.

E torniamo in Italia. Qui vediamo che i "se" e i "ma" diventano imprescindibili, e che Fassino, che sull'Iraq ha più o meno la stessa linea di Zapatero, non riesce neanche a fare cinquanta metri di corteo senza essere fischiato. Solo dai disobbedienti? No. Da tutti. Di chi è la colpa?

Credo che la colpa non sia in particolare di Fassino, che sconta un sacco di errori non suoi.
Credo che la colpa sia un po' di tutti noi, che non riusciamo ad andare d'accordo, e soprattutto dei vertici dei DS. Cioè di tutti i DS, visto che si tratta di un partito che da anni, ormai, rappresenta soltanto il suo apparato.
L'aggressività, la profonda irritazione, il prurito alle mani che fanno venire i vertici dei DS in piazza, non sono un raptus collettivo, ma il risultato di una lunga storia di incomprensioni. Diciamo pure che i DS continuano a scontare l'errore di aver chiesto a tutti gli italiani di non andare a Genova il 21 luglio 2001: ma non è stato l'ultimo caso. Negli anni successivi molti elettori si sono abituati a scendere in piazza ignorando le indicazioni dei loro vertici. Ma lo scollamento data da un sacco di tempo prima. È il destino di un partito che ha rinnegato la sua vocazione (essere il grande partito della sinistra italiana) per andare in cerca di una manciata di voti al centro. Questa idea, che poteva ancora essere giustificabile qualche anno fa, non lo è più da quando a destra dei DS c'è un partito dalla fisionomia robusta e dall'identità riconoscibile: la Margherita. Ora forse i DS dovrebbero smettere di contendere i voti al loro alleato più affidabile, e cercare di rosicchiarli altrove: a sinistra. Dando un'immagine di sinistra. Votando in parlamento come deve votare un partito di sinistra. E perché non lo fanno?
Questo è il grande mistero. La prima ipotesi che mi viene in mente (che non lo facciano perché siano troppo rincoglioniti dallo pseudopotere che ricavano dalle amministrazioni locali e da un po' di poltrone in parlamento) la rigetto, in quanto inverosimile.

Per Fassino le cose sono molto più semplici: è tutta colpa di Cossutta, Rizzo, Occhetto, Gino Strada... "Ora basta", dice, "qualcuno dovrà cambiar registro". Anvedi Fassino…
A Roma si fa una manifestazione di un milione di persone o quasi: il misero spezzone blindato di Fassino non riesce per ore a trovare un punto dove partire senza essere contestato, e per Fassino è tutta colpa di tre persone elette in qualche "collegio sicuro". Dove si capisce che per Fassino il sentimento popolare non esiste proprio: è fuori dalla sua forma mentis. Per Fassino può esistere soltanto una manciata di parlamentari che sobilla la folla. Altrimenti a nessuno verrebbe in mente di fischiare un dirigente DS. Scherziamo?

Non viene nemmeno in mente, a Fassino e ai suoi, che se in Italia ci fosse un grande partito di sinistra, aggregante e non di apparato, personaggi come Cossutta, Rizzo e Occhetto non avrebbero nemmeno ragion d'essere. Perché non sono sobillatori, ma cani sciolti che fiutano il malcontento e cercano di cavalcarlo. Mostrando, almeno in questo, più fiuto dei vertici DS.

(Quanto a Occhetto, l'ho visto a Pza Repubblica e non stava sobillando: cercava disperatamente di infilare il suo striscione tra Attac e quei pirla del PMLI).

Personalmente, mi dispiace per come sono andate le cose, e mi unisco alla ferma condanna… per quel che servono i "personalmente". Per quel che servono le "ferme condanne". Storicamente, quando un partito di massa non riesce nemmeno a stare in piazza, ha già smesso di essere un partito: resta un cartello di professionisti che puntano a spartirsi un po' di ministeri col portafoglio. Ne abbiamo visti tanti, tanti ancora ne vedremo. Il grande partito della sinistra italiana è tutto da fare. Se qualcuno dei DS ci si vuole mettere di buona lena, è benvenuto.

Sullo stesso argomento: Michele Marziani.

Le manifestazioni se le dovrebbero organizzare ad hoc pagando anche degli interinali per andarci... (Anonimo su Indy)

Nessun commento:

Posta un commento

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.