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mercoledì 14 aprile 2004

Lo sport preferito dall'uomo

Sei un tipo sportivo? Hai programmi per il prossimo week-end? Vuoi dare una mano all’industria italiana (sportiva)? Perché non vieni a Brescia, alla 23esima Esposizione italiana di armi? Sportive, naturalmente.
Hai famiglia? Hai figli? Ma porta anche loro, no? Si divertiranno un mondo. A Exa si può tirare con l’arco, tirare al piattello, provare un sacco di giocattoli all’ultimo grido. Sportivi. (Armi da tiro, difesa e segnalazione, repliche, munizioni, accessori e ricambi, arcieria, coltelleria, ottica, survival, apparecchiatura per il controllo balistico, macchine caricamento cartucce, macchine lancia piattelli, pelletteria, buffetteria, abbigliamento sportivo, turismo). Mi pare che Exa sia aperta anche ai minorenni (sportivi).

Sarà per questo che è tanto seguita, ogni anno. (Rispetto agli altri due eventi internazionali, lo Shot Show di Las Vegas e l'IWA di Norimberga, EXA si caratterizza per una presenza di pubblico quasi doppia). Più di trentamila presenze nel 2002. Decine di espositori, nazionali e internazionali.

Del resto i numeri parlano chiaro. (Dalla Relazione governativa del 2004 sul commercio di armi italiane si apprende che l'export di materiali ad uso militare cresce sensibilmente. Ammontano infatti a 1 miliardo e 282 milioni di euro le 609 autorizzazioni all'esportazione del 2003 con un incremento che sfiora il 40% (39,36%) rispetto ai circa 920 milioni di euro del 2002, quando già si era registrato un aumento del 6,6% rispetto al 2001 anno in cui le autorizzazioni erano di 862 milioni di euro).

Con tutta la crisi che c’è, fa piacere trovare in Italia almeno un settore in crescita, dinamico, in una parola, sportivo. E fa piacere che le armi (sportive) italiane incontrino il favore degli sportivi di tutto il mondo.

Naturalmente non è possibile escludere, in linea di principio, che alcune di queste armi sportive cadano nelle mani di persone, non diciamo malintenzionate, ma che proprio sportivissime non sono. Il che, sotto un certo aspetto, è persino giusto. Come diceva qualche anno fa un grande produttore locale (sportivo), Pietro Beretta: “Le nostre pistole, i nostri fucili servono a reprimere anche le manifestazioni di piazza, quando degenerano. Siamo felici di armare la polizia contro le sommosse". E infatti si videro pistole e fucili Beretta (comunque sportivi) nelle mani della polizia cilena che reprimeva le manifestazioni negli anni ’70. Le si videro in mano di tante altre polizie sudamericane. In Sudafrica. E in Libia. E in Algeria. In Marocco. In Egitto, Giordania, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Kuwait. Quante manifestazioni da reprimere. Quanta sportività.

Oggi, tra i maggiori importatori di armi (neanche per sogno mi scorderei di aggiungere: sportive), c’è la Malaysia, (con ordini per circa 166 milioni di Euro); la Cina (127 milioni); l'Arabia Saudita (109 milioni) il Pakistan (69 milioni e mezzo). Tutte nazioni che affrontano il problema della democrazia e della repressione molto sportivamente. In Malaysia vige la tortura, vi sono esecuzioni sommarie, gravi violazioni dei diritti umani e sparizioni, come ripetutamente denunciato da Amnesty International. Il caso della Cina, è poi uno di quelli che meglio ti fa capire come la sportività non abbia confini, e se ne infischi delle dogane e degli embarghi pretesi da ottusi funzionari.
Nel dicembre scorso, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione per mantenere l’embargo contro la Cina Popolare, poiché la situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese 'resta insoddisfacente, continuano le violazioni delle libertà fondamentali, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie'. Ora, non tiratemi fuori la legge 185, che tuttora prevede che l'Italia non esporti armi a paesi “nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea". È chiaro che quella legge vale solo per le armi, non per le armi sportive. Sono due cose diverse, no?

E comunque all'ultimo Consiglio europeo sotto presidenza italiana è stato dato incarico all'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa di riesaminare l'embargo delle armi alla Cina. Il Parlamento dell’Unione ha espresso un voto contrario (molto poco sportivi, questi). La Relazione del governo al Parlamento non ne parla.

Insomma, se sei un tipo sportivo, porta la tua famiglia sportiva a Exa 2004, al Centro Fiera di Brescia. Ma, mi raccomando, non passare per il centro di Brescia. Lì ce l’ExPa, che non c’entra niente con Exa: è tutto il contrario. È la fiera della Pace, figurati. I soliti no global missionari equo solidali comunisti verdi sinistra giovanile socialforum arci uisp cgil. Già l’anno scorso alcuni di loro fecero una richiesta che era il massimo dell’antisportività: l’EXA avrebbe dovuto esporre esclusivamente armi sportive e da caccia, escludendo tutte le altre. O bella! E come si fa a distinguere? Come fai a capire che una mitraglietta, poniamo, ti serve per abbattere un nemico o un piattello? Non c’è mica scritto sopra. Se si parte così, poi va a finire che un bel giorno qualcuno chiederà di smettere di produrre armi. Proprio l’unica cosa che gli italiani continuano a esportare tanto bene…

È quello che sostengono i sindacalisti Cisl e Fim di Brescia.
La riconversione del settore armiero tradizionale è «impossibile» e significa una sola cosa: la chiusura delle aziende. L'eliminazione del settore delle armi leggere (pistole, ecc.) in uso alle forze dell'ordine, causerebbe, solo alla Beretta, una perdita di 300 posti di lavoro sugli attuali mille addetti.

Ci mancherebbe solo questa. La Beretta è la più prestigiosa industria armiera bresciana. A Brescia si produce l’80% delle armi italiane, sportive.

La Cisl, in buona sostanza, respinge come strumentale l'impostazione di chi vuol marciare contro Exa e confonde i valori della pace con quelli della produzione di armi di difesa e sportive. In ogni caso, […] la Cisl ritiene possibile «una separazione in Exa tra le aree destinate alle armi sportive (da aprire al pubblico) e quelle destinate alle armi leggere (da riservare ai buyers)».

Una proposta ragionevole: da una parte i piattelli e le famiglie coi bambini; dall’altra il mercato serio. Il mercato delle armi leggere. Quelle che fanno venire all’EXA decine di espositori e 4000 buyers all’anno. A comprare e vendere armi.
Sportive.

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