Il caso Al Zarkawi – Nick Berg fa pensare. (Poi al lunedì mattina voi avreste anche voglia di pensare ad altro, mi rendo conto).
Seguono due paragrafi di dietrologia spicciola. Chi non ama la dietrologia può tranquillamente saltare.
Lasciamo stare le riserve di Al Jazeera, ovviamente sono di parte. A detta loro, e di molti altri blog (per un repertorio vedi Lia) non è una vera decapitazione, non c’è abbastanza sangue (io non lo so, il filmato non l’ho visto). Secondo loro, se volesse dimostrare di essere Zarkawi non si mostrerebbe incappucciato. E poi perché non zoppica, se ha una gamba sola? Perché ha un accento egiziano, se viene dalla Giordania? Inoltre forse è già morto in Afganistan, Zarkawi (anche Bin Laden, se è per questo).
Invece per George W. Bush, un’altra fonte un po’ di parte, la decapitazione di Berg è la prova che Zarkawi opera ancora, ed è quindi l’anello di collegamento tra Saddam Hussein e Bin Laden. “Quest’uomo”, dice George, “andava avanti e indietro dall’Iraq prima che arrivassimo noi” (Zarqawi, was in and out of Baghdad prior to our arrival, for example). Tutto vero, come abbiamo visto. George omette di dire che almeno tre volte il Pentagono gli propose di farla finita con lui, e lui (o chi per lui) disse di no. Ma lasciamo stare anche questo.
Poi ci sono le testimonianze del padre, ma sanno forse i padri cosa combinano i figli? Che Berg possa aver aiutato un terrorista giordano a controllare la sua e-mail all’università di Oklahoma può essere una pura coincidenza. È meno chiaro cos’abbia combinato Berg in Iraq. Aveva lavorato anche ad Abu Ghraib – ma la ditta per cui aveva lavorato non è registrata in Pennsylvania. Ma soprattutto: in marzo Berg era già stato arrestato dagli americani (l’FBI aveva avvisato il padre), che lo avevano rilasciato il 6 aprile. Berg era stato trattenuto insieme a giordani, siriani, iraniani accusati di aver penetrato l’Iraq illegalmente. Gli americani smentiscono: per loro Berg era stato fermato dalla polizia irachena. Mercoledì la sua salma è tornata negli USA: ai genitori non è stato concesso di vederla.
Troppo intelligente (per me)
Questi sono tutti piccoli fatti, che ognuno può rimontare come crede. Con un blog si possono costruire complotti di tutti i gusti e le dimensioni. Invece io volevo fare un ragionamento a valle. Lasciamo perdere i complotti e gli indizi. Diamo tutto per buono. Accettiamo che il “Numero Due” di Al Quaeda abbia barbaramente decapitato un prigioniero, e diffuso il video su internet. E veniamo in Italia. Il discorso che volevo fare è su certi quotidiani che vanno di moda adesso. Li chiamano: “Quotidiani intelligenti”, e io mi sono spesso chiesto il perché.
La spiegazione che mi sono dato è questa: data come premessa (a) che gli intelligenti sono la minoranza della popolazione (ma è davvero così scontato?), e la premessa (b) che questi giornali non se li fila nessuno, si formula l’ipotesi (c) che per leggerli bisogna essere persone davvero intelligenti.
A questo punto uno si aspetta pagine densissime, articoli con rimandi a pie’ di pagina, citazioni da Kant e Heidegger. Fortunatamente le cose non stanno così. I “Quotidiani intelligenti” sono molto più ariosi, di lettura tutto sommato scorrevole. Un sacco di rubrichine simpatiche dove si parla del più e del meno (magari più del meno che del più), un sacco di tormentoni divertenti, qualche editoriale trombone, ma tutto sommato più breve della media della produzione giornalistica nazionale. E allora cosa c’è di tanto “intelligente” in questi qui? Il modo in cui succhiano sovvenzioni statali? Bastasse questo, saremmo il popolo più intelligente del mondo.
Il caso Zarkawi-Berg ci dà una parziale spiegazione. Uno si potrebbe aspettare che un “quotidiano intelligente” non si fermasse all’esibizione del filmato, ma che tentasse di scavare un po’ intorno: in fondo basta curiosare un po’ su Internet, anche copiando, come ho fatto io.
Invece no. I “Quotidiani intelligenti” si soffermano sull’orrore, sulle barbarie. E raccomandano la visione integrale del video. Sul serio. Bisogna vederlo tutto per capire, dicono. Per dire, se uno a metà della decapitazione si stanca, avrà capito la barbarie solo a metà. No, deve farsi forza e capire per intero. Antonio Polito, direttore del Riformista:
Consigliamo a tutti di guardare il video della decapitazione dell'ostaggio americano, che circola su Internet. Bisogna guardare in faccia l'orrore, anche se non è degno dell'umanità degli occhi che lo guardano. Quella testa mozzata a fatica, con tutto il lavorio fisico che comporta, e il tempo che ci vuole, e l'abisso in cui sprofonda un po' alla volta, nella più odiosa delle torture, la vittima, è in fin dei conti la ragione per cui l'Occidente è in guerra con il terrorismo islamico.
Tutto questo mi ricorda un film. No, non Arancia meccanica, no.
Un film apparso nelle sale italiane verso Pasqua, quel film che andava visto perché mostrava finalmente la crocefissione di Nostro Signore “as it was”, “com’era veramente”. Col sottointeso: se non l’hai ancora vista, come fai a capire quanto deve aver sofferto? Bisogna tenere gli occhi sbarrati su legnate, fustigazione, chiodi ribattuti, costole tirate e incrinate: sennò “non puoi capire”.
La stessa cosa con Nick Berg: finché non vedi il suo collo mozzato, “non puoi capire” quanto sia cattivo l’Islam. Ma sul serio. È inutile che leggi giornali, studi la storia, navighi su Internet… sciocchezze. Devi guardare. Se non guardi, non hai capito. Pacifisti e antiamericani guardino quel video, poi decidano qual è il problema del mondo.
Di colpo mi metto a ricordare a tutti i film splatter che “bisognava guardare” quand’ero ragazzino, e non valeva coprirsi gli occhi con le dita: se non guardavi ogni sgozzamento a occhi spalancati, non eri un uomo. Soltanto così potevi “capire” veramente.
E poi, ancora più a ritroso, nell’infanzia, ricordo i primi libri che ho sfogliato. Erano pieni di figure. Infatti erano per bambini. A quei tempi si pensava che “le figure” fossero per “i bambini”, e le parole per gli adulti. Si pensava che la Bibbia non fosse adatta alla tua età, e allora ti davano “la Bibbia a fumetti”. Col tempo si cresceva, e le illustrazioni si diradavano. Crescere significava passare dall’immagine alla parola. Riuscire a capire le parole, e non solo le immagini. Non solo, ma riuscire ad associare emozioni anche alle parole.
Per cui, se sono adulto e mi dicono che Gesù Cristo è morto in croce per i miei peccati, io dovrei riuscire a commuovermi senza “vedere” i chiodi, senza “vedere” il sangue, senza per forza contare le frustrate…
…e se mi dicono che da qualche parte un fanatico ha tagliato la testa a qualcuno con una sega circolare, io dovrei riuscire a inorridire senza vedere una sola immagine. Dovrebbero bastarmi le parole, le nude parole: “tagliato la testa”, “sega circolare”. Se fossi un adulto.
Ma per i quotidiani intelligenti non basta. Per Giuliano Ferrara, non basta. Devo guardare. Fino all’ultimo, sennò non capisco. Per Filippo Facci, addirittura, dovrei guardare e riguardare tutti i giorni, sennò rischio di dimenticarmi:
Immagini come i corpi precipitati dalle Twin Towers o le teste mozzate - nostra opinione - andrebbero riguardate ogni mattino perchè possano scuoterci come l'acqua gelida del lavandino, prima che ci si rivesta all'occidentale e si torni a pascolare l'orticello quotidiano che riteniamo immune; l'ufficio, il weekend, l'assicurazione da pagare, le rate alla Enzo Biagi, la Domenica Sportiva, il nostro giornalismo impiegatizio.
E allora forse ho capito cosa sono i Quotidiani Intelligenti – e i giornalisti intelligenti.
Sono giornali che confondono “la visione” con la “comprensione”? No.
Sono voyeuristi in buona fede che non capiscono la differenza tra “occhio” e “cervello”? macché.
Sono ingenuotti che non hanno capito che un’immagine digitale è arbitraria quanto una parola, se non di più? No, figuriamoci.
Sono, semplicemente, persone convinte di essere quello che pretendono di essere: intelligenti.
E siccome loro sono intelligenti, noi siamo dei cretini.
E siccome siamo cretini, dei bambinoni, inutile convincerci con i discorsi, le parole. No. Immagini, ci vogliono. Il Gesù Cristo Splatter. La storia del Medio Oriente a fumetti. Questo, ci vuole.
E sangue, sangue come se piovesse. Sangue vero, possibilmente, finto in mancanza di niente. Altrimenti non “capiamo”. Altrimenti non ci “commuoviamo”.
Buon lunedì da un blog che scrive molte parole e ruba banda per pochissime immagini, di solito senza sangue e teste rotte o mozzate. Buona settimana da un blog poco intelligente.
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