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venerdì 25 giugno 2004

Piano a chiamarla "Intelligence"

Anche oggi acquisirete una discreta quantità d'informazioni sull'Iraq. Che lo vogliate o no la radio, la tv, internet, i giornali, faranno di tutto per tenervi informati. Vi spiegheranno che ieri in Iraq è morto un altro centinaio di persone, e vi racconteranno una discreta quantità di inesattezze.

Stavo per dire "bugie", ma per dire una parola così grave dovrei avere una verità in tasca, e non ce l'ho. Di Iraq, man mano che si va avanti, ne capisco sempre meno. Purtroppo, non sono il solo. Alcuni esempi.

Al Zarkawi: anche oggi sentirete dire varie volte che Al Zarkawi è "il luogotenente di Bin Laden in Iraq", "il capo di Al Quaeda in Iraq", eccetera. Tutte queste, se non sono bugie, sono comunque inesattezze. Ne abbiamo già parlato: non ci sono evidenze che Al Zarkawi faccia parte di Al Quaeda. O perlomeno, non ha mai dichiarato di farne parte. Né Al Quaeda da parte sua ha mai rivendicato le gesta di Al Zarkawi, che io sappia. Anzi, in alcuni comunicati le avrebbe sconfessate: ma poi bisognerebbe dimostrare che i comunicati vengono davvero da Al Quaeda, e non si può.
La questione, mi rendo conto, è meramente terminologica, perché in realtà sappiamo poco sia di Al Zarkawi che di Al Quaeda. Il primo è un terrorista di origine giordana che, come Bin Laden, si è fatto le ossa nella resistenza antisovietica in URSS; poi è stato un po' qua e un po' là, flirtando con curdi ed hezbollah, finché non ha messo su un campo di addestramento per terroristi all'arma chimica nel curdistan iracheno – l'unica regione dell'Iraq non controllata da Saddam Hussein. Qui nel 2003 è stato per tre volte misteriosamente graziato dall'amministrazione USA, che ha impedito alla Cia di colpirlo: nello stesso periodo Bush e soci erano alla febbrile ricerca di prove della complicità di Saddam Hussein con Bin Laden. Alla fine l'Iraq è stato bombardato e invaso; Saddam Hussein arrestato; invece Al Zarkawi è più libero che mai. Da un anno in qua ha rivendicato un numero impressionante di attentati (compresa Nassiriya), nei quali sono morti soprattutto degli iracheni: anche ieri, su cento morti e trecento feriti, le vittime americane sono appena una manciata.

Questo Al Zarkawi (a dare per buono quel che lui dice di sé, che non è proprio il massimo dell'oggettività) è soprattutto un massacratore di iracheni, che segue una strategia chiara solo a lui. Quando qualche mese fa rivendicò gli attentati di Bagdad e Kerbala (130 morti), sembrava avere nel mirino soprattutto gli sciiti: il suo obiettivo era la guerra civile tra fazioni religiose. Oggi invece ce l'ha con tutti, sunniti e sciiti, purché collaborazionisti del regime filo-americano. Ma in occidente è famoso soprattutto per i suoi snuff a base di teste tagliate, che vanno forte al mercato nero (chissà che non servano anche da autofinanziamento), mettono in crisi le opinioni pubbliche nei paesi alleati, e ci rinsaldano nella nostra idea di essere in guerra contro la barbarie. In questi snuff, Zarkawi ha perso la faccia, nel senso che, come Bin Laden, non appare più a volto scoperto; in compenso sembra aver riacquistato una gamba che gli avevano amputato, e perso l'accento giordano. Allora, secondo me, in questa storia c'è qualcosa che non va. Poi, ripeto, anche se riuscissi a dimostrare che quel Zarkawi non è Zarkawi e non taglia le teste per conto di Al Quaeda, non avrei risolto nessun problema: la cosa che m'indispone è la libertà con la quale stampa, tv e radio, continuano a ripeterci che Zarkawi è un uomo di Al Quaeda. Non in cattiva fede, ma perché non hanno niente di meglio da dirci.

Al Quaeda: Già, perché (questo è il punto), dopo tre anni che siamo in guerra contro Al Quaeda, di Al Quaeda non sappiamo ancora niente. È una sigla buona per qualsiasi cosa, un po' come la federazione anarchica informale. Ormai qualsiasi beduino un po' sospetto, dall'Atlante a Islamabad (passando per le moschee italiane), deve per prima cosa dimostrare di non aver "legami con Al Quaeda".
Il problema è che questa ignoranza non è responsabilità dei media. È un'ignoranza effettiva. E allora c'è davvero qualcosa che non va, perché è proprio per sapere qualcosa su Al Quaeda è da tre anni che noi occidentali bombardiamo, invadiamo e torturiamo. Moralismi a parte: a cosa è servita una Guantanamo o un Abu Ghraib? A poco o a niente, secondo questo lungo articolo del NY Times (via Brodo)

In confronto agli effettivi di Al Quada trattenuti altrove dalla Cia, i detenuti di Guantanamo hanno offerto solo una modica quantità d'informazioni di effettivo interesse […] "Guantanamo ha offerto una ben piccola tessera del mosaico", ha detto un'autorità militare USA che ha studiato il dossier in dettaglio. "È stata utile e valida in certe aree. Ma non è stata certo la madre di tutta l'intelligence".

(Consiglio sempre di leggere, le mie traduzioni sono a braccio e faziose).

Nel settembre 2002, a 8 mesi dai primi arrivi di detenuti a Cuba, un dossier top secret della CIA si poneva già interrogativi sulla loro importanza, dal momento che (a detta di ufficiali ed ex ufficiali che hanno letto il dossier) molti dei presunti terroristi sembravano reclute di basso livello arrivate in Afganistan per aiutare i talebani, o addirittura uomini innocenti raccolti nel caos della guerra.

Dopo quasi due anni, a detta degli stessi ufficiali, le prove a carico di molti detenuti sono ancora così vaghe che gli inquirenti sono stati in grado di procedere al tribunale militare soltanto contro 15 sospetti, sei dei quali già designati per essere processati dal Presidente Bush. Altri 35 o 40 casi sarebbero allo studio da parte degli inquirenti
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Lo scandalo non è solo la detenzione senza garanzie costituzionali, la tortura, etc.. Lo scandalo è che tutte queste cose siano spacciate come inevitabili per arrivare a dei fantomatici risultati. E io, uomo bianco e occidentale, non solo mi trovo correo di crimini contro l'umanità, ma mi devo anche bere la mia dose quotidiana di puttanate su Al Quaeda e sulla guerra in Iraq. Una delle più clamorose dell'ultima settimana è stata la leggenda dei "trecento ceceni kamikaze telecomandati", che hanno fatto allibire Adriano Sofri (via Witt). Una notizia totalmente inverosimile e campata in aria che per un giorno è stata proposta da stampa, tv e internet come degnissima di fede. Per dire a che livello basso siamo.

E ce ne sarebbe ancora da dire, ma ormai sono le otto. Adesso riaccendo la radio. E non chiedo di meglio di sentire un videomessaggio ufficiale di Bin Laden, che dice "è tutta colpa mia" e riconosce Al Zarkawi come suo luogotenente. Perché guardate, qui non è questione di litigare su una notizia, di tirarla da una parte o dall'altra: è proprio che queste notizie che ci danno, da qualsiasi parte si prendano, non sono solide: si strappano, fanno acqua. E una qualunque certezza farebbe comodo, anche una scomoda. Ci sarà poi sempre qualcuno, molto più esperto di me, che dirà che io rifiuto di credere a una notizia per motivi ideologici: può anche darsi, ma anche per credere ai "legami di Al Quaeda" o ai "trecento kamikaze telecomandati", ci vuole una bella dose di ideologia, tagliata magari con qualcosa di più forte. Allora, se proprio non posso andare in giro senza un'ideologia, preferisco una che mi fa dubitare a una che pretende di farmi mandar giù qualsiasi stronzata sia nel piatto del giorno. Questione di gusti, probabilmente.

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