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martedì 5 ottobre 2004

Dicono che col tempo arriverò

Biagio Antonacci resterà, per molti versi, un enigma, la cui soluzione magari sarebbe a portata di mano, ma è troppo banale… gli conviene restare un enigma.
Per esempio: da dove viene? Da Rozzano (periferia dell'anima). Quanti album? Otto, mi dicono. Quante copie vendute? Mah. Quando ha sfondato? Boh? Quelli degli anni '80 risponderanno: "Nei '90!", quelli più giovani sbigottiti replicheranno: "Come! Non è roba vostra?". Antonacci ha sfondato in un momento in cui erano tutti distratti: poi è rimasto lì, e tutti gli hanno fatto un po' di posto.
Le canzoni di Antonacci parlano d'amore e dei problemi della vita di tutti i giorni. La vita di tutti i giorni, nel 2004, è una gran palla, e non è colpa di Antonacci – anche se –

In una vecchia striscia di Net To Be di Grassilli (che è ripartita), la voce di un autoradio annuncia qualcosa come "e ora, dopo un breve cenno al traffico, ascoltiamo assieme 22 successi di Biagio Antonacci". C'è un motivo per cui le sue canzoni sembrano fatte apposta per Isoradio? E di lunghe file di anabbaglianti nella nebbia o sotto la pioggia. Siamo tutti anonimi in una coda in valpadana, e siamo anonimi anche nelle sue canzoni. La sua voce sembra poter uscire solo da lunotti e portiere, è una voce che sa di arbre magique, di camogli all'autogrill, è una voce nel deserto di attese infinite, col tergicristalli per metronomo. A chi può piacere una canzone di Antonacci? E perché la gente si ostina nelle stesse code, ai caselli, agli ipermercati, ai multisala? Ci ha fatto paura, rabbia, e poi tenerezza, il consumo di massa: ora, solo una gran stanchezza, con qualche soprassalto di malinconia.

Un po' colpa mia, un po' colpa tua.


Nel 1982 Giuni Russo fu rivoluzionaria, sfondando una porta aperta con un desiderio banale: voleva andare al mare per le vacanze. Biagio Antonacci fa qualcosa di simile nel 2004, con una proposta che più banale non si può: ci sposiamo? Eppure anche lui cavalca un'onda lunga: c'è un gran desiderio di sistemarsi, in giro. (Perfino Tim ha congedato il mastino marpioncello per imbastire una campagna intorno alla stessa domanda: mi sposi? E anche nei film, ormai, l'adulterio è fuori moda).

Allo stesso tempo, questa voglia di accasarsi è già pesante, insostenibile, come una coda in autostrada, come una strofa di Antonacci. Che parte già come un'ammissione di colpa: (Un po' colpa mia). Anzi: un concorso di colpa (un po' colpa tua). Si capisce che hanno litigato e stanno facendo la pace. Il litigio rimane in controluce, non è il caso di indagare: assomiglierà a tutti i bisticci tra innamorati che vanno in tv al pomeriggio. Quando Antonacci canta "Dicono che per stare insieme a te / Bisognerebbe darti e mai privarti…", quel "dicono" potrebbe provenire dal coro di una qualche trasmissione di Maria De Filippi. Una commissione di esperti di relazioni di coppia, ragazzini modelli psicologi e magari un prete, gente che sviscera il torto dalla ragione, e argomenta, e s'accapiglia, eccheppalle.

Passati i tempi in cui Giuni sulla spiaggia chiedeva al partner "slacciami il bikini". Quanto sono diventati pesanti, i rapporti di coppia, ci avete fatto caso? Anche tra ragazzini, a sedici anni hanno già storie lunghe e tormentate, Giurami che, ti giuro che, lunghe colonne di torti subiti (è un po' colpa tua) e cazzate da farsi perdonare (è un po' colpa mia). Quante esigenze del partner da mettere in conto, quante tentazioni a cui resistere. Tanto che è nato un vero e proprio genere: la canzone per chiedere scusa, magistralmente lanciata da Tiziano Ferro con Xdono, e poi clonata un po' da tutti. Se ha tanto successo, è perché funziona. Soprattutto da un punto di vista commerciale: se vuoi una canzone perché ti piace, ti basterà scaricarla da internet. Ma se vuoi regalarla alla tua ragazza per farti perdonare, ti conviene svenarti al megastore, e farti fare un pacchettino. Stessa cosa se vuoi chiederle di sposarti: anellino e CD di Antonacci. Funzionerà? Non lo so, ma al giorno d'oggi il cantante pop si trova a un bivio. O si mette a produrre semplici veicoli per suonerie (e c'è già chi ci prova), o insiste sui sentimenti impegnativi, quelli che fanno muovere il culo dell'utente fino al rivenditore più vicino.

Delle due, Antonacci ha deciso la seconda: canterà le gioie dell'amore coniugale. Convivendo è un vero manifesto. Il ritornello dice tutto: Io ci voglio credere. Non ha detto che ci crede: ha detto che ci vuole credere. Perché in una bugia c'è la verità di vivere. Voi, a quei due, quanto gli date? Onestamente. Tre mesi, sei, un anno? Ma voi siete i soliti ascoltatori disincantati. Non andrete al megastore sabato pomeriggio a cercare il cd di Antonacci, magari lo evitate proprio il megastore, c'è sempre fila alle casse. Anche in autostrada evitate le file, quando potete. Antonacci non canta per voi. Canta per quelli fermi in corsia da un'ora, quelli che stanno andando a comprare un letto in kit all'ikea, quelli che ci vogliono credere.
Quelli che non hanno alternative, insomma.
Voi ne avete?

Sull'altra corsia, quella tutta vuota, mi piace immaginare Giuni che sfreccia a tutto gas (niente limiti, neanche cinture), salutando i ragazzini fermi sui ponti, che non hanno ancora pensato a tirare sassi ingiù. Lei sta andando al mare per le vacanze: noi stiamo tornando indietro, a passo d'uomo, e abbiamo deciso che vogliamo crederci, convivendo.
Niente nostalgia, s'intende: stiamo molto meglio di noi. Abbiamo macchine migliori, superaccessoriate e iperveloci (anche se andiamo a passo d'uomo); abbiamo modi più sofisticati di divertirci. Forse siamo persino più intelligenti, almeno, abbiamo un sacco di esperienza in più, conosciamo già un sacco di errori che sono stati fatti prima di noi, un sacco di strade che non hanno portato a niente.
Così noi restiamo su questa, massiccia, affollata, e non svoltiamo più: finito il tempo in cui si poteva ancora svoltare. Dal momento che siamo qui, non ci resta che crederci, e noi ci vogliamo credere, infatti.
Convivendo.

[fine, oh!]

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