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lunedì 31 gennaio 2005

- 2025

Il mondo senza control-zeta - il corollario dei seminaristi

Caro Leonardo,
nulla da segnalare. Come previsto, la fase di smania bellica è finita. Finite le risse al supermercato, finite le ronde, finiti i discorsi alla "niente sarà come prima". Stavolta è durata una settimana: non male, non male.
Per il resto, sembrano anni che siamo in guerra con la Libia: e in effetti sono anni che siamo laggiù in missione di pace. La sostanziale differenza è che ora siamo 'sotto attacco' da parte di fantomatici terroristi, e così, per misura cautelare, siamo passati ai razionamenti. Il razionamento energetico, in particolare, è un colpo di genio: da quando ci staccano la corrente all'una del pomeriggio non abbiamo più avuto blecaut.
Senza corrente, d'altro canto, è molto difficile lavorare. Antonio-Abate ha recuperato non so dove un paio di Olivetti, e pretende di farci scrivere i testi su quella roba. Impossibile. E' come la bicicletta: o impari da bambino, o niente. Soprattutto, è impossibile imparare quando sai già guidare un'auto a motore. Si aggiunga che non si trova più un solo millilitro di bianchetto in tutto il Teopop...

"Ma insomma come cazzo si fa il control-zeta, porcaput…"
"Su queste macchine da scrivere non c'è il control-zeta, Loreto".
"Non ci posso credere. Come si può essere così cretini da progettare una macchina senza uno straccio di…"

Loreto è cresciuto in un mondo in cui il control-zeta non è un semplice comando: è un'istituzione, una metafora della società. Come per me il semaforo rosso, credo. Ogni volta che vedo qualcosa che non devo fare, dentro di me si accende un semaforo rosso. Potenza dei simboli.
Allo stesso modo, ogni volta che fa una cazzata Loreto pensa "control-zeta". Qualche volta gli funziona, altre volte no. Col tempo si accorgerà che funziona sempre meno, ma è inutile farglielo pesare adesso.
"Cos'è che stai battendo, fammi vedere".
"Fatti i cazzi tuoi".
Una risposta così netta, nel Teopop, significa "sto bislavorando", ovvero: Non sto facendo la cosa per cui mi pagano in questo ufficio, bensì una cosa per cui mi pagano in un altro ufficio, così riesco a farmi pagare due volte la stessa unità di tempo; per favore, non immischiarti.
Io adoro bislavorare e immischiarmi nel bislavoro degli altri. "Da' qua, vediamo".

Autore: Lorreto
Oggeto: Testo per strisia tg sul lotto, numeri ritradatari, 31/1/2025


"Un'altra cosa, Loreto. Queste macchine non hanno nemmeno il controllo ortografico".
"Il che?"
"Quel software che ti corregge gli errori mentre scrivi".
"Mai usato".
"Ah no?"
"Tanto io errori ne faccio così pochi".
"Lasciamo perdere. È bislavoro per la redazione del tg, immagino".
"Immagina quel che vuoi".

Da quando la Conferensa Episcoppale a reintrodoto il giuoco del Loto, questo giuoco ha subito ripreso riconcuistato l'entusiasmo la passione l'e mozioni i favori del grande publico, che subito si è meso con grande entusiasmo a giuocare al loto (qui io ci metterei una sciena di due veccqine in una riccevitoria), in questo modo contribbuendo al rifinaniznz finanziamento delle kasse del Teopop, a lode e gloria del Signore Ns ecc.

Sopratuto l'attenzione dei giocatori piu incaliti si e' concentrata sui numeri ritardati ritardatrari, cioe' quei numeri che e' da piu' tempo ke non vengono sortegiati. Nele ultime setimane, in partixcolare, molti anno giuocato il 52 sula ruota di Sanmarco (riprese di schedine del loto con bene in evidenza il 52 IMP0RTANTE SI DEVE VEDERE BENE IL NUMER0!!!).
A diferenza di quelli che giuocano i numeri che si sono sognati, o pagano i maghi, tutte ridicole superstitioni, chi giuoca il 52, e' convinto di applicare a suo favore una legge scientifica, e cioe' la legge dei grandi numeri, secondo la cui il 52 prima o poi deve uscire, anche se potrebero passare in realta molti anni prima, ma questo il 52 non lo sa. Insomma, giocare il 52, sembra essere diventata una mania, ma giocando il 52 molte persone anno perso i loro soldi, per cui chi gioca il 52 lo fa a suo riskio e pericolo: noi consigliamo tutti: non GIOCATE IL 52! Certo, chi giocherebbe il 52, se il 52 davvero esce, guadagnerebbe TANTISSIMI DENARI COL 52!, ma non e' così facile come sembra, VINCERE COL 52. Per quets


"Lasciami indovinare: le frasi sottolineate vanno lette…"
"Con una certa enfasi, sì".
"Ma fammi capire: ti paga il Reparto Cronaca o il progetto Giochi d'Azzardo?"
"Io, veramente…"
"…stai cercando di farti pagare da entrambi. Bravo bravo".
"Mi sono ispirato ai giornali che stiamo leggendo qui, quelli di vent'anni fa. Ho visto che facevano la stessa cosa con un altro numero. Ho solo adattato allo stile giornalistico di oggi, che è, come dire…"
"Più spigliato. Buono, Loreto. A tuo modo, stai applicando il corollario dei Seminaristi".
"Eh?"
"Niente, un corollario della Prima Legge dell'Attenzione che scoprì Arci da giovane, studiando in un collegio di salesiani. A un certo punto si rese conto che ogni qualvolta un sacerdote teneva un'omelia sulle insidie della carne, la probabilità di avere una polluzione notturna aumentava drasticam".
"Ma questo cosa…"
"Per osservare la cosa in modo scientifico, decise di monitorare le polluzioni di tutta la sua camerata, che volentieri si sottopose all'osservazione sperimentale. E così Arci riuscì a dimostrare il principio dell'attenzione selettiva: ognuno di noi trattiene, di un discorso, soltanto alcune cose. I suoi compagni, ad esempio, trattenevano il concetto "carne" ed eliminavano il concetto "insidie". Allo stesso modo, c'è chi trattiene i nomi ed elimina gli avverbi, chi trattiene il significante ed elimina il significato, chi trattiene quel che vuol sentire ed elimina il resto, eccetera. E c'è anche chi trattiene i numeri e non ascolta tutto il resto. Guardacaso, è proprio quel tipo di persone in grado di giocarsi l'affitto al lotto".
"Quindi secondo te può funzionare".
"Sì, sì, funziona sempre. Basta ripetere lo stesso numero ossessivamente, tirare in ballo qualche fumosa teoria scientifica… fossi in te, aggiungerei ancora un paio di giri di parole".
"Ma devo anche montarci delle immagini".
"Cerca di farci entrare più immagini di 52 possibile. Targhe, numeri civici, titoli di giornale, va tutto bene. E qualche spunto dalla smorfia. Cos'è il 52 nella smorfia, hai controllato?"
"Varie cose. La mamma, l'abbaino, la bicicletta…"
"Perfetto, inquadra una mamma… anzi, no, una bicicletta…, aggiungi ancora un paio di "non giocate il 52", e direi che siamo a posto. Però, fossi in te ribatterei tutto quanto".
"No, non ce la posso fare".
"Te la faccio io, da' qua".
"Sul serio?"
"Sul serio. Prendo il settanta per cento".
"Sei scemo ".
"Hai ragione: te la riscrivo e te la batto e ti regalo il trenta per cento. Sono uno scemo davvero".
"Cinquanta. Ma non ti vergogni a speculare sul fatto che non so usare queste macchine del…"
"Vergognati tu, a speculare sull'attenzione selettiva dei poveri cretini. Sessanta".
"Oh, fottiti, d'accordo".
"È un piacere lavorare per te, Loreto".

giovedì 27 gennaio 2005

- 2025

Il grande Urnificatore

Beh, Caro Leonardo, qui è da una settimana che si continua a parlare del Messaggio Unificato. In ufficio, in facoltà, a casa, non facciamo che ricaricarlo e guardarlo e commentarlo. Del resto è sempre stato così. Quell'Uomo sa attirare l'attenzione.
Poi bisogna ammetterlo, è sempre più carino. Noi passeremo alla Storia per vari motivi, tra i quali l'aver avuto un Papa cappellone. Guarda lì che bella zazzera, tra un po' si farà biondo. Quando finirà col Pontificato potrebbe entrare nei Bon Jovi.
"Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, come va?
È da molto tempo che desideravo fare una chiacchierata con voi, prima di tutto per rassicurarvi sul mio stato di salute, che è ottimo, come potete constatare voi stessi
(si passa un'altra mano tra i capelli).Dico questo perché c'è gente che Ci vuole male, gente che Ci odia perché sa solo odiare, che ha messo in giro notizie allarmanti e disfattiste sul Nostro stato di salute.
A illazioni così meschine, Noi rispondiamo con una sola parola: vergogna.


Chi dice che è il solito lifting, chi che ha fatto il tagliando al fegato – per altri è la milza – come facciano certi a saperla così lunga non lo so. Poi c'è Loreto, che crede ai cloni: secondo lui non è il Papa vero, ma una copia di tre anni d'età.
"Da cosa lo capisci, scusa".
"Si contano le rughe sotto la punta dell'occhio. Vedi qua sotto? Ne ha tre".
"Ti confondi con gli anelli nei tronchi, Loreto".
"No, è come le corna nei cervi. I cloni nascono vecchi, e a ogni inverno mettono una ruga".
"E tu come le sai, queste cose".
"Ho un cugino che fa genetica giù a San Nicola, lui (sottovoce) si coltiva i capretti nel garage…"
"Ma va!")
vergogna! Voi rappresentanti di una cultura dell'Odio, voi che con le vostre malignità tanto dolore avete già causato ai nostri fratelli nella Fede. Ma il tempo incalza e non potrete nascondervi in eterno, come ben sa chi rammenta la barzelletta del Giudizio Universale. Ma forse è meglio se ve la raccontiamo, a quest'ora c'è qualche bambino che di sicuro non la sa. Giudizio Universale: c'è il Papa che va da San Pietro e…
La barzelletta è commentatissima. Qui abbiamo veri esperti in materia. C'è un tipo del Reparto sotto al nostro, il Gossip, che si vanta di conoscere a memoria tutto il Libro delle Barzellette del Papa, VI edizione.
"Quella del Giudizio Universale è erroneam considerata una delle più recenti; in realtà è la rielaborazione di una battuta assai più antica, che compare nell'appendice alla II edizione, la Miti-Mondadori del '09. È un testo controverso, che divide gli esegeti: secondo alcuni è un velato riferimento al dibattito sull'infallibilità del pontefice; secondo altri si prefigura il mistero del Secondo Divorzio".
"E fa ridere?"
"Dipende; se hai la fede, se non sei nel peccato, ridi".
"Ah-ah".
...E allora San Pietro: "Ma se per questo, anch'io! Ah ah ah ah!
(le immagini ballano, l'operatore sta ridendo, perché ha fede e non è nel peccato).E dopo aver divertito i bambini, veniamo ai grandi, veniamo alle cose serie. Compagni, fratelli. Voi sapete che Noi siamo sempre con voi, nella buona e nella cattiva sorte... (Altroché, se lo sappiamo) Perciò non siamo insensibili alle grida di dolore di chi in questi giorni è stato arbitrariamente privato per lunghe ore della Luce, del Calore e del Contatto coi propri cari.

"Qui sta parlando dei blecaut".
"Ha bel coraggio ad ammettere che ci sono dei problemi di erogazione"
"Lui non è il Teopop, Lui è Lui. Se Lui ha ripreso il controllo, può dire quel che gli pare. E si è già rimesso a raccontare barzellette, infatti. Non credo che il Cardinal Cirillo sia molto contento".
"Se ne farà una ragione".
Fratelli, Compagni! Una cosa possiamo dirla fin d'ora: i vili terroristi che in questi giorni hanno preso di mira la rete energetica, il vanto del nostro Bel Paese, non vinceranno! No! Noi respingeremo gli attacchi di questi emissari di una nichilista cultura che odia perché sa solo odiare...

"Terroristi?".
"Non me ne parlare, una tragedia. Brigate di martiri che minano le dighe, abbattono i tralicci, si danno fuoco nei condotti del metano. Una grave emergenza, un casino. So che al Reparto Cronaca sono chiusi dentro da tre giorni perché non sanno più cosa inventarsi.
"E la gente ci crede?"
"Ma non è importante che ci creda, l'importante è che se ne chiacchieri. A furia di chiacchierarne la gente ci crederà. Oppure si rassegnerà. Il Teopop Non Convince..."
"...Il Teopop Sfinisce".
"Precisam.Vedo che a Rieducazione ti sei applicato"
"F'nql".
Noi conosciamo i Signori che armano questi disperati: noi conosciamo le regioni ribollenti di rancore in cui si nascondono questi tiranni buoni a nulla e capaci di tutto, queste riserve in eterna attesa di un attimo di gloria. Ed è a loro che ci rivolgiamo: sappiano che Dio li vede, e che ha contato i loro giorni, e che presto il loro Regno sarà diviso...

"Questa la so, è biblica, è il Libro di Daniele! C'è ancora qualcuno che sa leggere, nello staff".
"Magari è l'orribile Bagget-Boz".
"No, quello è sotto chiave".
"O è la Fal..."
"Sssst! Non pronunciare il Nome di Lei invano. Tu sai che il suo Occhio scruta in ogni dove".
"Ma dai".
"Per una scritta sul cesso, mio cugino è stato querelato a vita".
"Zzisùa".
...esiste un'unica forza al mondo che da sempre è in grado di infrangere il Regno dell'Odio e del Rancore. Quella forza è la Libertà Umana

"Papà cosa vuol dire libertà?"
"Tante cose, tesoro. In questo momento vuol dire che siamo nei guai".
"Piantala Immacolato, mi spaventi la bambina!"
Noi proseguiremo con fiducia completa nel trionfo finale della Libertà. Non perché ci consideriamo una nazione eletta, ma perché è Dio che sceglie secondo la Sua volontà, e ha scelto Noi.
Noi, mi sente, signor Emiro Saadi Gheddafi? Noi, il Bel Paese!

"Ora sta parlando a braccio".
"Decisam".
"Lo preferisco quando parla a braccio".
"Anch'io, scrontch".
"Ehi! Cosa stai... lupini? Dammene un po'".
"Fottiti, è la mia razione"
E anche per i suoi sudditi è giunto il tempo di decidere, democraticam, di porre fine al suo rancoroso regno, che tanto dolore e ha già causato. Abbiamo pazientato per sessant'anni: ora basta! è giunta l'ora di dare a libici e tripolitani la libertà, la democrazia, le Urne. Noi porteremo al suo popolo le Urne, Sig. Emiro, noi li faremo entrare in quelle Urne, a costo di doverci entrare anche noi con loro.

"Dici che è per il petrolio?"
"Ma no, che banalità. E poi tra un po' quella roba non servirà più a niente, vedrai. No, è pura SAM, la famosa Sindrome di Accerchiamento Mediterraneo; da quando la Tunisia è entrata nell'Unione Bizantina siamo tutti un po' nervosi".
Questo è il senso della Nostra Missione di Pace su suolo africano, che verrà potenziata nei prossimi giorni con l'invio di nuove guarnigioni di aria, di terra e di mare. Nobile missione che dimostra a tutto il mondo la posizione avanzata del Nostro Bel Paese in materia di diritti umani e diritto internazionale

"...E' il Mediterraneo che è claustrofobico, lo sapevano già gli Antichi Romani. Loro non facevano che difendersi dai selvaggi rancorosi, dal Marocco alla Germania all'Iraq. Erano continuamente in giro per il mondo a difendersi. I grandi pacificatori dell'umanità".
"Scrontch!"
"Almeno non masticarmi in faccia!".
Ai Nostri uomini, ai più fedeli ed eroici servi del Teopop, Noi non abbiamo molto da dire. Non ci sono parole per esprimere la Nostra gratitudine e il Nostro orgoglio. Fuorché queste: Tornate con le Urne, o dentro le Urne. E a Lei, sig: Emiro: l'ora delle decisioni improcrastinabili è scoccata. Dio ha convocato a sé i Suoi. Dio ha letto la formazione, e lei non c'era. Lei resta in tribuna, sig. Emiro. Ora e sempre, in nome del Signore Nostro, Amen.

Amen.
...e una buona serata a tutti. Ora vi lasciamo, so che a quest'ora c'è un gioco a premi che vi piace molto, e Noi abbiamo una riunione con la Conferenza Episcopale. Ci divertiremo, ci sono in ballo alcune sorprese per festeggiare il Nostro ritorno... forse non dovremmo parlarvene adesso, ma...

Sì?
Credo che per Pasqua riusciremo finalmente a tagliarvi i peccati.

F'nql.

martedì 25 gennaio 2005

- 2025

Il nemico

Caro Leonardo,
pensavo che non avrei mai più avuto tempo per scrivere qui – dopo la dichiarazione di guerra sono stato co-optato nel Servizio Segreto di Quartiere. Ed è solo colpa mia, stavolta. Perché non so mai dire di no a nessuno?
Questi ragazzini del SSQ sono tanto teneri, ma pazzi, fallaciani marci. Credono di essere in diretta dall'apocalisse, al quinto o al sesto sigillo come minimo. Volevano organizzare i turni di notte che manco i padani dei vecchi tempi. Ci voleva un vecchietto coi capelli bianchi come me a persuaderli che nessuno ha intenzione di invadere il nostro isolato, per ora, e che si trattava semplicem di mettere un picchetto di fronte al supermercato per scoraggiare gli incettatori.
"Tenetevela in bene in mente, questa parola, 'scoraggiare', se volete fare strada nel Teopop. Perché il Teopop, sapete, non reprime: il Teopop scoraggia".
"Ha detto Scoreggia?"
"Ahahah".
Quindici anni che la sento, questa battuta. Un giorno di questi finisce che uccido qualcuno.

***

L'altra sera, la storica sera della dichiarazione, avevo lasciato Assunta sull'ultimo posto a sedere del filobus, con la scusa che volevo fare due passi da solo e fermarmi a bere qualcosa. Avevo in tasca il numero dell'amante di mia moglie e volevo provare a capire il perché. Magari sedermi da Marino mi avrebbe fatto bene, anche se la sua birra ormai sa esplicitam di reagenti chimici e sciacquatura di fusto.
"Non è neanche più birra, la tua, sai? È il ricordo della birra che ho bevuto già, e tutte le volte che vengo infatti è più sbiadita".
"Mica solo la birra è sbiadita, eh, prof?"

Nel quartiere io sono il prof, per antica convenzione.
A quest'ora da Marino ci sono sei clienti, quattro intorno a una briscola, uno alla playstation abusiva e uno ai giornali. Riconosco quattro facce: tre inoffensive e il quarto è Carmelo, un informatore di quartiere che abita proprio sotto casa mia. Ma ha più voglia di briscola che d'informarsi, se lo conosco bene.
"E alora, prof, siamo in guerra?"
"Pare di sì".
"Che poi per la verità c'eravamo anche prima, o no?"
"Sì, in pratica sì".
"Però questa cosa del Papa, mah… ma non era in fin di vita? Coma vigile, avevan detto".

Questo che ha parlato per ultimo è Carmelo, più per far sapere che c'è che per altro. Tiene gli occhi sulle carte e fuma. Tutti fumano. In futuro gli storici che studieranno le ere geologiche dei bar troveranno uno strato d'intonaco bituminoso e diranno: qui la gente fumava parecchio e male, un'era geologica di merda.
Io mando giù l'ultimo sorso di ricordo e poi rispondo ad alta voce, che mi senta: "sono solo voci dei disfattisti. Il nostro Santo Padre ha ancora una lunga vita davanti a sé".
"Mah", fa Marino dal bancone. "Purché sia la volta buona. Che non se ne può più di 'sti gialli".
"E chi t'ha detto che sian i gialli, a te?"
"E chi vuoi che sia, scusa"
"Ma, i Padani per esempio".
"Seh, secondo te svegliano il Santo Padre dal coma vigile per fargli annunciare la crociata contro tre Padani delle Paludi. Giusto per farsi ridere dietro in mondovisione. No, no, io dico i gialli".
"Ma i gialli sono nostri amici adesso".
"E alora gli usastri".
"Ma siamo amici anche degli usastri".
"Ma senti questi qua. Prof, glielo dica anche lei, che è da trent'anni che siamo amici di tutti e facciamo una guerra l'anno quando va bene. E se non sono gli usastri saranno i bizantini, e se non sono i bizantini sarà la Califfa…"
"Ma, no, la Bin Laden no".
"E perché no?"
"Ma è una signora tanto ammodo…".
"Ma sentilo. O! La guerra non si fa mica a simpatia! Si fa per l'energia. Glielo dica anche lei, prof".
Io sono al bancone, e guardo l'unico giocatore che continua a fissare le carte.
È chiaro che non vuole saperne mezza di me. È chiaro che stasera non ha la minima intenzione di fare tardi a stendere un rapporto. È chiaro che appena si è accorto che ero dentro, mi ha identificato come una grana: un rieducato che va a bersi una bicchiere, e magari parla, straparla, e poi tocca al povero spione di quartiere riferire. Che palle. Che stanchezza. Che scoraggiamento. Il teopop, ai suoi minimi termini.
"Eh, prof? Glielo dica".
"No, Marino, la guerra non si fa per l'energia".
"Ah no?"
"No, di regola si fa per la democrazia".
"Ma l'energia…"
"L'energia vien dopo. Prima la democrazia. E poi l'energia non è così importante. Noi abbiamo tutta l'energia che ci serve".
"Ma i blecaut…".
"I blecaut sono per via degli sprechi. C'è gente che tiene attaccato il frigo tutta notte, d'inverno, lo sapete? Anche qui da noi, a San Petronio, c'è gente che lo fa. Il frigo tutta notte e l'acqua calda tutto il giorno, e poi ci si lamenta dei blecaut. Per forza".
Adesso ho dieci occhi addosso, sbigottiti, e due soli che continuano a fissare le carte, come se stessero giocando la briscola della sua vita. Toh Carmelo, ti ho salvato la serata, contento? Ma mi sa che qua dentro non ci rimetterò piede per un bel po', dalla vergogna.

Giù dal ponte di Mascarella neanche un cane, neanche un drogato. Tutti in casa a guardare il Papa resuscitato che ci chiama alle armi contro questi o contro quelli. Ho freddo, puzzo di nicotina passiva, mi brucia lo stomaco e ho appena deciso di smettere di bere. Non sopporto che Leti mi trovi in questo stato.
"Ciao papà Mac".
"Ciao tesoro, che ci fai sul pianerottolo?"
"Sono molto arrabbiata".
"Con chi?"
"C'è un signore in supernet, che ha interrotto i cartoni".
"Tesoro, quel signore è il Papa"
"Ma io stavo guardando i cartoni".
"Si vede che doveva dirci una cosa importante ".
"Ma non è vero! Sta raccontando delle barzellette".

Ahi. Peggio di quel che pensassi.

"A me non piace. Uno che interrompe i cartoni, per me, è cattivo".
"Hai ragione, Leti. Interrompere i programmi dei bambini è pura cattiveria".
"Ma perché lo fa?"
"Lo fa perché lo ha sempre fatto. Pensa, lo faceva anche quando ero bambino io".
"Ma papà, tu sei più vecchio di lui".

Sapevo che sarebbe successo prima o poi, ma speravo più poi.
Oh, beh.

"No, Leti. Lui è più vecchio di me, anche se non sembra".
"Ma se ha i capelli neri".
"Tesoro, non sono suoi, un'altra volta ti racconto. Entriamo, adesso. Cosa c'è per cena?"
"Fagioli".
"Mmmmm! Buoni i fagioli!"
"A me non piacciono".
"Ma con la conserva?"
"Sì, con la conserva sì".
"E allora noi chiediamo a mamma Conci se ci mette un po' di conserva, solo per la Letizia, e…"

Spalanco la porta, e trovo le mie due mogli immobili sul divano. E solo allora mi rendo conto. Siamo in guerra, siamo nella disgrazia. Solo una disgrazia può unire quelle due donne sullo stesso divano. Assunta ha le lacrime agli occhi, Concetta fissa ancora il monitor spento.
"La conserva è finita", fa.
"E vabbè, ho ancora il cappotto indosso, vado a comprarne".
Mi guarda come se avessi detto la più grande sciocchezza in terra. "Dov'è che vai. Non si trova più da nessuna parte, da due giorni!"
"Gli incettatori, già?"
"Oi".
"Va bene, vado giù a chiederne alla moglie di Carmelo, mi deve un favore. Be', mi dite almeno contro chi stiamo, stavolta? Cinesi o usastri?"
"Gheddafi".
"Tutto qui? Tutta questa scena per l'ex riserva del Perugia?"
"Ma che cazzo dici" (questa è Assunta, adesso ha i pugni negli occhi).
"Tu non ti ricordi, io sì. Lo comprò Gaucci nel… nel…"
"Piantala. Non è Gheddafi il guaio. Il guaio è Lui. Ha preso il controllo".
"Ma come fai a dirlo, andiamo".
"Ha raccontato una barzelletta"
"Che tipo di barzelletta, magari è una simulaz…"
"Giudizio universale. Il Papa va da San Pietro e gli dice: permetti che ci penso io, che sono più aggiornato? E allora San…"
"Stop. Ho capito".
"È lui. Altro che coma vigile. Altro che morte clinica".

"Ha ripreso il controllo".
Che disperazione. Ma soprattutto, che palle.
Il Teopop è al suo apice.

lunedì 24 gennaio 2005

- il noioso riassunto (1)

Salve, sono Arci e ho la facoltà di intervenire in questo blog, mentre Leonardo è occupato, per riassumervi le puntate. E dunque:

Leonardo è un tizio che dopo quattro anni di onorato servizio sul suo piccolo blog, ha salutato i suoi lettori in modo sibillino ed è stato misteriosamente inghiottito dal futuro, durante un esperimento di cui adesso non posso dirvi niente. In questo momento ci scrive dal gennaio 2025 (ma non può leggere né me né voi). Ha appena scoperto che la 'vecchia' rete Internet funziona ancora, anche se è piena di spam e non la usa più nessuno (?), e ha pensato di resuscitare il suo vecchio blog perché, dice lui, "è più sicuro che in un diario" (??)

Nel 2025 Leonardo si fa chiamare Immacolato, Mac per gli amici. Tutte le persone con cui interagisce hanno nomi ugualmente buffi, che richiamano il calendario cattolico: il che sembra avvalorare l'ipotesi di un regime teocratico. In realtà, della situazione politica si capisce ancora poco. Sappiamo che c'è stata una non meglio precisata "catastrofe", seguita da non meglio precisate rivoluzioni e guerre, che durano tuttora. Leonardo-Immacolato deve avere partecipato attivamente a questi rivolgimenti: in un paio di casi ha alluso alle sue esperienze in un "campo di rieducazione".

Leonardo-Immacolato ha almeno una figlia (Letizia) e, a quanto pare, due mogli (Assunta e Concetta), che dividono lo stesso appartamento. La convivenza non sembra facile: la settimana scorsa Concetta ha trovato Assunta in casa con il suo amante. Ne è nata una discussione al termine della quale Immacolato, che prendeva le difese di Assunta, è stato ferito superficialmente da Concetta.
Oltre a condurre una difficile convivenza, Immacolato e Assunta lavorano insieme nel Progetto Duemila. Si tratta della redazione di quel che una volta era un programma tv e nel 2025 è un "programma Supernet" (qualsiasi cosa questo voglia dire) dedicato ai fatti avvenuti vent'anni prima. Non si tratta di un semplice programma nostalgico, però, ma di un'operazione di scaltrita propaganda, basata su una recentissima scoperta scientifica: pare che la 'memoria' individuale sia il risultato di una ricostruzione a posteriori di 'frammenti di passato', che impiegano vent'anni per 'cristallizzarsi': quello che non viene cristallizzato, viene evacuato dalla memoria (teoria molto interessante – che a quanto pare avrei formulato io).
Il progetto Duemila si propone perciò di aiutare gli spettatori a ricostruire una memoria del passato conforme ai desideri del regime. Pare che Immacolato sia entrato nel Progetto su raccomandazione di Assunta, che ne è vicedirettore; dimostrando però di saper maneggiare il passato con notevole disinvoltura, il che ha creato un'ulteriore tensione tra i due. Nell'ultimo tête à tête, Assunta ha rivelato a Immacolato che Damaso, il suo amante, vorrebbe incontrarlo per proporgli un lavoro. Nel frattempo i sempre più frequenti black-out fanno sospettare che una nuova guerra stia per cominciare. Sospetti confermati dall'annuncio di un "messaggio unificato" del sommo Pontefice.
Questo accadeva tre giorni fa – pardon, tra vent'anni meno tre giorni.

Tutto chiaro?
No?
Beh, più in là andrà meglio. Spero
.

(Arci).

venerdì 21 gennaio 2005

- 2025

"Non è come pensi (posso spiegarti tutto)"

Caro Leonardo,
Questi continui blecaut sono davvero preoccupanti. È chiaro che qualcuno ci sta attaccando, o che noi stiamo attaccando qualcuno, e nessuno si è ancora preso la briga di dirci niente. Ma non è solo questo.
È che senza luce è difficile restare seri. Non ci si può più concentrare sul lavoro, non si possono più mandare messaggi, montare il programma, niente. Voglio dire, che razza di regime siamo se non riusciamo nemmeno a organizzare uno straccio di onesta propaganda?
È come se il regime andasse a singhiozzo, un po' c'è e un po' non c'è. Un momento siamo cinque funzionari, cinque professionisti che lavorano in un ufficio; un attimo dopo siamo solo cinque persone sole in un palazzo freddo e buio, cinque esseri umani senza nulla di meglio che coltivare le loro stupide dinamiche interpersonali. Del tipo: Mac, perché non parliamo un po' dei nostri problemi? Dio, ti prego, no…

"Mac, ti andrebbe di parlarne?"
"No".
"Mac, prima o poi dobbiamo parlarne".
"Va bene Assunta, comincia tu".
"Quel taglio sulla fronte, è stata Concetta?"
"No, t'ho detto, sono scivolato nella vasca".
"Non era la doccia?"
"Mai raccontare la stessa versione, è una cosa che ho imparato a Rieducazione".
"Mac, per favore. Siamo in un blecaut, nessuno sta registrando. È stata lei?"
"Non è stata lei. È… è stato un attimo. L'attimo dopo era di nuovo lei. Le è bastato vedere un po' di sangue e si è calmata. Tutto qui".
"Senti, mi dispiace così tanto per come sono andate le cose l'altra sera. Io pensavo che…"
"Tu pensavi che Concetta riportasse a casa Letizia dalla palestra alle sette e mezza, ma siccome mancava la luce la palestra era chiusa. Avresti dovuto pensarci ".
"Se Concetta non fosse scattata in quel modo…"
"Se tu non ti fossi trovata nel nostro letto con un viceprimario…"
"Primario. Adesso è primario".
"Congratulazioni".
"Ma non è come pensi tu, non stavamo facendo niente".
"Dio, che brutti dialoghi che abbiamo stamattina".
"Chiacchieravamo – al buio, per forza – in effetti stavamo aspettando te".
"Sunta, ma tu mi vuoi bene?"
"Certo che ti voglio bene, perché?
"E allora non trattarmi come il nonnino scemo, almeno tu".
"Tiggiuro, è stato lui a insistere, voleva parlarti. Io gli ho detto che tu arrivavi verso le sette, e così…"
"Voleva parlarmi? Il tuo viceprimario?"
"Primario. Dice che voleva proporti un lavoro".
"Ma che gentile. Ma ne ho almeno tre lavori in questo momento, diglielo".
"Gli ho detto che hai tre lavori che ti danno poca soddisfazione, e che non vedi l'ora di trovare qualcosa di meglio. Soprattutto non vedi l'ora di andartene da qui".
"Ma no, nientaffatto. Io qua mi trovo bene".
"Mac, non mi prendere in giro. Credi che non veda quello che stai facendo qui?"
"Sto facendo il mio lavoro. Cosa…"
"Stai immerdando il Progetto Duemila, ecco cosa. Da quando ti sei messo a ripescare soubrettes fallite e reality show scadenti abbiamo avuto un crollo di qualità verticale".
"A me non risulta".
"Ah no?"
"A me risulta un aumento significativo e costante di accessi".
"Ecco, ci mancava solo che mi tirassi fuori il contatore".
"Il contatore è importante".
"Ti rendi conto che stai ragionando proprio come i direttori di palinsesto di vent'anni fa? La gente che probabilmente detestavi di più nella vita?"
"Sto solo dando una mano ad alleggerire il programma".
"Ma non è solo un programma. È la memoria della gente. Ti rendi conto della tua responsabilità? Lo sai che muovendoci a ridosso del Muro di Cristallo possiamo modificare per sempre i ricordi di chi ci guarda?"
"Di' la verità, ti brucia perché ti abbiamo cassato la tua storiella del lupo".
"Al massimo posso essere irritata per il modo in cui hai trattato me, un tuo superiore, davanti al direttore".
"Ho semplicemente spiegato perché la storiella non funzionava".
"Volevi solo vendicarti perché io esco con un altro uomo".
"Assunta, insomma… mi credi davvero così meschino?"

Stava per rispondermi, Assunta, quando si è sentito uno scatto, e il ronzio dei calcolatori che si riavviavano, e la luce improvvisa ci ha accecato per un istante: il Regime ripartiva.
"Oh-oh, guarda".
Al posto della hompage di ordinanza, una foto del Sommo Pontefice e una frase: Ore 20.30 – messaggio unificato.
"Direi che siamo in guerra davvero".
"Occazzo".
"Già".
"Io torno al mio ufficio".
"Aspetta, aspetta un attimo. Il… il tuo uomo, come si chiama, il nuovo primario…"
"Si chiama Damaso".
"Che tipo di lavoro voleva propormi?"
"Qualcosa di piuttosto riservato, credo, non ha voluto dirmi niente. Vuoi il suo numero?"
"Sì. Cioè, no".
"Tieni".
"Grazie".
"Grazie a chi?"
"Grazie, Vicedirettore".
"Prego, compagno Immacolato".

giovedì 20 gennaio 2005

- 2025

Oggi

è sempre una giornataccia.

martedì 18 gennaio 2005

- 2025

Reparto nostalgia

 

"Ci siamo tutti? E Immacolato?"
"Son qui".
"E quel brutto taglio sulla fronte, cos'è?"
"Uno spigolo della doccia".
"La doccia? Ti funziona la doccia?"
"Gli spigoli sì, benissimo".
"Allora, se ci siamo tutti, aprirei la riunione. Sia lodato Gesù Cristo".
"Sempre sia"
"Seduti".
"A proposito, direttore, i migliori auguri".
"Eh?"
"Oggi è Sant'Antonio Abate, la sua festa, ".
"Oddio, avete fatto bene, m'ero già dimenticato..."

Nome: ANTONIO-ABATE (bisbattezzato il 17/1/2015)
Qualifica: Direttore del progetto Duemila
Età stimata: 45, giovanile
Capacità mnemoniche: è un miracolo che si ricordi di venir qui la mattina
Cosa penso io di lui: al suo posto farei di meglio, ma mi annoierei
Cosa pensa lui di me: sappiamo tutti che sei al capolinea, quindi: non darmi grane, e da me non ne avrai.

"Bene, se è la mia festa fatemi dire solo due parole: Basta Tsunami. Non se ne può più".
"Ma io ho appena trovato un video amatoriale tailandese che..."
"No".
"E il bimbo birmano trovato sotto le macerie dopo quind..."
"Stop".
"E i retroscena sui bimbi rapiti dai ped..."
"Zitto, Loreto, basta! Se continui ti spedisco al Reparto 68! "

Nome: LORETO (bisbattezzato il 17/12/2016)
Qualifica: Assistente
Età stimata: 23
Capacità mnemoniche: se ne parla tra vent'anni
Cosa penso io di lui: simpatico, volonteroso, ma non capisce niente. Sta lavorando per diventare un utile idiota, per ora non è ancora abbastanza utile. Si farà.
Cosa pensa lui di me: non ho ancora capito chi è il nonnino qui di fianco.

"Loreto, apprezzo i tuoi sforzi, ma noi qui stiamo lavorando alla nostalgia. Tu sai di cosa si tratta, naturalm".
"Direttore, in quanto laureato in scienze della nostalgia..."
"...sai benissimo che un immane disastro naturale non è un buon veicolo di nostalgia. Posso capire qualche scenetta edificante, un bivacco di volontari nel fango, ogni tanto, questo è ochei per la nostalgia. Ma i cataclismi no. La gente vuole dimenticarli, i cataclismi. Sono millenni che la gente ne dimentica. Questa è saggezza popolare, Loreto. Per favore, ripassati un po' la saggezza popolare. Ochei?"
"Sì, direttore".
"Io preferirei aprire con qualcosa di molto familiare. Tipo Berlusconi. Ho visto che il pubblico ha molto apprezzato il treppiede, 15 giorni fa. Se avessimo qualcosa del genere, o almeno un detto celebre...  "
"Se il comunismo andasse al potere l'esito sarebbe miseria, terrore e morte".
"Dai! Questa l'ha detta vent'anni fa?"
"E' qui su un ritaglio del 17 gennaio 2005".
"Questa mi piace, questa funziona. Miseria, terrore e morte... Questa vedrete che diventa un tormentone".
"Ci sarà chi la troverà profetica".
"Tanto meglio. Apriamo con questa, allora".
"Mi dispiace, direttore, non possiamo".
"Oh, andiamo, Pioquinto..."

 

Nome: PIO V (bisbattezzato il 30/4/2012)
Qualifica: Diacono, commissario politico della redazione, nominato dalla Curia. Veglia sulla nostra integrità morale. ('veglia' è una grossa parola. Diciamo: sonnecchia sulla nostra integrità morale).
Età stimata: 34
Capacità mnemoniche: non ricorda niente. Solo i peccati degli altri. Quelli non se li scorda più
Cosa penso io di lui: classico esempio della Generazione di mezzo. Vede ovunq peccati e tentazioni, un po' lo invidio. Sa solo dire No No No, come se la vita fosse una lezione di catechismo e lui il maestro. E piantala di vestirti in nero, bacherozzo, mi sa che porti pure sfiga.
Cosa pensa lui di me: puoi nasconderti finché vuoi, ma resti sempre un'anima nera di defargista e giuda, e verrà un giorno... verrà un giorno... ronf.

 

"Le devo ricordare, direttore, che si tratta di un soggetto molto delicato".
"Berlusconi, intende?"
"Si è aperto il processo, lo sa..."
"No! Un altro processo. Non ne sapevo niente".
"Intendo il processo di beatificazione".
"Ah, quello. Ma potevate aspettare la morte clinica, almeno".
"Direttore, le rammento che questi colloqui sono registrati".
"Ma sì, ma sì, è tutto registrato, Pioquinto. Va bene, niente Berlusconi. C'è qualche altro politico interessante?
"Nello stesso ritaglio c'è una dichiarazione di Rutelli: L'approdo della Margherita non è la socialdemocrazia".
"Bene. Cioè, bene per niente. Spiegatemi intanto chi era questo Rutelli e cos'era questa margherita".
"Rutelli era un lider politico, già nei  radicali, poi nei verdi, in seguito fondatore della Margherita. Creata nel 2000, quest'aggregazione di centro in seguito confluì nel..."
"Chi se ne frega. Non mi dice niente. E' ancora vivo, lui?"
"Vivo e operante, dopo il Bisbattesimo è noto al pubblico come Cardinal Crispino, direttore della Congregazione Fides et Spes".
"In effetti non è approdato alla socialdemocrazia".
"No, proprio no".
"Beh, mi pare abbastanza dimenticabile. Assunta, tu che ne pensi?"

 

Nome: ASSUNTA (bisbattezzata il 15/8/2016)
Qualifica: Vice-direttore. Inoltre è la mia seconda moglie. Sì, il posto lo devo a lei.
Età: 35.
Capacità mnemoniche: non saprei. Dimentica in fretta, quando vuole, questo sì.
Cosa penso io di lei: col mio consenso, mi tradisce con un uomo più giovane. Ufficialm non me la prendo.
Cosa pensa lui di me: sei troppo buono e saggio per prendertela, vecchio coglione.

 

"La penso come lei, direttore. E credo che dovremmo lasciar stare la politica per un po', era una fase di stanca. Io pescherei dalla cronaca".
"Morti ammazzati?"
"Pensavo qualcosa di più riposante. Per esempio, questo lupo trovato alla periferia di Cupolona".
"Un lupo a Cupolona?" 
"Sì".
"Ma questa che notizia è, scusa".
"Era il primo in 70 anni"
"Ah sì? Cioè, vent'anni fa non c'erano lupi a Cupolona?"
"No, era una razza in via d'estinzione. E' interessante vedere le reazioni. Ho un servizio in cui un animalista spiega di stare tranquilli, che i lupi non assaltano gli uomini..."
"Un folle!"
"In effetti no, le cose stavano così, in quegli anni i lupi avevano paura degli uomini. Anche questo, appena arrivato in città fu messo sotto da un' auto".
"Beh, beh, è interessante. Potremmo aprire con questo".
"Io non sono tanto d'accordo, Direttore".
"E perché non sei tanto d'accordo, Immacolato?

 

Nome: IMMACOLATO (bisbattezzato l'8/12/2010)
Qualifica: Redattore semplice. Già membro del Partito, collaboratore di Arci, in seguito inquisito per defargismo, dal 2023 pentito e rieducato.
Età: 51 e mezzo.
Capacità mnemoniche: Scarse. Più di tutti questi idioti messi assieme, comunq.
Cosa penso io di me: non mi ci far pensare

 

"Col suo permesso, Direttore, un lupo a Cupolona non è un frammento di passato da conservare nel presente, semmai il contrario: un frammento di presente incastrato nel passato".
"In sintesi".
"In sintesi, ha a che fare più con quello che ci succede oggi che con quello che succedeva vent'anni fa. Oggi i lupi a Cupolona sono una piaga sociale, sgozzano pecore e pastorelli a tutt'andare. Se diamo al nostro pubblico la possibilità di ricordare che vent'anni fa le cose non stavano così... rischiamo di non creare solo nostalgia. Rischiamo di creare anche malcontento".
"Il confine è molto sottile".
"Ragione in più per essere prudenti. Credo che anche il Commissario Pioquinto sia d'accordo con me. Sbaglio?"
"Zzz... eh?"
"Ssst, lasciamolo tranquillo. Tanto è tutto registrato. Ma va bene, Immacolato, capisco quel che intendi. Però siamo qui da dieci minuti e non abbiamo ancora trovato un'apertura. Tu hai qualcosa, almeno?"
"Sì, ho varie cose. Per esempio, le primarie in Puglia, un fatto politico molto importante. In un certo senso è la data che segna la nascita della democrazia partecipativa in Italia, che prelude in qualche modo all'affermazione del Teopop".
"Ma..."
"Poi ho trovato un ritaglio, qui, su "Affari e Finanza Moda e Design" di lunedì 17/1/05, in cui si anticipa con una preveggenza straordinaria l'imminente crisi strutturale della media impresa italiana. Sentite: Mentre un po' di tempo fa queste stesse realtà industriali dicevano di voler comprare aziende in Cina ora la musica è cambiata e più che comprare vogliono vendere... Che ne dite?"
"Ecco, veramente..."
"Ochei, stavo solo scherzando. Ho già qui tutto pronto: dieci minuti di montato su Pitti Uomo".
"Il Pitti Frocio! Ma potevate dirmelo prima ..."
"Una piccola sorpresa per il suo onomastico. E altri dieci minuti sui reality show che andavano per la maggiore in quel periodo, mi sembra giusto che la gente non se li dimentichi".
"Restano cinque minuti..."
"Ho un'idea anche per quelli, sono riuscito a scovare un'altra intervista alle Lecciso".
"Ancora loro!"
"Sì, abbiamo visto che funzionano":
"E dire che io me ne ero completamente dimenticato".
"Tutti se ne erano completamente dimenticati. Ma adesso, grazie a noi..."
"...Non se ne dimenticheranno mai più. Perfetto. Abbiamo finito. No, aspetta. Lo spot".
"Ne ho già due pronti. Una casa che si piega e si trasforma in un telefono cellulare. Molto bello".
"Ne abbiamo già parlato, io preferirei non insistere sui telefoni cellulari. Meglio dimenticarli, no?"
"Già. Allora abbiamo quello dell'uomo che corre nudo allo stadio".
"Aspetta! Quello me lo ricordo!"
"Con musiche di Morricone"
"...e voce brasileira, sì! Incregibile Amici!, ahah! Me lo ricordo! E' fantastico".
"Sta avendo una madeleine, Direttore?"
"Incredibile. E' l'unica cosa che mi ricordo davvero di quel periodo".
"Beh, come si dice, Nessun Ricordo, Buon ricordo".
"Già. Bene, quindi se la scaletta è completa, io scioglierei la riunione. Sia Lodato Gesù Cristo".
"Sempre sia".

domenica 16 gennaio 2005

- 2025

Il muro di cristallo

Caro Leonardo,
in questi giorni non ti ho scritto molto. Casini. Superlavoro. Ecco, volevo parlarti un poco del lavoro che faccio.
Beh, è tanto e vario. La sera, se c’è luce, correggo le bozze per un paio di riviste Supernet. Al mattino sono titolare precario della cattedra di narrativa ucronica – un bel lavoro, non credo che me lo pagheranno. E al pomeriggio sono qui, al Progetto Duemila.
Il progetto è… mah, temevo peggio. Quando arrivai ero convinto che facesse parte della punizione. Ma adesso credo che abbiano davvero bisogno di me. Al campo di rieducazione hanno scoperto che ho memoria, e questa per loro è una risorsa importante. (Per la verità, a me non pare di avere tutta questa memoria, adesso. Più di chiunq altro in circolazione, questo sì. Ma non così tanta, in senso assoluto).
Il Progetto Duemila non è niente di che, in sostanza è la rielaborazione Supernet di un programma tv che è sempre esistito – ricordo di averne visto qualche puntata da ragazzino, al tempo si chiamava “20 anni dopo”. Segno che i Cicli Nostalgici esistevano, e venivano adoperati, anche prima che Arci li osservasse scientificamente e ci costruisse la famosa teoria dei cristalli.

La famosa teoria dei cristalli – un'altra volta mi piacerebbe discuterne con te in senso generale. Io non è che ci abbia capito mai molto, però ho collaborato con Arci in quel periodo, lui mi faceva molti test, mi metteva un casco in testa, cose così. Per cui mi sento in qualche modo responsabile.
Comunq l’essenziale, al fine del Progetto Duemila, è solo laparte di teoria in cui si studiano le cause e gli effetti della Nostalgia.
Arci scoprì che si trattava di un fenomeno molto simile al sonno, che come il sonno seguiva precisi cicli fisiologici. Lui partiva dall'assunto che il Passato è perso per sempre, e che ne conserviamo in memoria soltanto alcuni frammenti più o meno casuali, proprio come ci succede di ricordare solo una minima parte dei sogni che facciamo la mattina.
Successivam, noi trasformiamo questi frammenti in una narrazione: li montiamo, come in un film, gli diamo un senso. Tutto questo, nel caso dei sogni, accade nei primi minuti successivi al risveglio; invece i ricordi prendono molto più tempo: mesi, e a volte anche anni. Arci scoprì che c'era un limite massimo entro il quale un 'frammento di passato' poteva essere riutilizzato, montato all'interno di una narrazione e trasformato in un vero e proprio 'ricordo': e questo limite, guarda un po', erano proprio i 20 anni. (20 anni e 47 gg., vabbè). Questa soglia è stata poi chiamata "Muro di Cristallo": un'espressione impropria per dire che dopo i vent'anni i ricordi si cristallizzano, prendono la loro forma definitiva. I frammenti che non si cristallizzano entro i 20 anni si perdono, vengono definitivamente evacuati dalla memoria. E questo spiegava un sacco di cose.
Per esempio, spiegava perché negli anni Sessanta molte persone sognassero di vivere negli anni Quaranta, rifare le brigate partigiane eccetera, e perché negli anni Ottanta la gente non facesse che cantare canzoni degli anni Sessanta, disprezzando quelle che uscivano in quel momento, che naturalm furono rivalutate e tornarono di gran moda nelle discoteche vent’anni dopo. E così via. Arci aveva capito che le persone vivono due dimensioni temporali diverse: mentre agiscono nel presente, nel loro cervello stanno ricostruendo il Passato. C'è un intervallo di 20 anni e 47 gg. in cui il passato è ancora magmatico, informe, solo parzialmente cristallizzato, e ognuno può rimodellarlo un po' come vuole: dopodiché, fine: il Sogno è costruito, il Ricordo è completo, il Tempo Perduto è Ritrovato, e non c'è più niente da fare.
Grazie ad Arci, il Teopop aveva gli strumenti scientifici per interpretare il fenomeno. Rimaneva da capire come usarlo.

Su questo, ovviam, il Teopop si divise. Secondo Defarge la Nostalgia non era un bel lavoro, essa impediva ai cittadini di vivere con pienezza il presente. Ci scrisse anche un’enciclica, dal titolo “Compagni, la Nostalgia non è un bel lavoro!”
Secondo altri, la Nostalgia poteva sempre servire, ed era meglio che servisse al Teopop. Così fu delegata una commissione, che propose un programma, il quale prevedeva l’istituzione di un comitato che supervisionasse un progetto – il progetto Duemila. Si chiama così perché è stato fondato nel 2020, con lo scopo di "assistere i cittadini affinché la ricostruzione mentale dell'anno 2000 sia la più oggettiva e la meno turbativa dell'Ordine Pubblico possibile, a maggior lode e gloria di Nostro Signore Onnipotente, amen". Dopo il Duemila ci fu il Duemila E Uno, il Due, il Tre, il Quattro, e adesso stiamo iniziando il Cinque. In pratica ci muoviamo a ridosso del Muro di Cristallo: ogni settimana ripeschiamo avvenimenti, filmati, foto di vent'anni fa, ci costruiamo un programma e lo mandiamo in prima serata sulla terza rete Supernet. La gente lo guarda, e pensa: "Toh, vent'anni fa eravamo proprio così", e in un qualche modo riadatta i suoi ricordi a quelli che abbiamo proposto noi. Nel giro di poche settimane quel riadattamento si cristallizza definitivamente, e i frammenti indesiderati vengono evacuati. E anche il 2005 "è Passato". Fine.

Un lavoro molto creativo, a raccontartelo.
Un gran paio di palle, certi lunedì mattina.
Ma di questo ti parlo un'altra volta. Alla prossima. Mac.

giovedì 13 gennaio 2005

- 2025

Casa, dolce casa

Caro Leonardo,
sono un po’ inquieto, un blecaut programmato di sei ore non accadeva da mesi. Non è che siamo di nuovo in guerra, per caso?
Te la raccomando, San Petronio al buio d’inverno. Con la nebbia. E senza filobus: tocca scarpinare fino a casa, a rischio che mi facciano la pelle mentre scendo dal ponte di Mascarella.
A casa, poi, il solito caos. Io sono un tipo all’antica, in fondo, e continuo a immaginarmi che almeno una delle mie due mogli mi stia aspettando a casa, magari con qualcosa di caldo in un piatto: è troppo? Evidentemente sì, è troppo.
Quando alla fine apro la porta, c’è solo Leti seduta al tavolo, che sgranocchia crechers al lume di una candela.
“Ciao papà Mac”.
“Ciao Leti, hai visto per caso…”
“Mamma Sunta è andata via”.
“Via dove?”
“Non lo so, è andata via di corsa col suo collega”.
“Ah. E mamma Conci?”
“E’ di là che disfa lo zaino di mamma Sunta”.
“Bene. Cosa ci metti sui crechers?”
“Ci metto altri crechers”.
“Ma ci sarà bene qualcosa in frigo”.
“Io ho paura ad andare nel nostro frigo quando è buio”.
“Povera Leti, hai ragione, adesso ci penso io. Ma aspetta un attimo. Hai detto che mamma Conci sta disfando lo zaino…”
“Di mamma Sunta”.
“Quindi mamma Sunta è tornata”.
“Nooooo! Se ti ho detto che è andata via! Sei il solito testone, papà”.
“Tesoro, sto cercando di capire. Di solito lo zaino si disfa quando si arriva, non quando si va via, a meno che…”
“A meno che?”
“Leti, cosa sta usando mamma Conci per disfare lo zaino di mamma Sunta?”
“Le forbici e…”
“E?”
“Il catter”.
“Grazie, tesoro, adesso è tutto chiaro”

Dalla camera da letto proviene un ansimare spezzato. Vorrei essere furtivo, ma naturalm inciampo in sei paia di scarpe.
“Concetta, sei lì?”
Concetta è distesa sullo scendiletto, in una mano il catter, nell’altra un brandello di zaino invicta, uno dei tesori della famiglia. Non ne fanno più così: una volta un vicino mi offrì cinque chili di caffè vero per quell’affare. Lo abbiamo usato in tre traslochi.. Ma questo era prima che mia moglie sviluppasse istinti omicidi.
“Concetta, senti, di là c’è tua figlia che cena a grissini. Mi spieghi cosa…”
“Quella troia”.
“Ssst!
“Lo ha portato qui, hai capito? Qui! In casa nostra!”
“E tu li hai mandati via”.
“A momenti la strozzo, stavo salendo con Letizia in braccio, e lei era qui con… con quel…”
“Senti, in fondo era il posto più sicuro dove andare”.
“Ma sei ammattito?”
“No, Concetta. Sono uno che si preoccupa se sua moglie è per strada con qualcuno al buio, in mezzo a un blecaut. Sono diventato apprensivo, con l’età”.
“Sei diventato anche cornuto, sai”.
“Concetta, non ci credo. Non ci credo che hai detto questa parola”.
“E’ la parola esatta”.
“No, Concetta, no, non è la parola giusta. Siamo nel duemilaeventicinque, porca puttana. Abbiamo fatto la rivoluzione. Abbiamo inventato il Trimonio. Abbiamo fatto il Teopop. Ci si aspetta da noi qualcosa di più interessante delle solite questioni di corna. Qualcosa di più creativo”.
“Allora io, creativamente, quella lì appena torna l’ammazzo. La strozzo con le bretelle del suo zaino del c… ti pare abbastanza creativo?”
“Ma proprio non ce la fai ad accettarlo? Se c’è una persona a cui vuoi bene, con cui hai diviso tante cose, che riesce ancora a vivere una storia con una persona: buon per lei, no? Mi spieghi in che modo ti offende, oggetivam? Non ti toglie niente, non ti nasconde niente…”
“Lei, lei farebbe bene a nascondersi, perché io entro domattina l’ammazzo”.

A questo punto c’è una parola, che mi è venuta in mente da un pezzo, una parola che non dovrei assolutamente dire, perché può trasformare questo dialogo al buio in una rissa condominiale, una parola che per quanto io mi sforzi di cacciar giù sta per emergere, e io in fondo sono un debole, non so che farci, io…
“Quando mi fai queste scene, sai cosa penso di te, Concetta?”
“Cosa pensi, sentiamo”.
“Che sei gelosa”.

***

“Ciao Leti”.
“Ciao Papà, tutto bene?”
“Tutto bene, certo”.
“Ma adesso mi guardi nel frigo?”
“Povera Leti, hai ragione, vediamo. Cosa vuoi di buono?”
“Il budino”.
“Il budino, giusto. Uhm”.
“Papà…”
“Letizia, qua di budino non ce n’è. C’è un flacone di… di… conserva, e poi…”
“Papà, ti sanguina la faccia”.
“Tesoro, ti piacciono le carote?”

mercoledì 12 gennaio 2005

- 2025

L'appuntamento

Caro Leonardo,
ho deciso che d’ora in poi ti darò del tu. Questo mi farà sentire meno solo, ma soprattutto, potrà farmi comodo in sede d’inquisizione, dal momento che scrivere messaggi a un amico per ora non è peccato (gestire un blog clandestino su un vecchio protocollo di origine usastra probabilmente lo è).

Mm, ricordarsi di cancellare quanto scritto sopra.

Caro Leonardo, dicevo,
ecco, adesso mi sembri davvero un vecchio amico a cui avevo dato un appuntamento, “vediamoci tra 20 anni”, e lui, incredibilm, è arrivato. Mi era già capitato nella vita di dare simili appuntamenti a me stesso, e li avevo mancati tutti. Per esempio lavolta che mi feci Sorbara-Portovenere in bici e tenda, era il 1992, e pensai “tra dieci anni ci riprovo”, e dieci anni dopo non avevo nemmeno una bicicletta. Perché il futuro è fatto così, ti delude sempre.
Il bello è che quando ‘chiusi il blog’, vent’anni fa (in realtà non chiusi niente, smisi solo di scriverci), non ci credevo davvero, era solo una specie di scherzo, una provocazione, adesso non mi ricordo. Volevo vedere cosa succedeva.
In effetti, credo che quella fu la mossa più paracula di tutta la mia carriera.
Furono poi i commenti a far degenerare la cosa. Io non avevo mai voluto aprirli, e li abilitai per quell’ultimo messaggio, in cui salutavo tutti. Nel messaggio mi limitavo a dire che per un po’ non avrei scritto più (20 anni o “anche meno”), ma nei commenti si scatenò il panico. Man mano che la gente veniva, e vedeva la colonna di commenti spaventati, si autoconvinceva: “oddio, questo fa sul serio”. E mi autoconvincevo pure io: “oddio, sto facendo sul serio”.

In realtà, come scrisse qualcuno, avevo voluto assistere al mio funerale: e ora vedevo la gente che piangeva e che non riusciva a darsi pace (e anche quelli che sotto sotto sghignazzavano e si fregavano le mani, certo). Una cosa molto adolescenziale: dire che avevo già passato i trenta. A quei tempi eravamo tutti un po’ bamboccioni, del resto.
Ma non pensavo davvero che sarei rimasto per tutto questo tempo lontano da te, Leonardo. Doveva essere solo una pausa di riflessione. Poi, lo sai anche tu come vanno i casi della vita. Per qualche tempo ho scritto in altri blog, un po’ qua un po’ là. In seguito le cose precipitarono, ci fu la Catastrofe, la guerra, mi sposai, entrai nello staff di Defarge, ebbi un bambino, il colpo di Stato, il colpo di mano, il Teopop, mi risposai, la rieducazione, e adesso eccomi qui, in uno scantinato di San Petronio, mentre fingo di lavorare al Progetto Duemila.

Per molti anni, se debbo essere sincero, non ho più pensato a te. Mancava la luce per il frigorifero, l’idea di usarla per un blog aveva un che di osceno. Mi sei tornato in mente piano piano: soprattutto quando il Teopop ha cercato di rendere i videoblog obbligatori. La cosa non ha funzionato molto: la gente continua a preferire i frigoriferi. E li capisco. Ma qui al Progetto di luce ce n’è abbastanza, e nessuno ci fa caso se ne uso un po’ per…
Ecco, ho parlato troppo presto, sta arrivando il fattorino con le candele. Per oggi direi che abbiamo finito. A domani.

Tuo Immacolato

Ps: ti voglio tanto bene.

domenica 9 gennaio 2005

- 2025

Va bene: e adesso che ho ritrovato il blog, e l'ho pulito di vent'anni di incrostazioni di spam, che ci faccio?
Se fossi un po' saggio, lo chiudessi una volta per tutte. In fondo se sono riuscito a trovare il vecchio World Wide Web io, da solo, in questo sgabuzzino che è il mio ufficio, può riuscirci chiunq. Anche un informatore del Ministero. Proprio adesso che tutti i peccati a mio carico sono stati archiviati.

Certo che gli informatori del Ministero, per quello che li pagano, hanno senza dubbio di meglio da fare che usare le ore di luce elettrica per caricare un vecchio protocollo degli anni '00, e mettersi a cercare sovversivi di mezza età in mezzo alla spam. A rischio di venire tracciati a loro volta da un altro informatore. No, tutto sommato credo che scrivere qua sopra sia più sicuro che in un diario a casa mia, col caos che abbiamo in famiglia in questi giorni. Ci sono più probabilità che un informatore mi capiti in casa e mi peschi con un diario nel cassetto che qui, sul caro vecchio WWW.

Buffo, però, usare Internet per stare da soli.
Tutto il contrario di vent'anni fa.
O forse no.

sabato 8 gennaio 2005

- 2025

Drammatico, non riesco più a lavorare al layout. In html ero una schiappa già vent'anni fa, figurati adesso. E non c'è nessuno che possa aiutarmi, qui.
Ai bei tempi blogger dava la possibilità di scegliere dei layout, ma ora naturalm non funziona. È già incredibile che funzioni qualcosa, del resto.
Non so neanche perché mi metto a scrivere stecose, sembro il novellino che ha appena aperto un sito. Beh, in un certo senso lo sono.

venerdì 7 gennaio 2005

- 2025

È strana stacosa dei commenti, non riesco a disabilitarli.
(Di sicuro adesso non mi servono).
E se ci clicco sopra mi dà errore. Oh beh.

giovedì 6 gennaio 2005

- 2025

Incredibile, funziona ancora.

mercoledì 5 gennaio 2005

????

4004 TTP Error





Il tuo browser non riesce a caricare automaticamente il protocollo per il viaggi nel tempo (Time Travel Protocol).
Il TTP è supportato solo da browser di ultima generazione. (Microsoft ExpTerminator 2030, Macintosh Corvette, Mozilla 6.6). Se il tuo browser non è altrettanto avanzato, povero pezzente, clicca qui.

- 2025

123 123 123

martedì 4 gennaio 2005

A questo punto

Pensavo di non scrivere più qui, per un po'.
Ci si vede tra vent'anni (o anche prima).
Grazie a tutti.