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lunedì 5 dicembre 2005

- 2025

Cosa c'è nella stanza 68

"E proprio quando io e Aureliana credevamo, Signore, di aver scoperto chissà quale mistero intorno a Leonardo – la sua doppia personalità, intendo, Immacolato vs. Arci – bene, proprio in quel momento lo perdemmo. Smise di venire in facoltà. Le mogli lo cercavano. Sulle prime pensammo che ci avesse scoperto. La verità era più banale: si era cacciato nei guai. Guai professionali. Guai politici.
Come forse non le ho ancora detto, Immacolato lavorava partime per il Ministero della Propaganda del Teopop, presso il Reparto Nostalgia. Pare che fosse stata la bismoglie più giovane a brigare per fargli avere quel posto, nel quale sembrava particolarmente dotato. La cosa non sorprende, visto che il reparto stesso era stato fondato da "Arci", ovvero da lui medesimo.

Gli impiegati del Reparto Nostalgia (detto anche "Progetto Duemila") sono addetti alla memoria collettiva. Riciclano materiali audiovisivi di repertorio risalenti a 20 anni fa e li trasformano nel Passato Ufficiale del Teopop. Ovviamente tagliano le cose che intendono dimenticare e far dimenticare. Immacolato aveva una buona memoria (requisito importante per lavorare al Reparto), ma che a volte lo tradiva, mettendolo nei guai. Per esempio, in occasione del ventennale della morte di Papa Giovanni Paolo II, sostenne davanti a un alto prelato di aver visto ai suoi tempi l'immagine video del Grande Papa che stringeva le mani a un dittatore cileno. Un finto ricordo, tipica illusione dell'inconscio. Ma Immacolato scelse male il tempo e il modo, e la figuraccia davanti al cardinale costò il posto al suo principale (mentre lui rimediò solo un'espulsione). In questo modo favorì involontariamente l'ascesa di Pioquinto, un viscido funzionario clericale che fu nominato responsabile del reparto. Immacolato lo conosceva già (e lo disprezzava), ma non poteva sapere che Pioquinto apparteneva alla fazione papista del Teopop – una corrente che appoggiava il Papa del Teopop, e il suo tentativo di riprendere saldamente il controllo del regime.
Pioquinto si era affrettato a richiamare Immacolato al lavoro – ne conosceva le doti e preferiva averlo con sé che contro. Ma Immacolato non era più l'impiegato remissivo di un tempo. Forse la possibilità di confidarsi liberamente a un blog aveva risvegliato in lui sopiti istinti di ribellione… fatto sta che Pioquinto si trovò più volte ai ferri corti con lui, e alla fine, per una banale divergenza di vedute, lo condannò alla Stanza 68. Non mi faccia quella faccia, Signore. Non ha mai sentito parlare della stanza 68?

La Stanza è una delle peculiarità logistiche del Teopop italiano, un po' come i bunker di cemento in aperta campagna erano la peculiarità del comunismo albanese. Ogni edificio pubblico (cioè, in pratica, ogni edificio) è equipaggiato con una stanza 68. Di solito è in fondo al corridoio, di fianco all'infermeria. A volte manca l'infermeria, ma di solito non manca la stanza 68.
Si tratta sostanzialmente di un'elementare forma di castigo, prevista dal regime: se qualcuno continua a pestare i piedi al superiore, quest'ultimo come extrema ratio può indirizzarlo alla stanza 68. Lo stesso Immacolato, nell'unico luogo dove era in grado di esercitare un minuscolo potere (la facoltà di Scienza Inutili) aveva qualche tempo prima ricorso alla Stanza 68 con uno studente che lo innervosiva. Va detto che si tratta di solito di casi molto rari; tutti preferiscono essere buoni e ubbidienti piuttosto che passare una mezza giornata nella Stanza 68. Ora lei, Signore, vorrà sapere cosa ci sia di così universalmente deterrente nella Stanza 68. Beh, non mi crederà.

La Stanza 68 è una capsula del tempo.
Contiene libri, riviste, manifesti, materiale audiovisivo, tutto risalente a un determinato periodo della storia d'Italia. E di solito, in ogni stanza 68 seria c'è anche una persona, anch'egli risalente a quel periodo, il cosiddetto "aguzzino". Da questo punto di vista la Stanza 68 risolve uno dei problemi fondamentali del Teopop: lo smaltimento di una generazione in esubero. Si tratta ovviamente della generazione nata tra il 1940 e il 1955 – i babyboomers.
Come sicuramente sa, Signore, in tutto l'Occidente la generazione del baby boom è quella che ha avuto la possibilità di crescere, mettere famiglia e conquistare il potere nella fase migliore di tutto il Novecento – e forse di tutta la storia dell'umanità: la Guerra fredda garantiva stabilità (e una relativa pace); i mercati si espandevano, c'era lavoro quasi per tutti, ecc. ecc.. Furono gli anni della conquista dello spazio e della rivoluzione sessuale, Signore, senz'altro lo sa meglio di me, non aggiungo altro. In ogni caso, già verso gli anni Ottanta questa fase di benessere stava rapidamente declinando. In alcune nazioni declinò molto più bruscamente che in altre – è il caso dell'Italia, naturalmente.

Deve sapere che durante la Guerra fredda l'Italia aveva goduto di una sorta di rendita di posizione. Voi americani avevate tutto l'interesse a mantenere a un certo livello di benessere una nazione al centro del Mediterraneo, a ridosso della cortina di ferro e del Medio Oriente. Era un modo per dimostrare la superiorità dell'Occidente, della Nato. Ma dopo il 1989, le priorità cambiarono. L'Italia doveva tornare a camminare con le sue gambe, e riprendere il mediocre destino di sottosviluppo a cui sembrava condannata dalla Storia. Questo lasciò spiazzati i babyboomers. Essi erano nati e cresciuti in un mondo pieno di opportunità. In un certo senso, pensavano che tutto fosse loro dovuto: pensioni sempre più cospicue, scuole sempre più formative, ospedali sempre più puliti, lavori sempre meno faticosi… ma questo non era più sostenibile. Economicamente.
La reazione emotiva di questi babyboomers fu devastante. Si chiusero in un passato fatto di canzoni e immagini della loro gioventù. Siccome erano la fascia di popolazione più numerosa, il mercato rispose massicciamente alla loro fuga della realtà, producendo un revival infinito sugli anni Sessanta-Settanta. Il processo regressivo fu tale, che l'Italia fu l'unico Paese in cui i babyboomers non andarono mai al potere. Nella stanza dei bottoni ci rimasero i nonni: i papà a un certo punto si rintanarono nella stanza dei giochi e non ne uscirono più.

Il Teopop – che era stato ideato da esponenti della generazione dei figli, cioè dalla mia – si era naturalmente posto il problema: cosa facciamo di 'sti bamboccioni – nel frattempo diventati tutti arzilli pensionati, assolutamente improduttivi, ma ancora pieni di voglia di raccontare dei loro anni ruggenti in cui loro sì che sapevano divertirsi ballare fare la rivoluzione? Ci sarebbero voluti ancora molti anni prima di smaltirli: i babyboomers avevano usufruito di una sanità pubblica efficiente e avevano un'aspettativa di vita altissima. Si calcolava che l'ultimo scaglione di babyboomers non avrebbe smesso di intonare canzoni di Battisti prima del 2035. Bisognava dunque rassegnarsi ad altri vent'anni di ritornelli di Battisti in tv? Qualche membro del Teopop iniziava già a parlare di eutanasia di massa.
Ma altri si opponevano. "Nel Teopop c'è posto per tutti", dicevano. "Possiamo trovare un posto anche per loro".
La soluzione definitiva fu piuttosto ingegnosa, e non mi stupirei se il diabolico Arci non fosse stato tra gli ideatori. Rientra un po' nel suo stile, per così dire. I babyboomers furono esaminati per quello che erano: un branco di sessanta-settantenni inutili e nostalgici. Che cosa potevano ancora fare, di utile?
"L'unica cosa che sanno fare è tediare il prossimo con nostalgie inutili. È una tortura".
"Già, ma nel Teopop c'è bisogno di tutto. Anche di torturare il prossimo, quando se lo merita".

E fu così che nacque il progetto "Stanza 68". Il babyboomer, detto anche "aguzzino" fu preso e isolato nella sua Stanza dei giochi – poster, libri, dischi, film, tutto il più possibile originale, tanto di quella paccottiglia ce n'era in eccesso. E quando qualcuno si comporta male… lo si manda nella Stanza 68 a farsi raccontare i vecchi tempi: la Vespa, Celentano, quel che Pasolini disse agli studenti di Valle Giulia, ecc., ecc., ecc..
Il risultato (anche solo dopo mezza giornata) è devastante. Pare che tu possa sentire le tue cellule grigie liquefarti. Non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico.
Ora che ci penso, il mio peggior nemico era lui.

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