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lunedì 13 febbraio 2006

- generazione di fenomeni, 2

(Prossimamente, penso che scriverò roba più leggera).

Ma sul serio: se io sono veramente ateo, se credo che Dio sia una semplice impostura, come posso sopportare che miliardi di persone intorno a me vivano in questa impostura? Come posso 'tollerare' una menzogna così diffusa e capillare? No, non posso. Devo gridare ai quattro venti che Dio non c'è. Ma allora la mia condizione non è molto diversa da quella di chi crede che un Dio ci sia, uno o trino, o senza volto, o con la proboscide, e che parimenti non può tollerare di avere la verità rivelata in esclusiva: deve gridarla ai quattro venti. Davvero dovrei stare zitto e "tollerare" che gli impostori e gli ingenui intorno a me urlino qualcosa che ritengo sbagliata?

Le risposte che accludo valgono solo per me – tra l'altro, adesso che mi viene in mente, io non sono ateo. Ma cambia poco.

Perché non posso non rispettare le religioni degli altri (anche se sotto-sotto mi sembrano coglionate)

1) Perché non convincerò mai nessuno ostentando la superiorità delle mie ragioni e umiliando le sue – come ben sa chi ha un blog. È mai servito a qualcosa scrivere che Berlusconi è un pagliaccio, e chi lo vota è un fesso? Allo stesso modo, l'approccio "Dio non esiste, smetti di crederci, coglione" non funziona. Dio, come Berlusconi, si sconfigge seminando pazientemente dubbi in chi ci crede. Ma per seminare occorre tempo e serenità. Occorre ostentare rispetto per l'avversario mentre si avvelenano i suoi pozzi. Occorre essere semplici come colombe e astuti come serpi (buona, questa. Dove l'ho già sentita?)

2) Perché non posso convertire tutti. Semplicemente. Il mondo non può permettersi sei miliardi di atei. Se l'ateismo è quello che intendo – un ateismo rigoroso, razionale, scientifico – dobbiamo ammettere che esso è destinato a rimanere ancora a lungo un lusso. Un appannaggio delle élites. Mi rendo conto di dire una cosa antipatica.
Per Marx la religione era il noto oppio dei popoli. Ma i popoli erano destinati a liberarsi e a impadronirsi dei mezzi di produzione: una prospettiva di fronte alla quale l'oppiomania appariva come un palliativo inutile e dannoso. Perché perder tempo in paradisi artificiali quando il Sol dell'Avvenire sta apparendo all'orizzonte? Non c'è bisogno di spiegare che la nostra prospettiva è molto diversa.

Noi sappiamo che la Storia non ci sta preparando nessuna rapida palingenesi. Sappiamo che la scienza, la medicina e l'economia, con tutti i loro progressi, non riescono a impedire che miliardi di persone vivano male: al punto che c'è forse più sofferenza umana sulla terra oggi di quanta ce ne sia mai stata in passato.
Sappiamo che di fronte al dolore la scienza è troppo spesso impotente. Viviamo in un'epoca di diagnosi rigorose e cure imperfette. La nostra scienza funziona benissimo quando deve spiegarci di che malattia stiamo soffrendo, o perché il nostro Paese è in recessione. Funziona assai peggio come erogatrice di speranze. A tutt'oggi non ci sono ricette per gran parte dei mali che ci affliggono, fisici e morali. Forse vale la pena di guardare all'oppio con un occhio diverso.

Le grandi religioni, quelle che azzerano il calendario, si sono sempre affermate in periodi di crisi simili a questo. Prendiamo il cristianesimo: se ha avuto lo straordinario successo che sappiamo, è perché ha individuato un "mercato" che nessun prodotto era più in grado di soddisfare. Il mercato della sofferenza e della disperazione – e quando dico "mercato", non parlo per metafore. Dal III secolo in poi, le comunità cristiane hanno portato alla luce un soggetto economico che prima non esisteva: il bisognoso. In un mondo che ignorava (oltre che la luce elettrica e la penicillina) qualsiasi forma di Welfare State, i cristiani iniziarono a raccogliere fondi con lo scopo di destinarli a vedove, orfani, perseguitati, poveri. In seno allo Stato militare (che tassava i cittadini ormai quasi esclusivamente per mantenere burocrazia ed esercito), nasceva un'idea di Stato assistenziale. Non è curioso che la fratellanza musulmana (che in Palestina si chiama Hamas) sia nata e cresciuta nei Paesi arabi nella stessa maniera? La fratellanza sostituisce (male) l'assistenza sociale in Paesi in cui i poveri sono abbandonati a loro stessi. Tutto questo è giusto? No. Ma tutto questo può essere cambiato rapidamente?

Se io sono ateo, forse è perché me lo posso permettere. Ho un buon lavoro, che dà un senso a parte della mia vita; e una famiglia abbastanza confortevole. Se soffro di qualcosa, posso acquistare le medicine che mi servono. Posso anche investire parte della mia vita e dei miei guadagni in divertimenti. Insomma, non ho così bisogno di Dio. Così sono ateo. Perché sono più intelligente di altri? O perché sono un privilegiato?
E a chi non è altrettanto fortunato – o intelligente – cos'ho da proporre? Posso garantire un lavoro a tutti i poveri della terra? Una famiglia confortevole? Medicine a prezzi equi? Divertimento occidentale? No, non posso. Se sto bloccando le frontiere, è evidente che non ci sono abbastanza risorse per tutti. Ma allora, cosa ho da proporre ai poveri della terra, di meglio del caro-vecchio-oppio-dei-popoli?

3) Tutto questo, gli impresari delle religioni lo sanno. Dirigono onorate società che stanno sul mercato da migliaia di anni. Si vede che in qualche modo funzionano. Non meritano rispetto, almeno per questo? Vendono una cosa di cui c'è un gran bisogno: la speranza. Poi magari alla fine si scopre che è un pacco – ma per ora non c'è molto di meglio sul mercato. So che è un discorso antipatico.
So che dovrei proporre un orizzonte diverso, in cui tutti ci ribelliamo all'oppio e alle false credenze, e ci diamo da fare per costruire non già un mondo migliore, ma la speranza di un mondo migliore. Purtroppo, se devo essere onesto, non mi sembra di vivere così.
Mi sembra di vivere in un regime di moderata disperazione, che curo con quello che trovo sul mercato occidentale: qualche soddisfazione sul lavoro, una vita domestica abbastanza tranquilla, la mia bella pagina web per la libertà d'espressione… e poi c'è l'intrattenimento. Massicce dosi d'intrattenimento – questo è l'oppio nostro. Persino quell'ateo fiero che è Gianluca Neri, secondo me, sarebbe pronto a immolarsi per il suo decoder. E guai a dirgli che è roba da rincoglioniti – lui risponderà che i fenomeni mediatici vanno studiati, criticati, capiti. Ebbene, con le religioni il discorso è lo stesso. Sono fenomeni mediatici millenari, che tutto meritano fuorché d'essere snobbati: vanno studiati, criticati, capiti. Se non altro, perché hanno funzionato per centinaia di generazioni – i reality show non dureranno altrettanto. Non credo, perlomeno.

24 commenti:

  1. leo, fai un sacco di bei ragionamenti e ti leggo con piacere, sei stimolante e(ogni volta che leggo qualcosa qui) mi tocca rifletterci su. il problema sarebbe il numero delleparole utilizzate, ma (cazzo) rileggo il post e mi accorgo che sono indispensabili tutte...
    c'è solo una cosa: che ne facciamo di quella stra-minoranza che non ne può più dei preti, del potere che utilizza il malcontento popolare per politiche fasciste e xenofobe? che teorizza sulla guerra come strumento principe di risoluzione delle controversie...
    insomma quella minoranza che si trova stretta tra l'aggressività occidentale (sotto forma anche di bombe) e l'oscurantismo. vorrebbe poter vivere come cazzo gli pare e leggere e scrivere quel che cazzo gli pare e non avere vicino casa una cazzo di centrale nucleare o una base dove torturano la gente, che devono fare?

    insomma un tipo bravino come te non avrebbe nessuna difficoltà perfino a giustificare i leghisti e gli etnisti che vorrebbero (oltre a proibire i matrimoni misti) che gli stranieri se ne torninassero a casa loro...

    io starei attento a "giustificare" qualcosa, qualunque cosa implichi sgozzamenti e sbudellamenti e pogrom. sì, certo non stai "giustificando" qualcosa, ne convengo... ma forse... forse la realtà è più che struttura e sovrastruttura, forse bisogna passare alla teoria del caos...

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  2. ops... "torninassero" non si batte proprio: è troppo perfino per un semianalfabeta come me... scusate

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  3. Logica traballante, e vecchia questione. Non è che la religione (cristiana, io parlo di questa, delle altre non sono abbastanza esperto) attecchisce dove c'e' maggiore poverta', è che nei paesi che divengono ricchi e opulenti si dimenticano i valori spirituali. Il cristianesimo, di fatto, predica infatti una vita non ricca ne' opulenta. Va da sè che quello diventa un falso cristianesimo, facilmente attacabile, poi, da chi tende ad identificarlo con una manifestazione ideologica, cosa che ovviamente non è e non deve essere (come infatti dice il papa).

    E ci sarebbero altre cose da dire su questo post ma piu' tardi. :-)

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  4. Più chiaro il tuo pensiero adesso ed anche forse più condivisibile, ma rimane il fatto che gli strumenti societari si modificano nel tempo e forse sarebbe ora di evolversi un pò tutti.
    Per quanto riguarda tutto la radice del discorso dico la mia, errore fu pubblicare le vignette, errore che però è stato risolto con le scuse del giornale stesso(voglio credere nella buona fede delle intenzioni); errore fu quello di non reagire molto più duramente, da parte dell'occidente, alle sommosse dei cosiddetti "islamici" infamati. Oggi leggendo però il Corrierone mi trovo Romano che definisce minoritarie le forze di protesta!

    Sono confuso.

    PieroS.

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  5. Be' ogni tanto fa piacere anche leggere qualcosa di piu' "pesante" se scritta bene e con un minimo di logica!!!

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  6. * Marcell_o, io non giustifico niente. Io cerco di descrivere le cose come le vedo, non come vorrei che fossero.
    Credo che le cose si metteranno sempre peggio per quella "minoranza" di cui tu parli, che è semplicemente una parte della società che ha potuto permettersi un certo grado di cultura e apertura mentale. Siamo in una fase di crisi, in cui i ricchi diventano più ricchi, i poveri più poveri, e alla "minoranza" di cui sopra spesso perde anche il diritto di decidere da che parte stare.

    * Luciano, il cristianesimo (tra le altre cose) è anche un'ideologia, E in questo non c'è niente di male.

    * PieroS, io ho la sensazione di vivere in un periodo di crisi, in cui l'economia globale non riesce più a ridistribuire la ricchezza e la speranza. Di conseguenza, anche se mi piacerebbe che "un po' tutti" cominciassero a evolversi, in pratica noto che succede il contrario: ci devolviamo.

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  7. Daccordo sulla involuzione, ahimè non sei il solo a pensarlo. Sob!

    PieroS

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  8. Ho scoperto in Tariq Ali un gran forgiatore di aforismi. Ad essere onesto più che altro ho scoperto Tariq Ali. Comunque eccone uno che calza:
    "We live, after all, in a world where illusions are sacred and truth profane."

    (da http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,,1445964,00.html)

    ciao

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  9. Leonardo, secondo il De Mauro Paravia "ideologia" é:

    s.f.
    1 CO complesso di idee e principi propri di un’epoca, di un gruppo, di una classe sociale e sim.: i. marxista, liberale, socialista; i. nazionalista; i. borghese, contadina
    2 TS filos., polit., nella terminologia marxista, dottrina o concezione che nasconde sotto i propri ideali gli interessi particolari di una classe | estens., complesso di idee astratte e mistificatorie che non hanno riscontro alcuno nella realtà
    3 TS filos., corrente filosofica francese fondata nel sec. XIX da A.L.C. Destutt de Tracy, continuatrice del sensismo illuministico
    4 BU gnoseologia


    Ora, la religione cristiana è una religione "rivelata" da alcuni scritti, e non è fatta di idee. Mi puoi spiegare perché si tratta di un'ideologia? (mi confortera' sapere che sai sicuramente distinguere tra principi e valori :) )

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  10. Guarda, secondo me il cristianesimo è un'ideologia nel senso 1, nel senso 4, e forse anche nel 2 (ma sul 2 senz'altro non siamo d'accordo).

    La distinzione fra "principi" e "valori", ehm, no, forse non la so. Un aiutino?

    No, sinceramente.
    Credo che sia un dibattito linguistico. Il cristianesimo si può esprimere in "valori", ma anche in "principi" o "idee". Per esempio, posso sostenere che la "pace" è un valore cristiano. Ma il versetto "Beati i costruttori di pace", secondo me esprime un principio: il principio che asserisce, appunto, che i costruttori di pace saranno beati.
    Vangeli, Bibbia, ed encicliche varie, contengono una serie di principi che costituiscono un'ideologia. Che è una bellissima cosa. Avercene, di ideologie.

    (Il fatto è che negli anni Ottanta il termine ha preso un'accezione negativa perché qualche studioso si intestardiva sul "crollo delle ideologie": ma anche quello era un discorso molto ideologico, tutto sommato).

    Però, se a te il termine "ideologia" non piace (perché sa di Marx, o per qualunque altro motivo), non ti costringo certo a usarlo. Ti avverto solo che qui lo si usa come termine neutro, né positivo né negativo.

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  11. Per un certo periodo sono rimasto stupito da un paradosso che riguarda gli atei edonisti (o in genere eudemonisti) come me (e intendo tutto nella cornice del nostro “benessere”).

    Se il principio ispiratore di ogni atto di un ateo eudemonista deve essere “massimizzare i piaceri” (o rendere minime le sofferenze), allora l’ateo si trova nella imbarazzante situazione che il suo ateismo di piaceri non ne crea molti, a livello mentale. Siccome ha i mezzi intellettuali, e la voglia, di farsi un’idea, seppur vaga, del mondo in cui abita, non gli ci vuole molto per concludere che l’universo è governato da leggi ferree e insensate, che non c’è correlazione tra i principi della fisica e il suo destino (o quello dell’umanità), e come corollario di ciò, che tutto, lui e il resto dell’umanità e il mondo che vede e che fiorisce attorno a lui, in tempi relativamente brevi sarà disintegrato dalle stesse forze cieche che gli hanno dato forma.
    Questa prospettiva non è esattamente piacevole, anzi, ogni altro piacere rischia di sembrare futile, confrontato con questo contesto profondamente ostile e in fin dei conti desolante.
    (La soluzione che per prima gli viene alla mente è “non pensarci”: vivere giorno per giorno e indirizzare i pensieri alle piccole cose -piccole tragedie per lo più- ignorando volutamente la tragedia più grossa. Ma così l’ateo si contraddice: non ha forse rinunciato alla religione proprio per “vederci meglio”? E ora è lui stesso a chiudersi gli occhi per non vedere? E poi così rischia di diventare uno di quelli che Kierkegaard ha chiamato “filistei”…)
    Perciò quando l’ateo si mette a considerare i credenti e i devoti –di ogni credo-, non può negare che essi si avvicinano molto più che lui al suo ideale di vita, perché l’illusione di un essere superiore onnipotente, ma soprattutto l’illusione di un senso che tenga conto della vita individuale, li ricopre di una corazza che permette loro di vedere e vivere e sentire e provare piacere per le cose vicine e i fatti di ogni giorno, senza preoccuparsi troppo delle catastrofi più o meno imminenti. Avranno sì qualche fissazione, dovranno sottoporsi a curiosi riti, su cui magari loro stessi non riflettono ma compiono solo per abitudine, a volte i loro comportamenti saranno “irrazionali”, ma non è forse una razionalità superiore riuscire a vivere nella catastrofe e a trovare un minimo di serenità, sì da non essere schiacciati dall’insensatezza del tutto?
    Insomma, un'altra ragione per cui gli atei devono rispettare i credenti, è perché a volte li invidiano di essere tali, e si rammaricano di non poter essere così pure loro.

    Ciao,
    Alvise

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  12. Alvise, è molto interessante. Mi ricordo come rispondeva Voltaire (nella "Storia di un bramino", per esempio): gli uomini preferiscono la verità alla felicità. Ma secondo me i dati ISTAT gli danno torto.
    In realtà mi pare che la gran parte degli atei non sia veramente interessata ad approfondire il problema dell'infelicità universale. Per la maggior parte, purtroppo, si tratta solo di passare dall'oppio dei popoli a qualche sostanza più trendy. Si va dall'oroscopo (che nell'Ottocento non credo si pubblicasse sulle riviste più prestigiose: un'involuzione verso il puro paganesimo) al decoder.

    Ora, io, siccome non credo di avere il physique du role dell'uomo che grida nel deserto "svegliatevi", non passo il tempo a giudicare i miei simili perché passano il tempo davanti alla tv invece di preoccuparsi dei problemi del mondo: perché io stesso ho i miei narcotici (il blog, ad esempio, e rispondere ai commenti). Sono tollerante nei confronti dei vizi altrui (e dei miei). Ma allora devo essere tollerante anche nei confronti delle religioni.

    E' discutibile, poi, che i devoti siano più felici degli atei. A volte penso che la capacità di godersi la vita sia davvero una variabile indipendente. Ma di fronte a certe disgrazie io non ho risposte, un devoto sì, e questo secondo me è decisivo.

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  13. Leonardo, sul devoto potremmo discuterne per ore, e ANCHE sulle ideologie a quanto vedo. :-)

    Ma siccome non sta bene forumizzare un post, avrei sicuramente la tua disistima e avresti ragione :(
    anche se vorrei continuare il discorso, ma ci vorrebbero pagine e pagine...meglio finirla qui. Sob.

    Intanto, ti invito a leggere un blog che forse potresti trovare interessante, o forse un po' palloso (anche io lo trovo -, se ti puo' consolare, ma è una mia colpa): http://www.bloogs.com/ducadegandia/
    Scrive solo di cose religiose, sostanzialmente, ma molto bene e con estrema cognizione di causa.

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  14. sai io penso di averti in parte individuato, ma mi sfuggono aspetti più intimi del tuo essere, tipo se ti senti a disagio se uno (o una) ti scrive che sei un grande o uno come ce n'è pochi o che puoi avere l'effetto di un gran sospiro di sollievo.
    Me lo faresti sapere?

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  15. Un lieve imbarazzo.

    (Il Duca lo conosco... una volta mi deve aver bacchettato sull'immacolata concezione)

    La forumizzazione ci può anche stare, ma se vedete arrivare il Griso e comincia a parlarvi di martiri e vacche, defilatevi.

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  16. Personalmente questo post non mi chiarisce perchè quello dell'altro giorno abbia un senso.

    Lì avevo commentato così:

    "I laici del giorno d'oggi pensano che chi è religioso sia un rincoglionito" quindi sono infantilmente attratti dalla provocazione.

    E' possibile, anzi probabile, che i laici pensino che gli islamici (e i loro illustri colleghi) siano dei rincoglioniti.
    Perfetto.

    La realtà ci dice anche che è possibile, anzi probabile, che gli islamici (e i loro illustri colleghi) pensino che i laici siano degli "infedeli": gente pericolosa, senza valori, che distrugge la società che dio ci ha dato e che dio c'impone.

    Insomma, le due controparti sono palesemente in una situazione di parità.

    La differenza di cui discutere sarebbe su come i due versanti vorrebbero che funzionasse la società: una crede nel valore della libertà individuale e della morale (uh, che paura questa parola) che ne deriva, l'altra vorrebbe imporre i propri valori e la propria morale a tutti gli altri (infedeli compresi).

    Insomma, il tuo post è una brillante e solida mistificazione con fondamenta di cartapesta.

    Secondo me, ovvio."

    Qui aggiungo che il laico (l'ateo è una cosa diversa, e lo sai) non vuole combattere un bel nulla, nemmeno mettersi in concorrenza, con alcuna religione.

    Il sistema laico permette ad una società di far convivere più religioni contemporaneamente nel rispetto reciproco, un sistema teocratico no.

    Visto che le frontiere non si potranno tener chiuse per sempre è meglio che ci prepariamo ad accogliere tutti rafforzando i soli "principi" che ci permetteranno di non scannarci alla prima occasione.

    Se questo deve passare anche dal far comprendere cosa è la libertà di satira e più in generale d'espressione e da quale sistema essa è regolata, il diritto, così sia.

    Ah, comunque mio nonno era ateo (e laico) pur provenendo da una famiglia di contadini, avendo la quinta elementare, lavorando come imprenditore e gestore unico di un banco di salumi al mercato e passando tutti i giorni della sua vita a guadagnare due lire che servivano a pagare dei debiti di cui non era responsabile direttamente.

    Lo dico così, tanto per fare il contrario di "generalizzare".

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  17. ecco, non sono molto d'accordo su chi s'è potuto permettere d'essere qualcosa...
    la tua è una constatazione (non un desiderio) però mi sembra molto (troppo) simile a quel che dice borghezio: so' selvaggi non facciamoli entrare.
    oh, sì (ho un pochino travisato?). tu hai detto: non è colpa loro se so' selvaggi, poveretti.
    la sostanza non cambia: uno stato moderno dovrà nel lungo periodo porre rimedio a certe iniquità (e prima comincia e meglio sarà) e nel breve difendersi da chi rompe i coglioni, brucia ambasciate e cose del genere.
    cosa dovrebbe impedirmi di rimandare a casa sua qualcuno che non è "ancora" pronto per il "vivere occidentale"?
    cosa dovremo usare per convincere i nostri nazi-etnisti (che probabilmente non sono meno zotici dei bruciambasciate) a non restituire qui i dispettucci che qualcuno fa altrove?
    cristo (ops), se accetto come conseguenza del pubblicare vignette sataniche in europa l'appicar fuoco ad ambasciate in oriente dovrò "giustificare" anche il contrario...

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  18. Gabriele, tuo nonno aveva un orizzonte di speranza che noi non abbiamo.

    Il mio orizzonte è lievemente diverso anche dal vostro.

    Gabriele dice "Il sistema laico permette ad una società di far convivere più religioni contemporaneamente nel rispetto reciproco". Io tuttio questo rispetto non lo vedo. Marcello: "uno stato moderno dovrà nel lungo periodo porre rimedio a certe iniquità". Sarei d'accordo, ma non mi sembra che lo "stato moderno" si sia evolvendo in quel senso.

    Mi sembra di vivere in una fase di contenimento: si chiudono le frontiere, ci si accaparra il petrolio, si montano polemiche identitarie, ecc.

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  19. Proviamo a rovesciare il ragionamento: Non e' che chi crede in dio, alla lunga tende a disinteressarsi di questo mondo, a sacrificare la vita terrena per quella "vera" che arriva dopo la morte? Non è che gli arabi per esempio sono rimasti indietro perchè hanno puntato tutto sulla vita eterna e ora "non si possono più permettere" di essere Atei? E' nata prima la miseria, o la consolazione spirituale?

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  20. Siamo al livello uovo/gallina.

    Io preferisco discuterne in termini di circoli viziosi o virtuosi: per esempio, in Olanda nel Cinquecento il protestantesimo e lo sviluppo economico facevano parte di un circolo virtuoso: oggi il Medio Oriente è invischiato in un circolo vizioso.

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  21. secondo me - e letto anche il post su vignette/Babsi Jones - svii dalla vera questione parlando di ateismo.
    nessuno, mi pare, sostiene la necessità o l'opportunità di imporre o promuovere un ateismo diffuso.
    il mio avviso - di gay cattolico conciliare/dissidente/deluso - è che l'unica soluzione, qui e in futuro, può essere solo il laicismo, come dice Babsi.
    Liberi noi di credere o non credere, liberi gli altri di osservare il miracolo di San Gennaro o indossare uno "straccio da Medioevo" di fallaciana memoria, senza essere giudicati. la questione è se la società deve tutelare il non credente alla pari del credente, qualunque sia la sua religione.
    l'unica nostra possibilità è appunto questa: che lo stato e le istituzioni siano laiche e non si lascino influenzare da fedi e superstizioni.
    in caso contrario sarebbe sempre più una lotta di "noi contro loro", in cui a rimetterci per primi sarebbero - come al solito - i più deboli: donne, gay e poeti.

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  22. Pensa te che "l'uovo e la gallina" erano presenti nella prima versione del mio commento, poi l''ho cancellato perchè mi sembrava troppo provocatorio lol :)
    Certo il livello è quello, io lo dicevo apposta per criticare questa tesi in base alla quale la religione serve per consolare dalle miserie della vita.
    Concordo invece sul fatto che bisogna ragionare in termini di circoli viziosi e virtuosi come dici tu.

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  23. Salve a tutti. Vi avviso, sarà un commento per punti ^_^':

    1- Sulla società laica .. il problema secondo me è che al momento in democrazia si sta dimenticando un principio basilare, ovvero che le argomentazioni devono essere portate di fronte alla gente e argomentate solo da un punto di vista logico. Ovvero, tutti devono essere liberi di parlare, ma quando si discute nell'ideale agorà moderna si deve rinunciare a portare avanti le proprie tesi presupponendo che gli altri condividano i miei valori e la mia morale, o la mia idea religiosa del mondo. Tutti gli argomenti devono essere portati al massimo partendo da posizioni condivise come la carta dei diritti dell'uomo o la costituzione. Se si iniziano a portare avanti le proprie idee sostenendole con "perché questo è quello che ci insegna [inserire credo o ideologia]" non porta da nessuna parte. Dovrebbe essere ovvio, e invece oggi la presa di posizione identitaria o per valori va per la maggiore. Ovvio che si finisca a parlarsi tra sordi. Ovvio anche che, se non viene rispettato questo presupposto, lo stato laico non funziona per quanto riguarda il rispetto reciproco.

    2- Per quanto riguarda la religione più in generale, invece. Quello che viene detto nel post è condivisibile come analisi del problema (l'uomo ha, sfortunatamente, bisogno di credere in qualcosa, il cervello è fatto così). Solo che, a questo punto, riconosciuto che le religioni non spariranno domani e forse mai, si deve andare a giudicarle nel dettaglio. Innanzitutto per il rispetto del punto 1 (vale ovviamente anche per gli atei, i comunisti, e qualunque altro credo non religioso). Secondariamente, la religione si deve conformare alle regole condivise del paese - anche come opinioni, ad un certo punto. Si devono stabilire delle linee oltre le quali il semplice fatto che si tratti di "opinione religiosa" non basta a evitare sanzioni da parte dello Stato.
    Per fare un paio di esempi. Sostenere che Dio esiste ed è risorto va bene. Discutere sull'opportunità o meno di usare le cellule staminali ed embrionali va bene (purché sia richiesta l'onestà intellettuale di riconoscere quando le proprie posizioni siano basate sulla fede e quindi al massimo imponibili ai credenti, e quindi non alla società intera). Accusare i gay di essere indegni o impuri non va bene (sono accuse basate sull'orientamento sessuale, e quindi sbagliate secondo il sistema legislativo occidentale). Propugnare la distruzione di uno Stato, o un genocidio, non va bene. Sostenere che una donna DEBBA rimanere chiusa in casa, o infibulata, non va bene.
    In pratica, se lo Stato deve essere laico e fungere da arbitro, deve porre dei limiti. Anche se questi limiti vanno a cozzare con credenze millenarie - abbiamo lasciato alle spalle idee ben più radicate (sole che gira intorno alla terra, per dire).
    Implicito: le teorie scientifiche non possono essere articolo di fede. Non è lecito che la teoria dell'evoluzione venga attaccata su basi religiose, per dire, né che sia concesso ai predicatori di imporre i loro curricula creazionisti (per fortuna da noi non c'è questo problema, ma in America è enorme. Comunque anche noi abbiamo i nostri).

    3- Se poniamo la questione della religione come "intrattenitore mediatico" o analgesico della sofferenza del mondo, però, allora possiamo metterci anche a valutarle una per una, e vedere quanto sono efficaci e compatibili con la società moderna e laica. Certe religioni (vedi Buddhismo) sono decisamente migliori di altre sotto certi aspetti (vedi rispetto della scienza nel suo campo per il Buddhismo).

    4- Corollario del punto 3 e rafforzamento del punto 2: dopo la valutazione, è lecito che lo Stato ponga dei limiti anche ferrei. La libertà di culto è interna alla libertà di espressione, e deve avere le stesse limitazioni.

    5- possibile che ancora oggi la religione sia comunque da guardare come l'unico analgesico sociale possibile? È un rimedio tradizionale molto efficace, vero, ma non tutte le sue parti sono ugualmente efficaci o necessarie. Non penso che, se la Chiesa accettasse la possibilità che anche i gay si sposino, il suo messaggio di speranza ne verrebbe intaccato, per fare un esempio. È possibile dire che le religioni attuali sono perfettibili anche se sono lì da parecchio tempo? Islam e Cristianesimo, dopotutto, sono nati come riletture di religioni preesistenti, di cui hanno effettuato un filtro.

    6- Derivato del punto 5, e opinione personale: questa storia che per essere atei bisogna essere ricchi e felici suona di snobismo, secondo me. Anzi, per certi versi (come fatto notare nel post relativo all'atesimo euedonistico) è una presa di posizione che può portare a considerazioni molto infelici. Lo dico, personalmente, da ateo non edonistico (il mio essere ateo non deriva dal volermi godere la vita, sono due considerazioni completamente diverse. A mio personale parere). Si può immaginare una società in cui non ci sia bisogno di un Dio ultraterreno come prospettiva di speranza.

    Scusate per il commento molto lungo.

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  24. @Luca: sono molto interessato a "Si può immaginare una società in cui non ci sia bisogno di un Dio ultraterreno come prospettiva di speranza". Parliamone. Che orizzonte può avere tale speranza? Senza tirare in ballo la società. Che orizzonte di speranza può avere un singolo - ogni singolo - che vive un insignificante frammento di storia del nostro universo? "Sperare che, finché ci sono, tutto vada come io desidero"? "Sperare in un domani migliore"? C'è una cosa che proprio non riesco a capire: come facciano gli atei ad accontentarsi di questo "insignificante frammento", perché addirittura si prodighino tanto nel rafforzarne le recinzioni... Per guadagnare cosa? E in questa prospettiva si può davvero parlare di Speranza?

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