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martedì 23 gennaio 2007

antiamerica

Il fattore B

Ma l’anti-americanismo dev’essere di sinistra per forza? E non mi riferisco, per carità, a quello residuale di neo e post-fascisti. No, guardo più in basso, terra-terra: c’è davvero bisogno di sfoggiare un’ideologia, per farsi stare sulle palle gli americani?

E se fosse populismo, semplicemente, populismo bello e buono? Populismo ipocrita, perché sputa nel piatto atlantico in cui sforchetta avidamente da 60 anni; populismo sacrosanto, perché fondato su episodi oggettivamente difficili da mandar giù: Ustica, Cermis, e tante altre tragedie di cui, non avendo il diritto di conoscere la verità, ci siamo conquistati quello di covare dubbi e dietrologie da qui all'eternità.

Ma scusate: davvero nel 2007, per essere un comunista, mi è sufficiente protestare perché un estraneo pretende di accamparsi perpetuamente in casa mia? Ma ci hanno pensato bene, a destra, prima di montare questa polemica? Perché l’aspirazione a non avere estranei armati in casa è la cosa più naturale e qualunquista del mondo: ha più a che vedere col mito dei sacri confini della Patria (o più semplicemente del mio orticello) che con l’internazionalismo socialista. Insomma, è una tigre che Berlusconi & co. dovrebbero coltivare per primi, invece di lasciare il campo libero a populisti fai-da-te come i noglobbal. E non ci sarebbe niente di male: dopotutto quand'è che Berlusconi sarebbe stato un vero filo-americano? Quando ha prestato un fondale di cartapesta al vertice di Pratica di Mare? O per i due contingenti omeopatici mobilitati per la guerra al Terrore? Forse è anche grazie ad amici così, che Bush si trova nella peste in cui si trova.

E poi, sì, d’accordo, amiamo tutti la cultura americana, i film il rock e così via. Ma non abbiamo mai apprezzato la loro cucina, i loro sport di squadra assurdi e la loro arroganza. È un rapporto complesso, come ogni rapporto tra padrone e sottoposto. A volte prevale l’odio di classe (e Sanguineti è contento), altre volta la solidarietà aziendale. Dipende anche da come vanno le cose.

Ultimamente vanno male, e non è mica colpa nostra. Se volessimo disegnare un grafico dell’antiamericanismo storico, ci troveremmo due picchi: uno a metà anni Settanta, con l’escalation in Vietnam. Una guerra orribile, senz’altro: ma soprattutto, una guerra persa.
L’altro picco arriva dopo l’undici settembre: anche in questo caso, cos’è che ci rende davvero invisi gli americani? Il fatto che combattano tante guerre, o il fatto che non le vincano?

Tra un picco e l’altro, i gloriosi anni Ottanta, quando Reagan vinceva il bluff della Guerra Fredda costruendo missili e guardandosi bene dall’adoperarli: l’operazione militare stelle-e-strisce più eccitante della mia infanzia fu lo sbarco nell’isoletta di Granada (metà dell’impresa consisteva nel rintracciarla sull’atlante).
Detesto Reagan quanto Bush II, ma non posso non notare la differenza: il primo vinceva senza combattere, il secondo fa tutto il contrario. E indovinate un po’: alla gente piacciono i vincenti (Scoop!) Vi disturba l'antiamericanismo? La prossima volta, provate a vincere una guerra.

Nessuno ama gli arroganti, anche quando portano doni. E tuttavia li sopportiamo volentieri – finché sono potenti e ci difendono. Ma se cominciano a perdere i colpi, perdono anche il loro appeal, e il comunismo c’entra ben poco. L’antiamericanismo che annuso in questi giorni ha una fragranza assai più familiare. Sembra di stare di nuovo in quei film con Bud Spencer, gli unici a mettere in scena la vita nell’indotto delle basi americane. Quei film con gli americani alti robusti e biondi, stereotipo di chiara derivazione dagli übermenschen nazisti. Quanto sono bravi, quanto sono tosti, quanta soddisfazione a pigliarli a calci in culo. Non lo faremo mai, ma lo abbiamo tutti sognato da bambini.

E se alla radice dell’antiamericanismo della mia generazione ci fosse soltanto... lui? Altro che Bertinotti. Lo spettro di Bomber, Bulldozer, quel personaggio a mille nomi che comincia sempre per B e finisce sempre col suffisso di Spencer. Il virus dell’antiamericanismo popolare che viaggiava libero in provincia, in un ventennio di sogni 100% americani. L’uomo che rese ridicolo il western, portò il poliziesco a Napoli, sconfisse il contingente NATO a football e poi a boxe. E adesso milita in Forza Italia. I suoi film vanno in onda ogni sei mesi, su Rete 4. Berlusconi ci dovrebbe fare un pensiero: tenersi caro Bush II, o Carlo Pedersoli? Io non avrei dubbi, è chiaro. Ma ognuno ha il fattore B che si merita.

15 commenti:

  1. Forse le radici della questione hanno origine proprio dove dici tu. E forse per questo trovo che l'antiamericanismo sia trasversale.
    Io sono di Vicenza. Un luogo amministrato dal cntrodestra. Da un sindaco ridicolo eppure rieletto. Un luogo dove alle ultime politiche il centrodestra è andato oltre il 65% dei voti.
    Un luogo dove ora il 70% della popolazione si dichiara contrario all'ampliameno della base americana?
    Non vi sembra ci sia qualcosa che non torni?

    Ne avevo fatto un post qui

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  2. Post davvero molto interessante ed oserei...divertente

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  3. Quello che non torna è la volontà di non avere armati in casa e insieme la volontà di non armarsi in proprio. Certo, in un mondo perfetto non sarebbe necessario armarsi, ecc. E non torna anche un antiamericano si firmi Bud Spencer e non con il suo nome italiano, o europeo. Immagina se tu avessi chiamato il tuo blog "Leonard".

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  4. Ma la destra vera non è che li sopporta un gran che gli americani; guarda per esempio quelli di www.identitaeuropea.org

    Chiara

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  5. D'Alema e compagnia non sono antiamericani.
    Sono molto peggio.
    (vincino)

    Usaisamonster

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  6. quello di dar consigli all'avversario è un espediente un po' liso (niente mi sta sui maroni quanto Camillo quando dice cosa dovrebbe fare la sinistra, per esempio), ma bravo, tutto il resto mi piace tanto.

    ps: io a grenada ci sono andato in viaggio di nozze, no, ci tenevo a dirlo.

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  7. "E non torna anche un antiamericano si firmi Bud Spencer".

    Ma perché? E' proprio questo l'aspetto interessante. Bud inconsapevolmente è l'incarnazione dell'Invidia dell'America. Bulldozer, prima di fare il pescatore, deve avere avuto un'esperienza sportiva in USA ed essere stato respinto dal sistema del football americano, altrimenti il film non avrebbe senso. Tutto quello che fa Bud è sempre, invariabilmente, di serie B: parecchi suoi film sono girati in America, ma quella sfigata, l'America latina (dove costavano poco e incassavano moltissimo).

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  8. Beh, si, se Bud Spencer è un tipo di antiamericano ambivalente allora va bene. Il problema è che tutta questa ambivalenza alla fine irrita, come tutte le posizioni ambigue.

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  9. Mi è sempre stato sulle palle Bud Spencer. Io preferisco i film del grande Rocco Siffredi, dopo Cristoforo Colombo, è stato l'unico italiano ad entrare trionfalmente in territorio Usa.

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  10. come attore, però, bah.
    Sempre trovato un po' troppo rigido, un pezzo di legno.

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  11. Sottoscrivo. Il rapporto Italia-Usa è decisamente spinoso, per non dire poco limpido. E parlare della tragedia del Cermis...? Non so, è che l'America mi ha proprio stufato, in quanto a politica estera... Passa a trovarmi, se ti va. Fabio

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  12. Complimenti per il blog e per il post tutto da leggere ti invito a visitare il mio blog http://newsfuturama.blogspot.com/ ciao

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  13. Ma no, non credo sia perché le guerre le perdono.
    Il problema è con chi le fanno.
    Se andassero in guerra coi cinesi, che so, probabilmente faremmo il tifo per loro.
    Ma vederli partire armati fino ai denti e ribollenti di sacro furore bellico per radere al suolo la Ciribezia del Sud e le sue quattro capanne, dà un po'fastidio.

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