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mercoledì 5 novembre 2008
The Future's So Bright
Non è un Paese per Obama
Occorrerebbe essere musoni irriducibili per non essere contenti oggi, semplicemente, a prescindere da chi sia e da cosa farà di qui a due mesi questo Obama: intanto ha vinto, e un anno fa sembrava impossibile. Dico sempre che sarei felice di sbagliarmi: per una volta è davvero così. Sarà un grande presidente? Non è detto. Peraltro, non è nemmeno sicuro che l'America sia ancora la grande nazione di appena otto anni fa. Ma intanto Obama ha vinto. Essere razzisti, oggi, è ancora più cretino di quanto non lo fosse venti ore fa. Non basta questo, per essere contenti?
E questo ci deva bastare. Lasciamo perdere l'Italia, per una volta. Non perché non sia importante – ma oggi non c'entra quasi nulla. Ha ragione Cacciari: è patetico appicicare su Obama il simbolino di questo o quel partito italiano. Per essere più chiari: la vittoria di Obama è una cosa grandissima, ma non avvicina di un giorno solo la fine di Berlusconi e del Berlusconismo. Ha più a che vedere col giorno in cui vedremo Balotelli in nazionale. E col giorno in cui i cinesi di via Paolo Sarpi, se angariati, non chiameranno l'ambasciatore della Repubblica Popolare, ma il loro consigliere comunale eletto da loro – questi sono i regali che ci porta Obama. Per Veltroni, invece, niente. Ma non è neanche colpa sua.
Sì, senza dubbio non è l'Obama italiano. Lo abbiamo già detto: uno è giovane, l'altro no; uno infiamma le folle e l'altro no; uno è l'outsider, l'altro no... ma non è nemmeno questo il punto. Se anche avessimo un Obama italiano, non vincerebbe le elezioni, esattamente come Kobe Bryant trapiantato nell'Udinese non segnerebbe per forza un gol. La politica italiana e quella statunitense sono due sport diversi, con regole diverse. Diverso è persino lo scopo del gioco. Il voto americano è un Atto di Fede. Per quattro anni i cittadini americani crederanno in Obama, poi si vedrà. Il voto italiano è un attestato di appartenenza. Essere di sinistra o di destra, per noi è ormai un destino.
Ora ci racconteranno che Obama ha vinto conquistando il centro. È il solito modo di vedere l'America con lenti italiane. In un certo senso è vero, c'è un centro che Obama ha conquistato, ma non è quello a cui punterà Veltroni o il suo successore. Il centro che Obama ha fatto suo è una moltitudine di persone che non sono di sinistra o di destra perché, semplicemente, non hanno quasi mai votato. Ma queste moltitudini, in Italia, non ci sono. E questo non perché la politica italiana sia peggiore di quella americana, come opineranno gli opinionisti del provincialismo inestirpabile. Anzi: paradossalmente l'exploit di Obama in Italia è impensabile proprio perché noi andiamo a votare quasi tutti. Non c'è nessun ventre molle in cui affondare. Le parti sono fatte più o meno dal 1994: metà centro-sinistra, metà centro-destra. L'alternanza non la fanno i cosiddetti indecisi, ma i transfughi, le leggi elettorali in continua evoluzione, le composizioni e scomposizioni di alleanze e cespugli, e infine gli astensionisti (che spesso praticano un astensionismo consapevole e selettivo: rifondaroli delusi da D'Alema nel 2001, berlusconisti mosci nel 2006).
Il fatto che una democrazia iper-partecipata non sia per forza una buona democrazia è di un'evidenza che personalmente mi schianta. Ma è andata così: il dibattito politico si è sovrapposto alle rivalità tra comuni medievali e dinastie signorili; al punto che a vent'anni dalla fine ufficiale di tutte le ideologie ancora non si riesce a discutere di problemi concreti per più di una settimana tra cittadini, anche giovani, senza che tutto precipiti in un'astratta contesa tra Rossi o Neri. Forse è per questo che nella loro infinita saggezza i Padri Costituenti accollarono alla comunità le spese di gestione degli stadi, affinché la plebe potesse ivi menarsi unicamente per futili motivi, lasciando la politica a quelli che avessero tempo e pazienza per preoccuparsene seriamente; eppure non è bastato, anzi forse è stato controproducente: oggi le indicazioni di voto te le danno in curva. Nel frattempo mi è capitato di sentire degnissime persone mormorare: ma perché non facciamo votare soltanto i laureati? Ipotesi discutibile, ma per ora vorrei solo far notare come l'America di Obama stia percorrendo la strada nella direzione inversa. Forse ci troveremo in mezzo. Nel frattempo al candidato nero è bastato riempire qualche green perché intellettuali conservatori cominciassero a intravedere lo spettro delle adunate naziste.
Metafora per metafora, proviamo con l'economia: è come se Obama avesse lanciato un prodotto (la politica) in un mercato emergente, un Paese in cui il 40% dei potenziali clienti ancora non aveva bene idea di cosa fosse. Ma l'Italia è un mercato saturo, dove dal 1948 in poi il 90% degli italiani ha acquistato un partito, e da allora al massimo lo può cambiare ogni venti, dieci, cinque anni: come l'automobile, sì, più si va avanti e più vien voglia di disfarsene alla svelta. Il berlusconismo finirà soltanto quando non riuscirà più ad azzeccare un modello. Non è detto che ci voglia ancora molto: ma non si capisce perché la vittoria di Obama dovrebbe accorciare i tempi. In ogni caso è meglio farci trovare con un buon modello per quel giorno. Perché lo so, sembra impossibile, ma potrebbe anche essere domani.
però Balotelli in nazionale non sarebbe questo grand'evento. C'è già stato Matteo Ferrari. Ma era un po' pippa, e dopo una manciata di presenze non è stato convocato più. (Poi qualcuno considera di colore anche Liverani, che qualcosa in più forse l'ha combinata).
RispondiEliminamarco
Non è detto.
RispondiEliminaSe Obama riuscirà a svolgere bene il suo compito - non c'è motivo di dubitarne adesso, anzi c'è da abbandonarsi alla speranza che ci riesca - l'agenda politica cambierà radicalmente.
L'economia cambierà radicalmente (ricordiamoci che finanziare il consumo col debito privato è un credo della destra, di questa in particolare). Cambierà l'attenzione all'ambiente. Ai diritti civili. Alla distribuzione del reddito.
Da questi cambiamenti concreti nasceranno nuovi bisogni.
Nel mondo.
Sarà in quel momento che si valuterà, anche da noi, la capacità di rispondere del nostro governo, o dei suoi oppositori, se è per questo.
In questo senso credo che la grande speranza che gli americani si sono festosamente concessi, potrà avere effetti anche da noi.
Ok, sono un musone irriducibile. In questa vittoria non vedo niente, ma proprio niente di niente. L'economia deve per forza cambiare e lo farebbe chiunque sano di mente, diritti civili sarebbe anche ora (per loro, ma c'entra nulla con noi), l'ambiente se ne parla entro il 2050 (campa cavallo), redistribuzione del reddito a casa loro=quanto detto per economia. Politica estera non cambia nulla di nulla.
RispondiEliminaOk, sono un musone irriducibile.
il problema è che in usa hanno un'informazione..avete visto david lettermana mc cain che culo che gli ha fatto??qua in italia non si sono neanche confrontati in tv. e non venite a dirmi che ormai ci si informa in internet perchè siamo il paese con più anziani.ogni giovane in internet ce ne sono 3 che leggo libero o il gornale.
RispondiEliminae poi anche in internet ci sono un sacco di siti pro governo qualunque esso sia.
ci vorrebbe un'informazione libera per vedere un pò di spirito obamiano anche in italia almenopenso.
ciò nonostante silvio stramerda arriverà il giorno in cui un leader con i coglioni ti esproprierà tv e giornali, sarà un nuovo risorgimento
Complimenti per il post. Sono assolutamente d'accordo con ciò che dici apparte una cosa: non sono così sicuro che Kobe Bryant non segnerebbe all'Udinese. Ti ricordo che in Italia giocava a calcio :). Un saluto
RispondiEliminaScusa, andrea, ma dei tanti problemi che ha l'Italia quello dell'informazione libera mi sembra proprio l'ultimo. Sono anni che sento dire che la destra vince perché controlla le tv (e quando ha vinto prodi, allora? non c'erano sempre le stesse tv)? e proprio in questi giorni ho sentito invece la destra lamentarsi dei presentatori rai 3"troppo dark" (chissà che cazzo volevano dire? Gente simile a Robert Smith, a Siouxsie io in tv ancora non ce l'ho vista, magari!), e da ultimo stasera Berlusconi si almentava come al solito della faziosità della stampa italiana. A me pare che in Italia ci sono giornali per tutti i gusti, anche x la gente assolutamente priva di gusto (che, poi, oddio, non è che il Sun sia proprio per palati fini, no?), e in quanto alle tv, il danno che producono è più culturale che politico. Senza poi contare i comici, gli attori e i registi che si improvvisano controinformatori, e da ultimo, certo, i bloggettari (che, biblicamente parlando, un giorno saranno i primi). No, non è un problema di informazione. Semmai un problema di conoscenza, di capacità di elaborazione, di scolarizzazione, di logica. Ma non vorrei passare per quello di sinistra snob, e quindi mi limito a dire una cosa banale e cioè che Obama fa sognare, incarna il sogno, l'emigrazione irlandese che incontra quella africana, il laureato ad Harvard che va a lavorate nel ghetto per i fratelli neri ecc. Retorica? Forse. Io dico che sognare è indispensabile quanto essere lucidi, analitici e raziocinanti, e che preferisco questo sogno, il sogno del ragazzo nero divernato presidente nel paese di Kunta Kinte, a quello spacciato dal calvo mascherato.
RispondiEliminaIo sono dell'idea che sarà un grande presidente, sicuramente migliore di tanti dei precedenti.. ciao da Maria
RispondiEliminaFaccio presente che, per fortuna, Berlusca ha dichiara che a Barack Obama “potrò dare dei consigli perché sono più anziano. Aspetto di farlo quando potrò abbracciarlo di persona”. Quindi non vi ambasciate. Tranquilli. Lo abbraccierà, come un nonnino. Ed Obama lo ascolterà rapito seduto sulle sue ginocchia. Hoppi hoppi cavalluccio.
RispondiEliminaE cosí parló Gasparri:
RispondiElimina"A Veltro´,e godite er tu negro.Ma nun ce rompe´sá?Nun ce poi di´gnente,perché aricordateve che avete perzo,perzo,perzo!Capito?E nun me sfotte´,burino!"
"isradicabile"?
RispondiEliminaNel frattempo mi è capitato di sentire degnissime persone mormorare: ma perché non facciamo votare soltanto i laureati?
RispondiEliminaio sono anni che vado predicando che ci vuole una patente per votare, con tanto di esame di abilitazione, e ciò che dici sull'elettorato di obama non mi smuove di un femtometro.
brullonulla, con la tua patente uno come Obama non avrebbe mai vinto...
RispondiEliminaOnestamente, non mi preoccupa molto quello che fara' o non fara' da qui in poi, basta che tenga quella masnada di folli evangelici e razzisti fuori dalle stanze di comando, che li tenga imbottigliati sugli Appalachi e li sputtani a vita, spezzando l'asse repubblicano che ha passato 15 anni a rompere le scatole al mondo. Quindi fondamentalmente, non un altro Clinton o (che in realta' e' il rischio pu' grosso) un altro Carter.
Forse solo i laureati sarebbe un po' troppo.
RispondiEliminaMagari si potrebbe fare un piccolo quiz di educazione civica da terza elementare, del tipo "cos'è la divisione dei poteri", oppure "che cos'è la costituzione".
Sono abbastanza sicuro che la percentuale dei votanti andrebbe a picco.
La balzana idea della "patente per il voto", se realizzata, avrebbe come unico effetto positivo la creazione lavoro artificiale, di uffici di votaguida, con le "patenti comprate" similmente a quelle per la guida.
RispondiEliminaLa metafora del mercato elettorale invece ha nascosto un modo di agire che ha potenzialità enormi: ogni mercato saturo viene occupato èprima o poi da nuove tecnologie (rivoluzionarie o distruttive) che prima affiancano e poi distruggono quelli esistenti.
Un esempio: la lega si può paragonare ad una "disruptive technology": ha affiancato la "fascia bassa" dell'offerta sul mercato elettorale, dai "prodotti disponibili" ha preso semplicità ed efficacia, al costo della rozzezza, successivamente si è evoluta a competere con l'offerta esistente.
Un'offerta politica rivoluzionaria (nel senso sempre tratto dalla metafora del mercato) dovrebbe invece offrire tutta una serie di caratteristiche diverse dalla concorrenza.
Esempi:
Laicità non incerta, legami con l'establishment politico laschi, rinuncia totale al "tennis delle dichiarazioni", preparazione a prova di bomba dei propri rappresentanti che hanno contatto con la stampa cpon le tv, uso massiccio ma mirato del web sociale, visione della politica economica non ideologizzata, democrazia interna FUNZIONANTE, eccetera.
I miei 2 centesimi.
Provincialotto? Ohibò, Gramellini merita un giudizio ben peggiore!
RispondiEliminaGramellini è un genio. Non osate toccare una delle menti migliori che abbiamo in Italia.
RispondiEliminaE' sicuramente un borghese... ma scrive anche sulla Stampa, non sul Manifesto.
Ed è uno dei pochi che non si compra i pachetti ideologici prefatti... pensavo che anche Leonardo fosse così, anche se spostato + a sinistra.
Buongiorno è forse l'unico fondo degno di essere letto tutte le mattine in tutta la stampa italiana.
PS tenetevi Conchita de Gregorio e la minigonna anale di Toscani.. ommioddio. Giusto giusto Gramellini ha scritto oggi una pagina su Obama come simbolo dei nati nei 60, contro gli ex 68ini... che meravigliosa coincidenza!
giulio
il problema dell'Italia è che siamo ancora ai guelfi e ghibellini. E per motivi biecamente economici, e spesso stupidi, che in un qualunque Paese europeo tranne magari l'Albania, uno che promette di eliminare l'ICI lo mandano a fare il bidello, non il presidente del consiglio!
RispondiEliminaLeonardo, quando dici
>Il voto italiano è un attestato di appartenenza.
cosa intendi?
io ho un amico che fa l'avvocato e mi dice: i giudici (che lavorano poco) e gli impiegati statali raccomandati dei tribunali (che lavorano quasi nulla, che in confronto nei comuni sono degli stakanovisti) votano a sinistra "perchè hanno paura che la destra li faccia lavorare di più", mentre noi avvocati votiamo a destra perchè ci lasciano evadere le tasse.
Fino a quando non risolviamo sta cosa, possiamo bearci tutta la vita di quei bei "there is no red America and no blue America, there is no white America and no black America etc.. there is the United States of America", ma non serve a nulla.
Che analisi approssimativa Leonardo.
RispondiEliminaL'Italia non ha un'informazione libera. Ora siccome questa analisi l'ha già fatta Grillo i filo-PD come te devono per forza ignorarla e sforzarsi di dare una spiegazione al pluriprocessato monopolista al governo? Poi finchè l'opposizione sarà complice del nostro nuovo feudalesimo ci sarà ben poco da aspettarsi.
Una sola cosa dovevi notare: non sono gli italiani ad aver preso una parte definitiva (tant'è che ci sono moltissimi precari che passano dalla destra alla sinistra sull'onda di uno slogan). E' la politica a non essere democratica (prima causa, come dicevo: informazione). La differenza sta li: Mc Cain è strapopolare, ma perse le primarie si farà da parte. Qui i trombati risorgono prima ancora che si prenda atto di quanto hanno deluso (Gli esempi non si contano. Bertinotti e Rutelli dicono molto). In USA si sceglie, qui no. Altro che azzeccre i modelli.
.. intendevo perse le elezioni.
RispondiEliminaahahah
RispondiEliminala destra li fa lavorare di piu'!
ma quando mai
Il filo Pd sarei io?
RispondiEliminaComunque tutti questi "precari che passano dalla destra alla sinistra sull'onda di uno slogan" io non li vedo. Magari non ho gli occhiali adatti, eh, ma non li vedo.
Cioè, precari ne vedo tanti, ma non è che un anno votano sinistra e l'anno dopo destra "sull'onda di uno slogan".
Poi, scusa, eh, ma di tutti gli esempi di politici sconfitti che si fanno da parte, proprio McCain? Allora avrebbe dovuto farsi da parte 8 anni fa.
E poi sì, l'informazione è un problema, però non stavo parlando di quel problema, tutto qui.
@marco:
RispondiEliminaio condivido la tua analisi ma non vedo cos'abbia contro la mia.
é proprio quello il problema italiano invece l'informazione.
è sbagliato che sia politicizzata sia di sx sia di dx.
perchè uno che guarda rai 1,2,3 rete 4 canale 5 o italia 1 scopre la verità?
se fosse cosi non saremmo tutti qua in rete..
"anonimo", su McCain non sai di cosa stai parlando.
RispondiEliminaPeraltro, a dare del "filo-PD" a Leonardo... devi essere nuovo del posto.
Leggo con interesse tutti i commenti su questo bel blog.
RispondiEliminaContinuo a credere che gli Italiani, molto piu' di altri popoli, votino un po' quello che gli dicono di votare i giornalisti. La stampa (+ web, + tele) ha il potere assoluto di dare di qualcosa un'immagine positiva e negativa. In America il trionfo di Obama corrisponde al grande successo che ha riscosso con i vari giornalisti, le personalita' mediatiche locali). Qui succede la stessa cosa, solo che la stampa e le televisioni sono interamente controllate.
E poi, mi pare di vederlo come se fosse ora, che succederebbe in Italia se ci fosse un Obama? Arriverebbe mai alle primarie in un partito grosso? Non lo metterebbero subito all'angolo?
Non e' questione di laurea o di titolo di studio. Sono certo che se si facessero votare i laureati in Sicilia, continueremmo ad avere Cuffaro come presidente della Regione (lo dico con tristezza anche poerche' sono Siciliano). L'istruzione non c'entra un accidenti. La cultura non si insegna e non si spiega.
Chi ha votato Obama erano sopratutto persone stufe di un governo orribile e distruttivo. Ma in Italia? Un paese dove persino Veltroni e' troppo rosso per la maggior parte dei votanti?
Volevo dire che:
RispondiElimina- Ho tolto il riferimento esplicito a Gramellini, mi sembrava fastidioso.
- Pensavo che "isradicabile" fosse un po' più diffuso di quanto effettivamente non sia (da ieri questo post è il primo risultato su google per isradicabile). Lo usavo semplicemente per evitare la consonante n prima di s impura, che il buon italiano rifugge. Ma vedo che anche la Crusca consiglia di usare piuttosto "inestirpabile".
mica cazzi leonardo, potevi aggiungerlo..
RispondiEliminaSì, quasi a ogni commento che fate, ma ormai va da sé.
RispondiEliminaA proposito di precari che passano da dx a sx (o viceversa)sull'onda di uno slogan. Ultime elezioni: 7% alla lega composto prevalentemente da operai che avevano votato a sx.
RispondiEliminaMcCain c'avrà messo 8 anni ma per il nostro paese 8 anni sono un battito di ciglio, Senza contare che in USA ci si mette in gioco davvero.
Continuo a non condividere la tua analisi e a giudicarti fin troppo filo-PD Leonardo. Un osservatore imparziale rifiuterebbe di considerare il PD e Veltroni un punto di riferimento per cambiare.
Non siamo così diversi dagli americani: siamo controllati. Del resto un uomo presentabile, onesto e carismatico avrebbe buone chance anche qui a prescindere dall'abbronzatura. Peccato che non avrebbe possibilità di parlare a un solo canal mediatico... Proprio convinto non c'entri nulla?
Altra nota... le tue risposte Leonardo sono sempre sullo stile "non ho detto... ma ho detto...". Ci mancherebbe, sono corrette, ma un po' evasive. Il tuo post entra nel tema "loro Obama e noi Al Capone", ed è giusto che eventuali commenti approfondiscano questo tema.
Ma gli operai non sono esattamente precari.
RispondiEliminaPoi non si capiscono mica le tue cifre: il 7% dell'elettorato leghista è composto da operai? Anche di più, e mica da ieri. O è la lega che è al 7% ed è tutta di operai? Non è vero neanche questo, non si capisce.
In generale, questa cosa che gli operai votassero in massa l'unione fino a due anni fa e poi abbiano abbracciato improvvisamente la lega andrebbe molto ridimensionata.
Non ho detto che il monopolio dell'informazione non c'entri nulla, ma sto semplicemente parlando di un altro problema. Cioè, metti che un anemico scopra di avere dei calcoli alla cistifellea. Io sto parlando di anemia e tu insisti per parlare di cistifellea. Nessuno nega l'importanza della cistifellea, però stavo parlando dell'anemia.
Qui le cose son collegate. Se non lo riconosci fai pure, ma analizzi il problema senza venire al dunque. Come se si spiegasse la presenza di Putin in Russia col fatto che i russi vogliono uno come lui...
RispondiEliminaSulla lega sono stato impreciso per motivi di spazio. Sta di fatto che buona fetta dell'elettorato era di sinistra. E' stato così anche per molti che han votato Berlusconi o Fini. Non tutti ma molti. In italia sono morte le posizioni definitive.
Guarda, se fosse vero ci sarebbe un centro mobile col 30 o 40% dell'elettorato che di volta in volta oscilla. E tutti i politici che in quel centro volevano pescare sarebbero stati premiati alle elezioni. Il che non è semplicemente successo, anzi. Tutte le fluttuazioni degli ultimi 15 anni sono spiegabili con i 4 fattori che ho scritto sopra: trasformisti, leggi elettorali in continua evoluzione, composizioni e scomposizioni di alleanze e cespugli, astensionisti consapevoli e selettivi.
RispondiEliminaPeraltro, se le cose stessero così, la strategia di attacco al centro di Veltroni avrebbe un senso: il che per me non è vero. Va a finire che il filo-pd tra noi sei tu.
Poi, certo, le cose sono collegate (l'anemia facilita la produzione di calcoli), però se scrivo un pezzo sull'anemia non sto negando l'esistenza o l'importanza dei calcoli. Semplicemente oggi m'interessava l'anemia.
"Il fatto che una democrazia iper-partecipata non sia per forza una buona democrazia è di un'evidenza che personalmente mi schianta. Ma è andata così: il dibattito politico si è sovrapposto alle rivalità tra comuni medievali e dinastie signorili; al punto che a vent'anni dalla fine ufficiale di tutte le ideologie ancora non si riesce a discutere di problemi concreti per più di una settimana tra cittadini, anche giovani, senza che tutto precipiti in un'astratta contesa tra Rossi o Neri"
RispondiEliminaQuesta frase riassume in maniera veramente perfetta questi anni di Italia.
Complimenti
Ottimo Leonardo, non deludi mai, ma secondo me nella composizione
RispondiEliminapolitica italiana, l'unica via d'uscita per rimescolare le carte è il voto agli immigrati, del resto siamo una democrazia imperfetta anche perché il sistema politico è in ritardo sulla composizione sociale CHE
C'è GIà, ma guarda caso il tema scotta, così come il cambiamento della legge elettorale. Tanti immigrati voterebbero a destra? Mi va benissimo, ma i toni e l'ideologia razzista cambierebbero, perché dovrebbero rispettare gli elettori,anche la
Lega dovrebbe farlo, altrimenti scomparirebbe.
bell'articolo :)
RispondiEliminacon la situazione della politica italiana non solo non faccio confronti, ma addirittura cerco di non pensarci proprio, alla nostra situazione: mi fa troppo male.
Mi sono svegliato stamane, per leggere poi del commento razzista di Berlusconi, e mi son venute le lacrime agli occhi.
Stanotte sognerò di vivere negli States.
Rimango dell'idea che gli orientamenti socipolitici sono una conseguenza della cattiva informazione.
RispondiEliminaSpiegare Berlusconi al governo con la tradizione italica non ha senso. Siamo molto omologati agli USA, tanto che anche per noi la politica è un prodotto come un altro, che acquisteremmo vedendo un bello spot. Le classi sociali son un po' differenti ma tutti gli orientamenti tornano in un gioco di spartizioni televisive, altro che orientamenti sociali. Tant'è che la DC è praticamente la stessa di una volta e non se la fila nessuno.
Il paese è spaccato in due, capito. Questo però vale in qualsiasi nazione, con le dovute eccezioni legate a momenti particolari. Pescare al centro (se lo dobbiamo proprio intendere così) per me non significa "dire cose di centro" come intenderebbe il PD, ma fare programmi (e mantenerli) che interessino a tutti. Non siamo diversi: ci rincoglioniscono diversamente.
"Il fatto che una democrazia iper-partecipata non sia per forza una buona democrazia è di un'evidenza che personalmente mi schianta. Ma è andata così: il dibattito politico si è sovrapposto alle rivalità tra comuni medievali e dinastie signorili; al punto che a vent'anni dalla fine ufficiale di tutte le ideologie ancora non si riesce a discutere di problemi concreti per più di una settimana tra cittadini, anche giovani, senza che tutto precipiti in un'astratta contesa tra Rossi o Neri"
RispondiEliminaCominci a capire...
Il paese è spaccato in due perché sia da destra che da sinistra si è fatto ancora poco per superare la fase della guerra fredda. Berlusconi è l'unico leader mondiale di centro destra che parla di anticomunismo e molti leader di sinistra sono ex-comunisti o addirittura si dichiarano tali. In un paese serio con un'autentica cultura liberal-democratica, magari di religione protestante, Berlusconi non sarebbe mai arrivato al governo o perlomeno sarebbe stato una meteora politica. Gli ex comunisti sono stati la sua fortuna in quanto lui andava sconfitto con argomenti che richiamavano la legalità, l'etica, la correttezza, la serietà, la trasparenza finanziaria, la severità nel giudizio morale e la necessità di pene severe per chi sbaglia, tutti parametri che fino a qualche tempo prima erano giudicati di secondaria importanza a sinistra di fronte all'egemonia della politica Comunque il paese sta cambiando le differenze culturali fra sinistra e destra sono più vaghe di una volta. Il vero problema è avere un leader di centro sinistra che non sia legato ai vecchi schemi ex-dc o ex-pci perciò la novità dell'elezione di un quarantenne nero come Obama in un paese considerato tradizionalista come gli USA può darci utili indicazioni.
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