Abrogare Stanca
Ma così, per curiosità, sapete quanti referendum abrogativi ci sono stati in Italia dal 1997 a oggi? Negli ultimi 12 anni? Ho provato a contarli: ventuno.
O forse venti. In cinque tornate: 1997 (radicali), 1999 (radicali+Segni+Di Pietro), 2000 (radicali), 2003 (comunisti e verdi), 2005 (radicali). E sapete quanti di questi hanno raggiunto il quorum? Secondo me lo sapete.
Esatto, neanche uno.
È da quindici anni che i referendum abrogativi non esprimono nessuna volontà popolare. Da quindici anni si promuovono (con estenuanti raccolte di firme), vengono vagliati dalla Corte Costituzionale, che li boccia o li approva; se li approva il Viminale stampa le schede, apre i seggi (qualche volta deve chiudere anche le scuole) e quando i seggi chiudono finisce tutto lì. Tante schede, seggi, manifesti, spazi pubblicitari, tutti soldi buttati, sì, ma a parlar di soldi sembra di essere venali; parliamo allora un po' della fatica: la fatica di chi raccoglie le firme, le autentica, le vidima, chi apre e richiude i banchetti, gli scrutatori, i bidelli, i poliziotti, i giornalisti, tutte queste piccole energie sprecate, compresa quella che sto usando io per spiegarvi se andrò o no a votare al referendum – cosa importa? Andate, non andateci, non cambierà nulla. Tanto il quorum è fuori discussione.
Il primo referendum abrogativo è stato indetto nel 1974. Da allora, per più di vent'anni, l'istituto ha funzionato, coi suoi alti e bassi. Gli ultimi referendum abrogativi che registrarono chiaramente una qualche volontà popolare furono quelli del 1995. Da lì in poi non sono più serviti a niente. Tecnicamente, perché da un punto di vista mediatico a qualcosa sono serviti: a toglierci la voglia di esercitare la volontà popolare. Sai, dopo dieci anni può capitare che ci si stanchi, di votare a vuoto.
Ciononostante c'è sempre qualcuno che ci prova – sempre gli stessi, per lo più. Pannella, Segni: anche il fronte referendario, come tutti gli altri soggetti politici, è invecchiato. Li vedi ormai pensionati, armeggiare intorno al motore d'accensione della Poderosa Macchina Referendaria (una Fiat del 1974) che non parte più; ma loro continuano a girare la chiavetta, imperterriti. Hai voglia a spiegargli che così il motore si ingolfa: la chiavetta è roba loro, evidentemente è roba loro anche la macchina, se solo partisse. E se non riparte più, peggio per tutti: il loro dovere era quello di girare la chiavetta fino alla fine.
Il referendum abrogativo è un diabolico arnese. Da una parte entra la volontà popolare. Ma può entrare solo con una pressione fortissima: il 50% degli aventi diritto più uno. È abbastanza chiaro che se scomodi la metà degli italiani, quello che salta fuori dovrebbe essere Legge: una di quelle scolpite nel marmo.
In realtà però questo getto fortissimo di Volontà Popolare non può scrivere un testo di legge. Può solo esprimersi in due modi: Sì, o No. Ultimamente è anche peggio di così: il getto di Sì o No non viene usato per abbattere una legge intera, ma soltanto qualche frase qua e là; per modificare un tecnicismo, limare una asperità, cambiare senso a un paragrafo. Riparare un testo di legge con un referendum abrogativo è un po' come rimuovere una carie con un martello pneumatico: per funzionare funziona, ma ha qualche controindicazione.
Una di queste controindicazioni, la più perversa, è l'istituzionalizzazione del Quorum Negativo. Mi riferisco alla rivoluzione copernicana per cui, dal 2000 in poi, il referendum non serve più ad abrogare una legge, ma a consacrarla: secondo il principio per cui, siccome il 50%+1 degli aventi diritto non è andato a votare, evidentemente il testo di legge alla maggioranza va bene così com'è. Uno stravolgimento che ha reso particolarmente spiacevole la consultazione sulla fecondazione assistita del 2005. Se i principali artefici dello stravolgimento furono i vescovi della CEI, che trasformarono il non pronunciamento del popolo in un successo mediatico, non bisogna dimenticare che la volata di Ruini la tirarono i promotori del referendum, che decisero di sfidare Chiesa e maggioranza parlamentare con uno strumento che non funzionava già da dieci anni. Una cosa che a ripensarci non ci si crede: ma chi erano quei promotori? Cosa volevano ottenere? Uno era Capezzone.
Probabilmente anche il prossimo flop referendario verrà utilizzato nello stesso modo; ovvero l'artiglieria televisiva ne approfitterà per suggerire: Vedete? Alla Gente il sistema elettorale piace così com'è, è per questo che non sono andati a votare. E c'è qualcosa di perversamente geniale in questo Non-Voto che diventa ratifica: il trionfo della maggioranza silenziosa. La vecchia Fiat del 1974, semi-abbandonata nel parcheggio dei radicali e dei pattisti di Segni, a ogni tentativo di accensione disperde benzeni nocivi nell'aria. Consoliamoci, cadrà a pezzi prima o poi.
Io, se interessa, non voterò per i primi due quesiti (scheda viola e beige). Trovo demenziale che mi si chieda di scegliere se voglio dare un premio di maggioranza a un partito o a uno schieramento; il risultato sarebbe semplicemente condensare i loghi di PdL e Lega nello stesso bollino una volta ogni cinque anni (vedi su NoiseFromAmerika la spiegazione di uno che comunque voterà sì). Valeva sul serio la pena di raccogliere firme per una cosa del genere? Beh, dipende, Capezzone ha cominciato così e guarda quanta strada ha fatto.
Se avrò voglia e tempo, voterò Sì sulla scheda verde, per abrogare la possibilità di Berlusconi (e Di Pietro, e Vendola) di candidarsi in più circoscrizioni. Ma non mi faccio illusioni: non raggiungeremo il quorum e Berl. ne trarrà la conclusione che la Gente lo vuole candidato dappertutto. Scusate se non riesco a camuffare un certo disilluso risentimento, ma ho veramente perso troppi referendum per crederci ancora. Troppe energie, davvero. Mi chiedo Pannella come faccia. Hascisc, probabilmente.
Dall'archivio:
* Cassandra Connection (referendum '03).
* Democrazia abrogativa (referendum '05).
Continuo a sorprendermi di come lei riesca a tradurre in nero su bianco il comune sentire..
RispondiEliminaBeh, comune al 30-35% degli italiani, tanti saranno (si dice) a tornare al voto domenica; anche io, per quel che vale, voterò solo per il referendum relativo alla candidatura multipla, ma, digiuno come sono della Politica (quella con la P maiuscola, semmai é esistita) mi chiedo quale corto circuito cerebrale abbia portato il comitato promotore a formulare i due quesiti per i quali mi asterrò: come giustamente lei rimarca, il piccolo timoniere strombazzerà in giro di avere avuto ancora il 65 - 70% di consensi, dichiarandosi legittimato a perseverare nell'opera di demolizione della democrazia.
Insomma: comunque la si guardi stiamo dando in mano al presdelcons l'ennesimo strumento per far quadrare il cerchio dei suoi interessi privati. Questo referendum é nato male e morirà peggio; oltre allo spreco, per non aver voluto concentrare le votazioni in un unica tornata, ottiene benissimo lo scopo di esasperare i cittadini e dare a questo istituto la connotazione sempre più negativa di una ennesima (mi perdoni il termine) rottura di coglioni, almeno di quei coglioni che non hanno votato per l'attuale governo, come me. Sulla opaca figura del PD ci sarebbe molto altro da scrivere, ma non ho il tempo e nemmeno la voglia, a pensarci bene... Concludendo, come diceva quel tale calandosi da un elicottero credo sul Cervino: bel post, e bella analisi. Mi stia bene e continui così.
Il problema in Italia non e' la legge elettorale, quanto il vuoto pneumatico a livello di serio dibattito politico; da una parte ci sono dei neo/post/proto-fascisti, e dall'altra un insieme di interessi piu' o meno mafiosi e/o personali che faticano pure ad esprimersi. Come fai a risolvere questa situazione con una domanda a cui puoi solo rispondere Si' o No?
RispondiEliminaQuesta sara' la prima volta che, data la possibilita' di votare su qualcosa, il sottoscritto non si esprime.
Solo una cosa non mi e` chiara. Perche' NON votare alle prime due schede? A giusto, per far fallire i due quesiti. Ma, mi scusi, quale sarebbe la differenza fra lei e...
RispondiElimina...e i vescovi? La vita sessuale. Molto più monotona, la mia intendo.
RispondiEliminaNo, seriamente: non è che non voto per far fallire i due quesiti; sono già falliti da soli senza il mio modestissimo contributo. E' che si tratta di votare zuppa contro pan bagnato, e lo trovo un po' indecente.
Caro Leonardo,
RispondiEliminaho trovato molto interessanti le tue considerazioni. Vorrei segnalare il mio podcast dove, con volonta' informativa ho intervistato anche Giovanni Guzzetta:
http://sieegiueeaccaso.blogspot.com/2009/06/referendum-elettorale-2009.html
casa mia c'è anche il ballottaggio (un ex dc "ala sinistra" ora pd contro un ex dc "ala sinistra" ora pdl: se non è zuppa versus pan bagnato questo!), ragione in più per astenersi.
RispondiEliminaehi, il fuso orario del blog è sincronizzato con quello di Tehran o sbaglio? A causa delle note vicende, forse?
RispondiEliminauna curiosità: pensi che sia necessario un intervento a livello legislativo per correggere lo strumento referendario? Ad esempio alzare enormemente il numero di firme richieste (forse la cifra andrebbe rapportata alla popolazione, non sopporto l'uso di costanti nelle leggi), oppure togliere proprio il quorum, almeno la fatica non andrà sprecata (e i vescovi ne dovranno fare un po' di più).
RispondiEliminaInoltre aggiungo che non hai affrontato un altro argomento. Il referendum lascia una larga maglia di interpretazione della volontà popolare. Intanto non è chiaro quando "scadono". Se uno volesse vietare di nuovo il divorzio? Ok, ormai quella cosa è troppo radicata, ma ad esempio il nucleare? Berlusconi firma accordi senza neanche porsi il problema. E ancora: se ipoteticamente passasse questo referendum, vuol dire che la legge elettorale va bene con queste modifiche? Vuol dire che gli italiani "chiedono" una nuova legge?
Infine, i referendum andrebbero accorpati obbligatoriamente con altre elezioni nazionali.
A mio avviso l'unico vero intervento da fare e' abolire il quorum.
RispondiEliminaE' da sempre che non capisco perche' uno che non si prende il disturbo di mettere una crocetta du un quadratino debba avere voce in capitolo su un argomento che, chiaramente, non attrae la sua attenzione. Poi e' chiaro che nessuna delle due opzioni e' positiva (e la' ci vorrebbe il referendum propositivo, ma facciamo un cambiamento per volta!). Almeno un pronunciamento per il si' avrebbe l'effetto di far capire che la legge attuale va abrogata e che c'e' una volonta' popolare in questa direzione.
Andrea
Scusate il doppio post, ma questa la devo raccontare.
RispondiEliminaVivo all'estero ma un paio di giorni fa ho sentito mia madre per telefono. Non sapeva neppure che ci fossero dei referendum. Ora, so che lei non e' piu' al top della sua vita politica, ma mi chiedo quanto, nel fallimento dei referendum dal 1997 ad oggi, dipenda dall'instaurarsi di una classe politica che esprime interesse a allontanare i cittadini dalla cosa pubblica, piuttosto che da un reale disinteresse dei cittadini per le proposte referendarie.
Andrea
Aggiungerei il fatto che anche se il quorum si raggiungesse e anche se ci fosse la vittoria di quelli che vorrebbero cambiare le cose, poi, passano gli anni, e arriva uno e decide comunque di fare in modo opposto. Vedi referendum sul nucleare del 1987.
RispondiEliminaVeramente, non c'e' nemmeno bisogno di far passare vent'anni, per pulirsi il culo con la volonta' popolare espressa a maggioranza degli aventi diritto.
RispondiEliminaQualcuno si ricorda dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, riciclato come rimborso elettorale?
O del Ministero dell'Agricoltura, tosto ribattezzato Ministero delle Politiche Agricole?
O di quello del Turismo, rispolverato proprio di recente per riciclare un po' di gnocca stagionata?
Ecco, quando si sbuffa annoiati sull'inutilita' dei referendum sarebbe anche utile ricordare come, nella disaffezione dell'elettorato, possa aver pesato molto il senso di frustrazione generato dalla sfacciataggine con cui la Casta ha fatto ripetutamente strame della volonta' popolare.
E comunque il quorum andrebbe abolito: chi non vota non conta, punto. Si alzi piuttosto sensibilmente il numero di firme richiesto.
tibi
la scuola sociologica di francoforte ci racconta che in una situazione in cui si fronteggiano schieramenti politici similari per avere mutazioni percepibili occorrono non meno di 50 anni.Checchè se ne dica,per migliorare la società,l'unica alternativa pacifica al falso riformismo portato avanti dalle classi dirigenti resta questo strumento esautorato
RispondiEliminaLa scuola sociologica di Francoforte ce ne ha raccontate tante, eh.
RispondiEliminaNon mi convince molto la tesi dell'abolizione del quorum. Sono anni che sento parlare di crisi della democrazia rappresentativa e delle magnifiche sorti e progressive della democrazia partecipativa (un po' appannatesi dopo che s'è scoperto che neanche a Porto Alegre c'è il paradiso...).
RispondiEliminaIl referendum è proprio uno strumento di democrazia partecipativa. Con tutti i suoi limiti (solo abrogativo ecc.) consente al popolo di esprimersi piuttosto chiaramente su un quesito. A patto che il quesito sia chiaro, ovviamente. Ero piccolino, ma ricordo bene le discussioni ad ogni angolo di strada generate dai referendum sul divorzio e sull'aborto. Beh, abrogativo o no, lì era chiarissmo quello che c'era in ballo. Idem per il nucleare, con buona pace dei nuclearisti che dicevano che il popolo, che di fusione dell'atomo capisce 'na mazza, era meglio non si esprimesse. Nel '91 il quesito era già incomprensibile ma i promotori riuscirono magicamente a far capire alla gente che era un referendum contro Craxi, e Craxi diede loro una mano (un braccio). Risultato: una valanga di voti, anche se in quella giornata era senz'altro più appetibile il mare del seggio elettorale. Ma adesso? Anche prendendo per buona la tesi del boicottaggio della casta (ed è buona, sicuro), davvero qualcuno pensa che il premio di maggioranza dato alla lista o alla coalizione segnerà un cambiamento epocale nel paese? Epocale come il divorzio, l'aborto, il no al nucleare o il "fuck you" a Craxi, propedeutico al suo cambio di residenza? Se il referendum venisse usato nuovamente per temi che davvero ti cambiano la vita (uno per tutti? L'eutanasia. Che ti cambia...hem, la morte...) la voglia di discutere, di confrontarsi, di votare, per me tornerebbe. Casta o non casta, Cei o non Cei (tremo però al pensiero di quello che ci diceva un professore all'università: se in Italia qualcuno proponesse un referendum sulla pena di morte vincerebbe senz'altro. E quindi, forse non sono del tutto ostile al fatto che il popolo possa solo abrogare e non promuovere).
Marco, al di la' dei principi, bisognerebbe guardare ai risultati: in una situazione in cui in Italia il voto e' molto meno 'sacro' di un tempo, con il quorum di fatto diventa piu' facile giocare sporco e sommare ai voti negativi i non voti, in modo da preservare lo status quo legislativo; saresti d'accordo se, allo stesso modo, alle elezioni politiche rimanesse in carica la maggioranza precedente a meno che l'opposizione non ottenesse la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto?
RispondiEliminaVorrebbe dire che, con un'affluenza poniamo dell'80%, occorrerebbe prendere piu' del 60% dei voti effettivi.
Dello strumento referendario si sara' anche abusato, nel tempo, ma quanto a 'questioni di vita o di morte', la fecondazione assistita non era mica un argomento irrilevante, anzi: eppure, grazie al quorum, hanno vinto i 'no' che, se non avessero potuto sommarsi surrettiziamente al non voto, sarebbero quasi sicuramente stati sconfitti.
Tu mi dirai: se non convinci abbastanza gente a schiodarsi per votare per te, vuol dire che non sei abbastanza rappresentativo; ma allora perche' non e' previsto il quorum per le assemblee elettive, o per le rappresentanze sindacali?
Inoltre, si e' giocato ulteriormente sporco con i referendum disinvoltamente cassati dalla corte costituzionale, con la non informazione, con i mancati accorpamenti con le elezioni, con lo spudorato boicottaggio del risultato referendario come negli esempi forniti sopra: come se avessero detto ah si', popolaccio ignorante, hai votato per abolire la pena di morte e allora sai che succede?
Da domani, si chiamera' Terminazione Coattiva delle Funzioni Vitali.
tibi
lo strumento del referendum per me è tuttora valido.
RispondiEliminaciò che manca è l'onesta politica. chi è contrario per me dovrebbe andare a votare e votare NO. non è onesto appropriarsi i voti virtuali di invalidi, vecchi, disinformati, agnostici, vacanzieri etc
Le responsabilità del ceto politico che i referendum li presenta e continua a presentarli nella consapevolezza che sono destinati a fallire e indebolirne l'istituto in effetti suscitano interrogativi. Gli umori invece che li ispirano non sono molto misteriosi e danno indicazioni comprensibili: crisi della rappresentanza e delle istituzioni; incapacità dei partiti di intervenire su temi importanti in maniera efficace e condivisa; percezione di stallo del sistema nonostante le riforme in senso bipolare e maggioritario.
RispondiEliminaSugli effetti di una vittoria dei sì non tutte le opinioni concordano con la lettura pubblicata da noisefromamerika che mi sembra in linea con quella prevalente nel PD e mi suona parte semplicistica, parte arruffona. Se alcuni scenari paventati vanno ridimensionati, credo sia azzardato dire che non cambierebbe nulla: e allora perché non lo si dice apertamente invece di sostenere un sì attribuendogli scarsi effetti pratici?
Quindi la responsabilità del fallimento dei referendum è di chi li propone, non di chi non vota o di chi invita ad andare al mare...?
RispondiEliminaInteressante. Mi ha immeditamente ricordato questo racconto letto anni fa
Critics
One nightfall a man travelling onn horseback towards the sea reached an inn by the roadside. He dismounted, and confident in man and night like all riders towards the sea, he tied his horse to a tree beside the door and entered into the inn. At midnight, when all were asleep, a thief came and stole the traveller's horse. In the morning the man awoke, and discovered that his horse was stolen. And he grieved for his horse, and that a man had found it in his heart to steal. Then his fellow-lodgers came and stood around him and began to talk. And the first man said, "How foolish of you to tie your horse outside the stable." And the second said, "Still more foolish, without even hobbling the horse!" And the third man said, "It is stupid at best to travel to the sea on horseback." And the fourth said, "Only the indolent and the slow of foot own horses." Then the traveller was much astonished. At last he cried, "My friends, because my horse was stolen, you have hastened one and all to tell me my faults and my shortcomings. But strange, not one word of reproach have you uttered about the man who stole my horse."
Preso da http://www.scribd.com/doc/6735339/Gibran
(mi spiace l'ho trovato solo in inglese, spero si capisca cmq)
Andrea
Con i referendum si sono fatte cose bizzarre di cui sfugge il perché: l'abolizione del ministero dell'agricoltura per esempio (una cretinata che destra e sinistra quando governano aggirano chiamandolo ministero delle politiche agricole), l'abolizione del ministero del turismo (ovviamente aggirato),l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, il divieto di fare ricerca sull'energia nucleare dopo aver precedentemente abolito le centrali.In certi momenti al "popolo" puoi far votare qualunque stupidaggine. Forse un giorno verrà ridimensionata la figura di Pannella, basta essere onesti e noon incassare mazzette per essere un buon politico? Pannella con il referendum del divorzio del 1974 mi ricorda quello che i detrattori dicevano di Alberto Moravia: gli è andato bene il primo libro e così ha cercato di riscriverlo per tutta la vita.
RispondiEliminaleorotundo, i referendum in questione furono ammessi dalla corte costituzionale (che pure non è mai stata particolarmente generosa al riguardo), quindi tanto cretinate non dovevano essere.
RispondiEliminaNel merito, può sfuggirti l'esigenza di ridurre il potere dello Stato centrale demandando alcune funzioni e competenze alle Regioni (una bizzarra cretinata che si chiama, mi pare, 'federalismo'), ma che i partiti debbano essere finanziati da tutti i cittadini e non dai loro membri e simpatizzanti non sta scritto nelle Tavole di Mosè, controlla pure.
Ma soprattutto: se tu mi fai votare tra bianco e nero e io decido 'nero', tu _non puoi_ poi dire eh, vabbe', ma tanto il nero è una cretinata, faccio io che tanto tu voti ma non conti un caxxo.
Il che si può definire in tanti modi, ma 'democrazia' sicuramente no.
tibi
La lega Nord che ha fatto una dura battaglia per il federalismo non ha mai sollevato la questione quando ha partecipato a governi che hanno, in pratica, resuscitato i ministeri dell'agricoltura e del turismo; dunque il legame fra loro abolizione e federalismo non deve essere così stretto. Inoltre un coordinamento della politica agricola nazionale ed una rappresentanza in sede europea è sentita da tutti. Il finanziamento pubblico dei partiti esiste in quasi tutti i paesi europei, il vero problema è il controllo dei finanziamenti privati. E' assolutamente vero che è antidemocratico eludere i risultati di un referendum ma è significativo osservare che questo è avvenuto senza che i promotori dei referendum e gli italiani che votarono per le relative abolizioni abbiano fatto significative proteste. La mia sensazione è che i risultati di quei refendum furono influenzati da un delle tante ventate di antistatalismo ed antipolitica che periodicamente agitano il nostro paese, ci si è accorti che ciò che derivava da quelle abolizioni non era praticabile e con buona pace si è messa una pezza all'italiana. Ma rimane il fatto che erano scelte discutibili a volte su argomenti poco significativi, se qualcuno all'opposto tentasse di eludere i risultati del referendum sul divorzio o sull'aborto ne vedremmo certamente delle belle. Rimango dell'idea che l'Italia non è la Svizzera e se non si vuole banalizzare l'istituto del referendum bisogna riservarlo alle questioni essenziali, di principio e soprattutto a quelle questioni in cui abbia un senso esprimersi solo con un sì o con un no.
RispondiEliminaHai abbastanza ragione su diverse cose, dissentirei da un paio.
RispondiElimina(Presunte) Mancate proteste leghiste: attualmente uno dei loro e' ministro delle Politiche Agricole, figurati quanto si lagnano; ne' prima credo gli convenisse fare le barricate per difendere iniziative non loro e di portata molto limitata, rispetto all'architettura generale dello Stato. I partiti in generale non ce li vedo tanto, a lamentarsi perche' gli mettono le extension (a spese dei contribuenti) agli artigli dopo averglieli tagliati.
Quanto ai radicali, anche senza andare a rovistare negli archivi dubito assai che non si siano lamentati, pero' quelli chi se li fila?
Comunque non e' vero che altre vie fossero impraticabili, prova ne sia che il Ministero delle Partecipazioni Statali, ad esempio, non e' mai stato ricostituito e che per il Turismo si e' andati avanti fino a quest'anno con Dipartimenti o deleghe ad altri ministeri; del resto si aggiungono / tolgono / ristrutturano ministeri continuamente, senza che caschi il mondo.
"se qualcuno all'opposto tentasse di eludere i risultati del referendum sul divorzio o sull'aborto ne vedremmo certamente delle belle".
Dopo la facilita' irrisoria con cui, di fatto, si e' abolita la liberta' di procreazione in Italia e si sono pure fatti passi consistenti nella direzione di abolire quella di crepare in pace, io non sarei cosi' sicuro.
tibi
Sui referendum, come su altro del resto, hanno preso piede leggende metropolitane.
RispondiEliminaIl referendum del 1974 per l'abrogazione della legge sul divozio non fu promosso dai radicali, ma da un fronte composito: DC, MSI, Chiesa ecc. e vinsero i NO.
I referendum del 1981 promossi ( con punti di vista diversi ovviamente) uno dai Radicale e l'altro dal Movimento per la vita entrambi contro la legge che ammetteva e regolamentava l'aborto furono respinti con la sconfitta sia dei clericali sia dei radicali.
A questo indirizzo http://www.repubblica.it/speciale/2009/referendum/storico/1946.html
tutti i risultati dei referendum.
Compreso quelli del giugno 1995 che confermarono a gran voce le televisioni di Berlusconi e il suo regime televisivo.
Dimenticavo: in quella lista troviamo anche il referendum del 1991 che abrogò le preferenze plurime alla Camera ( quelle che ora si vorrebbero reintrodurre).
RispondiEliminaI referendum abrogativi sono una stupidaggine e non solo quelli degli ultimi 10 anni . Io non sono andato a votare perchè il bipartismo in Italia è una solenne stro***ta!
RispondiEliminaIo ero in dubbio fino alla fine se andare a votare o meno. Pensavo "tanto, non ci andrà nessuno, cosa perdo tempo a fare?"
RispondiEliminaPoi ho pensato che in Iran milioni di persone hanno votato, e gli hanno rubato il voto. E ora si fanno ammazzare per avere il diritto di veder riconosciuto il proprio voto.
E mi son sentito una merda.
E sono andato a votare.
Il voto è un diritto, ma forse ci siamo assuefatti. Mi chedo se l'Italia abbia bisogno di un altro ventennio per ricordarselo...
Ricorderei sommessamente un referendum del 25 e 26 giugno 2006, quindi piuttosto recente, che raggiunse il quorum, anzi lo superò anche se di poco (52 e rotti %). Non solo, in quel caso il quorum non sarebbe stato nemmeno necessario. Evidentemente le questioni sul tappeto interessavano. Si trattava di abrogare o mantenere le modifiche introdotte alla Costituzione dal Parlamento a maggioranza berlusconiana. Davano più potere al Presidente del consiglio a scapito del Presidente della Repubblica, del Parlamento e della magistratura. Davano potestà esclusiva alle Regioni in materia di scuola e sanità. E' vero, a stretto rigore era un referendum costituzionale, quindi un po' diverso dagli altri di cui qui si parla. Le modifiche costituzionali di quella portata hanno bisogno di una maggioranza qualificata dei due terzi di voti favorevoli dei membri del Parlamento (art. 138 Cost.). Se invece vengono approvate con la maggioranza assoluta (metà più uno dei membri, appunto) può essere chiesto un referendum che abroghi o mantenga le modifiche fatte. Possono richiederlo o 500 mila cittadini o 1/5 dei Parlamentari, o cinque Consigli regionali. Nel 2006, comunque, il 61% dei votanti fu contrario alle modifiche.
RispondiElimina(In effetti oggi la strategia di questo governo e di questo Parlamento è più quella di intervenire a livello regolamentare, o di finanziaria, o di provvedimenti legislativi vari, non di mutare direttamente il testo della Costituzione. Ma questo è un altro discorso.)
La dama del lago
i) aumentare (di molto) il numero di firme necessarie per indire un referendum
RispondiEliminaii) abolire il quorum
sono le uniche due cose che bisogna fare per salvare lo strumento
Noialtri politicizzati che giochiamo con il quorum: attenzione. Rimuovendo il quorum, si rende piu' facile la vita alle minoranze piu' o meno eversive, che in Italia ci sono sempre. Contando sulla distrazione del "mainstream", con maggioranze minime (e.g. il 10% del paese) potresti far passare, chesso', la secessione della polizia lombarda dal Ministero dell'Interno, o altre amenita' a prima vista "innocue".
RispondiEliminaCi sono tanti modi per ridurre l'abuso dello strumento fatto recentemente: colpire gli individui (e.g. stesso individuo non puo' presentare piu' di un quesito ogni 50 anni), alzare i requisiti iniziali (facendo attenzione pero' a non renderli troppo elevati) etc. Ma il quorum no, e' una protezione costituzionale e come tale va mantenuta.
I quorum mancati sono l'ennesima colpa di un ceto politico "scollato" dagli umori del paese: un effetto, non una causa.