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sabato 8 agosto 2009

L'assistenzialismo neoliberista (e chi lo paga)


"A casa! Pago io!"

Su una vecchia copia della Stampa, spiegazzata dal vento della spiaggia, che sa di sabbia e crema solare, trovo la seguente:

Il ministero dell'Istruzione firmerà oggi una convenzione con l'Inps che permetterà l'anno prossimo a sedicimila docenti precari e ad altre migliaia di lavoratori non di ruolo della scuola (amministrativi, tecnici ed ausiliari), che dal 1° settembre rimarranno disoccupati a seguito dei tagli agli organici decisi dal governo, di percepire mensilmente una cifra vicina alla metà dello stipendio.


È un trafiletto nascosto a pag. 20 – per carità, si capisce che in quel mercoledì le confidenze di Barbara B., l'Afganistan, perfino le polemiche sull'Unità d'Italia risultassero più interessanti – però in queste poche righe si parla di:

1) sedicimila docenti + “altre migliaia” di persone disoccupate a partire dal primo settembre; la cosa non vi spaventa? neanche un po'? Passate allora alla numero 2

2) sedicimila ex docenti + “altre migliaia” di persone che, a partire dal primo settembre, continueranno a percepire metà stipendio senza più fare niente. Ehi, se non vi spaventa questo, passate pure alle polemiche sull'Unità d'Italia.

La cifra rivede all'eccesso – e che eccesso – le stime dei sindacati sui massicci tagli all'organico.
Allo stesso tempo offre una sponda a chi non aveva voluto credere a misure così drastiche: eh, via, siamo in Italia, vedrete che tutto si sistema. In effetti metà dello stipendio è meglio che niente. Per fare niente, poi, è quasi meglio che uno stipendio intero. Se si considera che i sedicimila in esubero sono per la maggior parte donne; che le donne sono per la maggior parte coniugate, per la maggior parte con un coniuge che guadagna un po' di più (non è difficile guadagnare un po' di più di un docente), è facile immaginare che qualche migliaio tirerà semplicemente i remi in barca, si metterà a ricamare le tende della camera dei bambini, e non verrà più conteggiato nelle statistiche sulla disoccupazione. Sì, ma a che prezzo? Quasi metà dello stipendio attuale, vogliamo dire 700 euro? Anche meno. Per quanto tempo? Dal trafiletto non è chiaro, ma sembra di capire che si vorrebbe mandarle avanti fino all'età pensionabile (ricordo sempre che stiamo parlando di “precari” di lungo corso, gente che faceva “supplenze annuali” da decenni).

Non tutti/e si rassegneranno. Alcuni/e semplicemente non possono: in alcune regioni d'Italia, se hai 600 euro e non hai un partner o una famiglia paziente, sei sotto la soglia di sussistenza. Quindi si metteranno a trovare un altro lavoro. Magari l'hanno già cercato e trovato. A questo punto cosa succede, devono rinunciare ai 600 euro? Teoricamente magari sì, ma tecnicamente sarà difficile. In ogni caso è un bell'incentivo a trovarsi impieghi in nero: non devi niente a nessuno e se ti va bene porti a casa due stipendi – via, diciamo uno stipendio e mezzo. Comunque meglio di prima, e senza più collegi docenti. Non dico che li invidio, anche se un po'... ma non è di questo che volevo parlare.

Volevo semplicemente far notare che sedicimila mezzi stipendi sono tanti. Se l'aritmetica mi assiste, direi che sono l'equivalente di ottomila stipendi interi. E che quindi in qualche modo i tagli agli organici potevano essere un po' meno draconiani – per esempio alle medie avremmo potuto avere più insegnanti di italiano, su dieci e non su nove ore; avremmo potuto avere più insegnanti di sostegno. Non saremmo stati più costretti a guarire all'improvviso migliaia di ragazzini che fino all'anno scorso erano certificati per disturbi all'apprendimento, mentre da settembre risulteranno uguali agli altri perché mancavano i soldi – no, i soldi c'erano. Ce n'erano evidentemente abbastanza per mantenere 8000 docenti in più a scuola. Ma non abbiamo voluto usarli così. Abbiamo preferito usarli per mantenere 16.000 persone a casa.

L'anno prossimo faremo i salti mortali per tenere insieme classi di 30 persone, mentre sedicimila colleghi che avrebbero potuto aiutarci staranno a casa con l'obolo del contribuente. Cosa pensare di un governo così. Che mette insieme il peggio del Nord efficientista (“A casa i pelandroni”) col peggio del Sud assistenzialista (“Sì, però a casa con stipendio ferie e contributi”). Un compatto muro di gelatina, altro che Thatcher. Poi però, se ci pensi bene, ai tempi della Thatcher gli inglesi erano tutti in fila a prendere il sussidio, e quindi forse l'ipocrisia neoliberista non è uno di quei strani prodotti doc italiani.

Ma insomma capisci che il punto non è risparmiare soldi: anzi in certi casi il governo è anche pronto a spenderli, i soldi. Se può servire in qualche modo a peggiorare le cose.

9 commenti:

  1. È il genere di cose che mi ha convertito al liberismo estremo (quello vero, però).

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  2. La notizia dovrebbe essere questa:

    http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/modules.php?name=News&file=article&sid=23543

    Grazie Leonardo, sei un grande (altro che Repubblica e altro giornalismo d'inchiesta).

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  3. Da quanto ho letto in giro, si tratta dell'estensione (triennale, mica fino alla pensione) dell'indennita' di disoccupazione al settore scuola; in alcune regioni si prevede di utilizzare questi lavoratori per iniziative di sostegno all'obbligo scolastico, etc. (chiamiamoli 'lavori socialmente utili').
    A me pare di ricordare che _tutte_ le ristrutturazioni di una certa importanza, in Italia, abbiano visto l'intervento pubblico attraverso gli ammortizzatori sociali.
    Oh, ma se si preferisce che i precari della scuola, quando perdono il lavoro, finiscano direttamente col culo per terra, basta dirlo.

    tibi

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  4. però, non c'è male!
    http://oneenergydream.blogspot.com/

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  5. Il problema e' che gli insegnanti in Italia, in rapporto al numero di studenti, sono troppi.

    La causa di tutto questo e' il fatto che in Italia non si possa licenziare nessuno: di fronte alle migliaia di precari che meriterebbero un posto fisso, ci sono sotto gli occhi di tutti altre migliaia d'insegnanti nullafacenti parassiti fannulloni, che andrebbero licenziati con un calcio nel sedere.

    Purtroppo pero' la mentalita' italo-sovietica vede il licenziamento in ogni caso come un crimine peggiore dell'omicidio, e quindi se il sistema deve scegliere tra avere studenti ignoranti mantenendo dei parassiti oppure fare qualche licenziamento, preferisce la prima ipotesi.

    E' ora di sdoganare il concetto di licenziamento: esistono molti casi in cui il licenziamento e' giusto e necessario.

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  6. Scusa Leonardo se ti maltratto i fan, ma davanti a chi parla di scuola solo perchè ha fatto lo studente e vorrebbe vendicarsi dei prof ignoranti, mi incazzo!! La mentalità sovietica sarebbe quella di chi ha deciso di dare il mezzo stipendio, quindi di questo governo? Perchè la cosa non mi torna? Stai a vedere che proprio in questo caso il governo Berlusconi è ostaggio dei sindacati, notoriamente tutti sovietici, e ai quali sbatte in faccia la porta da mesi su tutto ciò che riguarda la scuola nel merito della qualità!! Resta sempre il fatto che il licenziamento dei lavoratori Alitalia è sembrato all'Italia intera un crimine peggio dell'omicidio...e qui i numeri sono un po' più alti; però i prof, si sa, sono quelli che non sanno fare niente, quindi un altro lavoro qualunque lo troveranno, no? Perchè tanto mica hanno investito in una formazione specifica per fare i docenti, no? Molti no, ma lo sapete che questo governo ha chiuso di botto anche le scuole di specializzazione per l'insegnamento? E senza, ovviamente, aevr pensato a come sostituirle! Quelle scuole non funzionavano bene? Non secondo la mia esperienza, ma forse era meglio ragionarci su, prima, o no?

    C'è un piccolo problema riguardo al rapporto numero alunni/insegnanti su cui tutti i qualunquisti al bar ora sono esperti solo perchè ce l'hanno raccontato in tv tutto l'autunno scorso: il problema è che nessuno dice mai che quel rapporto comprende anche insegnanti di religione e sostegno che nel resto d'europa non esistono. Ma magari la Gelmini avesse trovato il modo di licenziare tutti i miei colleghi che non si formano da anni, che odiano i ragazzini (per primi quelli che hanno bisogno), che non sanno niente di didattica, anzi: ti sfottono se ne parli!! Ma ancora devo sentir dire da chi a scuola c'è stato solo da studente come funzionano le cose e che il solo problema della scuola italian sono i numeri?!?! I bambini non sono numeri! E questo esperto di rapporto alunni insegnanti, sa forse se assieme al presunto adeguamento del medesimo il Ministero ha previsto anche di aumentare la cubatura delle aule? Perchè i muri non si spostano così facilmente e le nostre aule sono già oggi delle prigioni!
    Purtroppo quello che ormai è sdoganato alla grande è che la scuola non è più un valore perchè non ha un mandato educativo chiaro da parte della società, non è più un diritto perchè non è sentita come un bisogno dalle classi sociali più basse: la tv ha convinto tutti che non esistono più le classi sociali e che la realizzazione personale passa attraverso l'esteriorità, quindi la scuola è solo un obbligo da sfangare come viene.
    Non lo sanno, i qualunquisti del bar, che con la scuola sempre più povera di soldi(per realizzare progetti e metodologie innovative) e di ore (tempo per sedimentare l'apprendimento con la pratica) restiamo ulteriormente indietro rispetto a direttive europee che parlano di qualità a livelli che la maggior parte dei miei colleghi nemmeno saprebbe interpretare. Era ora di iniettare palate di soldi sulla scuola pubblica, per uscire da un'arretratezza di metodi e ambienti che fa spavento. L'idea che il governo sta rimasticando da un anno è: la scuola non funzione bene, per migliorarla le tagliamo le risorse. I docenti e gli studenti erano già allo sbando, figuriamoci se questo si risolve tagliando le ore!! E' così difficile cogliere l'assurdità di questa idea?
    Nemmeno ve lo immaginate, da fuori,le conseguenze gravissime che questa stangata avrà sui ragazzi del prossimo decennio! Ma le vedrete, le vedremo quando sarà ora.
    Con pessimismo, ma da informata dei fatti!
    Daniela

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  7. Da genitore che frequenta il Consiglio di Istituto delle proprie figlie e con amici e parenti insegnanti quoto in tutto il precedente commento.
    E aggiungo che l'approccio alla scuola di questo cavolo di governo è lo stesso a tutti gli altri argomenti: approssimato, semplificatorio e peggiorativo. Un disastro insomma.
    Complimenti per il blog

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  8. Lungi dall'essere una fesseria, la proposta di lasciare a casa un ventimila insegnanti e affini, pagandoli meta' stipendio, mi sembra un colpo di genio, che neanche la Baronessa nei suoi giorni migliori...

    Pensateci, in un colpo solo ci si libera di migliaia di dipendenti pubblici fra i meno produttivi e i piu' rognosi, sindacalmente parlando.

    Difficilmente la scuola italiana ne risentira', ne' potra' far peggio di adesso (vedi classifiche PISA, dove forse ci superera' anche il Balucistan, ma per come stiamo messi non ci verserei copiose lacrime).

    Tempo un paio d'anni si potra' ulteriormente dimezzarre il sussidio o abolirlo del tutto, tanto, essendo i 20000 ormai fuori dal giro, non potran scioperare ne', immagino, riceveranno la solidarieta' degli ex-colleghi rimasti a lavorare (sic).

    A pensarci ancor meglio, si potrebbe applicare questo schema a tutto il pubblico impiego, magari facendo concessioni ancor piu' sostanziose, tipo: "te ne stai a casa e prendi l'80% dello stipendio per X anni e puoi anche affiancarci un altro lavoro."

    Il trade-off sarebbe comunque positivo.

    Vediamo perche'.

    Partiamo da un dato di fatto: il 50% dei dipendenti della PA non produce nulla, credo siamo tutti d'accordo su questo.

    Si procede quindi cosi'.

    Si individua questo 50% (tutti quelli con repubblica.it o leonardo.blogspot.it nei bookmark del browser dovrebbero rappresentare un buon campione di partenza).

    Gli si offre il pacchetto di cui sopra, eventualmente con l'aggiunta, per i piu' riottosi, di un sacchetto di cancelleria a scelta da portare a casa.

    Si comincia a godere dei benefici e delle esternalita' positive di tale scelta.
    Vediamoli nel dettaglio:

    1. 20% di risparmio immediato su salari e pensioni;

    2. Meno uffici da costruire e mantenere;

    3. Riduzione spese per materiali di consumo (cialde caffe' e carta igienica soprattutto);

    4. Sistema informatico meno intasato da connessioni a Facebook e piu' banda a disposizione dei servizi per gli utenti;

    5. Meno traffico auto e relativo inquinamento nelle zone degli uffici; piu' posti a sedere sui mezzi pubblici e posti liberi nei parcheggi dei centri commerciali;

    6. Aumento di occupazione produttiva (eventualmente anche in nero, ma comunque conteggiata nel PIL) nei settori dove la professionalita' degli ex dipendenti pubblici e' piu' richiesta (raccolta vegetali da consumo, sorveglianza parcheggi in via di regolarizzazione, logistica carico/scarico ai mercati generali);

    7. Ma, soprattutto, progressiva riduzione del carico burocratico sui cittadini (non potendo piu' produrre e processare un 50% di pratiche inutili e non volendo fronteggiare l'ira degli utenti per i crescenti ritardi, le amministrazioni nazionali e locali dovranno ridurre il numero di leggi e leggine ridondanti e degli adempimenti ad esse correlate).

    Il tutto a fronte di zero perdite, se non quelle di baristi, ristoratori e ricevitorie nelle adiacenze degli uffici (poca cosa e, comunque, gli ex PA andranno al bar sotto casa per capuccio e brioche).

    Anche in questo caso, dopo un paio d'anni, il governo di turno potrebbe dire: "Visto che, rimuovendo il 50% dei dipendenti, la nostra PA non solo non ne ha risentito, ma, anzi, ha nettamente migliorato la propria efficienza con larga soddisfazione dei cittadini utenti, riteniamo di ridurre del 70% il sussidio agli ex PA, anche per senso di equita' e giustizia nei confronti dei dipendenti pubblici rimasti al lavoro (sic). Con questi risparmi verra' finanziato il ponte fra Civitavecchia e Porto Cervo e tre edizioni del Grande Fratello".

    Applausi e rielezione assicurata.

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