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lunedì 18 ottobre 2010

Silvio is my Co-poster

Finché non arriva quella domenica uggiosa, hai presente? In cui  non mi viene in mente assolutamente niente da scrivere. Fortuna che ho un ghost writer di lusso.


Ho una teoria #45: come salvare l'Italia me l'ha scritta Lui. Chi meglio di Lui, del resto. Andate a commentarlo qui, magari vi risponde.

Buongiorno. Oggi non è Leonardo che scrive. Oggi ci sono io, Silvio Berlusconi, anche se non ci crederete mai.
Fa lo stesso. Come qualcuno di voi già sa, possiedo tutte le password di Leonardo – in realtà possiedo tutte le password di tutti i blog italiani (anche se gli altri non li leggo mai), così come possiedo tutta l’Italia, direttamente o no – prima ve ne farete una ragione meglio è. Ogni tanto dunque entro nel suo blog e scrivo un pezzo io, è un po’ come telefonare in un programma in diretta, salvo che non potete interrompermi con la vostra maleducazione. (Scherzo. No, sul serio. A me l’Unità non dispiace. Sapete cosa non posso sopportare? Il Giornale. Non si legge più, parla solo di metrature a Montecarlo, eccitante come l’ufficio del catasto. E poi quel Feltri è insopportabile, mi costa una cifra e mi rende pochissimo. Del resto le sta provando tutte per farsi silurare, pensa solo alla sua liquidazione).

Volevo un po’ spiegarvi cosa sta succedendo in questi giorni, visto che sui giornali (miei) e in tv (mia) si parla solo di quella povera ragazzina. Dunque, giovedì Tremonti ha portato la finanziaria in Consiglio dei Ministri. In pratica – come ha fatto notare il vostro direttore - non c’è un soldo. Non c’è un soldo per la cultura e per il turismo, e meno male: voi li dareste, i vostri soldi, a dei ministri così? Ne ho una che confonde la Apple con un motore di ricerca - adesso, onestamente: voi a una tipa del genere mettereste in mano un vero budget? Non c’è un soldo per pagare gli alloggi dei terremotati abruzzesi. Non c’è un soldo per la scuola, non uno per la ricerca, non uno per l’università: non c’è proprio il becco di un quattrino. Del resto, che volete farci: c’è la crisi e ho tagliato le tasse ai ricchi… Non solo, ma il movimento che fonderò nei prossimi mesi sarà proprio imperniato sul concetto "tagliamo altre tasse ad altri ricchi" – è una cosa che il mio staff sta copiando dall’America, lì c’è una tardona, tale Sarah Palin che a me francamente non dice niente (un ventina d’anni fa, magari), però pare stia facendo uno sfracello con questa idea innovativa di tasse=brutto.

Ora, naturalmente i sindacati non sono contenti. Ci mancherebbe altro. Ma quello non m’impensierisce: tanto sui giornali (miei) e in tv (mia) fanno più rumore due uova sulla sede della Cisl che una manifestazione confederale, quindi lascia pure che manifestino, che sfilino, che si sfoghino. Quello che mi dà fastidio è che non siano contenti neanche gli industriali. Ecco, da loro mi aspetterei più simpatia, più comprensione. Dal mio primo governo a oggi, tutto quello che potevo fare per loro l’ho fatto. Aiuti, sgravi, incentivi, voglio dire, ho perfino depenalizzato il falso in bilancio, cosa si può chiedere di più?

No, niente da fare, loro chiedono di più. Non sono soltanto incontentabili. Sono anche ottusi. Hanno questo pallino dell’"Innovazione". Secondo loro io, pardon, il governo, dovrei incentivare "la Ricerca". Secondo loro addirittura l’Italia starebbe perdendo il tram della competitività mondiale, perché io non spendo neanche un soldo in "Ricerca", in "Innovazione", e anzi, ce la sto mettendo tutta per distruggere il sistema scolastico e universitario italiano.

Ecco, lasciatemi sfogare. Questi non hanno capito niente. Ma proprio niente: dell’Italia e del mondo. Sono padroncini viziati col cervello pieno di fuffa. Hanno queste fantasie, questi sogni ad occhi aperti in cui l’Italia per miracolo dovrebbe diventare una piccola nazione innovativa, un popolo di ingegneri e ricercatori, una specie di Israele ma grande cento volte tanto, una Silicon Valley che parte a Bolzano e finisce a Siracusa, ma dico io, ma che film vi fate? Ma lo leggete qualche libro ogni tanto? Non so, a caso, "Gomorra"? (Tra l’altro, l’ho pubblicato io). Lo sapete qual è il vero futuro dell’Italia?

No, non lo sapete. Va bene, ve lo spiego (tutto a me, mi tocca fare). Il futuro dell’Italia è nelle vele di Secondigliano, il primo mercato europeo della cocaina. Il futuro della nostra impresa è negli scantinati di Caserta, dove c’è una manodopera senza tutele e diritti che finalmente può essere competitiva coi cinesi. Qualcosa di cui andare orgogliosi. Il futuro dell’Italia è nel terzo mondo! Solo nel terzo mondo possiamo esprimerci al meglio per quello che siamo: una nazione mediterranea, solare, di gente che sgobba per un tozzo di pane ma col sorriso sempre sulle labbra (finché non vi cascano i denti – dovremo tagliare seriamente la sanità prima o poi).

Non solo è la strategia più redditizia, ma è anche l’unica concretamente realizzabile nel medio termine. Siamo in sessanta milioni, e siamo in crisi strutturale. Non possiamo ragionevolmente puntare su ricerca e innovazione – anzi, chi studia troppo è meglio che se ne vada via, e lasci il posto a qualche immigrato pronto a raccogliere dei bei pomodori tossici per un salario di fame. Tutto questo è limpido, chiaro, a chiunque sia in grado di leggere i giornali (quelli che non parlano della Scazzi o dei garage di Montecarlo). Insomma, credo che gli industriali dovrebbero capirlo.

E invece no. Osano dire che io non ho un progetto, che io ho una visione. Io ho sempre avuto un progetto concreto e chiarissimo, sin dalle mie prime mosse nel mercato televisivo: il regresso. In Italia negli anni Ottanta c’era una classe media che stava prendendo forma, che cominciava a maturare un senso critico nei confronti dei suoi governanti: poi sono arrivato io coi miei circenses, e ho fatto tutto quello che potevo per riconvertirla in plebe. Dove c’erano i film ho messo le telenovele, dove c’era Quark ho fatto mettere Voyager e Mystero con tutte le loro scemenze irrazionali. Ho fatto di tutto per far crescere i figli dei vostri operai come scimmioni ignoranti, ora il minimo che mi aspetterei è un grazie. Scusate lo sfogo. Con affetto, SB. (Mi trovate a volte anche su http://leonardo.blogspot.com)