(Domani Wikipedia compie dieci anni. Classe di ferro).
Il cervellone
Mi fa paura pensarci, ma più della metà della mia vita l'ho trascorsa senza sapere cosa fosse internet.
I computer invece no, ho sempre saputo che esistevano e che sarebbero diventati sempre più potenti. Ma ecco, da bambino avevo un'idea piuttosto sfasata. I chip erano già in circolazione, ma io ancora pensavo ai calcolatori dei vecchi film, quelle stanze piene di valvole roventi che estraevano radici cubiche in pochi minuti, incredibili. I cervelli elettronici, giuro che li chiamavamo tutti così. E pensavamo che rispondessero alle domande. Non scherzo: l'idea era che l'uomo accendesse un pulsante, facesse una domanda (a voce, o con una scheda perforata, ma questi erano dettagli), ad esempio, “Quanto è alto il Monte Bianco?”, e lui dopo un po' avrebbe risposto: “4810 metri”, perché i cervelloni avrebbero saputo tutto. Come Hal 9000: lo accendi, lui ti saluta, chiede se può esserti utile, ti propone una partita a scacchi, congiura alle tue spalle, eccetera: l'idea che avevo del computer da bambino era questa. No, grazie, Hal, niente scacchi, ma mi potresti fare questi problemi di geometria per domani?
La rabbia di appartenere all'ultima generazione che i compiti doveva farseli senza ausilio di un cervellone positronico svanì d'incanto non appena ebbi tra le mani un vero “computer”. Perché un bel giorno arrivarono nelle case, ed erano oggetti ben diversi da come ce li eravamo immaginati. Molto meno grossi, grazie al cielo. In compenso, assolutamente stupidi. Quando spiego ai miei alunni che alla loro età – tredici anni – possedevo un computer con ben otto kilobyte di memoria fissa, mi guardano come si guarderebbe uno scriba egizio del Medio Regno. Ma il vero choc culturale fu scoprire che anche quegli 8 Kb erano vuoti. Non ti vendevano un enciclopedia, per quanto minuscola. Ti vendevano un contenitore vuoto, un oggetto che appena acceso conosceva solo qualche nozione di aritmetica, in pratica una grossa calcolatrice che non aveva la più pallida idea di cosa fosse il Monte Bianco. Svanita la speranza di usarlo per i compiti, il computer diventava un oggetto affascinante proprio in quanto stupido. Ci potevi giocare, in vari modi, e (nel giro di una decina d'anni) saresti anche riuscito a lavorarci. Ma sarebbe sempre rimasto l'amico stupido con cui dialogare in Basic, che sa risolvere i logaritmi ma non ha la minima idea di cosa sia l'Egitto. Per molti anni non ho più pensato che il computer fosse un oggetto a cui chiedere le cose.
Vent'anni dopo è successa una cosa straordinaria. Mi hanno montato una lavagna interattiva in una classe, e ora possiamo andare su internet quando vogliamo. Qualsiasi domanda ci venga in mente... tu digiti, e in pochi secondi internet ti risponde. I ragazzi ci si abituano subito, del resto la maggior parte ha già internet in casa, e le ricerchine le sanno fare, anche solo per trovare le specifiche di un videogioco. E così mi sono reso conto di una cosa.
Oggi i computer assomigliano molto di meno a quegli scatoloni vuoti che ho cominciato a usare alle medie, e molto di più a quei cervelloni che sognavo da bambino. Guarda il modo in cui li usano i ragazzi: fanno domande, e il computer risponde. Ovvero no, in realtà a rispondere è Internet, attraverso google e wikipedia. Ma per il bambino che ero trent'anni fa tutti questi sarebbero dettagli incomprensibili; l'essenziale è che il computer, oggi, è un tizio coltissimo che se gli chiedi una cosa – mediante tastiera – ad esempio “Quanto è alto il Monte Bianco?” – ci mette pochi secondi a rispondere: “4810 metri”. Proprio come Hal 9000.
La cosa che non mi sarei aspettato, da bambino, è il modo in cui i computer hanno compiuto questa evoluzione. Mi sarei aspettato un progresso tecnologico: valvole sempre più efficaci, bobine sempre più veloci... a un certo punto avremmo dato da mangiare a un cervellone più grande degli altri l'intero scibile umano sotto forma di schede perforate e... voilà, il Cervellone avrebbe saputo tutto. Mi sembrava logico che sarebbe andata a finire così. E invece le cose hanno preso una via inattesa. All'inizio c'era Internet, una rete di contenuti buttati un po' qua e un po' là, scarti di tesi di laurea e vecchi archivi di forum, informazioni generalmente scadenti che oscillavano per il mondo in modo browniano, e persino Google molto spesso non era in grado di trovarti un granché, per il semplice motivo che in rete – malgrado tutte le chiacchiere che se ne facevano su libri e riviste specializzate – non c'era ancora un granché. Fino al 2000, più o meno.
Eppure in un qualche modo Internet non era tutta lì. Essa comprendeva anche i suoi utenti: non era un'intelligenza artificiale, ma un'intelligenza collettiva, metà carne metà html (cyborg, si diceva in quegli anni). Ecco, io credo che il momento decisivo è stato quello in cui questa intelligenza collettiva, ancora non molto intelligente e non molto collettiva, ha preso atto della sua pochezza e... ha cominciato a fare delle domande all'utente. In pratica, il momento in cui ha creato wikipedia. Wikipedia era il posto dove il signor Internet ammetteva di non saperne abbastanza, e ti chiedeva aiuto. Pensateci, forse il test di Turing lo ha passato in quel momento in cui gli abbiamo fatto una domanda (“Quanto è alto il Monte Bianco?”) e lui ha risposto con una domanda ('Non lo so, dimmelo tu per favore'). Una rivoluzione copernicana. Abbiamo smesso di pensare a Internet come a un libro stampato e abbiamo cominciato a considerarlo un libro da scrivere, una creatura da crescere, qualcosa a cui insegnare le cose.
Wiki è stato il momento, è stato il luogo in cui il signor Internet ha scoperto di non sapere, e ha fatto il primo passo giusto verso la conoscenza di sé e degli altri. Oggi, se chiedi quand'è alto il Monte Bianco, Internet attraverso Wikipedia ti dice: 'Mi risulta che sia alto 4810 m., ma non posso esserne certo; per favore, se la sai più lunga di me, correggimi. Non chiedo di meglio'(*). Hal 9000 era molto più spocchioso. Poi certo, anche l'ibrido collettivo che chiamiamo Internet, ma più precisamente Wikipedia, ha i suoi difetti. Tutti i difetti umani dei suoi utenti (pignoleria, superficialità, ignoranza, spocchia, ecc. ecc. ecc.), più i difetti dei computer. Però è la più grande creatura che abbiamo visto nascere. Ha solo dieci anni e forse sa già più cose delle enciclopedie vere. È un gigante buono che è disponibile a raccontarti qualsiasi cosa, ci puoi passare le serate. E ogni volta che commette un errore di ortografia, tu glielo correggi e lui ti ringrazia. Questa ultima cosa fa impazzire i ragazzini a scuola. Non importa di cosa stiamo parlando: ogni volta che troviamo un errore di ortografia, lo correggiamo in diretta. E così scopriamo che sbagliare è umano, perché sbaglia anche la creatura più umana di tutte, che è Wikipedia. Ma allo stesso tempo, sbagliare è inammissibile, sbagliare è pericoloso: tutto quello che Wikipedia ci dice potrebbe essere falso. Potrebbe essere il brutto scherzo di un'altra classe dall'altra parte del mondo, che ha tolto un migliaio di metri al Monte Bianco a maggior gloria delle vette del Caucaso. Non bisogna fidarsi ciecamente di nessuno, neanche del famoso cervello elettronico, perché in fondo che ne sa lui? Solo quello che gli abbiamo detto noi.
Insomma, caro me stesso bambino del passato, è andata più o meno come te l'immaginavi. Adesso in classe abbiamo un cervellone elettronico che risponde alle domande. Sì, a volte ti fa anche i problemi. Ma a volte li sbaglia, insomma, non ti puoi mai fidare.
(*) In realtà oggi ti dice: “ Al di sotto della calotta sommitale, sotto una coltre di ghiaccio e di neve spessa dai 16 ai 23 m, a quota 4.792 m si trova la cima rocciosa, spostata di 40 m circa più ad ovest rispetto alla vetta stessa. Nell'agosto del 1986 la misurazione ortometrica rilevata tramite satellite risultava di 4.804,4 m. Successivamente l'altezza ufficiale è stata per lungo tempo 4.807 m, per poi passare nel 2001 a 4.810,40 m; nel 2003 a 4.808,45; nel 2005 fu di 4.808,75; nel 2007 a 4.810,90 e nell'ultima misurazione nel settembre 2009 a 4.810,45 m [5]."
"Ma sarebbe sempre rimasto l'amico stupido, il fratellino autistico con cui dialogare in Basic"
RispondiEliminaComplimenti per il pregiudizio nei confronti degli autistici. Da oggi smetto di leggerti.
Angelo, papa' di un fratellino autistico che probabilmente e' piu' sensibile e intelligente di te.
Mi dispiace se ho offeso qualcuno. Ho tolto il passaggio. Sto scrivendo troppo e troppo in fretta ultimamente.
RispondiEliminaLeonardo, ma sei sicuro che si faccia così? Che sia giusto lasciarsi portar via un aggettivo che, per quanto riferito a una terribile condizione umana per chi la vive direttamente e in prossimità, può e deve avere utilizzi metaforici, qual era _evidentemente_ il tuo? Mia madre era epilettica, ma se io smettessi di frequentare tutti quelli che una volta nella vita hanno detto "Cioè, cazzo, adesso non farti venire una crisi epilettica" non avrei più neanche un amico. Lo dico anch'io, figurarsi...
RispondiEliminaSei disposto a considerare l'ipotesi che nel tuo passaggio non ci fosse proprio niente di male, e che Angelo invece, per via della sua situazione, abbia la pelle un po' troppo fina?
Sono d'accordo con IZ, a me è morto il padre il giorno di Natale, cosa devo fare, trollare mezza internet?
RispondiEliminaPosso capire la stizza di chi vede usato "stupido" e "autistico" nella stessa frase, ma in realtà trovo il termine autistico molto azzeccato per i computer: Sono intelligenti, ma in maniera diversa da te, capaci di comunicare, ma sei TU che devi imparare il loro linguaggio, hanno un sacco di cose da insegnarti, eppure puoi passare la vita a sbeffeggiarli come un cretino, e probabilmente non ti diranno mai nulla...
Dopodichè, "hai detto cacca non ti faccio più mio amico" non è una soluzione accettabile, la permalosità va combattuta, non espressa gratuitamente!
Hal non congiurava alle spalle degli uomini. Eseguiva solo le loro istruzioni.
RispondiEliminaMi pare che la frase contestata non intendesse essere offensiva, ma la sua costruzione purtroppo l'ha fatta diventare offensiva per qualcuno. Mi sembra civile l'atteggiamento di eliminarla, senza entrare in polemiche.
RispondiEliminaEro passato di qua per cancellare/chiedere di cancellare il mio commento, visto che Leonardo ha eliminato l'espressione "incriminata" -- e che non vorrei mantenere una polemica che non aveva piu' ragione di restar viva. Dato che c'e' stato dibattito -- e che la mia posizione appare "ipersensibile", provo a spiegarmi, sperando di evitare il flame.
RispondiEliminaSono anni che non e' piu' socialmente accettabile dare di "mongoloide" a chi fa qualcosa di poco intelligente. Anche il meno offensivo "Down" sarebbe considerato insultante per le persone con trisomia 21, piu' che per chi si e' comportato da idiota. Perche' per l'autismo ci deve essere meno rispetto di cosi'?
Aggiungo: gli impieghi metaforici di un termine come "autistico" contribuiscono a diffondere pregiudizi sull'autismo, a perpetuare idee che non hanno fondamento nella realta'. E poi con quei pregiudizi e quelle idee mio figlio deve convivere, perche' la gente conosce molto piu' il senso metaforico del termine che la realta' concreta che gli sta dietro.
Per questo continuo ad arrabbiarmi, a puntualizzare, a polemizzare. Proprio perche' quelli come mio figlio "puoi passare la vita a sbeffeggiarli come un cretino, e probabilmente non ti diranno mai nulla...". Allora parlo io per lui, per loro.
Volevo segnalare che il percorso di avvicinamento ad HAL sta proseguendo, nel corso del prossimo mese si terrà una sfida uomo-macchina basata su un gioco di domande (Jeopardy). Servirà a coronare una progetto di ricerca di IBM (e a farsi un po' di pubblicità) riprendendo in parte le modalità della sfida tra Kasparov e DeepBlue.
RispondiEliminaQuesta volta il computer affronterà i due massimi campioni statunitensi di Jeopardy (2 contro 1!).
Qui c'é una spiegazione:
http://www.youtube.com/watch?v=_1c7s7-3fXI
Qui c'é il video dei match di riscaldamento con cui stanno preparando lo show finale:
http://www.youtube.com/watch?v=12rNbGf2Wwo
La ricerca delle informazioni prima di Internet e di Google era una componente dell'apprendimento sulla quale eravamo pure valutati. Con la lavagna interattiva oggi questo non accade più?
RispondiEliminaNon è tanto la lavagna interattiva, quanto internet, ovviamente, ad aver cambiato le carte in tavola. Oggi reperire le informazioni è più semplice, e quindi bisognerebbe valutare maggiormente la capacità di rielaborarle in modo autonomo (per dire, alle medie è inutile assegnare "ricerche", perché quelli ti stampano semplicemente una voce di wikipedia e sono convinti di aver studiato).
RispondiEliminaPer quanto riguarda la frase offensiva, rileggendola dopo qualche ora l'avevo trovata anch'io offensiva (il problema è sempre riuscire a rileggersi un po' a distanza, perché uno alla fine getta le parole un po' a casaccio nel tentativo di azzeccare quella giusta). E poi se scrivo un pezzo che si intitola "se sbaglio modificami", il minimo che si possa fare è modificarlo appena qualcuno trova uno sbaglio.
RispondiEliminaSempre più umano, anche più di Hal, in questo senso.
RispondiEliminaGrande Leonardo.
RispondiEliminaIn ossequio al titolo: "Non ti vendevano un enciclopedia" difetta di un apostrofo
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