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domenica 7 agosto 2011

Non nominare l'omeopata invano

Come probabilmente sapete, in questo piccolo mondo che è il Www, ci sono delle regole scritte e non scritte. La prima probabilmente è: puoi parlare di tutto, ma proprio di tutto, ma lascia stare le aziende farmaceutiche. Lasciale stare e nessuno ti farà male. Perlomeno, fino al mese scorso.


Poi è arrivato Blogzero. Sull'Unità.it è on line Primo: non parlerai di farmaci e omeopatia (H1t#84), che si commenta là speriamo come al solito bene.

(Le ventuno notti proseguono domani. Nel caso che qualcuno fosse in pensiero, eh).

Dopo aver letto che che la prima pagina web è andata on line più o meno vent'anni fa, ho cercato di ricordare quando ne ho sentito parlare per la prima volta. Dev'essere successo abbastanza tardi, forse addirittura nel 1994 (per dire, Berlusconi era già al governo). Io a quel tempo ovviamente scrivevo già, su molti fogli, perlopiù formato A3 piegati quattro volte per formare rivistine studentesche che distribuivo a mano chiedendo a volte pure cinquecento, mille lire in cambio (che vergogna). 

Fu durante una riunione di redazione di una rivista del genere che uno scrittore cyberpunk modenese mi parlò per la prima volta di questa nuova modalità, questo nuovo protocollo, non ricordo bene come lo chiamò, insomma, era qualcosa di totalmente nuovo che di lì a pochissimo ci avrebbe consentito di divulgare le nostre idee “nella rete”, senza più bisogno di fotocopiatrici. La cosa fantastica è che in questa rete si sarebbe potuto parlare di tutto, e nessuno sarebbe stato in grado di censurarci, anche se forse era meglio non parlare di farmaci. Disse proprio così, me lo ricordo: parlare di Berlusconi non sarebbe stato un problema, ma discutere di farmaci aveva messo nei guai un suo conoscente già su usernet, per cui era veramente meglio non parlare di farmaci. 

Sono passati vent'anni, dieci dei quali li ho passati proprio in quella misteriosa rete. Ho scritto un po' di tutto, senza intendermi quasi di niente, e fino a questo momento non ho avuto ancora una sola vera grana legale. Sarà anche questione di fortuna. Sarà che il più delle volte mi riduco a scrivere di Berlusconi, e di Berlusconi si può scrivere veramente di tutto, senza temere conseguenze (sarà difficile spiegarlo ai nostri nipotini, quando gli racconteremo di questi vent'anni di regime). Sarà che ho ancora in mente il consiglio di quel saggio cyberpunk: scrivi quel che ti pare, ma lascia stare le farmaceutiche. 

È un consiglio veramente buono. Proprio in questi giorni leggevo di quello che è successo all'ingegnere informatico Samuele Riva, che su Blogzero aveva pubblicato un bell'articolo sull'omeopatia, smontando per l'ennesima volta i concetti di “memoria dell'acqua” e similari. Non lo si dice mai abbastanza: i farmaci omeopatici (quando sono realmente omeopatici, e non prodotti di erboristeria) sono semplicemente acqua, e hanno le stesse proprietà curative che ha l'acqua (poche: altrimenti ci cureremmo le allergie col rubinetto). Da un punto di vista scientifico questo è difficilmente contestabile, anche se qualche difensore dell'omeopatia ogni tanto ci prova. Riva ha avuto il merito di ribadire il concetto in modo chiaro, e di aver scatenato un'interessante discussione nei commenti. 

Però ha anche avuto la pessima idea di citare un'azienda produttrice di farmaci omeopatici, la Boiron, mostrando addirittura la foto di un loro prodotto, violando così la Prima Direttiva di chiunque voglia scrivere sul World Wide Web: Non Citerai Le Aziende Farmaceutiche! A questo punto si è scomodato addirittura l'amministratore delegato della Boiron, che con una letterina ha chiesto al responsabile di Blogzero non solo di rimuovere la foto del prodotto (cosa tutto sommato comprensibile), ma di eliminare dal blog tutti gli articoli sull'omeopatia firmati da Riva, e di impedirgli l'accesso al blog. 

Com'è andata a finire? Non è ancora finita, ma per ora l'articolo è rimasto al suo posto, anche se la foto e i riferimenti alla Boiron sono spariti. In compenso si è verificato il solito tam-tam che è l'unico vero strumento di autodifesa del www, per cui a dieci giorni dalla diffida già una ventina di siti hanno ripreso la notizia, tra cui blogger affermati come Mantellini eMalvino che hanno coraggiosamente violato la Prima Direttiva. Risultato: un sito sconosciuto ai più come Blogzero ha avuto un record di accessi; Google se n'è accorto, e ora digitando “Boiron” i pezzi critici nei confronti dell'azienda compaiono nella prima pagina dei risultati. Anche sui social network si parla di omeopatia, e non in termini positivi. 

Insomma, con le sue minacce la Boiron sembra essersi impigliata nella Rete, come è già successo a tante altre aziende prima di lei. Tutto questo costituisce una notizia? Pare di no. Perlomeno, non mi risulta che in questi giorni i quotidiani se ne siano accorti. Ok, non è un agosto come gli altri, c'è una crisi mondiale e tutto il resto. Però il piccolo blogger che sfida e (per ora) fa tremare un'azienda farmaceutica poteva pur valere un trafiletto nelle pagine di costume o cultura o quel che è. Ma forse anche i giornali hanno la loro Prima Direttiva... http://leonardo.blogspot.com