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martedì 27 novembre 2012

La timidezza del renziano

Può darsi che i tre milioni di elettori delle primarie del centrosinistra 2012 non siano esattamente gli stessi tre milioni delle primarie del PD 2009; in ogni caso la coincidenza mi sembra il dato più suggestivo. È come se il PD fosse destinato, dalla nascita, a essere il partito delle primarie: anche quando ospita personaggi di altri partiti, il bacino elettorale che mobilita è lo stesso: tre milioni, e stop. Era ragionevole pensare che Vendola portasse qualche centinaia di migliaia di elettori da sinistra; che altri, un po' più difficili da quantificare ne arrivassero dal centro, attirati da Renzi (e da Tabacci...) Pare proprio che non sia andata così. Molti osservatori poi insistono sul fatto che tre milioni sono comunque tanti, nella notte dell'antipolitica. Può darsi. Ma può anche darsi, semplicemente, che alle primarie voti sempre più o meno la stessa gente, che le si chiami primarie "del PD" o di qualcos'altro. Chi si sente un po' di sinistra se c'è un Vendola voterà Vendola; se non c'è abbozzerà e voterà la cosa più di sinistra che trova. Tre anni fa votò probabilmente Bersani, e un po' Marino; stavolta vedremo.

Renzi - che avrebbe più di un motivo per ritenersi soddisfatto - aveva più volte alluso a sondaggi favorevoli, in grado di sovvertire un pronostico che per la verità era abbastanza prevedibile. In particolare i renziani si erano affezionati a un dato - l'affluenza di quattro milioni invece che di tre - su cui hanno insistito a lungo, anche sfidando l'evidenza. Forse si trattava di un semplice ottimismo della volontà. O forse non avevano calcolato lo shy factor, il "fattore timidezza" (continua sull'Unita.it, H1t#155).

Il termine fu coniato negli anni Novanta dai sondaggisti britannici dopo aver sottostimato per l’ennesima volta il risultato elettorale dei Tories. Evidentemente l’elettore-tipo conservatore era più timido dell’elettore laburista, e confessava meno volentieri la sua scelta a chi lo intervistava prima del voto. Si scoprì in seguito che questa ritrosia dell’elettore moderato, lo “shy tory factor”, era comune a molti Paesi occidentali. In Italia nel decennio seguente i sostenitori di Prodi e Veltroni commisero più di una volta l’errore di non calcolare uno “shy berlusconian factor: arrivarono alle elezioni con sondaggi falsati, che non tenevano conto delle intenzioni di voto di molti berlusconiani ‘timidi’, invisibili ai sondaggi ma decisivi nelle urne. Può darsi che un certo tipo di shy factor esista anche a sinistra, e che sia in parte responsabile degli errori commessi dallo staff di Renzi.
Non si tratta semplicemente della timidezza di qualche elettore bersaniano, nel momento in cui votare Bersani può significare per alcuni scegliere l’apparato, la conservazione. Ben più decisiva potrebbe essere stata la timidezza di molti che a detta dei sondaggi sosterrebbero Renzi, al punto di votare magari per lui… in primavera; non però adesso, alle primarie. Per fare le primarie bisogna avventurarsi in sedi di partito, biblioteche, bocciofile e altre botteghe più o meno oscure, dove molti elettori di Renzi hanno diffidenza a entrare. Il che magari è comprensibile, e tuttavia significa che per ora non sono realmente elettori di Renzi, e forse non lo diventeranno mai.
Può darsi che questa timidezza non sia emersa dai sondaggi. Può darsi che ci sia un numero non irrilevante di sostenitori di Renzi che lo sono soltanto al telefono, se qualche sondaggista gli pone la domanda in certi termini: chi voterà, chi voterebbe alle primarie del centrosinistra? Può darsi che a questa dichiarazione di intenti non corrisponda, un po’ troppo spesso, una reale disponibilità a iscriversi alle primarie e poi votare davvero. Questo era così ovvio che i renziani si sono più volte lamentati delle procedure, a detta di molti troppo farraginose, palesemente escogitate per demotivare i timidi. In realtà da quel che ho capito le file non dovrebbero essere state molto più lunghe del solito (nel mio seggio siamo passati dalla mezz’ora di Prodi 2005 ai tre minuti, più rapidi di così non si poteva, a proposito grazie a tutti). Del resto la realtà è l’ultimo dei problemi. Non ha nessuna importanza che le code fossero quasi ovunque cortissime: l’importante è che molti elettori, specie dell’area renziana, si siano convinti che sarebbero state lunghe.
Sul concetto di coda, sui “quindici minuti” che era necessario e indispensabile perdere, Renzi e i suoi collaboratori hanno insistito con un autolesionismo quasi sospetto. Siccome non sono tutti novellini; Renzi per esempio non lo è, e c’è gente che lo è molto meno di lui. È da mesi che si vantano di riuscire ad attirare un elettorato, per così dire, non nativo nel centrosinistra; un elettorato di cui si può ben prevedere la timidezza, la ritrosia: eppure hanno continuato a parlare fino all’ultimo di “quindici minuti” e di code ai seggi, gli argomenti meno adatti a smuovere dal divano un timido sostenitore renziano in un giorno di pioggia (mentre in tv la Ferrari si gioca il mondiale). Se non è stato un colossale errore, e mi sembra offensivo pensarlo, non resta che pensare a tattica già post-elettorale. Forse Renzi e i suoi non si stanno facendo nessuna reale illusione sulle possibilità di giocarsela; forse sono già in cerca di buone scuse per la sconfitta. Perdere per questioni procedurali, quasi per un vizio di forma, è decisamente meglio di perdere perché non si è riusciti a motivare abbastanza il proprio elettorato di riferimento. Che è timido, sì, non è mica un delitto. E forse aspettava soltanto l’input, la motivazione giusta per scattar giù dal divano. Da questo punto di vista il tag #15minuti non era proprio il massimo, diciamo. http://leonardo.blogspot.com

7 commenti:

  1. In fila per votare c'erano i vecchi. Come alle Poste. E non venite a dirmi che le oltre 2 ore di registrazione erano necessarie perchè chiunque sia UN MINIMO aggiornato sullo stato dell'arte della tecnologia sa che si sarebbe potuto fare in tutt'altro modo. Per non parlare della preregistrazione online, del tutto inutile; una civetta. L'organizzazione delle primarie è lo specchio di quello che ci aspetta quando andrà al governo Bersani: un apparato vetuso, conservatore, costretto al compromesso. Che cerca di accontantare un po' tutti, senza accontentare nessuno. Lo status quo dell'Italia.

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  2. in fila per votare c'era un po' di tutto. d'altra parte anche alle elezioni si mette la crocetta su carta e si fa la fila e si tira fuori il documento e la tessera.
    io ho scelto un'ora acconcia e ci ho messo 3 minuti (sia per registrarmi che per votare).
    personalmente sarei favorevole a che votassero tutti quelli che dicano di avere anche una minima propensione a votare centrosinistra, ma senza cambiare le regole in corsa.
    questa cosa di cambiare le regole tra primo e secondo tempo non mi piace proprio. non so, ma l'idea che il prossimo presidente del consiglio (fosse pure per il bene dell'umanità) possa essere disposto a sorvolare o aggiustare certe regole...
    posso capire che se ne chieda un'applicazione seria ma non pedissequa (qualunque cosa voglia dire), però impariamo a rispettarle 'ste cazzo di regole!
    le altre volte un grande scassamento perché questo o quello ha dichiarato di votare più volte e ora ci lamentiamo della farraginosità?
    alla prossima sai che si può fare?
    rompere le palle ai militanti-volontari, parlare con loro, discutere, scassare la minchia, magari dargli pure una mano

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  3. Non capisco perchè si dice che la registrazione on-line era farlocca. Mi sono registrata e, nonostante non avessi prodotto la stampata di registrazione, al seggio avevano già tutti i miei dati. 5 minuti totali per avere il certificato e per votare.

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  4. Chi ha fatto la preregistrazione online ha risparmiato dai 5 ai 30 secondi di coda, a seconda della velocità del volontario nello scrivere nome e cognome su un foglio. Utile.
    Chiaro che se siete andati alle 8:30 di mattina al comune di Sovicille in 5 minuti avete votato.

    A me sembra innegabile che queste primarie sian state impostate ad-hoc per far votare gli stessi che hanno votato nel 2009 e tenere lontani i "pericolosi" altri. Se si vuole contestare l'appartenenza di Renzi, e relativi sostenitori, al PD è un conto (e posso essere daccordo) ma se si vuol dire che le primarie siano REALMENTE una sfida ad armi pari si dice una falsità.

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  5. Penso che #15 minuti è venduto come all-inclusive, dalla discesa dal divano al ritorno sul divano: pacchetto completo per esperienza sensoriale cambia-il-Paese.

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  6. Quindi, se non ho capito male, le regole erano state disegnate su misura per far vincere Bersani, con un'affluenza bassa (si parlava di 1 milione). Poi l'affluenza non è stata bassa, bensì in linea (MOLTO in linea) con le primarie precedenti, ma le regole tagliate su misura per Bersani sono lì ad impedire a masse di renziani che domenica non potevano di intervenire. Intervenire al secondo turno, quello che Bersani si è inventato dal nulla per dare la massima legittimità possibile al vincitore, e che quindi mantiene Renzi in corsa.
    Immagino che questi commentatori siano già pronti a deridere ed accusare Bersani di tafazzismo in caso di vittoria di Renzi al secondo turno (difficile, ma tutt'altro che impossibile). Dimenticando la cosa più semplice: il secondo turno Bersani lo ha istituito per far sì che le primarie fossero il più chiare possibile. Magari lo perderà, ma allora lo perderà perché i sostenitori dell'avversario saranno di più. Mi sembra democratico. Ma sono di parte, vetero-bersaniano.
    Nel frattempo Renzi, non accusando, ci mancherebbe altro, col sorriso sulle labbra (chi abbia almeno un po' frequentato gli oratori sa di che sorriso si parla), ieri da Fazio diceva più o meno che rispetto ai suoi dati gli manca un 4%, che sarebbero 120000 voti, che sono un'enormità. Ma lui non voleva accusare nessuno, eh, mi raccomando.
    Insomma, il nuovo che avanza temo abbia dimenticato in camper alcune semplici regole di rispetto reciproco. Ma con il sorriso sulle labbra, sia chiaro.

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    1. Sono quei sorrisi lì che ci affosseranno definitivamente. RENZI SANTARELLINO SUBITO.

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