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lunedì 18 febbraio 2013

Chi Elio, chi Ingroia

Oggi mi sarei quasi rimesso a scrivere del masochismo un certo tipo di elettore di sinistra che voterà Ingroia anche se sa di ottenere il risultato contrario, ma stavo per annoiarmi da solo. Allora ho pensato che è la stessa cosa se parlo di Sanremo e della giuria di qualità, che si è intestardita a votare Elio col risultato – prevedibile – di far vincere Mengoni. Magari c’erano canzoni più valide, magari si poteva far caso al talento di Annalisa Scarrone, però… però era roba da reality e la giuria di qualità non li guarda, i reality, roba da ragazzini. Si sono impuntati su Elio, che prima dell’arrivo della giuria era ottavo.

Ora lo possiamo dire: Elio, l’incommensurabile Elio, e i suoi meravigliosi compari, non avevano nessuna possibilità di vincere Sanremo. Non avevano i numeri e forse non ne avevano neanche voglia, un Sanremo dopotutto l’hanno vinto già – anche se lo hanno consegnato a Ron. Volevano intrattenere un pubblico più vasto del loro solito da professionisti e artisti di varietà quali sono diventati da parecchi anni; lo hanno fatto alla grande, con quel sovrappiù di perfezionismo che rasenta il grottesco e che non è esattamente per tutti. Su quel palcoscenico dove qualche anno fa si presentò mummificato, cantò un’aria del Barbiere che Bocelli se la sogna, e approfittò monellescamente per urlare “f**a” in mondovisione, Elio è riuscito a stupirci ancora una volta, anzi tre o quattro volte, quasi sempre su una nota sola. Ha fatto il nano, l’obeso, si è divertito con Rocco Siffredi, mentre i musicisti tiravano fuori assoli furiosi da strumenti giocattolo. È stato bravissimo, sono stati bravissimi; ma non avevano nessuna possibilità di vincere il primo premio, e infatti non l’hanno vinto.

Portare una canzone mononota al teatro Ariston era già, in sé, una performance d’arte d’avanguardia. È un po’ la differenza tra guardare un Burri in un museo e appenderselo in camera: abbiamo tutti applaudito l’esperimento, ma alla mattina, mentre aspettiamo l’autobus, difficilmente vorremmo ascoltare la mononota nelle cuffiette. E Sanremo è il festival delle cuffiette, oggi, come era delle radio vent’anni fa. Un conto è dimostrare che anche all’Ariston si può sperimentare e stupire sul serio, un conto è pretendere di imporre la sperimentazione a una nazione di portatori di cuffiette, come ha provato a fare la giuria (continua sull'Unita.it)

Sarebbe bastato far convergere i voti su qualche altra proposta meno estrema e un po’ più cantabile, per intercettare i gusti di qualche bacino di televotanti disposto a mandare un altro sms a mezzanotte. Spazio per compromessi onorevoli ce n’era, ma i giurati di qualità non se ne sono accorti. Avevano deciso di sostenere la nota sola, tutta le cuffiette d’Italia avrebbe dovuto riecheggiare una nota sola? Si fa fatica a crederci.
Più probabilmente, i giurati avevano deciso di perdere. Di limitarsi a rimarcare la loro diversità, la loro alterità di non-guardatori di reality – magari senza sapere che anche Elio ci sta lavorando, nei reality, che è poi uno dei pochi modi rimasti ai cantanti di campare. E così abbiamo anche rischiato che vincessero i Modà, che sotto le acconciature da ragazzini cantano roba che Gianni Togni o Ricchi e Poveri nel 1980 avrebbero inciso solo sui lati B, testimoni di un cattivo gusto sommerso persistente che è appena sfiorato dall’evoluzione della moda e persino dal ricambio generazionale. Non è che il popolo delle cuffiette non avrebbe bisogno di un po’ di educazione musicale, ma tra l’oltranza sperimentale di Elio e la palude primordiale dei Modà si dovrebbe riuscire a trovare una mediana. I giurati non ci sono riusciti; secondo me hanno fallito la loro missione di intellettuali, ma era esattamente quello che mi aspettavo da loro.
C’è chi lo chiama snobismo. Ma se fosse semplicemente un disagio logico-matematico? Può darsi semplicemente che non abbiano capito che insistere su un pezzo condannato dal televoto non sarebbe servito a niente. È un po’ lo stesso problema dell’elettore di Ingroia al senato. Gli descrivi la situazione, gli spieghi che per esempio in Lombardia la possibilità esigua di eleggere due senatori rivoluzionari è controbilanciata dal rischio di regalare 16 seggi al centrodestra; che il rischio concreto è quello di un nuovo governissimo con Berlusconi e Monti insieme a Bersani, e loro niente. C’è un orgoglio identitario che se ne frega di chi governerà davvero, e che vince su tutto. Persino sull’aritmetica. http://leonardo.blogspot.com

14 commenti:

  1. ...vedo che non molli, complimenti.

    nemmeno queglialtri.

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  2. Eh già, perché Sanremo è Sanremo. Guai a pensare che ci possa essere qualcosa di diverso, anche a Sanremo. Rischi che il popolino rimanga frastornato a non sentire e vedere le solite cose. Sono così tranquille d'altronde le solite cose.

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  3. La giuria di qualità ha dato il 6% a Mangoni e l'1% ad Annalisa. Sarebbe nastato invertire questi giudizi ed Elio e le Strorie tese avrebbero vinto. Annalisa e' giunta terza con circa il 9%, contro il 20 e 22% di Mangoni e dei Moda, quindi avrebbe avuto comunque bisogno di un consenso quasi unanime della giuria di qualità.

    PS: comunque è molto meglio Karen Gillan di Annalisa Scarrone...

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  4. già.. perché a Sanremo come nella vita politica italiana è vietato votare la qualità.. meglio una canzonetta...
    Paola

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  5. Ma sei lo stesso Leonardo che pubblicò Null-P?

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  6. Ma se Bersani ci teneva così tanto a vincere in Lombardia, perché non ha fatto l'accordo con Ingroia? Perché invece di fare questo predicozzo agli elettori di sinistra che non votano come dovrebbero, non lo fai a Bersani che ha fatto tutto lui per perdere la Lombardia? La squadra di Bersani ci ha messo pochissimo impegno per vincere. Però se perderà la colpa è degli altri che non hanno calato le braghe. Ma per favore!
    Ale

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  7. pezzo gustoso. però, davvero, se parli di italia capisco che tu dica che bisogna a tutti i costi evitare il male assoluto (berlusconi) e magari cercare anche di evitare monti. ma a sanremo? davvero è necessario ed utile polarizzare tutto l'esistente in questo modo? a questo punto ai mondiali di calcio tutte le squadre dovrebbero perdere contro la spagna col preciso obiettivo di farla arrivare ben riposata in finale per stendere il brasile? la fiat dovrebbe ritirarsi dal mercato perché è vero che la volkswagen è una sua concorrente, ma tutto sommato meglio la vw della gm? ecc. ecc.

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  8. Caro Leonardo,

    il ragionamento sul voto utile non mi trova per niente d'accordo. Io non voterò Ingroia, ma capisco che chi lo voti possa anche ragionare non solo nei termini di queste singole elezioni, ma a medio o lungo termine, e ci tenga a far "sopravvivere" in parlamento una certa idea di sinistra, che il PD non rappresenta per niente.
    Vorrei però invitarti a rispondere onestamente a un paio di domande:

    1- Se tutti coloro che volessero votare Ingroia si adeguassero, e votassero PD, tu credi onestamente che il PD si sforzerebbe di rappresentare, almeno un po', anche questa fetta del suo schieramento? Detto in altri termini: se Renzi non avesse piantato un casino e preso il 40% alle primarie, la nomenclatura del PD quanto avrebbe dato credito a questa cosiddetta corrente dei rottamatori? Insomma, qual'è il valore che il PD darà al voto che gli elettori di sinistra-sinistra dovrebbero donargli?
    2- Se tutti quanti votassimo a questo punto PD, e il PD andasse al governo per i prossimi 5 anni, tu saresti disposto a valutarne con onestà e imparzialità l'operato? In altre parole, ti sfido.

    Il mio voto non sarebbe stato per il PD, ma quasi quasi glielo darò (ti aggiornerò poi dopo le elezioni, per farti sapere se ce l'ho fatta a mettere quelle croci sul PD o su SEL... perlomeno al Senato). Vorrei proporti un patto - sulla falsariga di quello che tu avevi proposto su queste pagine a proposito dell'articolo 18. Se ricordo bene avevi scritto: "Togliamo l'articolo 18 per due o tre anni, se la discoccupazione cala in maniera consistente, bene. Ma altrimenti, lo si ripristina, allargato anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, e non se ne parla più!"

    Ecco, quando si avvicinano le elezioni, spesso sembra che il PD non riesca a vincere e salvare l'Italia per colpa di pochi idioti che si ostinano a votare sinistra-sinistra invece di votare PD. La mia proposta è questa: io darò il mio voto al PD a questo giro, ma poi, se al termine del governo del PD questo benedetto partito avrà dimostrato ancora una volta di essere corrotto e inefficiente, io ritirerò il mio voto e mai, mai più, dovrò votare PD o una sua mutazione (incluso qualsiasi partito di centro-centro-sinistra).

    Affare fatto?

    Davide

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    1. Non mi sembra di avere mai chiesto di togliere l'articolo 18, sei sicuro che non ti confondi con qualcun altro?

      Io credo che gli elettori di Ingroia non dovrebbero votare il PD perché li rappresenti, ma perché hanno tutto da perdere da un altro governo di centro o centrodestra. Probabilmente se voterai PD il PD ti deluderà e tra cinque anni non lo voterai; nel frattempo però avremo avuto 5 anni di centrosinistra, magari il berlusconismo si sarà evoluto in qualcosa di meno molesto, e anche a sinistra ci sarà gente più interessante di Diliberto o Di Pietro.
      Io poi se il PD al governo farà grosse cazzate ne scriverò, mi sembra in passato di averlo fatto, però non è questo il blog che fa la differenza secondo me.

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    2. Ciao Leonardo
      grazie della risposta.

      Il riferimento all'art.18 non era per accusarti di volerlo togliere. Infatti, la proposta provocatoria (ero sicuro di averla letta qui, ma mi sbaglierò) era di toglierlo per qualche anno, per far contenti quelli che lamentano che sia l'art.18 a causare l'alta disoccupazione. Nel caso questa tesi si fosse poi rivelata sbagliata, l'art.18 si sarebbe ripristinato, e sarebbe stato esteso e, diciamo così, "blindato", poiché si sarebbe dimostrato che NON era questo a causare la disoccupazione.

      Sul voto utile, che è appunto legato a valutazioni molto soggettive finché se ne discute solamente in astratto, io facevo la stessa, provocatoria, proposta. Dare il voto utile al PD, dopo l'ennesimo appello, ma poi che sia l'ultimo!
      Ti chiedo comunque, ma che partito è quello che *ogni santa volta* deve invocare il voto utile invece di riuscire davvero a convincere i suoi potenziali elettori??!

      Per quanto riguarda le elezioni in arrivo, e la teoria del voto utile, il mio pensiero è questo: concordo con te sul fatto che il PD sia meglio del PDL, e preferirei 5 anni di Bersani a 5 anni di Bersani-Monti, che a loro volta comunque preferisco a 5 anni di Berlusconi. Fatta questa premessa, mi domando: una volta incassata la mia fiducia, cosa farà il PD?
      Tu credi che un governo del PD farebbe bene anche agli elettori di Ingroia, mentre chi vota Ingroia non solo pensa che Ingroia sia meglio del PD, probabilmente pensa anche che tra il PD e il PDL ci sia ben poca differenza.
      Detto in altri termini: io masticherò amaro pur di dare un'altra (perché attenzione, non è certo la prima...) opportunità a Bersani & soci. Ricordiamo che il PD non è solo il suo candidato premier, ma un partito, una macchina politica che agisce anche a livello regionale, provinciale, comunale... E quindi di occasioni di governo ne ha avute altre a livello nazionale, e sta effettivamente governando in tante regioni e in tante città (tra cui la mia). Poi una volta dato il mio "voto utile", come verrò considerato, come elettore? Quanto varrà il voto mio e di tutti quelli che avranno dato il voto al PD nonostante preferissero, che so, Ingroia, o magari Grillo?

      In altre parole, il voto utile non può essere un gesto univoco e unidirezionale. Il voto utile deve prevedere uno scambio e un rispetto reciproco. Io voto il PD nonostante i miei tanti dubbi, concedendo un grosso potere a Bersani e soci. Poiché il voto utile arriva da sinistra, in cambio Bersani e soci mi daranno un po' di rispetto, e faranno una qualche legge decentemente di sinistra, invece dei soliti pocci cerchiobottisti filocattolici riformisti.
      Tu credi che il PD possa mostrare questo genere di maturità, di fronte all'incasso di X voti utili che lo portino al governo?
      Quanti anni, quante legislature di voto utile gli occorreranno?

      -continua-

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    3. A me, questo PD ha dato l'impressione di un soggetto molto lento e molto autoreferenziale, convinto di poter dettar legge ai propri elettori. In un meccanismo politico che è mascherato da bella democrazia ma che in pratica si comporta come un evoluto feudalesimo, dove i cittadini-elettori sono trattati più da sudditi, il PD mi da una qualche garanzia di voler cambiare rotta? A me pare di no. Il mio voto utile, alla fine, a cosa servirà?

      Per come vedo le cose, solo a ritardare un'inevitabile collasso. Insomma, tanto utile, questo voto non sarà. Non invoco il "tanto peggio, tanto meglio", mi auguro però che il PDL per primo, me seguito a ruota dal PD e da Monti, prendano un'imbarcata di quelle storiche. Avevo iniziato il commento tentando comunque di venire a patti con il votare PD, ma insomma, alla fine credo che voterò proprio per quelli là, quelli con il leader dittatoriale e populista. Quello con la barba e i capelli, però. Mi perdonerai spero :-)
      In nome della governabilità, però, darò al PD il voto al Senato, ecco. Grillini alla camera e PD al senato.
      Forse è una pazzia. Temo, non peggio di altre. Siamo esseri fallaci, anche quando tentiamo di essere razionali.

      Davide

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  9. in italia per qualche ragione i pragmatici sembrano essere in larga prevalenza di destra e gli idealisti di sinistra. agli idealisti non interessa governare il paese, gli interessa avere delle idee ed eventualmente morire per esse o con esse (o anche normalmente senza di esse, senza nemmeno aver mai sfiorato la possibilità di metterle in pratica, senza averlo mai (a volte perfino) desiderato). e insomma è così che va leo, non t'incazzare, è il materiale umano che hai a disposizione, è fatto così.

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  10. in tutto questo trascuri la questione più importante: "cosa si doveva fare per evitare invece che accedessero al podio i Modà?"
    Attendo dritte

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  11. la frase che uso spesso in questi giorni (con la mia barba bianca e uno sguardo cinico & smaliziato) è: siamo in italia. la uso per commentare il festival di sanremo (che non ho visto, a parte pochi secondi di bocelli che cantava love me tender... ho ancora i brividi), le elezioni, le macchine parcheggiate nei posti per disabili, le analisi delle urine sbagliate, le assemblee sindacali, ecc.
    e ora non ho altro da dire, ma più che altro ho fretta di leggere il post precedente che parla di cirillo, spero sia lo stesso cirillo che compare nel libro che sto leggendo e quindi: fanculo sanremo

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