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mercoledì 22 gennaio 2014

Le nutrie contro il riscaldamento globale

Gazzetta di Modena
Ammucchiati su questa riva

Mi capita per la seconda volta in pochi anni di trovarmi ai margini di un disastro, il che oltre a farmi sentire impotente dovrebbe suggerirmi una grande cautela e magari il silenzio [seguono cinquemila battute]. Anche stavolta la vicinanza non mi consente di capire qualcosa in più, anzi il contrario: come ci capitò di sperimentare ai tempi del terremoto, più si è vicini più si è esposti a un flusso di informazioni che poi risulteranno false; è come se le bufale scaturissero proprio dalle stesse fenditure del terreno o degli argini. Io poi non sono più esperto di Secchia di chiunque lo attraversi uno o due volte a settimana: se mi dicono che il fiume andrebbe dragato posso crederci; se mi dicono che si rischia di eliminare le piante che invece servono a compattare gli argini posso crederci; se qualcuno accusa l'Aipo (l'agenzia interregionale del Po) di non aver manutenuto un tratto d'argine, subito gli do retta; se l'Aipo ribatte che l'ultima manutenzione era avvenuta in dicembre non ho argomenti per smentirlo, eccetera.

Sulpanaro.net
Una cosa mi sento di dire, ed è che non si tratta di una tragedia dell'incuria. Il Secchia può senz'altro essere gestito meglio di così, ma non è un fiume abbandonato a sé stesso, non è "Natura" con la N maiuscola che si ribella ed eccetera eccetera. La zona in cui ha rotto l'argine potete facilmente localizzarla, su una cartina, identificando quei due affluenti meridionali del Po che convergono fin quasi a incontrarsi, per poi divaricarsi subito: Bastiglia e Bomporto sono esattamente lì, tra Secchia e Panaro in un pantano; l'incuria non se la possono permettere. Senza argini sarebbero palude: quella è la "natura" del luogo, e potrebbe esserne il destino, se non ci inventiamo qualcosa alla svelta. La manutenzione si fa, anche se a detta di molti abitanti non se ne faceva abbastanza. Leggere questo vecchio articolo di un giornalino locale fa una certa impressione. È il resoconto di un'assemblea di cittadini di Sozzigalli, una piccola frazione ai bordi del Secchia, che davanti ai responsabili dell'Aipo inquadrano il problema con una lucidità impressionante: l'Aipo, dicevano, ha finalmente ottenuto un finanziamento e adesso deve ripristinare gli argini; il fiume avrà esondato già otto o nove volte negli ultimi quattro anni, prima o poi ci scapperà il morto. È andata così? Sembra proprio andata così.

Bastiglia, non mi ero mai accorto pendesse così tanto
(Gazzetta di Modena)
E allo stesso tempo non si può dire che l'Aipo non monitorasse il fiume. Ma dopo dicembre non aveva più potuto controllare quel tratto, perché era in piena. Da più di un mese. Eppure le casse di espansione ci sono, anche se a questo punto forse è il caso di cominciare ad ammettere che non bastano. La rottura improvvisa di qualche metro d'argine può essere causata da una negligenza criminale, che magari la magistratura accerterà; potrebbe anche però trattarsi di un incidente, dove "incidente" è qualsiasi cosa che non riusciamo a prevenire, perché magari c'è qualcosa che ancora non abbiamo capito. Purtroppo gli incidenti capitano: non ci è possibile prevedere tutto. È una posizione molto scomoda da mantenere all'indomani di un disastro, quando prevale la necessità di trovare un colpevole. Più tardi magari ci sarà il tempo per scoprire che le cose sarebbero potute andare persino molto peggio, se intorno a quel singolo tratto d'argine rotto non ci fosse un sistema di vie d'acqua che complessivamente ha tenuto; ma che non è detto che tenga per sempre. Soprattutto finché non capiamo cosa è successo.

Su facebook intanto è scoppiata una specie di guerra tra le nutrie e il riscaldamento globale. Il secondo sapete tutti cos'è: è quello che ci rende sospetto qualsiasi fenomeno climatico, comprese le nevicate abbondanti in inverno o l'afa in estate - persino le mezze stagioni, ora che le abbiamo ritrovate, non riusciamo più a godercele; e se fossero preavvisi di catastrofe? Senz'altro negli ultimi anni sta piovendo tantissimo, e il livello del Secchia è tornato a essere un argomento di discussione: è alto, è veramente molto alto, ha tracimato nel saldino, l'anno scorso è arrivato quasi a pelo, no quest'anno è più alto ancora, eccetera. Che sia o no colpa del riscaldamento globale, a questo punto si tratta di una tendenza che dovrebbe portarci a delle conclusioni: allarghiamo le casse? Alziamo gli argini? Aggiungiamo canali? Qualunque cosa decidiamo di fare, ci costerà di meno dei danni che dovremo pagare se non facciamo niente. Purtroppo - è un vecchio discorso - la prevenzione non ti fa vincere le elezioni; il piangere sul latte versato a volte sì.

Quanto alle nutrie, si tratta di grossi roditori semiacquatici importati dal Sudamerica già da prima della guerra, con la sconsiderata idea di abbattere i prezzi delle pellicce. Quando il mercato espresse globalmente la sua contrarietà agli indumenti a base di pelo di ratto gigante, qualche sciagurato allevatore liberò le nutrie in un habitat dove si scavarono rapidamente una nicchia alle spese di altri animali autoctoni. Le nutrie sono grosse e scavano tane molto grandi; secondo l'Aipo il tratto d'argine potrebbe aver ceduto a causa di tane di nutrie, tassi o volpi. Le reazioni delle associazioni animalistiche non si sono fatte attendere: giù le mani dalle nutrie, non fanno niente di male, i responsabili sono ben altri, ecc. ecc.

Non essendo né un esperto di clima, né di habitat, né di nulla che non siano le storie che si raccontano tra di loro le persone, vorrei cercare di proporre una terza posizione: quello che è successo è semplicemente la prima rottura di un complesso sistema circolatorio che ha funzionato per mezzo secolo, ma che negli ultimi anni era visibilmente sotto stress. Chiedersi se sia stato il riscaldamento globale o se siano state le nutrie a spaccare venti metri d'argine, è come chiedersi se l'infarto di un tuo caro sia dovuto all'ipertensione o alle tre sigarette che si è fumato ieri. No, non sono state semplicemente le ultime tre; e allo stesso tempo no, non avrebbe dovuto fumarle. Per quanto sia complesso un sistema, il primo anello a spezzarsi sarà sempre il più debole: questo è il modo in cui finiscono le cose.

Questo è il modo in cui finiscono le cose. Non con un bang, ma con un lamento sottile. Non con le catastrofi pirotecniche dei film, ma un po' alla volta, col fango che sale e non si asciuga, e le polemiche sulle nutrie e la cementificazione, e gli aiuti che tardano. Ieri la Gazzetta di Modena apriva con un gigantesco MAI PIU' che riassumeva con precisione il nostro umore dominante, e allo stesso tempo ci alza un'ultimo argine d'illusione: forse dovremmo cominciare ad ammettere che invece queste cose succederanno ancora, e saranno la piccola parte di una complicata catastrofe che attraverserà giorno per giorno la nostra vita, e quella dei nostri figli. Abbiamo proiezioni (e non sono buone): sappiamo di quanto potrebbe alzarsi la temperatura, di quanto potrebbe alzarsi il livello del mare. Eravamo palude, potremmo tornare palude. Dipende tutto da noi? No, magari. Ci saranno incidenti, ci saranno altre cose che non riusciamo a capire finché non succedono. Ma dobbiamo organizzarci, è tutto quello che possiamo fare.

3 commenti:

  1. In effetti dipende tutto da noi. Sta a noi scegliere se votare chi ci promette di abbassare le tasse e chi invece propone di usare le tasse per realizzare opere pubbliche... che non sono l'autostrada delle ginestre, ma pulire i canali, rinforzare gli argini e persino pulire i tombini: ricordo un anno in quel di Grosseto che l'amministrazione fu negligente sul pulire i tombini, sembrerà una stupidaggine, ma di fronte a una pioggia un po' più abbondante venne mezzo metro d'acqua.
    Potremmo dire che i Sumeri inventarono il metodo di produzione cosiddetto "antico orientale" (con sacerdoti, agricoltori, sistema sessagesimale e tutto il resto) solo per organizzare l'irrigazione e i flussi d'acqua in Mesopotamia, mentre noi ci dimentichiamo di organizzare i flussi di acqua in casa nostra solo per promettere meno tasse e vincere le elezioni.

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  2. saper indicare le cause (o le colpe che è quasi la stessa cosa) serve per capire il da farsi, che sarebbe poi una precondizione per fare le cose giuste
    ma le nutrie si potrebbero sterminare comunque, esiste un animale più brutto e molesto e nocivo?
    a parte l'uomo, voglio dire
    ma, insomma... chiunque ha mai partecipato a una riunione di condominio sa cosa significa decidere il da farsi...
    ma d'altra parte immagino che frane e terremoti e allagamenti hanno sempre colpito le case dei poveracci (intesi come persone qualunque), la differenza è che ora frega a qualcuno, mentre prima bastava raccoglie du' coperte e un pacco de pasta (dopo il cataclisma)
    ecco, nel 2014 dopo tanti anni di suffragio universale dovremmo aver imparato a usarlo, ma forse sarà meglio riparlarne fra 2 o 300 anni

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  3. Sto aspettando che qualcuno tiri fuori la storia dell'amministratore previdente e di quello che sia fa fotografare a spalare fango.

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