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venerdì 26 febbraio 2016

Guida sragionata agli oscar 2016

Un mese fa +eventi mi ha estorto per la versione cartacea uno di quei pezzi che non avevo mai avuto il coraggio di fare: il pronostico degli Oscar. Nel frattempo ho, ehm, rivisto qualche film e qualche giudizio, ed ecco qui le mie previsioni. Indovinarne il 50% sarebbe un grande successo.

Quando si gioca ad azzeccare gli oscar bisogna tenere a mente un dettaglio prezioso: i giurati dell’Academy per lo più non sono critici cinematografici, ma persone che nel cinema ci hanno lavorato. Davanti a un film, oltre alla riuscita artistica, vedono i loro colleghi che a volte stimano e a volte detestano; il loro impegno, la loro carriera che magari meritava più riconoscimenti, eccetera. Molti stanno a Hollywood; sono bianchi e maschi, ma quando scoprono che quest’anno non è stato candidato nemmeno un attore nero (non succedeva dal 1998) o una regista donna, possono preoccuparsi, e tentare di rimediare scegliendo film e attori che non sono necessariamente i più meritevoli. Detto questo, avanti coi pronostici (di solito ne indovino meno della metà).

Miglior film. Spielberg l’ha vinto solo per Schindler’s List: Il ponte delle spie è struggente ma non mi sembra all’altezza. Iñárritu ha viaggiato tra Patagonia e Alaska, ha girato a -40° con le luci naturali, ha quasi ammazzato Di Caprio di polmonite, ha detto che con gli effetti digitali e il green screen si fanno brutti film: tutte cose a cui i giurati non sono insensibili. Senonché ha già vinto l’anno scorso: se ce la facesse, credo che sarebbe il primo dai tempi di Selznik (1940). A questo punto forse ha qualche chance Mad Max, che agli appassionati di cinema piace ancora di più che al pubblico - ed è uno dei film d’azione più femminili mai girati. Invece premiare Spotlight dimostrerebbe una certa attenzione ai temi sociali (la pedofilia nel clero). Io tifo Room, così magari arriva in Italia prima.

Miglior regista. Anche qui, Iñárritu ha già vinto l’anno scorso - se ricapitasse, sarebbe la terza statuetta consecutiva a un messicano (nel 2012 Cuarón vinse con Gravity). Il premio non va a un americano dal 2009, il che mi porterebbe a dare una chance in più a Tom McCarthy (Spotlight) rispetto al pur meritevole veterano George Miller (Mad Max).

Miglior attore. Il vero rivale di Di Caprio potrebbe essere Bryan Cranston, attore fin qui più noto al pubblico di Breaking Bad, che presta il volto a uno dei sceneggiatori più famosi di sempre (Trumbo). Se c'è una cosa che piace ai giurati di Hollywood, sono i film su Hollywood. E tuttavia sono pur sempre mortali come noi, e a questo punto come noi devono essersi stancati delle battute su Di Caprio, che se si fa sbranare da un orso l’oscar lo danno all’orso, ahahah, ma anche basta. Glielo daranno per stanchezza - non che non lo meriti, ma se ci tenesse davvero così tanto avrebbe fatto meno film con Scorsese, sempre un po’ più difficili per i giurati (è più difficile raccattare statuette interpretando magnati psicopatici o truffatori senza scrupoli). Per dire, Fassbender non è molto più giovane, e un oscar prima o poi lo prenderà. E Matt Damon? Nessuno sembra lamentarsi che non vinca mai (ne ottenne uno a inizio carriera con Ben Affleck per la sceneggiatura di Will Hunting); eppure è in circolazione più o meno dallo stesso periodo di tempo di Di Caprio, e in Sopravvissuto è solo in scena per metà film. Ma è Matt Damon, con lui tutto sembra naturale.

Migliore attrice. La Lawrence non è un po’ giovane per il secondo oscar? La Blanchett l’ha già vinto nel 2014 ma forse lo merita più quest’anno. Se i giurati hanno un cuore, può essere il momento di onorare come si merita Charlotte Rampling. Saoirse Renan è brava sempre, se non è quest’anno sarà per la prossima volta.

Miglior attore non protagonista. Dopo i Golden Globe mi è venuta un’idea matta, e adesso non riesco a rinunciarci. E se toccasse a Stallone? Non è il premio più adatto a celebrare una carriera lunga e travagliata, ma se foste i giurati non avreste voglia di vedere Rocky su quel palco che solleva l’oscar? Anche se Tom Hardy è così bravo a fare il cattivo che in The Revenant tifavo per lui contro Di Caprio (t’immagini se Di Caprio non vince 
e lui sì?) Christian Bale invece fin qui non aveva mai deluso, ma in The Big Short fa le smorfie e suona la batteria malissimo.


Miglior attrice non protagonista. In un anno in cui le minoranze sembrano più discriminate del solito, potrebbe avere un certo peso il voto gay friendly - che però rischia di disperdersi tra Rooney Mara (Carol) e Alicia Vikander che aiuta il marito a cambiar sesso in The Danish Girl. Nel frattempo è da un po’ che la Winslet non vince una statuetta. La Leigh ha un ruolo divertente e fa cinema e tv da una vita, un po’ come l’Arquette che ha vinto l’anno scorso.

Miglior adattamento. Premiando The Big Short i giurati mostreranno la propria sensibilità sociale - anche se la sceneggiatura è un mezzo pasticcio, l’intenzione era buona. È poi è un film contro gli speculatori e i banchieri - chi vuol stare dalla parte degli speculatori e dei banchieri?

Miglior sceneggiatura originale. Siccome fin qui Il ponte delle spie è andato in bianco, questo può essere il contentino. Sarebbe anche il secondo oscar alla sceneggiatura per i Coen - così possono tenerlo entrambi sul camino. Sempre che non vivano assieme.


Miglior film d’animazione. È già stranissimo che Inside Out non abbia avuto una nomination per il miglior film o per la sceneggiatura. Tra i contendenti ci sono delle perle (Shaun!), ma i giurati di solito guardano anche la resa al botteghino e preferiscono il prodotto made in USA. Il premio esiste da 15 anni e la Pixar l’ha già vinto sette volte.

Miglior documentario. Gli Oscar 2015 rischiano di essere i più ‘bianchi’ e maschili degli ultimi vent’anni? Beh, tra i migliori documentari ce n’è uno su Nina Simone. Pare che sia anche molto bello, il che magari aiuta. Se la gioca contro Amy Winehouse, i cartelli colombiani e la guerra in Ucraina.

Miglior film straniero. Per lo stesso motivo di cui sopra, Mustang potrebbe avere una carta in più. È un film francese di una regista di origine turca; racconta la storia di cinque sorelle turche che non vogliono coprirsi i capelli… O Nina Simone o questo, ma un oscar le donne devono portarselo a casa.

Miglior colonna sonora. Morricone è alla sesta nomination, non ha mai vinto. Nel frattempo gli hanno dato un oscar alla carriera, ma non è proprio la stessa cosa.

Miglior canzone. Non dev’essere stato semplice per David Lang comporre la canzone che in Youth è presentata come un capolavoro - cioè, Sorrentino ti chiama e ti chiede: scrivimi un capolavoro. A me non dice un granché, ma le altre non le ricordo nemmeno…


Miglior fotografia. Tra Mad Max e The Revenant, il secondo ha qualche possibilità in più perché non è di fantascienza - e poi, le luci naturali. Una volta i giurati impazzivano per le luci naturali.

Effetti speciali. Fuor d’ironia, l’orso di The Revenant un oscar se lo merita davvero. Star Wars invece è  l’usato sicuro. Peccato per gli effetti low budget di Ex Machina, che se lo meriterebbero.

Tutti gli altri premi. Non ci provo nemmeno. Non ci azzecco mai.

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