Pages - Menu

venerdì 25 marzo 2016

Cos'ha da insegnarci Netanyahu (anche niente)

In linea generale forse no, mettersi a piangere durante una conferenza stampa non è la migliore risposta che si possa dare ai terroristi. Così come non lo è lucrare sul panico della gente, o scrivere editoriali scomposti il cui senso è stiamo perdendo aiuto aiuto lasciamo le chiavi della macchina a Netanyahu.

A Netanyahu.

Lo scrive Cerasa sullo stesso Foglio in cui appena uno sciagurato tira fuori un coltello, o da Gaza parte un razzo, qualcuno si precipita a spiegarci che Israele è minacciata nella sua stessa esistenza, Israele ha bisogno della solidarietà di tutto il mondo civile. Ora: non c'è nulla di strano nel fatto che Israele abbia amici nella stampa italiana. Ma possibile che non si possano trovare amici credibili, competenti? Non riescono mai a non sembrare un po' bipolari. I giorni pari Israele è sotto assedio, i giorni dispari Israele è la potenza trionfante sui suoi nemici interni che ha tante cose da insegnarci. Però vedo che anche l'Unità oggi sembra sintonizzata. Persino Haaretz suggerisce che l'Europa abbia qualcosa da imparare dall'antiterrorismo israeliano - che non è solo un'efficace serie di accorgimenti: è uno stile di vita. Va bene, vediamo. Vediamo cos'ha Netanyahu da insegnarci, in termini di sicurezza.

Se il tono un po' sgamato degli israeliani e dei loro amici è in parte giustificabile - è vero che convivono col terrorismo islamico da più tempo - l'idea che in Europa le stragi tra civili siano una novità è abbastanza ridicola. Il terrorismo è una delle tante cose che abbiamo inventato noi e - come si vede dal grafico qua a destra - in molti casi l'abbiamo anche già risolto (non è stata una passeggiata, e non lo sarà neanche stavolta).

Statista.com
Per quanto si stiano impegnando negli ultimi anni, gli integralisti non hanno ancora invertito la tendenza negativa: il terrorismo politico o indipendentista faceva molti più morti negli anni Settanta. Guardando al numero delle vittime, il panico degli ultimi giorni non è solo sbagliato: è anche ingiustificabile. Si spiega soltanto con la mentalità dell'assedio, con cui molti cittadini europei stanno reagendo alla crisi dei profughi. Terrorismo e profughi sono due fenomeni diversi, con cause e soluzioni diverse, ma stanno contribuendo a formare una mentalità isolazionista. Chi chiede soluzioni facili al terrorismo, probabilmente sta pensando anche ai profughi. Chi parla di Netanyahu magari sta pensando a un bel muro, pardon, barriera protettiva, che però, nella situazione, nemmeno Netanyahu saprebbe dove costruire: intorno all'Europa? O al Belgio?

Ovvero: nessuno nega che l'isolazionismo abbia dato risultati, in Israele. Se hai una nazione di ventimila chilometri quadrati (più o meno l'Emilia-Romagna), con zone desertiche e altre densamente popolate (ma nessuna città superiore al milione di abitanti); se la maggior parte dei terroristi proviene da un territorio (in teoria) straniero (ma militarmente occupato e/o circondato da posti di blocco), tu alzi una bella "barriera" di cemento + filo spinato e gli attentati, fatalmente, diminuiranno. Bisognerà però contestualmente ritirarsi da alcune zone che proprio non riusciresti a controllare - e qui magari si può far notare che Netanyahu non era affatto entusiasta dell'idea di ritirarsi da Gaza. Che però ha dato risultati abbastanza spettacolari.


Questo è il grafico più esauriente che ho trovato - e che illustra bene, a mio parere, quanto sia stato importante per la sicurezza degli israeliani il ritiro da Gaza e l'erezione della "Barriera" (2004-2005). Netanyahu è tornato al governo nel 2009, un anno abbastanza buono. Però morti e feriti ne ha contati tutti gli anni, purtroppo. Sei nel 2009. Dieci nel 2010. Ventuno nel 2011. Otto nel 2012. Sette nel 2013. Trentanove nel 2014. Trentasei nel 2015. Li ho contati sulla Jewish Virtual Library, dove non credo che abbiano interesse a tenere i numeri più bassi di quanto non siano - e comunque c'è qualcosa che non va, visto che lo stesso sito sostiene che per il Shin Bet l'anno peggiore sia stato il 2015 con 'solo' ventotto vittime. Dipenderà anche dalla matrice del singolo episodio, che può essere terrorismo ma anche criminalità comune.

Nota: per raccogliere questi dati ho finto che Israele non sia nel frattempo coinvolta in un conflitto a bassa intensità con Hamas e altre organizzazioni. Non ho contato le vittime palestinesi, che farebbero salire di parecchio il contatore (soprattutto nel 2009 con l'operazione Piombo Fuso e nel 2014 con l'operazione Margine di Protezione). E non ho fatto la cosa che i giornalisti filo-israeliani fanno nei giorni in cui ci spiegano che Israele è minacciata nella sua stessa esistenza, ovvero non ho diviso il numero di vittime per il numero di abitanti: altrimenti, com'è ovvio, si scoprirebbe che Israele è ancora un posto molto, molto più pericoloso di qualsiasi paese dell'Unione Europea, incluso il complicatissimo Belgio.

Vittime terroristiche in alcuni Paesi (1970-2013), secondo il Global Terrorism Database,
(No, c'è qualcosa che non mi torna).
Ad esempio l'impennata di Israele nel 2013: Margine di Protezione?
Israele ha otto milioni di abitanti: se ogni anno ne muoiono una trentina a causa di attentati terroristici - malgrado la barriera di protezione, malgrado i metal detector nelle scuole e nei locali - forse c'è un problema, ed è grosso. Non voglio dire che Netanyahu farebbe bene a informarsi sui come stanno reagendo le forze di sicurezza belghe, che con tutti i loro limiti nel giro di un anno hanno individuato una banda di terroristi che aveva fatto il nido nella capitale (al punto che hanno dovuto anticipare un attentato e uccidere probabilmente una piccola frazione delle vittime che speravano di fare), e tuttavia... che bella "provocazione" sarebbe, eh? Un bel titolaccio: Netanyahu, vecchia schiappa, va' a scuola dai belgi. Ma temo sarebbe antisemitismo. Vabbe'.

Secondo Cerasa invece Netanyahu - e gli israeliani, in generale - avrebbero cose da insegnarci: vediamo cosa. "Bisogna proteggere con le guardie armate ogni spazio pubblico, ogni scuola, ogni centro sportivo, ogni supermercato". Pare che in Israele facciano così. Col risultato di avere, nel 2015, una trentina di vittime su appena otto milioni di abitanti. Lasciamo perdere la spesa: conviene? A me non sembra.

"Bisogna armarsi fino ai denti". Cerasa non spiega se vanno armati i cittadini o le forze di sicurezza (a proposito: re-istituiamo il servizio di leva? Forse è meglio dirlo con chiarezza). In entrambi i casi avremo un Europa più sicura? Prendiamo un altro Paese civile dove hanno pensato di armarsi fino ai denti: gli USA. Diciamo che in Israele negli ultimi anni il terrorismo fa più o meno 3,5 vittime su un milione su un milione di abitanti. Negli USA nel 2013 gli omicidi da arma da fuoco erano 35 su un milione - dieci volte tanto. Cioè, magari ce la facciamo anche a risolvere il problema del terrorismo - anche il martello pneumatico, dicono, è molto efficace contro la carie. Il fatto che poi ci mettiamo ad ammazzarci per strada non dev'essere un problema. Purché ci ammazziamo tra noi, niente islamici in mezzo. Ma forse Cerasa intende soltanto: armiamo le forze di sicurezza. Che sapranno fare un uso ragionevole della violenza, nevvero?

Prendiamo ancora gli USA: nel 2016 la polizia ha già ammazzato 243 persone, di cui 21 disarmate. Lo so, per alcuni di noi sarebbe consolante essere ucciso alle spalle da un poliziotto spaventato, piuttosto che da un integralista dell'Isis. Allo stesso tempo no, in coscienza non posso dire che funzioni. Se ti armi fino ai denti non combatti il terrorismo: finisci per colpire gli stessi cittadini che il terrorismo terrorizza. Stai passando dall'altra parte. Proprio ieri è stato divulgato un video in cui sembra che un soldato israeliano spari a un attentatore palestinese già immobilizzato a terra. Questo tipo di controterrorismo funziona? È più forte l'effetto deterrente o la rabbia che scatena nei palestinesi? Non lo so. So solo che negli ultimi anni le vittime stanno aumentando, non diminuendo.

"Bisogna accettare, come hanno già fatto gli israeliani, che convivere con la minaccia del terrorismo significa rinunciare a un po’ di privacy a favore della sicurezza (loro avranno anche rinunciato a un po' di privacy, ma continuano lo stesso a morire di terrorismo). Bisogna rendersi conto che non esiste intelligence vera se non si va alla radice del terrorismo islamista: sia combattendolo sul campo, con una forza incomparabilmente superiore a quella mostrata dai terroristi, sia combattendolo dal punto di vista economico, individuando gli stati che creano e finanziano le cellule da cui nasce il terrore nel nostro continente".

Quindi, insomma, la vera intelligence è bombardare. Ecco: se il senso della tirata è che dobbiamo invadere la Libia, forse si poteva essere un po' più chiari. Naturalmente l'Italia - che in questo momento non sembra essere un obiettivo preferenziale dei terroristi - se interviene in Libia lo diventerà. E a quel punto, sì, pretenderete di sbloccarci il telefono per controllare se per caso i terroristi non siamo noi. Queste cose scrivetele pure, se vi regge la faccia - ma perché dovete tirare in mezzo il povero Netanyahu? Non ha già le sue grane?

Meglio ribadire: se c'è stato un momento in cui Israele è riuscito a far calare in modo spettacolare il numero di vittime del terrorismo, non è stato quando ha messo i metal detector nei supermercati; non è stato quando ha bombardato i Territori. È stato quando si è ritirato da Gaza (Netanyahu non era molto d'accordo) e ha tirato su una Barriera. E siccome Cerasa non può permettersi di consigliare ai belgi di ritirarsi da Molenbeek (salvo bombardarla ogni tanto) e alzar muri in Fiandre e Vallonia, cosa vuole esattamente?

Vuole che conviviamo col terrore: che impariamo a temerlo mentre siamo al supermercato, nelle scuole, negli stadi, al telefono. È più o meno la stessa cosa che vuole l'Isis. Vuole guardie dappertutto, e armate fino ai denti. Non c'è prova che funzioni, anzi sia in Israele che negli USA sembra proprio che succeda il contrario, ma si potrebbe anche provare. Con che soldi? A tal proposito, avrei una controproposta. Offriamo pure a Netanyahu "le chiavi d'Europa". Chiediamogli però di portarsi con sé i tre miliardi di dollari che ogni anno gli USA versano al suo Paese solo per la difesa. Ok, quella che per Israele è una risorsa fondamentale, per l'Europa sarà solo una briciola. Ma insomma, Bibi non è che stia salvando la vita ai suoi cittadini con la sua bella faccia. Ci spende dei soldi. E il risultato lascia comunque a desiderare.

Magari una minima frazione di questi soldi viene impiegata per ottenere qualche editoriale filo-israeliano nei Paesi amici. Ecco, non sarebbe uno scandalo; avrebbe un suo senso - se però il risultato sono queste sbrodolate senza pudore, per favore, israeliani: risparmiate. Compratevi anche solo un metal detector in più.

9 commenti:

  1. Netanyahu può solo insegnare il nazismo, essendo lui il più esplicito rappresentante del nazismo moderno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mozione d'ordine: se dai del nazista a qualcuno che non sia stato iscritto allo NSDAP, mandi la discussione in vacca.

      Se poi dai del nazista a un israeliano c'è l'aggravante antisemita.

      Elimina
    2. siamo tutti antisemiti (me l'ha detto il dottore).

      Elimina
  2. conviene? A me non sembra.
    Dipende dal contesto. Se il servizio militare è obbligatorio e dura 3 anni, come in Israele, la manovalanza gratuita per fare la guardia ad ogni bidone di benzina è garantita. MA non so quanto i politici europei abbiano voglia di rendere professionisti fatti e finiti della guerra milioni e milioni di quei giovani cui stanno togliendo tutto (sicurezza del lavoro, pensione, sanità. ecc.ecc-). Chè quelli magari si fanno venire strane idee, tipo riprendersi con la forza quello che gli è stato tolto, e se sanno come farlo, altro che ISIS....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...visto che per voi (buon per voi) la leva è un reperto archeologico non sembra superfluo segnalarvi un certo iato fra un coscritto e "professionisti fatti e finiti della guerra".

      lo dice uno favorevole - anche se per altri motivi - al servizio militare obbligatorio.

      Elimina
    2. (m'è rimasto nella tastiera, dopo "militare", "non necessariamente armato")

      Elimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  4. Mi sa che la didascalia dell'ultimo grafico è sbagliata. Quelli indicati non sono le vittime di terrorismo per anno in ogni singolo stato, ma gli "episodi" di terrorismo. Altrimenti non si spiegherebbero gli oltre 250 morti per anno nel 1976 e 1977 in Italia. O gli oltre 100 in Israele nel 2014, quando i morti sono stati "solo" 39.

    RispondiElimina
  5. guarda, secondo me fai un discorso ragionevole e condivisibile e non starò a mettere puntini sulle i, le statistiche citate sono abbastanza impressionanti.
    tuttavia vorrei dirti che hai scritto (anche) un post di difesa del muro israeliano: serve a difendersi dai terroristi o comunque a limitare i danni, ci hai un bel coraggio.
    secondo me potresti venire citato come teste a discarico per i costruttori del muro, certo nessuno ti potrà accusare di eccessive simpatie israeliane

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.