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domenica 10 luglio 2016

Perché i prof cittano barano all'Invalsi

In questi giorni sono uscite le rilevazioni delle prove Invalsi, che come al solito dicono cose interessanti ma non molto sorprendenti: così abbiamo scoperto, anche quest'anno, che gli studenti delle regioni più ricche hanno risultati mediamente migliori degli studenti delle regioni più povere, e che man mano che i ragazzi crescono la forbice si allarga. Insomma le rilevazioni che dovrebbero servire per valutare la qualità dell'insegnamento continuano a suggerire allo spettatore disincantato che la qualità dell'insegnamento sia una variabile meno influente del contesto sociale e del reddito delle famiglie degli studenti: un buon insegnante in una regione povera non otterrà risultati migliori, o se li otterrà non saranno necessariamente avvertiti dalle rilevazioni Invalsi. Storia vecchia. E poi c'è la questione del cheating.

Sono nel tuo piano didattico,
ti rubo il companattico.
"Cheating" significa naturalmente barare, ma l'Invalsi condivide coi miei studenti la passione per l'anglismo: i miei "cittano" quando giocano alla play, l'Invalsi comunica di aver affinato le procedure che le consentono di individuare e correggere i fenomeni di cheating. Queste procedure (spiegate alle pagine 7 e 8 del rapporto) sono molto complesse; io le prendo per buone, anche se a volte mi domando se l'effetto di un insegnante ideale sui suoi studenti non produrrebbe la stessa anomalia nei dati che viene di solito considerata un sintomo di cheating: se dove tutti si aspettano che ci sia un Quattro c'è un Sei, o addirittura un Otto, probabilmente qualcuno sta truccando i dati: ma truccare deve per forza essere mettere la crocetta giusta e cancellare quella sbagliata? non è una forma di cheating anche prendere qualcuno che per ceto ed estrazione geografica dovrebbe prendere Quattro, e renderlo in grado di prendere, con le sue capacità, un Sei o un Otto?

È solo una suggestione: tutto sommato credo che all'Invalsi sappiano il fatto loro (anche se la presidente si lamenta che parecchi siano assunti ancora a tempo determinato) e che possano distinguere il cheating vero e proprio da quella forma estesa di cheating che è l'insegnamento: però mi diverte molto pensare che il mio mestiere sia creare anomalie, truccare le carte distribuite dalla società. In ogni caso il cheating sembra concentrato nella regione coi risultati peggiori, e in questa intervista la presidente dell'Invalsi si domanda perché. È un momento abbastanza buffo: diciamo che è come chiedersi perché i furti di lardo avvengano soprattutto nei quartieri in cui si soffre più la fame. No. È anche più buffo di così. Facciamo un passo indietro.

Le prove Invalsi esistono ormai da parecchi anni, durante i quali sono stati oggetto di una serie di discorsi abbastanza ambigui. I governi che le sostenevano erano gli stessi che avevano come slogan "valutiamo gli insegnanti", quando non "licenziamo gli insegnanti incapaci": e benché le prove Invalsi non servissero propriamente a compiere questo tipo di valutazione, sono sempre state vendute così. Non era senz'altro il modo migliore per motivare gli insegnanti che avrebbero dovuto correggerle, e che sin dall'inizio sono stati molto diffidenti (all'inizio poi le prove erano anche abbastanza brutte: col tempo sono migliorate). Però, insomma, mettetevi negli insegnanti. Da una parte vi dicono: "adesso vi valuteremo (e cacceremo gli incapaci)": dall'altra vi mettono i fascicoli dei vostri studenti in mano e vi chiedono di correggerli: sì, anche se l'insegnante non è presente all'atto della somministrazione, è prassi diffusa che corregga i fascicoli dei propri studenti. Mi chiedo se la presidente Ajello lo sappia, nel momento in cui si domanda perché i prof cittano, pardon, barano. Voi mettereste il gatto di guardia al lardo? In particolare, il gatto più magro? In particolare, il gatto che avete minacciato di buttar di casa se non ingrassa un po'? Poi torni a casa, manca il lardo e ti domandi il perché. E ti rispondi:

La risposta che mi sto dando è che questo comportamento sia dovuto al mancato adeguamento della didattica da parte di questi docenti all’obiettivo di fornire agli studenti che le prove Invalsi vogliono verificare. 

La didattica. Gli insegnanti di una delle regioni meno ricche d'Italia, la regione che molto spesso ha i risultati peggiori, nel momento in cui si trovano a correggere e inserire i dati dei fascicoli invalsi, qualche volta barano: soprattutto nella prova nazionale di terza media, quella che fa parte dell'esame. Perché mai lo faranno? Perché hanno paura che i risultati possano essere usati contro di loro in sede di valutazione? Perché si sentono direttamente responsabili degli scarsi risultati dei loro alunni, che soprattutto in terza media si traducono in brutti voti all'esame? Prendere un Quattro alla prova nazionale non è uno scherzo, se la media delle prove si abbassa sotto il 5,5 sei bocciato. Bocciare qualcuno all'esame, dopo averlo ammesso, significa crearsi problemi con le famiglie e con lo stesso dirigente. Questo tipo di problemi un insegnante li vive peggio nelle situazioni in cui è meno protetto, ovvero nei contesti sociali più difficili, ovvero - torniamo sempre lì - nelle zone meno ricche d'Italia. Quindi, dove i gatti sono più malnutriti, i furti di lardo sono più frequenti. Mi sembra una spiegazione molto semplice, ma forse ho un debole per le spiegazioni semplici.

Secondo la presidente invece c'entra la didattica. Non è adeguata. A cosa? Alla prova Invalsi.
Che cosa?

(Continua)

3 commenti:

  1. "La risposta che mi sto dando è che questo comportamento sia dovuto al mancato adeguamento della didattica da parte di questi docenti all’obiettivo di fornire agli studenti che le prove Invalsi vogliono verificare."

    al netto dell'antani prematurato qua manca un complemento oggetto ("fornire agli studenti [che cosa? chi?] che le prove Invalsi...").

    ...o ce citti dentro tu qualcosa - "le competenze" "le abilità" "gli strumenti culturali" "i superpoteri" - alla chetichella o la presidente si merita un bel tre e magari la "buttiamo di casa".

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    Risposte
    1. autocritica:

      mi accorgo che "fornire agli studenti" potrebbe essere, in astratto, "l'obiettivo"

      mi scuso, e anzi mi complimento per la chiarezza.

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  2. Butto lì semplicisticamente un tema che, invece, è complessissimo. Più che altro perché sarei curioso di sapere cosa ne pensi.
    Qual è il nesso tra la tendenza al cheating e la storia del Meridione d'Italia e del suo complesso e particolarmente infelice (spesso con ottime ragioni) rapporto con lo Stato post-unitario? Ovvero: non sarà che tra le ragioni per cui il cheating è più diffuso in una regione come la Calabria, c'è il fatto che l'Invalsi viene vissuta come un'emanazione dello Stato centrale (cosa che di fatto è) e quindi come qualcosa da guardare con sospetto, quando non boicottare apertamente?

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