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lunedì 2 gennaio 2017

I 25 film del 2016

Anche questa lista (come l'altra in discesa) in realtà riguarda i film che ho visto nel 2016, diversi dei quali in realtà usciti nel '15 o anche prima. Parlar bene dei film è più difficile che parlarne male, e in particolare trovare i dieci che mi sono piaciuti di più è stata un'impresa. Domani farei una lista completamente diversa. In generale è stato un buon anno per i film bruttini, un brutto anno per i buoni film, un grande anno per il cinema italiano che però ho frequentato pochissimo, forse il segreto è quello. 

25) La notte del giudizio - Election Year.
Magari il terzo capitolo della Purga è uno di quei film di genere che crescono con gli anni (oppure magari no). Magari in futuro ci piacerà tornare a quello scorcio di 2016 in cui pensavamo ancora che il candidato repubblicano sarebbe stato un pretino alla Rubio o alla Rand Paul, e che la Clinton sarebbe diventata una specie di regina del ghetto facendo incetta di voti latinos e afroamericani (oppure magari no). Come quando oggi guardi Rambo III che flirta coi mujaheddin del valoroso popolo afghano. Magari ci vergogneremo pensando che dopotutto quello che non osavamo chiedere al cinema era una scena in cui i vertici repubblicani fanno un'orgia in una chiesa protestante, finché il Resto del Mondo irrompe coi kalashnikov e li secca tutti quanti, il che dopotutto ci abbassa al loro livello, no? Oppure magari no.

24) Captain America: Civil War
I film di supereroi pieni di supereroi che se le danno con altri supereroi. Tutti li vogliono fare, solo la Marvel (la Disney) riesce a farli funzionare. È una questione di tanti piccoli dettagli, di fluidità, di pazienza (dietro c'è un universo costruito in dieci anni, alla Warner vorrebbero metterci sei mesi), di rispetto per gli spettatori e amore per le proprie storie, anche le più assurde.

23) Ave, Cesare!
Se devo dire la verità, non lo so perché i film dei Coen mi piacciono sempre tanto. Anche quelli fatti un po' per scherzo, un po' per sbaglio, un po' perché la Johansson ha una settimana libera e Clooney e Tatum ancora voglia di scherzare sulla loro virilità. Anche quando la trama è un filo esilissimo che serve a mettere assieme le quattro o cinque sequenze che i Coen avevano voglia di girare - un balletto acquatico, un balletto di marinai gay, un sottomarino sovietico che emerge al largo della spiaggia della California. Anche così, a tempo perso, i Coen stanno in cattedra, non c'è chi non dovrebbe prendere appunti.

22) Il caso Spotlight
Più nostalgia del giornalismo vecchio stile che orrore per la pedofilia del clero. Spotlight è un film un po' grigio, un po' noioso, che difende l'idea che le cose andavano meglio quando erano un po' più grigie, un po' noiose. È coerente, è onesto, è un po' una palla al piede.

21) Perfetti sconosciuti
Quest'anno ho visto pochi film italiani, ed erano tutti buoni. Perfetti sconosciuti all'apparenza è il più convenzionale - ritratto di una compagnia d'amici in un tinello. Eppure è un film molto diverso dai suoi antecedenti anche più vicini, meno localista e più universale, sorretto da un'idea forte (anche se abbastanza inverosimile, ma proprio in questo sta la novità: finalmente un film italiano che funziona come un what if).

20) Perfect Day
Benicio Del Toro sembra sempre sul punto di mettersi a ridere. Perfect Day racconta la pagina più oscura degli ultimi vent'anni d'Europa, senza riuscire a prendersi sul serio. (Voleva essere un complimento). Chi faceva il volontario in quegli anni forse può capire - era tutto buffo e serio a un tempo. 


19) Oceania
Ormai anche le principesse ribelli sono un tropo Disney a tutti gli effetti. Moana non sarà la più memorabile, ma non c'è un fotogramma in cui non sia adorabile e tutto funziona che è un piacere.

18) Quo vado?
Essere italiani nel 2016; vergognarsene un po', scherzarci un po' sopra, provare ad andare avanti. Checco Zalone è un furbastro paraculo? Sì. Racconta il nostro mondo? Sì. Fa ridere? Molto. Si può chiedere altro a un comico popolare? 

17) The Nice Guys
Shane Black a volte mi preoccupa. The Nice Guys è talmente gonfio di autocitazioni che forse l'unico modo di goderselo è non conoscere gli altri film di Shane Black. Una specie di testamento, ecco, mi sembra un po' presto per i testamenti. C'è ancora tempo per inventarsi qualcosa di nuovo, o no? Mi ha deluso ma spero in un sequel.

16) Alla ricerca di Dory
Posto che un film malriuscito della Pixar è quasi sempre meglio di quel che fa la concorrenza, Dory non è nemmeno così malriuscito - forse ha un finale un po' troppo fracassone, ma glielo si perdona volentieri. Voglio dire, è un film per bambini sul deficit di memoria a breve termine!

15) Sully
Clint Eastwood ormai ha portato a casa così tanti film che può anche decidere di farne precipitare uno, tagliando tutte le potenzialità che la storia avrebbe avuto per concentrarsi su quei due o tre minuti decisivi - se capitan Clint ha deciso così, si vede che non si poteva fare diversamente.

14) Veloce come il vento
Un piccolo film folle con una trama da manga, nobilitato dalla più grande interpretazione di Stefano Accorsi, ovvero la caricatura dello scoppiato di provincia.

13) The Hateful Eight
Lo so che avrebbe dovuto piacermi di più, ma non è successo. Mi dispiace. È un lunghissimo, autoindulgente radiodramma che dà l'impressione che non solo Tarantino, ma tutti gli attori coinvolti siano innamorati della loro voce. Quando lo paragonate ad Agatha Christie perché tutti gli indiziati di un delitto sono nella stessa stanza, vi rendete conto che è come paragonare Star Wars a 2001 di Kubrick perché sono entrambi ambientati nello spazio? Nei libri di Agatha Christie ai colpevoli si arriva col ragionamento, e nessuno ti spolpa la testa a fucilate, o t'impicca a sangue freddo, e se pensate che siano dettagli – beh, no.

12) La grande scommessa
Anche questo era scivolato un po' più in basso, poi ci ho ripensato. È vero che è un film confuso - specie l'ultima, interminabile mezz'ora. È vero, non fa che offendere l'intelligenza dello spettatore, e gli attori vanno tutti per i fatti loro. È tutto vero. Ma è un film che spiega la crisi dei subprime, o almeno ci prova. Viva i film che spiegano, o che almeno si pongono il problema di come spiegare le cose.

11) Sing Street
Gli anni Ottanta visti dalla periferia di Dublino, il ritratto del regista da giovane poser. Quando i nostri sogni erano fatti della stessa sostanza dei videoclip.

10) Snowden
Un film necessario, chiaro e mai noioso, senza neanche quel filo di grasso retorico che da Oliver Stone mi sarei aspettato.

9) Il piano di Maggie
Greta Gerwig è un dono, riverbera luce in ogni film che le capita. Se non c'è lei ormai le commedie americane non le guardo nemmeno. Se c'è lei mi sembrano tutte sofisticate e intelligenti. Non credo di essere oggettivo su questa cosa (a Cuneo è uscito a sorpresa una sera che ero distratto).

8) Steve Jobs
Il film più sorkiniano di Sorkin, una pièce teatrale su uno sceneggiatore che è stato cacciato dal suo spettacolo migliore e sogna di prendersi la rivincita. Ah, e poi racconta la storia di Steve Jobs. Uno quasi se ne dimentica.

7) Lo chiamavano Jeeg Robot
Jeeg è un film che lascia uno strano amaro in bocca. Ha voglia di divertirti ma anche dei problemi tutti suoi che sta cercando di superare. Mi è piaciuto, ma confesso: sono un po' preoccupato per i sequel. Certi colpi di fortuna non si ripetono - e non ci si bagna due volte negli stessi rifiuti radioattivi.

6) Neruda
Ogni volta che Larraín si accosta alla storia del suo Cile, è come se sussurrasse agli spettatori di non fidarsi, di non credergli. Solo lui poteva restituirmi la simpatia per Neruda.

5) Zootropolis
Il film più politico della Disney - forse tra qualche anno un messaggio così multiculturale ci sembrerà fantascienza. (Quando l'elefante in gelateria reclama il diritto di non servire gli animali che non gli garbano, il riferimento è a una legge dell'Indiana firmata da un tizio che dal 2017 sarà vicepresidente degli USA). E poi ci sono proprio i vecchi animali della Disney, c'è Tippete e c'è Robin Hood, peccato non stiano fermi un attimo.

4) Room
L'ho messo così in alto per evitare di discuterne - mi ha preso molto, credo fosse bello, ma preferirei non parlarne più. Neanche pensarci. Per favore.

3) Sicario
A un certo punto un agente della Dia prende la protagonista a vedere "i fuochi artificiali". Prima del tramonto hanno arrestato un boss oltre il confine; un equilibrio si è spezzato e ora Tijuana da lontano brilla di conflitti a fuoco. Villeneuve sa da quale distanza la violenza diventa uno spettacolo. Può alzarsi a livello dei satelliti orbitanti e calare in picchiata sull'infinitamente banale. In un capannone c'è un briefing di gente annoiata, stanno per andare a sparare ai cattivi. I barbari sono arrivati, trovatevi un lavoro semplice in una piccola città.

2) Un padre, una figlia
Nove decimi dei film si girano in qualche capitale, nove decimi dell'umanità abita in posti come Cluj-Napoca - quartieri anonimi con scivoli arrugginiti, cantieri bloccati dove si nascondono mascalzoni e sporcaccioni, e in mezzo a tutto questo io e te proviamo a vivere, a badare il nostro orto, a risparmiare per mandare i nostri figli all'estero. E tutto quello che facciamo può perdere di senso in pochi minuti. Perché siamo stanchi, perché siamo distratti, perché il tempo non guarda in faccia a nessuno.

1) La pazza gioia
Giuro che non volevo mettere Virzì in cima anche stavolta. Ma l'ho visto quest'anno un film più spietato, più delicato, più sofferto, più divertente? Giuro, ci ho provato ma non mi è venuto in mente.

"Il cinema italiano, non so se si rende conto". Buon anno.

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