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venerdì 22 febbraio 2019

JLB, pimpami la cattedra

22 febbraio – Cattedra di San Pietro, panca medievale incastonata in un capolavoro visionario
È anche impossibile da fotografare,
non ci sta tutta e comunque non rende l’idea.

Un Papa può decidere che non è più in grado di fare il Papa? Certo che può (lo prevede anche il Diritto Canonico): è infallibile. Ma un Papa che dice di non essere più infallibile, ammette di potersi sbagliare; e quindi potrebbe anche sbagliare quando dice di non essere più in grado di essere il Papa, cioè infallibile… ma può essere infallibile anche quando annuncia di non poter esserlo più? Se non è più infallibile, forse si sbaglia anche quando dice che non è più infallibile… non se ne esce. Ma è solo un passatempo per sofisti. E poi: chi l’ha detto che il Papa è infallibile?

Siccome non si registrano rivelazioni divine al riguardo, non può che essere stato un altro Papa, per definizione (chiunque altro lo avesse detto poteva pur sempre sbagliarsi). Invece Pio IX preferì parlarne al Concilio Vaticano Primo nel 1870 – lui non è che nutrisse molti dubbi in riguardo, però preferiva che nessuno ne avesse. Il giorno prima del voto una sessantina di vescovi lasciò Roma in silenziosa protesta. Ci fu anche un piccolo scisma con alcune comunità sparse tra Svizzera Germania e Paesi Bassi – i “vecchi cattolici”. Di lì a poco la Prussia dichiarò la guerra alla Francia e il concilio fu sospeso; dalla guerra dipendeva anche il destino di quel che restava dello Stato della Chiesa, di cui Napoleone III era il migliore alleato. Infallibile in materia di fede, Pio IX evidentemente non lo era quando si trattava di alleanze, perché la guerra fu subito un disastro, Napoleone scappò, Parigi issò la bandiera rossa, e il 20 settembre a Roma arrivarono i bersaglieri italiani – si sa che gli italiani hanno una vocazione per attaccare chi ha già perso contro qualcun altro. Il concilio rimase sospeso a data indeterminata: solo nel 1962, quando Papa Giovanni (VOTA BERSANI) volle aprirne un altro, ci si ricordò che era rimasto aperto tutto il tempo, come un’imposta in solaio, e lo si chiuse ufficialmente. Insomma, il Papa ha governato la Chiesa e il suo Stato per un millennio e mezzo senza sostenersi infallibile; appena ci ha provato si è trovato i piemontesi in Vaticano, forse questo potrebbe significare qualcosa, forse.


Mi fa sempre venire in mente
l’Avvocato del Diavolo, il film,
lo so, non c’entra niente.
Comunque nemmeno Pio IX sosteneva di essere infallibile in qualsiasi cosa dicesse: il Papa lo è solo quando parla ex cathedra, dall’alto della sua autorità suprema di vicario di Cristo, a proposito dei dogmi della fede. Il problema è che il Papa di fede ne parla continuamente, ci mancherebbe, è il suo mestiere: è infallibile ogni volta? Secondo alcuni no, l’infallibilità “tecnica” sarebbe stata usata una volta sola, da Pio XII nel 1950 per proclamare l’Assunzione di Maria. Ma ci sono delle ambiguità, dei non detti, che permettono ad alcuni di considerare infallibile il Papa ogni volta che dice due cose dal balcone. L’ambiguità non è accidentale, bensì necessaria, tiene aperto alla Chiesa e ai suoi pastori lo spazio per eventuali retro-front: metti che a un certo punto si accorgono che si sono sbagliati ad es., sul Limbo: “ah sì, ma quelle erano soltanto ipotesi, mica parlavamo ex cathedra”. Per poter essere davvero infallibile, il Papa ha bisogno che la sua cattedra si veda un po’ sì e un po’ no, come certi insegnanti che un momento scherzano e il momento dopo ti stanno facendo il quinto grado – ma forse stanno scherzando ancora – no aspetta mi ha messo un quattro sul registro maledettobastardofigliodi – i Papi come tutti si riservano il diritto di cambiare idea, solo gli imbecilli non lo fanno mai, e quindi alla fine non si sa mai esattamente se stanno parlando ex cathedra o no. La cathedra del Papa non è come il martelletto del giudice, che trasforma le sue parole in sentenza dotata di valore reale, effettivo: la cathedra è come sospesa nell’aria, un po’ c’è, un po’ no, e la cosa incredibile è che molti secoli prima Gian Lorenzo Bernini già lo aveva capito.


Zitto, muto, fermo, ci ho tante
di quelle idee in testa che
un’eternità non mi basta guarda.
Siete liberi di non credere in Dio, ma in Bernini ci dovete credere: è vissuto, ha camminato su questa nostra terra, se lui c’è stato qualunque cosa è possibile. Nuvole di pietra, orgasmi di marmo, raggi di sole di bronzo che si illuminano duecento anni prima che a qualcuno venga in mente di accendere una lampadina (il trucco sono le vetrate nascoste); ma d’altro canto Bernini girava già dei film straordinari molto prima dei fratelli Lumière, e in fondo alla Basilica di San Pietro c’è uno dei suoi migliori effetti speciali. Magari un giorno sul serio il cattolicesimo passerà di moda, non ne parlerà più nessuno, sic transit gloria coeli. Questo non significa che la Basilica smetterà di essere un luogo sacro, visto che in essa si è manifestato in tutta la sua gloria, la sua abilità, la sua versatilità e soprattutto la sua incomparabile tamarraggine, Gian Lorenzo Bernini. Ma in questo periodo la gente non ci fa caso, la gente preferisce inginocchiarsi o, al limite, guardare la Pietà di Michelangelo che è un po’ l’idea che passa dell’arte classica: una cosa dolce, che a guardarla ti intenerisci, la mamma che si espande per accogliersi un trentatreenne in grembo, e poi guarda com’è bravo coi muscoli, coi tendini, bravo bravo bravo – poi tornano a casa e si mettono vestiti Bernini, e vanno a vedere film Bernini, ma non è arte, è solo la vita in cui vivono, immaginata progettata arredata e illuminata da Bernini e dai suoi seguaci.


Una riproduzione della cattedra originale:
 dai temi delle formelle si deduce
che è quella donata da Carlo il Calvo.
La Cattedra di San Pietro di Bernini passa quasi inosservata, eppure è immensa ed è in primo piano; ma c’è il Baldacchino davanti e poi sembra parte dell’arredo, la gente fa una certa differenza tra “arredo” e “scultura”. Bernini no, Bernini era totale: scolpiva, arredava, montava i carri delle processioni, le quinte degli spettacoli, un sacco di roba sua non ci è arrivata perché non era progettata per durare. Bernini aveva già sessant’anni quando Alessandro VII gli disse, senti, abbiamo di nuovo bisogno di te a San Pietro, in quell’officina che gli aveva già dato tanta gloria e tanti dispiaceri (gli avevano buttato giù i campanili, per invidia o perché rischiavano di venir giù da soli). Per quanto già traboccante di decorazioni e opere importanti (tra cui il suo San Longino), la Basilica continuava a sembrare troppo vuota, e probabilmente in tutto quello spazio, sotto tutto quel Baldacchino, nessuna cattedra sembrava abbastanza monumentale. Quella originale, poi, quella su cui in teoria avrebbero dovuto sedersi i facenti-funzioni-di-Cristo da Pietro in giù, era veramente poca cosa, una panca medievale appena un po’ istoriata, e prima o poi qualche occhio attento si sarebbe accorto che non era del primo secolo dopo Cristo (più probabilmente è del nono).
“Non mi posso più sedere su una cosa del genere, che figura ci faccio coi patriarchi”, disse dunque Alessandro VII. “Non potresti pimpare la mia cathedra?”


Potrei sbagliarmi, eh? Ma non ci ho mai visto
seduto nessuno, secondo me non c’è neanche una scala dietro.
Forse non furono le sue esatte parole, ma in sostanza andò così. Nessuno poteva pimpare una cattedra meglio della Bernini Factory; se non lui chi? Borromini? bravissimo, per carità ma diciamocelo, soprattutto un architetto, sempre lì a ragionare con compassi e squadre. Bernini invece è uno stilista, Bernini è il panneggio, è tutto sbuffi e increspature, Bernini è l’effimero ma scolpito nella roccia, Bernini è l’eccesso. È il vero grande artista italiano, ma noi italiani fingiamo di non conoscerlo perché, a differenza di Michelangelo o Caravaggio, Bernini ci scorre nelle vene, Bernini è Versace – anche la Medusa è roba sua. Prese la cattedra e la montò su un tripudio di nuvole, di dottori della Chiesa, di angeli vorticanti intorno a un punto luce abbagliante, in cui nei giorni di sole a malapena si intravede la colomba stilizzata nelle vetrate. In fondo nessuno la guarda con attenzione perché come il sole è inguardabile, è impossibile, è una statua-che-abbaglia. Sai che da qualche parte lì in mezzo c’è ancora la panca medioevale, ma preferisci distogliere lo sguardo, al massimo noti il Trono che sta in cima: finalmente un vero Trono, salvo che nessun Papa credo ci sia fisicamente seduto sopra. Ma quanto era un genio Gian Lorenzo Bernini. Crollerà il cielo, verranno giù i santi infiammandosi come meteore, dovremo toglierli dal calendario, e il 22 febbraio non ci resterà che festeggiare la Cattedra di Gian Lorenzo Bernini.

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